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possedevano luogo di supremi senatori. O se anche volesser non cedere, ma resistere, come il pontefice, antivedendo questo successo, avea discorso il mese addietro collo stesso Gualtieri; potersi ciò fare solamente e prosperamente, spendendo sua santità in ciò le proprie forze, e traendovi con la sua autorità quelle del re di Spagna: perciocchè in tale avvenimento i cattolici diverrebbono più robusti; e si renderebbon più formidabili alla reina, che dianzi gli eretici: onde, poichè il timore era prevaluto in lei alla religione e alla dignità, ora il timor maggiore prevarrebbe al minore. Esser per altro i signori di Guisa forti nel paese pe' governi posseduti della Ciampagna e della Borgogna: e rimaner fra essi uno strenuo capo di guerra, eziandio dopo la fresca perdita de' due altri fratelli; ciò era il duca d'Umala, più esercitato nell' armi che'l principe di Condè duce della parte ugonotta, e più altresì che il morto duca di Guisa: il quale, per uno scrupoloso risguardo di non introdurre gran numero di milizia straniera in Francia, aveva perduto e se e la Francia. Ora, potendo scorgere il cardinale quan

to e nell'una e nell'altra via sarebbe necessaria per sostentarlo la protezione della sede apostolica, non dover egli anteporre la grazia della reina e de'ministri reali a quella del papa e del collegio cardinalizio: massimamente essendo questa congiunta coll' onestà, e coll'obligazione della coscienza e dell'onore impostagli dal cappello. Ornasse dunque il cappello con una coronà di gloria, che insieme gli varrebbe per elmo di tutela; dando la pace alla Chiesa, e la fermezza all' autorità del suo rettore. Così egli acquisterebbesi una memoria perpetua di lode nelle benedizioni del cristianesimo, e un patrocinio fortissimo di sostegno nella gratitudine della sedia romana. Queste ragioni s'impressero a maraviglia nell'animo dell'arcivescovo già tutto cruccioso per quella pace, ch'era una sconfitta alla potenza de' signori di Guisa: onde aspettava impazientemente il ritorno del cardinale per infiammarlo dei medesimi spiriti. E sarebbe precorso a trovarlo, se non che in brevissimo l' attendeva: perciocchè l' imperadore, avido ugualmente e sollecito del buon successo del concilio, non prima udì la partenza

T. X.

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del cardinale, che, riprovandola, il pregò con sue lettere a ritornar senza indugio.

In Trento cessavasi dalle publiche azioni: e tutte le faccende presenti erano, come avviene in simili tregue, i varii consigli e le varie predizioni del futuro. I Legati vecchi aveano (1) deliberato di riserbare alla venuta de' nuovi il proporre nella congregazione i canoni e i capi della dottrina riformati, e'l decreto della residenza dettato già dal Lorenese. A che poi anche ricevettero commessione conforme da Roma; e insieme novella, che a'colleghi erasi già data la croce, ch'è il solenne commiato. Questa pianissima calma fu increspata leggiermente da una sola contesa. Giunse a Trento Martin Roias di Portal Rubio mandatovi per ambasciadore dal gran maestro dell' ordine Gerosolimitano. Domandava egli luogo fra gli oratori dei principi secolari. Ma incontanente ripugnarono i procuratori dell'arcivescovo di Salzburgh, del vescovo d'Eistat, e d'altri ch'eran prelati insieme e principi di Germania: opponendo ch'essi stavano fra

(1) Lettera de' Legati al card. Borromeo de 25 di marzo 1563.

gli ecclesiastici per essere i loro signori ecclesiastici, quantunque avessero principato: onde se questa legge valeva, dovea seder fra gli stessi il rappresentatore del gran maestro: il qual è parimente ecclesiastico, e superiore d'ecclesiastici. Tali obbiezioni contra l'orator di Malta furono poste in mente a'Legati dal Paleotto e da altri Bolognesi ; onde l'orator suspicò, che questa nazione gli facesse contrasto per la lite che pendeva in Roma fra gli ambasciadori del suo ordine e di quella città. E incontro ad esse portò egli a suo favore le seguenti ragioni. Che (1) la religion di s. Giovanni aveva congiunta milizia temporale; possedeva armate, e stato; imprimeva moneta; e non conoscea superiore. Si come tale mandar ella al concilio non procuratore, qual vi mandava l'arcivescovo di Salzburgh, ma oratore: e che 'l papa nel Breve scritto al gran maestro gl'imponeva segnatamente, che oratore, e non procuratore, colà facesse andare in sua vece. Che in Roma dal tempo di Leon X fin a quell' ora l'ambasciador di Malta

(1) Il sommario di tali ragioni mandate a Roma sta fra le scritture de' signori Barberini.

avea luogo in cappella fra gli oratori dei principi: e così ordinava in due parti il cerimoniale: e lo stesso era costumato nella corte di Cesare e delle due maggiori corone. Per converso i vescovi dover intervenire al concilio secondo la disposizion della legge, ed in esso aver voce: onde benchè qualche vescovo possedesse principato, questo considerarsi come avveniticcio, il qual segue la natura del principale. Se dunque l'arcivescovo di Salzburgh, ov' egli fosse stato personalmente in concilio, avrebbe seduto nell' ordine suo fra' vescovi; non potere il procurator di lui aspirare a luogo superiore fra gli oratori. I Legati nulla volendo diffinire, e essendo la quistione tra due personaggi ecclesiastici, rimisero l'affare al papa.

Più rilevava l'ambasceria ch'era giunta in Roma con la venuta colà di Luigi d'Avila commendator maggiore d'Alcantara, mandato al pontefice dal re Filippo. Le instruzioni a lui date in Madrid il giorno ultimo di novembre, e commemorate altrove per incidenza, eran tali.

Ricordasse al papa, che 'l re, conoscendo quanto potea giovare il concilio

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