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ordinassero al Salmerone, ch' egli empiesse tutto il tempo di quella congrega per guadagnare un giorno più al concio dell'affare. E finalmente convenne a'segretarii spagnuoli riputar buono, che ciò con lor pace seguisse. Ben domandarono (1) ed ottennero, che per istrumento publico di notaio i Legati dichiarassero, darsi la priorità del dire solo in risguardo a quella del dottorato, e non d'altro titolo. E la nazione (2) funne contenta: ardua opera dov'è sì grande la potenza, e si passionata la gelosia.

La mattina deʼnove (3), come è narrato, v'ebbe la prima congregazione dei teologi sopra gli articoli dati loro del matrimonio. Ma non riuscì poi ad effetto il pensiero, che di tal materia si decretasse nella prima sessione. Il Salmerone unico a parlare quella mattina, dopo avere dimostrato, (4) che'l matrimonio è sacra

(1) Appare da una del Visconti al cardinal Borromeo degli 11 di febraio 1563.

(2) Atti del vescovo di Salamanca.

(3) Atti di Castel S. Angelo a'9 di febraio 1563. (4) Il suo parere sta negli Atti di Castello, e nel Diario a' 9 di febraio, e ne parla il Visconti in una lettera al cardinal Borromeo degli11 di febraio 1563.

mento, e che ciò verificavasi ancora nei clandestini, e che al valore del matrimonio non facea mestiero il beneplacito dei genitori, aggiunse ch'era in facultà della Chiesa il render necessario tal beneplacito : potendo ella, come aveva adoperato per addietro, constituir nuovi impedimenti essenziali del matrimonio. E provato questo, si fece quindi passo a discorrere, se una tal constituzione sarebbe stata opportuna: sopra che, prodotte molte ragioni per l'una e per l'altra parte, se ne rimise al giudicio altrui. La mattina appresso fu interamente occupata tra con lo sponimento del suo parere, e con una orazione sopra le miserie di Francia, da Niccolò Maillard (1) decano della Sorbona, e primo de' Francesi, al quale il non essere in assetto avanti per quella giornata, ma sol dianzi ammonito secondo l'ultima convenzione già detta fra'Legati e'l cardinal di Loreno, diè necessità di non ragionare,

(1) Il Diario a' 10, ed agli 11 di febraio, ed una del Foscarario al cardinal Morone, e due altre del Visconti al cardinal Borromeo, e dell'arcivescovo di Zara al cardinal Cornaro degli 11 di febraio 1563.

ma leggere, tenendo una candeletta accesa in mano: maniera che offendendo gli occhi della corona, gli rendette poco favorevoli ancor le orecchie: se non ch'egli le fe propizie si nel più degli uditori, mentre, venendo in acconcio proposito a nominare il papa, affermò (1) ch'era pastore, rettore, e governatore della Chiesa romana, cioè universale.

Ebbe luogo la vegnente mattina il primo teologo de' mandati dal re Filippo, il qual fu Cosimo Damiano Ortolani abate eletto di Villa Bertranda. Anch' ei colla copia del dire colmò l'ore di quel convento, senza per tutto ciò stancar l'attenzione.

Raunossi lo stesso giorno l'universale assemblea e gli oratori francesi rendettero al concilio (2) una lettera del re Carlo segnata a'diciotto di gennaio: benchè alcuno s'avvisasse, ch'ella fosse di assai minore età, e procreata in Trento dagli stessi renditori per aprirsi la via con essa

(1) Atti di Castello a' 10 di febraio 1563, oltre alle scritture dianzi allegate.

(2) Contiensi in tutte le allegate lettere in quel giorno, e nel prenominato libro francese, nel Diario, e negli Atti di Castello agli 11 di febraio 1563.

a ciò che intendean di soggiugnere. Quivi il re dava contezza a'padri della riportata vittoria con aperto favor divino contra sì fatti nemici, i quali con ogni sorte d'impietà, e di crudeltà, non macchinavano altro che'l disertamento della cattolica religione. In difesa di questa voler egli usare ogni spirito ed ogni forza ad esempio de' suoi antenati, da'quali ereditava il titolo di primogenito della Chiesa, e di cristianissimo. Saper esso nondimeno, che a que'mali i quali allora affliggean la Francia, e soprastavano all' altre provincie cristiane, eransi nelle andate età ottenuti i ripari da'sacri concilii de' vescovi, mentre quei santissimi padri, solleciti per la salute della Chiesa universale, con egual maturità e celerità eran iti incontro ai nascenti errori, senza ristar mai finchè non gli vedessero estinti. Adunque pregarli e scongiurarli il re nel nome dell'unigenito Figliuolo di Dio, che volessero da dovero stabilire una cotal riformazione, la qual corrispondesse a' bisogni, e alle speranze de' cristiani, e ristorasse nella Chiesa ciò ch'era viziato o per ingiuria delle guerre, o per iniquità de'tempi, af

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finchè coloro i quali s'erano per levità, e senza cagione separati dalla Chiesa, fosser tratti agevolmente dalla bellezza della sua faccia, tornata nella pristina purità e nettezza, a riunirlesi. Come il re volentieri spendeva tutti i tesori, e tutte le forze in sostegno della religione, e tanti suoi valorosi soldati ed egregi capitani aveano consecrata la vita a Dio in quest'ultima battaglia, i padri altresì non faltassero in veruna parte di sincerità e di candidezza per risarcir l' ecclesiastica disciplina : avendo per frutto dell' opera loro, che fiorisse in ogni luogo il puro culto di Dio, e tal mondizia di costumi, onde non pur si tranquillassero le turbolenze della Francia, ma in tutti gli altri paesi repatriasse la religione, e la pace.

Recitatasi questa lettera, il presidente Ferier sottentrò con una eloquente diceria. Aver Dio tolta la vittoria di mano al nemico già vincitore, esso nondimeno, quantunque vinto, rimanere e scorrere licenziosamente nelle viscere della Francia. L'unico rifugio a quel calamitoso reame esser l'aiuto de' padri. Ricordò che Moisè, pugnando contra gli Amalechiti, aveva

T. X.

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