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spigner fra tanto un più agil battello: e rivolser l'animo al Commendone, il quale stava in Vinezia (1), uomo saggio e avvenente, già noto e grato all'imperadore, ed espertissimo della Germania. Onde con approvamento di Roma (2) il chiamarono e il mandarono a quella fazione, acciò che unitamente col nunzio Delfino studiasse di tener lungi dalla mente di Cesare i sinistri concetti che altri s'argomentasse di indurvi. Però che Ferdinando era un (3) di quegli uomini, che, candidissimi in se, avvisansi altrettanto candore in altrui ; onde talora perchè credeva troppo bene, credeva troppo male, mentre, riputando per veridico chiunque da lui era udito, riputava di leggieri per reo chiunque gli era biasimato.

Il memoriale consegnato al Commendone s'aggirava sopra due cardini (4). Il

(1) Vita del Commendone scritta dal Graziano vescovo d' Amelia.

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo ai 19 di gennaio e due a' 28, e una a' due di febraio 1563.

(3) La predetta vita.

(4) L'instruzione è fra le scritture de' signori Borghesi.

primo era giustificar coll'imperadore quello di che i suoi oratori si lamentavano, cioè, che i Legati fin allora non avessero proposte le domande di quel suo libro. Il che facesse egli con ricordare a sua maestà, ch'essi le aveano significate di ciò le cagioni, e che ella aveale approvate, non isdegnando di ringraziarneli. Che nelle predette domande e in quelle del re di Francia, le quali in parte erano conformi, ed insieme con quelle di Cesare promosse dagli oratori dell' uno e dell'altro principe, contenevansi due maniere di cose: alcune appartenenti al pontefice ed alla corte romana: e che in queste l'imperadore stimasse per buono il rimettersi al giudicio di sua santità, la quale, avendo l'oggetto davanti agli occhi, vedeva quello che si potesse e che si dovesse, meglio assai de' lontani: e non trascurava l'opera, essendosi da lui già riformati i suoi tribunali: e meditava e vigilava per dare ogni di nuova perfezione al lavoro. Ma se non tutto il disordinato si correggeva, doversi considerar ciò ch'è noto più che ad ogni altro a' principi, i quali sono i medici delle infermità civili: che alcuni mali talora

per l'umano difetto non potrebbono medicarsi se non col peggio. E ove pure a sua maestà paresse opportuno di richieder sopra queste materie alcuno special provvedimento, ne ricercasse il papa stesso, dal quale riceverebbe le oneste soddisfazioni, e i Legati gli profferiano in ciò ampiamente l'intercessione e l'opera loro. Là dove se intorno a tali faccende ei fosse ricorso al concilio, il pontefice, per guardia della sua dignità si combattuta in que' tempi dall' eresia, l'avrebbe vietato, e i Legati con tutto lo spirito vi si sarebbono opposti: nè il concilio avrebbe conseguito prossimo e prospero fine, come dovea procurar più d'ogni altro sua maestà primogenito ed avvocato della Chiesa: e le diocesi prive lungamente de' lor prelati sarebbono rimase in gravi rischi di ruine. Un altro genere di tali petizioni rivolgersi intorno ad affari più disgiunti dal governo immediato del papa: e che fra queste i Legati non mancherebbono d' andar proponendo quelle che giudicassero d'agevole e ragionevole impetrazione. Con tutto ciò sopra le seconde ancora imponevano al messaggio, che per accorta maniera spargesse

ne' familiari sermoni qualche motto dei turbamenti che molte di esse recherebbono: ma per ciò che tali considerazioni quasi di consiglieri sospetti e ritrosi dalla riformazione, potrebbono forse trovare poca credenza, e poca udienza, le traesse fuori parcamente e opportunamente, in sembianza più tosto di gittarle a caso che di seminarle: affinchè poi da per se stesse, e in virtù della pura lor verità mettessero radice negli animi de' Tedeschi.

Il secondo cardine delle commessioni era il far intendere all'imperadore le nuove difficultà suscitate da'Francesi intorno alla dottrina, acciò che degnasse di procurarne il rimovimento per acconcio universale, posta la giustizia della causa dal canto della sede apostolica.

Nè però queste diligenze, quantunque festinate e multiplicate, valsero perchè i Legati avessero agio di respirare da' perpetui assalti dati loro a nome de' principi. Il di appresso (1) a quello della prorogazione furono gli oratori francesi a strignerli, che proponessero tutti que' trenta

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo dei 7 di febraio 1563.

quattro articoli senza più lunga dimora, come dicevano che fosse stato lor promesso di fare dopo quella giornata: o vero che permettessero agli ambasciadori medesimi di proporli: perchè in uno de' due modi si scorgesse, che tenevasi in alcun conto la maestà cristianissima. I Legati, nè volendo venirne a proposta innanzi al ritorno del Gualtieri mandato per ciò a Roma, nè addurre palesemente questa ragione agli ambasciadori, gli fecero uscir della stanza mentre fra se conferissero della risposta, la qual fu tale. Nel primo: che la promessa era stata di portare alla considerazion del concilio, dopo quel giorno in cui aveano creduto di tener la sessione, i pravi usi dell'Ordine e del matrimonio, a' quali usi stimavansi appartenere molte delle loro richieste. Nel secondo : che la facultà di proporre convenia di ragione a' soli presidenti: i quali però non avrebbon mai ricusato di farlo in ciò che fosse lor posto innanzi non solo dagli oratori, ma da qual si fosse de'padri, ove il conoscessero per onesto. Ma stimolandoli pure gli ambasciadori, ed affermando di aver comandamento del re, che quelle pe

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