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tizioni fossero senza fallo proposte, i Legati presero tre giorni di spazio a render più determinata risposta, e fra tanto significarono al cardinal di Loreno, che, avendo essi accordatamente con lui mandate a Roma le già dette domande, ed appresso anche il Gualtieri con quel più che ei sapeva, era convenevole che s'aspettasse il suo ritorno. E l'opera del cardinale giovò ad impetrar loro in ciò qualche tregua.

Prima che fossero usciti da questa sollecitudine, furono soprappresi da un'altra (1). Avevan essi comunicati a' teologi otto articoli da disputare sopra il matrimonio: e seguendo in parte ciò ch'erasi costumato poc' anzi per diminuire il dispendio del tempo cagionato dalla moltitudine de' parlatori, eransi da loro compartiti i teologi in quattro classi, ciascheduna delle quali ragionasse de'soli articoli assegnati a lei. Il partimento s'era composto col Lorenese, attribuendosi in ogni classe

(1) Lettera mentovata de' Legati, e gli Atti di Castello a' 4 di febraio, e quei del Paleotto e del vescovo di Salamanca, e due del Foscarario al cardinal Morone degli 8, e dei 12 di febraio 1563.

il primo luogo a' pontificii, e il secondo ai sorbonici, come a privilegiati sopra quelli che ricevevano grado in altra università, salvo di Bologna. Ma Ercole Pagnani segretario del marchese di Pescara, e Martino Gastelù (1) venuto già da qualche tempo al concilio come segretario destinato dal re al conte di Luna, cominciarono a farne romore, quasi il premettere generalmente i Francesi agli Spagnuoli fosse un sentenziar nella differenza tra le due corone: e dinunziarono, che non l'avrebbono comportato. I Legati s'argomentaron di mostrar loro, che l'ordine de' teologi nel parlare niente avea di comune con quello degli oratori nel sedere. Onde finalmente i due segretarii, premuti in parte dalle ragioni, in parte dall' autorità, si ristrinsero a chieder solo, che si come il primo della prima classe era un pontificio, e poi seguivano i Francesi, così il primo della seconda classe fosse uno Spagnuolo. E'l Lorenese in grazia de'presidenti e della pace v'aveva consentito. Quando su le due ore della notte il vescovo

(1) Altri scrivono Gardelù, come il Visconti nel suo registro.

di Salamanca con altri dottori spagnuoli furono a' Legati dicendo, che non potevano accettar questo modo: per ciò che nella prima classe dopo il Salmerone primo pontificio seguivano quattro Francesi (1); onde appariva chiaramente il vantaggio, il quale avea per intento appianar la strada alla preminenza della corona di Francia: però che nel rimanente il privilegio dell' università parigina intendevasi in rispetto a'coetanei, e non agli anziani di grado, non potendosi interpretar la concessione per modo, che un novello dottore della Sorbona debba soprastare ad ogni vecchio d'altre accademie. Richiesero dunque gli Spagnuoli accesamente, che si come fra' padri serbavasi l'ordine della promozione, così fra' teologi s' osservasse quello del dottorato. E non permettendo la tardità dell' ora nuovo trattato quella sera, fu mestieri disdir la congregazione destinata per la seguente mattina. Alla narrata richiesta degli Spagnuoli il cardinal di Loreno ( com'è proprio de' personaggi, e degli spiriti grandi il non far lite

(1) Atti del vescovo di Salamanca, oltre alle memorie allegate.

di cose picciole, nè per quelle impedire a se l'opera delle grandi) prestò l' assenso, purchè questa legge comprendesse anche i teologi pontificii, affinchè non cominciasse da' Francesi, e con ciò non paresse fatta per offuscare la loro dignità sopra gli Spagnuoli. I Legati vi condescesero, richiedendo solo, che nel primo adunamento si lasciasse ragionare a chi erasi già preparato nel che ad un'ora venivano a salvare la dignità de' pontificii come di primi. Ed anche a ciò fu arrendevole il Lorenese, si veramente che il secondo a parlare fosse uno de' sorbonisti, e'l terzo uno degli Spagnuoli, seguendo gli altri ad ordine d'antichità. E così fu stabilito, avendo risguardo i Legati, che'l francese fosse un prima conventato dello spagnuolo, e in tal modo sembrasse antiposto per l'antichità del grado, non per la prerogativa della nazione. Ma contro a ciò nuovamente alzarono un fiero schiamazzo i due segretarii di Spagna (1): e, secondo ch'è solito de'minori molto riscaldarsi in queste minuzie, o per ostentazione di zelo

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo degli 11 di febraio 1563.

verso i padroni, o per tema di gastigo, o per debolezza di conoscimento, proruppero a minacciare, che se ciò si faceva, il re sarebbesi vendicato coll' armi, togliendo l'ubbidienza alla sede apostolica: anzi, che l'avrebbe trasportata in Ispagna. A che gravemente si diè risposta (1): che tali parole di quei ministri spagnuoli, e non il fatto de' Legati, offendevano il re cattolico: il qual era d'un animo così pio ad imitazione del padre, e degli avoli suoi gloriosi, che non avrebbe lasciato mai di essere amorevole ed ubbidiente alla sedia romana. E che se non s'era levato dalla sua ubbidienza, quando era da lei guerreggiato, molto meno potevasi dubitare, non se ne levasse allora che la medesima sede il tenea per protettore e difensore, ed esercitava con sua maestà ogni maggior affezione e rispetto.

Questa contesa, la qual durava ancora la mattina de'nove, fe che i Legati (2)

(1) Ciò contiensi, oltre alla recata lettera dei Legati del dì 11 di febraio, in una del cardinal Seripando all' Amulio col segno de' 13, stampata nel predetto volume francese.

(2) Lettera del Foscarario al cardinal Morone degli 11 di febraio 1563.

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