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strare poco buon animo, e poco buona speranza verso quel concilio; non avendo cura, che con la partenza sua, e de' suoi dovesse quivi languirsi in un ozio sterile, e ignobile: là dove per altro sé rimaneva, sarebbonsi smaltiti gli affari per modo, che al venir de' nuovi Legati potessero tosto ricever l' ultima digestione. Ma egli fu immobile nella volontà di quel movimento: ponendo innanzi varii colori: i quali mai non mancano per dipigner d'utilità così fatte azioni. Appena esso fu partito, che giunsero in Trento lettere del cardinal Borromeo (1) al Gualtieri, e al Visconti per istrigner con lui negozio intorno alla venuta del papa in Bologna, alla coronazione quivi dell' imperadore, e alla traslazione del sinodo, di che il cardinale avea ragionato più volte con amendue que' prelati. Il che al papa andava cotanto all' animo, che s'era mosso a volerlo offerire all'imperadore nella risposta all'invito di convenir in Trento da rendersi mediante il Legato Morone, secondo narrossi. E però comandava così

(1) Segnate a'4 e a' 7 di marzo, come in loro risposte de' 25 di marzo e de'5 d' aprile 1563.

T. X.

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al Gualtieri, come al Visconti, che portassero a compimento il trattato col cardinale, affinchè egli lo conchiudesse con Cesare. Ma il Gualtieri, conoscendo la natura del Lorenese di lungo tempo, s' avvisò che il corrergli dietro sarebbe stato un metterlo in fuga. E ne tenea qualche prova in quello stesso negozio, quando egli dopo il ritorno del cardinale da Ispruch, ripigliandone seco i ragionamenti, l'aveva ritrovato assai più ambiguo e più freddo, Onde, poi ch'egli s'era partito da Trento, non volle muovere o piede o penna per quest' affare; ma solo ne andò conferendo posatamente coll' arcivescovo di Sans; il quale era quivi rimaso, e che senza fallo gliene avrebbe scritto. Questa, diceva il Gualtieri, parergli l'arte ottima col cardinale: mostrar che'l papa si conducesse a consentirvi per suo consiglio, e quasi a sua riquisizione: essendo egli un di quegli uomini neʼquali allora s'intiepidisce una voglia, quando veggonla accesa in altrui.

Diversa via tenne il Visconti. Andò (1)

(1) Lettera del Visconti al cardinal Borromeo de' 25 di marzo 1563.

egli dietro al Lorenese, consigliato di ciò anche dal cardinal Simonetta: ma per impedire i comenti al viaggio, sparse voce d'ir a vedere in Padova un suo nipote scolare in quello studio, ch' era gravemente infermo, e che di fatto ritrovò già finito. Quivi giunto lo stesso di che'l cardinale, fu immantenente a visitarlo ed a presentargli (1) una lettera del cardinal Borromeo in affettuosa ed onorevole espression di cordoglio per la morte del duca di Guisa: nelle cui lodi avea consumata il pontefice una mezz'ora in concistoro (2); ed in fine aveva ordinato, che si celebrasse un solennissimo funerale, come si usa verso i gran re, coll' intervenimento di tutto il collegio. A questa perdita in quella famiglia s'era di poi aggiunta quella del gran priore di Francia, altro fratello del cardinale, non saputa ancora in Roma, e da lui sofferta con la solita costanza. Fu gratissimo a lui quel primiero ufficio del Visconti: al quale data breve

(1) Varie lettere da Padova del Visconti al cardinal Borromeo.

(2) Lettera del card. Borromeo a' Legati de' 17 di marzo 1563.

risposta, passò ben tosto a domandarlo sopra l'andata del cardinal Morone all' imperadore. Nè il Visconti, parendogli già l'entrata opportuna, volle dissimular la cagione del suo viaggio. Ricordatogli dunque ciò ch'esso cardinale gli aveva divisato intorno alla venuta del papa a Bologna, ed all'altre opere che sarebbonsi potute fare in quella città; gli disse d'aver ciò pienamente significato al cardinal Borromeo e qui ristando, aspettò che l'altro, sì come avvenne, raffermasse i suoi rammemorati ragionamenti, ricercando tutto curioso ciò che ne paresse al pontefice. Allora il Visconti, o per usar, o per mostrar libertà, gli fe veder la stessa risposta del cardinal Borromeo, ed un'altra del nunzio Delfino, a cui parimente ne aveva scritto. Il tenore d'ambedue tendeva ad approvare il consiglio, e a desiderare gli uffici del cardinale con Cesare per trarlo ad effetto. Ma egli, o considerando su l'opera, che avea data la speranza sopra la possanza, o per quella sua natura che avea descritta il Gualtieri, mutò subito e lingua e faccia far mestiero prima attendere, qual risposta ri

cevesse dal papa l' imperadore sopra l'invito di convenire a Trento; e non meno, ciò che trattasse in Roma il nuovo ambasciadore spagnuolo. I principi volere una piena riformazione; della quale fin allora non erasi ottenuto altro che un vano suono di remote promesse. Tale adunamento di papa, d'imperadore, e di concilio in Bologna potere eccitar sospetto di qualche lega contra gli eretici; il quale gli stimolasse a prevenire, e a perturbare il cristianesimo. Non dover sè intromettersi in questo negozio, quando il pontefice mostrava di lui sì picciola confidenza, che nè pur gli aveva offerta una legazione; di cui avrebbe ricusato l'effetto, ma ben gradito l'onore in testimonianza di stima: essersi adoperati alcuni malevoli ad affrettare il pontefice a quella elezione, prevedendo che l'imperadore ed altri grandi avrebbono proposta la sua persona : e gli stessi malevoli aver sempre aggiunta nuova esca nell'animo del papa, per nudrirvi le suspizioni contro alla sincerità del suo.

Ripiglio il Visconti: ch' era indarno l'aspettar altro lume sopra la mente del pontefice dalle sue risposte all' imperado

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