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Di che il Borromeo si scusò (1) rispondendo che la contezza del fatto era trasvolata a Trento per un corrier mandato di Roma a Cesare dal suo ambasciadore; e che in palazzo non costumavasi di fidar le lettere a corrieri altrui : onde quest'uso aveva impedito che quegli ne portasse l'annunzio autentico a'presidenti: il qual esempio vaglia perchè i ministri sieno tardi ad affliggersi quasi contra'l merito spregiati in qualche accidenté da❜lor signori; essendo innumerabili ed inopinabili le circustanze, le quali per sorte abbiano renduto necessario o conveniente ciò che pareva inragionevole. Il cardinal Morone, festinando più del compagno, pervenne a Trento il giorno decimo (2) d' aprile, ch'era il sabato santo. Stette in forse d'introdursi a privato modo, ma gli antichi Legati furon d'avviso, che per decoro e e per letizia

(1) Al Simonetta a'7 d' aprile 1563.

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo degli 11 d'aprile 1563, e Atti di castel s. Angelo, ove parimente si registrano l'entrata del card. Morone, e le sue parole in congregazion generale, la prorogazion della sessione fatta a' 21 d'aprile, l'entrata del cardinal Navagero, le lettere della reina di Scozia, e la risposta del concilio.

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il facesse con pompa e solennità. Onde gli furon incontro ad onore ed essi e 'l cardinal Madruccio tornato per quell' ufficio, e tutti gli oratori, eccetto il veneto ch'era infermo, e tutti i prelati (1). Entrò pontificalmente sotto baldacchino: e i due Legati, i quali gli erano occorsi per un miglio in rocchetto e in mozzetta, il seguivan dietro insieme col cardinal Madruccio. Grande fu l'allegrezza, al pari della speranza venuta al vénire di sì riputato soprastante intorno al buon riuscimento di quell'impresa; la cui arduità ne aveva partorita ormai la disperazione. Ed accrebbesi negli animi l'uno e l'altro giocondo affetto colla giunta (2) seguita due giorni appresso di Claudio Quignones conte di Luna, ambasciadore spagnuolo; il quale, perchè troppo aspettatovi, comparve già quasi contra l'espettazione. Il suo incontramento ebbe qualche difficultà, ma non seco: imperocchè il Drascovizio in

(1) Oltre alla mentovata lettera de' Legati, una del Visconti al cardinal Borromeo de' 13 d'aprile 1563.

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo degli 11 d'aprile 1563, e Atti del vescovo di Salamanca.

tendeva (1) d'intervenirvi: nel che sarebbesi rinovata l'antica lite fra lui, e 'l portoghese. Onde a' Legati convenne d'usare i più studiosi preghi per farlo rimanere. Volle nondimeno andarvi Sigismondo Ton, col qual non era contesa, per esser egli oratore di Cesare come di Cesare: nè da ciò il tenne l' essere allora in convalescenza: o il facesse per onorare il conte assai amato dal suo signore; o, come altri saspicava, per guastare l'intendimento del portoghese, il quale s'era proposto di condurre il nuovo oratore spagnuolo in mezzo fra se e 'l signor di Lansac : essendo inclinato l'uomo, eziando senz'odio, a impedir con arte l'onoranze di chi con arte le si procaccia..

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Dal cardinal Morone appena arrivato (2) andarono gli ambasciadori di tutti i principi, ei vescovi di tutte le nazioni.. I Francesi gli esposero la necessità della presta riformazione; e il sollecitarono a proporre quelle trentaquattro loro doman

(1) Lettera del Visconti al cardinal Borromeo de' 13 d'aprile 1563.

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(2) Lettera sudetta de' Legati al cardinal Bor

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T. X.

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de. Del primo, nel che s' univano anche le instanze de'prelati spagnuoli, rispose, che il papa avanzava ciascuno col desiderio; e che tosto le prossime opere comproverebbono le parole: a che alcuni professaron di prestar fede; altri di riserbarla agli effetti: ed in generale ne' padri sembrò al Legato di ritrovare gli animi più tosto varii, che mali. Del secondo capo disse a' Francesi, che innanzi di trattarne, gli conveniva udir la mente di Cesare per deliberar provvedimento d' universal soddisfazione; che la sua andata sarebbe tosto, e 'l ritorno com' ei potesse più tosto. Essi, approvata la risposta, confortaronlo al viaggio: nel che tutti gli altri convennero, si veramente che aspettasse e'l conte di Luna ch'era in appresto d'entrare il di a canto, e 'l cardinal di Loreno che s'attendeva di corto; i quali amendue per loro lettere ne richiedeano il nuovo Legato.

Il portoghese si contenne in esprimere il suo consueto gran zelo d' un ottimo procedimento (1). Il veneto raccomandò con somma caldezza la buona conclusione ; ed

(1) Lettera del card. Morone al card. Borromeo de' 17 d' aprile 1563.

offerse ogni possibile aiuto della sua republica. I cesarei, e specialmente il Drascovizio, ritoccaron subito la solita corda sopra la concessione del calice. E fu loro risposto, che intorno a ciò, in quanto apparteneva al concilio, già sapevano la passata diversità de' pareri: per quel che s' aspettava al pontefice, dopo la rimessione fatta da' padri a sua santità, non esserne a lei venuta novella instanza da Cesare. Cosa vera, benchè al Drascovizio giugnesse inopinata: perocchè l' imperadore, prima d'innoltrarsi ad iterata petizione, volea tener consiglio co' principi si della sustanza si della maniera, come notificherassi. Bene il Bavero avea (1) mandati per ciò ambasciadori a Pio: ei Francesi ne l'aveano assiduamente ripregato.

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Andò poi anche a visitare i Legati il conte di Luna (2), presentando loro una lettera regia scritta fine il preterito ottobre. Scusò la tardanza sua, in parte con

(1) Il primo appare da una del card. Borromeo a Legati de' 10 di febraio 1563, e 'l secondo. dalle scritture allegate.

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo de' 14 d'aprile 1563.

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