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da che il Lorenese, tristo del passato, dichiarava di non voler tali carichi per innanzi.

Significava insieme il pontefice, che a fin di torre le concorrenze, di che in molte sue lettere si mostrò incredibilmente bramoso per la fiducia che avea nel conte di Luna, potevasi ordinar che gli ambasciadori non venissero ad atti publici se non chiamati, il che non sarebbesi fatto mai di due fra loro emuli: consiglio proposto già dall'orator portoghese. Ma i Legati risposero, che ciò per avventura sarebbe stato possibile nel principio, non allora che gli ambasciadori stavano in possession di venire a lor grado. Nè potersi introdurre questa novità con dichiarazione del vero fine, per ciò che i Francesi eran sordi alle proposte di qualunque opera la qual mostrasse dubbio della lor preroga

tiva.

Ed aveano i Legati dato uno special memoriale al Commendone (1) per quest'affare, imponendogli d'esporre al conte, che tutti gli ufficii loro non erano valuti

(1) Il dì 29 di gennaio 1563, come in un libro dell'archivio Vaticano.

per trarre l'altra parte al consentimento di quel partito, il qual egli aveva significato al Lancellotto desiderarsi da lui. Che dunque prendesse i consigli dal suo giudicio. Che forse la sua presenza avrebbe forza per superare quella difficultà: ma che sapesse, rimanerne dell' altre più insuperabili per le funzioni publiche della Chiesa, ove in entrare, in uscire, in ricever la pace e l'incenso non potevano schifarsi aperti segni di maggioranza.

Continuavano fra tanto i teologi senza (1) intermissione le loro congreghe. Ed essendo concordi negli altri punti, discordavano sopra due. L'uno era: se qualsivoglia matrimonio fra' cristiani fosse sacramento, il che sentivano quasi tutti, o sol quello che riceve la benedizion dal sacerdote, secondo l'opinione di Guglielmo Parigino, la qual era difesa dal prenominato Simone Vigor, e da pochi altri, ma con tanto maggior nervo, sì come accade, quanto più il picciol numero de' partigiani facea parere a ciascun di loro la

(1) Lettera del Foscarario al cardinal Morone de' 15 di febraio 1563, e lettera sopraddetta dell'arcivescovo di Zara.

causa come sua propria, e la difesa quan to più ardua, più onorata. L'altro: se convenisse d' annullar nel futuro i matrimonii clandestini, il che fin allora da niuno si negava che fosse in poter della Chiesa.

Fu chiamato frettolosamente su quel tempo da Cesare, ancora il cardinal Madruccio (1): il quale prese (2) il cammino a'diciassette di febraio. Ed appunto nello stesso giorno ritornò (3) il Commendone: a cui non era seguito di trattar col Lorenese (4) alla corte, ma solo di parlargli in un breve incontro per via. Diè quegli relazione (5) a'Legati del suo negozio, ed essi gl'imposero che la scrivesse per mandarla, come fecero, al cardinal Borromeo. A che si condusse l'altro di mala voglia,

(1) Lettera del Visconti al cardinal Borromeo .. di febraio 1563.

(2) Il Diario a' 17.

(3) Lettera dello Strozzi al duca di Firenze, e del Foscarario al cardinal Morone de'18 di febraio 1563.

(4) Appare dalla sua relazione, ch'è fra le scritture de' signori Borghesi.

(5) Lettere de' Legati al cardinal Borromeo dei 18, e de' 19 di febraio 1563.

imperò che il suo giudicio, come pendente a temere, si scostava da quello del nunzio Delfino, ministro allora più riputato e più pratico della natura e della corte di Ferdinando. Ed essendo stato ingiunto da'Legati al Commendone, che si regolasse dal consiglio del nunzio, questi l'aveva ritenuto dal fare a Cesare, quasi non necessaria, l'instanza la qual gli si era commessa in precipuo luogo, come narrammo: di esser contento, che le cose appartenenti al capo della Chiesa si riformassero dal medesimo capo, e non dal concilio. Tal che non essendo proceduto il Commendone a speciali proposte, nè altresì avea riportate se non generali risposte. E non richiamossi l'imperadore con lui specificatamente d'altro, se non che in concilio fosse un segretario solo: cosa più volte messa (1) in discorso dal cardinal di Loreno co❜Legati, e da loro scrittasi al cardinal Borromeo, ma sostenuta dal papa: considerando che tal era l'usanza, e che nell' alterazione potea nascondersi qualche sinistro proponimento.

(1) Lettera del cardinal Borromeo a' Legati dei 10 di febraio 1563.

Il tenor della mentovata relazione che il Commendone scrisse, fu tale. Essere in Cesare tanta pietà cristiana, che divisa fra tutti i principi ecclesiastici e secolari di Alemagna, sarebbe stata sufficiente per restituire alla religion cattolica quelle provincie. Nulladimeno potersi dubitare della sua mente e delle future sue opere inverso il concilio e la sede apostolica: imperò che pareva che le ragioni appresentategli da tal'uno gli avessero altamente impresso nell'animo, che 'l sinodo e 'l papa mancassero al debito e al necessario intorno alla riformazione, e che però a se convenisse di strignerli, come a primogenito ed avvocato della Chiesa. Aver lui scritto in questo concetto poco innanzi ai suoi oratori. Farsi a credere alcuni che sua maestà non fosse per richiedere dal concilio decreti partenenti alle cose del papa, essendo egli e 'l Seldio nella sentenza, che 'l papa sia superiore al concilio: ma di tal opinione in Cesare niente aver tratto il Commendone da' tenuti ragionamenti. Esser disceso l' imperadore a dirgli in credenza qualche segreto sopra il re de' Romani, per significare, come av

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