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lio, e lo rendesse infruttuoso. Annoverati i mali della lunghezza, se ne mostravano le cagioni; e proponevansi i rimedii. Le cagioni essere state la moltitudine delle voci, la prolissità de' pronunziati pareri, che spesso per entrare in nuove materie uscivano dalle proposte; le discordie originate fra' padri da sì fatte digressioni; le preterite instanze degli oratori francesi, che s'aspettasse il cardinal di Loreno e la sua comitiva; l'utilità del medesimo imperadore, il quale aveva desiderato che s' indugiasse di diffinire fin a tanto che nella dieta di Francfort si venisse all'elezion di Massimiliano; le susseguenti richieste de' Francesi perchè s'attendessero altri di lor nazione, ed anche Inglesi e Tedeschi; l' essersi poste a trattato nuove quistioni fra' cattolici in vece di fermar le verità contraddette dagli eretici; le molte commessioni le quali affermavano d' aver gli oratori da' loro principi, e di non potersi allontanar da quelle senza nuovo mandato, cosa che frammettea gran dimore; il volere alcuni che si riproponesser suggetti già proposti; come avveniva intorno alle domande presenti

de' Francesi, molte delle quali eransi disaminate e decretate in altri tempi; i mali ufficii d'alcuni forse occulti fautori de'luterani, e però seminatori di liti e di confusioni, il che parimente soleva accader nelle diete di Germania; l'alterazione che in dicendo le sentenze facevasi nelle materie proposte, secondo ch'era intervenuto nel capo della residenza; in cui la proposizione trattava di formare un decreto sopra la disciplina, e molti l'avevano voluta ridurre a dogma. In riparo si proponeva di sottrarre le cagioni per innanzi : il che sarebbesi adoperato congiugnendosi daddovero l'imperadore col papa, e facendo sua maestà, che i suoi ambasciadori dessero aiuto a' Legati, onde non si lasciassero introdurre in concilio nuove disputazioni di dogmi; e per tanto s'applicassero alle sole controversie con gli eretici. Gli articoli della riformazione fossero proposti di comun assenso, e non volesse ciascuno produrre in mezzo nuovi volumi; dal che seguiva che la medesima cosa tornasse a quistione più volte. Si custodisse in concorde osservanza il secondo decreto della prima sessione; si

che da' Legati fosse proposto a suo tempo ciò ch'era opportuno e da' principi desiderato. Che quella riformazione, la qual risguardava a Roma ed agli ufficiali, fosse accettata come il papa la statuisse; il qual la disponeva con ogni attenzione e rigore; e non volessero porla in disputazion colà ove pochissimi intendeano quelle faccende. Che i principi e i loro ministri non formasser sette e conventicole di prelati; lasciando operare a ciascuno liberamente e secondo coscienza, come lasciava il pontefice. Che i medesimi principi ricevessero a bene il trovarsi qualche modo per ricidere la prolissità dello spiegar le sentenze.

Sopra questo capo da' cesarei fu detto: ch' essendo le precipue cagioni della lunghezza la moltitudine sì de'negozii come delle persone, due parevano i migliori provvedimenti : intorno alla prima, il non disputare di ciò ch'era nella Scrittura e ne' concilii e non conteso dagli eretici per la seconda, lo scegliere uomini dotti e pii di ciascuna nazione, come Cesare intendeva essersi fatto in varii sinodi antichi e moderni, e come facevasi nelle

diete de' secolari: perciò che in tal modo digerirebbonsi da quelle divise congreghe molte materie diverse a un tempo e a ciascun privato sarebbe lecito il significare a' deputati ciò che gli andasse all'animo in quelle cose speciali ed essi le porterebbono così smaltite e spianate alla generale adunanza.

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Il primo provvedimento dal cardinal Morone fu accettato ma insieme conosciuto per non bastevole. Il secondo videsi da lui tendere a quegli inconvenienti, e rischi di scisma, i quali sarebbon seguiti dall' attribuire la balia del giudicare al numero delle nazioni, e non delle teste, contra l'uso di tutta l'antichità: ond'egli, amando meglio di conservare il possesso senza combattere, che di vincere, schifo la contesa, e generalmente rispose: che'l modo proposto da Cesare già s' era usato, e s'userebbe per quanto fosse giusto ed acconcio; essendosi deputati vescovi di ogni nazione per formar l'indice de' libri e per raccorre li pravi usi; e costituendosi anche nel resto speciali congreghe da' Legati, qualora ne aveano la potestà dall' assemblea.

Passava l' instruzione ad assicurar l'imperadore, che 'l papa non volea sospensione, quantunque invitato ad essa da signori grandi. Star egli in questa volontà per semplice zelo del bene, e non per timore del male che altramente soprastesse da concilii nazionali; perciò che più di essi nocevano le diete e le prammatiche usate di fatto da' principi. D'altra parte non avervi cagione di sospettare, ch'egli desiderasse la sospensione, perciò che fuggisse la riformazione; volendo esso fermamente la seconda, quantunque il concilio per qualche sinistro si fosse sciolto; ed avendo seco proposto di farla osservare ovunque potesse. Darne saggio e testimonianza le molte Bolle già da lui promulgate, e di cui mandava gli esempii all'imperadore; il qual era informato del male, ma non del bene. Sopra ciò non occorse a' cesarei di dar altro a sentire.

Il terzo capo seguiva intorno alla libertà. Questa essere stata così inviolabile in quanto apparteneva al pontefice, che a' padri s'era permesso il dir loro parere eziandio in licenziosa maniera. Ascoltarsi volentieri da' Legati ogni vescovo anche

T. X.

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