Immagini della pagina
PDF
ePub

sodezza di quel senato nelle sue ordinazioni.

Ma o il già detto procedere del cardinal di Loreno fosse levità, od arte, ingegnandosi egli di liberarsi da questa e da ogni altra nota per aver proposto sì caldamente ed iteratamente al pontefice il convenire a Bologna, e poi, ricevutone il consentimento, essersi da ciò ritirato; volle scusarsi con accusare. In proposta di tanta onoranza a sua santità, essere stato conveniente, che venisse una risposta libera, e non una lettera con mille simulazioni delle difficultà ch' ella ritrovava in quel viaggio: quasi non fossero meritati da se molti ringraziamenti per avere indotto l'imperadore a conservare al papa il possesso d' un tal diritto nel coronarlo; ed a spignersi per questo fine almen fino a Mantova. Nel che il cardinale già mutava ciò che tante volte avea divisato di Bologna. Aggiugneva, contenersi in quella lettera condizioni di somma sproporzione alla sua qualità: ciò erano, il dovere operar egli, che i principi rimanessero appagati della riformazione la quale il pontefice facesse ; e che'l con

cilio si terminasse speditamente. Delle quali condizioni parea maraviglia che 'l cardinale facesse querela; da che sopra questi fondamenti aveva esso appoggiata la sua proposta. In breve, dimostravasi egli tutt'altro da quello di poco innanzi, e tutto cruccioso.

Aveva ei mandato fin da Vinezia il Musotto a Roma e divolgò, che l' intento era non solo il giustificarsi con Pio, ma l'impetrar grazia di saper gli speciali titoli delle imputazioni dategli, come affermava, da lui; che si facesse capo di parte, e spargesse mal seme tra sua beatitudine e l'imperadore: maggiormente che la reina gli avea notificata una simile querimonia del nunzio contra i prelati francesi del concilio, incolpandoli che ne impedissero il buon processo: la quale accusa pareva che in primiero luogo venisse a percuotere chi teneva la primiera autorità fra quel drappello. E qui rappresentando col solito vantaggioso ritratto le sue azioni, diceva: che se l'accusazion del pontefice fosse d'aver egli confortato l'imperadore, che s' intromettesse per ottenere al concilio maggior franchezza

senza aspettarsi d'ogni minuzia le commessioni di Roma; che si provvedesse alla residenza, e si stabilisse l'instituzione dei vescovi; e che si purgassero i pravi usi : poteva sua santità per sì fatti capi chiamarlo all' inquisizione, qualor ne avesse talento. Ma se non ascrivesse a disfalta questi consigli; e per altro ritrovasse che egli nella controversia intorno alla residenza aveva usato tutto l'arbitrio per giovare alla sede apostolica, e che non meno in altri punti avea rotte le commessioni del suo re nel servire al pontefice; gli era avviso che dovesse onorarlo, non caricarlo. Andava dicendo col linguaggio degli scontentati e sdegnati, che avendolo Iddio già sciolto da tutti gli umani affetti con la morte de' fratelli, volea per innanzi profferire il suo parere in concilio con quella libertà a cui fosse unica norma l'onor divino e la coscienza.

Non tanto però davano timore al Gualtieri queste sue irate denunziazioni, posta la natura dell' uomo, quanto il sentire come il grancancellier di Francia, ministro qual già si disse di poco zelo, avesse adoperato si fattamente che nell' uf

ficio di grammaestro del palazzo, vacato per morte d'un de' fratelli, fosse surrogato il nipote del cardinale in concorrenza del contestabile che v'aspirava per la persona d' un suo figliuolo (1), e che il senti così gravemente che assentossi dalla corte con eccitar gelosia. Il che aveva in qualche forma racconciato col gran cancelliere il cardinale; e riaccesa in lui con la speranza la cura d' aver propizia la reina, senza gittar l'ancora meramente nella protezione della sede apostolica: come prima si discorreva che gli fosse mestiero. Per tanto il Gualtieri, volgendo l'assalimento verso la parte più arrendevole, narrò al cardinale ciò ch' era vero: molti prelati francesi dolersi di lui, per troppo compiacere agli Spagnuoli nella controversia dell'Ordine, trascurasse i capi ch'erano più a cuore alla Francia: onde venia pericolo, che avendo egli tanti nemici ed aperti e celati in corte, questa si stretta unione sua con gli Spagnuoli valesse loro per arme da mandarlo a ruina. La qual considerazione, benchè da lui

che

(1) Oltre alla prenominata, una del Gualtiero al card: Borromeo de' 3 di marzo 1563.

con le parole sprezzata, rispondendo, come si suole, sicurarlo sofficientemente la coscienza; parve che gli penetrasse altamente nell' animo.

Il presidente Ferier mostrava di convenire ne' medesimi sensi contra il cardinale, biasimandolo di volubilità; ed opponendogli, che non curasse se non Putile della sua casa. E nel resto dicea concetti favorevoli alla sede apostolica: e si come uomo d' intendimento profondo, recava ragioni validissime onde il proporre fosse lecito a'soli Legati, e onde il papa soprastesse al concilio: nella qual sentenza concorrevano alcuni Francesi, e specialmente Girolamo della Souchiere (1) abate di Chiaravalle, religioso che meritava e otteneva esimia riputazione di probità e di dottrina. Anzi il Ferier dimostrandosi, come talora interviene, riprovatore del presente governo nel suo paese, non si ritenne dal dire che in quelle circustanze avrebbe desiderato d'esser vescovo per dare in concilio un parere a suo grado; e fare aperto, che i Francesi

(1) Appare da una del Gualtieri al card. Borromeo de' 26 d' aprile 1563.

« IndietroContinua »