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volesse raccendere ora sì fastidiosa lite coi cattolici, inducendoli ad alienarsi da quella podestà a cui cercavasi di più strettamente legarli: ma che la sede apostolica rimanesse nella sua autorità, e nel suo possesso, non richiedendone in si importune circustanze più aperto dichiaramento. Nel principio, nel mezzo, e nel fine offeriya una ossequiosa rimessione al giudicio del papa, e all'autorità della Chiesa. Tal fu la lettera che'l cardinale accennò a'Legati d'avere scritta a Roma quella medesima sera per discolpar se stesso, e per trarre il pontefice nel suo parere.

Or essi di concorde giudicio intorno alla sessione, dopo molti consigli deliberarono, ch'ella si prorogasse fino al primo giovedi dopo l'ottava di Pasqua; il quale caderebbe nella ventesima seconda giornata d'aprile: e che fra tanto fossero dati a' teologi gli articoli sopra il matrimonio; raddoppiandosi le cotidiane raunanze, si che i prefati teologi conferisser la mattina sopra l'antidetta materia, e la sera i padri sopra i mali usi pertinenti al sacramento dell'Ordine: acciò che fra tanto ritrovandosi via d'accordo nelle diffe

renze presenti, seguisse la sessione degna e copiosa, ricompensando la tardanza della maturità coll'abbondanza della ricolta: conforto nella mestizia delle prorogazioni sempre consueto, ma quasi sempre fallace. Più volentieri i Legati discesero in questo partito, perchè il cardinal di Loreno diede loro viva speranza che la concordia avverrebbe. E questa speranza era in essi confermata dalla solita natura del tempo, il quale col ravvedimento, e con la stanchezza è l'accordatore di tutti i contrasti. Conformavasi ciò parimente a' sensi del papa, secondo l'ultime lettere venute (1) loro: nelle quali ancora si raffermavan le mentovate novelle intorno agli ufficii promessi dal re cattolico: ond' era verisimile che l'indugio migliorasse le condizioni...

La sera stèssa i Legati feron consapevoli di tal deliberazione tutti gli ambasciadori: i quali l' approvarono per necessaria, mostrando insieme qualche tristizia dello scandalo pel multiplicato prolungamento in affari che tanto avean mestiero di gran prestezza. I Francesi specialmente

(1) A' 28 di gennaio 1563.

risposero, che piacea loro il consiglio, non solo perchè la necessità l'onestava, ma' perchè prevedevano quanto sarebbesi riprovato in Francia che si fosse tenuta sessione senza inchiudervi quasi nulla di emendata disciplina, la quale era ciò di che allora più il cristianesimo abbisognava. Ben pensar loro, che publicandosi la determinazione, se ne dovesse publicare ad un'ora la cagione vergognosa al sinodo, ciò era, che i padri non si fosser potuti accordare, e questo perchè s' eran volute ne' canoni, e ne'decreti metter parole non disputate da' teologi, non esaminate dai vescovi, e contrarie alla religione che i Francesi tenevano già da tant'anni fondata in buoni e santi concilii, onde non convenia dubitarne. Quasi, più veramente il voler dichiarare, la residenza e la giurisdizione de' vescovi esser di ragion divina, le quali due inchieste furon l'origine di tutte quelle discordie, non fosse stato un voler metter parole è cose nè disaminate nelle disputazioni de' teologi, nè composte nell'assemblee de' vescovi: e quasi il concilio di Basilea sia di maggiore autorità che quel di Firenze nell' universale

stimazion della Chiesa. Soggiunsero gli oratori, che se voleano i Legati, che 'l re e 'l regno rimanesser contenti di questa prolungazione, non più indugiassero di proporre tutte le loro domande: non perche essi ambasciadori portasser credenza di doverle ottener tutte, ma per potersi acquetare alla determinazion de' padri, appagandosi di quella parte che loro si concedesse. E conchiusero, che speditosi ciò, e quello che richiedevano gli ambasciadori imperiali, non resterebbe più che fare in concilio.

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I Legati, veggendo in cotal significazione degli oratori, e nella precedente del cardinale là non mai arrendevole ripugnanza de' Francesi a scostarsi da quella nominata lor religione, e ricevute dianzi dal papa le commessioni premostrate, che per fuggire i tanti mali, e per venire a concordia, consentissero alla mutazione delle ricordate parole in altre più generalio anche intralasciassero tutta quella materia, ondeggiarono, e vacillarono forte ne' lor pensieri. Ma finalmente, più gelosi dell'onore che avidi della quiete, riscrissero a Roma: che avrebbono ubbidito al

comando, si veramente che, per essere l'affare di gran momento, se opposto al consiglio dei più de' lor canonisti, negandosi al pontefice dopo lunga e publica lite da quel concilio ciò che gli conveniva di ragione, e che gli era attribuito specialmente dal Fiorentino, onde poteva seguire che i presidenti col tempo ne fossero incolpati, supplicavano a sua santità che ciò imponesse loro espressamente per un Breveb ponendovi, che questo si facea per, amor della pace e della concordia. Fra tanto il dì appresso, che fu il terzo di febraio (1), congregarono i padri generalmente; e 'l Mantovano disse queste parole.

Siamo arrivati al giorno della sessióne : ma non però siamo arrivati alla concordia che dovea precedere la sessione: imperò che non essendosi tolto quel gran cumulo di pec-. cati che sta interposto fra noi el Padre delle misericordie, non è potuta discendere a noi la misericordia sua, con la quale si disgombrasse la contenzione che s'è diffusa sopra i principi della Chiesa. Indi mostrò

(1) Atti di Castello, e lettera de' Legati al cardinal Borromeo, e Diario a1 3 di febraio, è lettera dell'arcivescovo di Zara a' 4 di febraio 1565.

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