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privatamente sopra le trattate materie. Deputarsi le particolari adunanze a volontà del concilio: aversi consiglio con gli ambasciadori prima di venire alle proposizioni; ed elleno secondo l'avviso loro spesso racconciarsi. Che se in concilio potea dirsi in qualche modo offesa la libertà, ciò era per rispetto delle commessioni mandate da qualche principe a' vescovi delle provincie a lui sottoposte: e per tanto il Legato chiese che a ciò si provvedesse.

Risposero gl' imperiali, che Cesare non sentiva coscienza d'aver mai data a que' pochi prelati suoi dependenti, i quali stavano in concilio, veruna commessione onde scemasse in loro la libertà. Degli altri principi non esser lui ben informato. Ma se questo avveniva, convenir che i Legati ne facessero richiamo con gli oratori e co' principi stessi, ove n'era mestiero. Offerir sua maestà di scrivere ai suoi ambasciadori, che aiutassero in ciò gli ufficii de' Legati ed esser pronta di spendervi anche i suoi proprii ufficii senza mezzo quando ne fosse richiesta. Così sperar lui, che parimente il pontefice la

sciasse intiera la franchezza a'prelati delle sue terre, ed agli altri che da lui ricevevano sovvenimento: imperò che, s'egli doveva parlare in aperta forma, sonava di ciò qualche bisbiglio, e qualche lamentazione; bench' ei sentisse tutt'altro, sapendo la probità e la rettitudine del papa.

A ciò il cardinale: che la falsità dei predetti bisbigli potea scorgersi nel tenore delle sentenze profferite dagli accennati vescovi; quando molti di loro avevano forte promosse quelle opinioni alle quali dicevasi che maggiormente il pontefice fosse avverso. Accettare il Legato le offerte di Cesare intorno agli ufficii dei suoi oratori e sperar, che l'autorità e l'esempio della maestà sua varrebbe a muovere gli altri.

Era prossimo nell' instruzione il purgar l'accusa, che i presidenti d'ogni qualunque cosa chiedesser parere al papa. Dicevasi, che se era consueto ad ogni ministro l'avvisare de' fatti emergenti il suo principe; molto più dovean ciò adoperare i Legati col capo della Chiesa negli affari di religione; essendo stato

sempre in costume, che al sommo pontefice si riferissero le materie più gravi. Non toglier questo la libertà; però che i decreti si stabilivano secondo il più delle voci. Che ne' concilii vecchi, come nel calcedonese e nel costantinopolitano, non solo erasi permesso di comunicar col papa; ma uditasi la sua sentenza, era ella stata da' vescovi soscritta. Che quegli antichi, e religiosi imperadori avevano usato d'imporre a' loro soggetti il seguir la fede che ritenevano Damaso, Agatone, e gli altri romani pontefici. Non chiedere ora tanto il papa o i Legati; ma rimetter le determinazioni al maggior numero de' padri.

A ciò fu risposto da Cesare, che quantunque l'autorità di constituir nella Chiesa i decreti della fede e della riformazione risedesse principalmente nel romano pontefice come in capo: nondimeno derivava ella poi da esso ancora nelle membra; ond'era stata consuetudine, che le maggiori controversie, eziandio decise ne' concilii romani, fossero da capo rimesse agli ecumenici. Posto ciò, non arrogarsi Cesare il diffinire in questo punto;

nè voler egli, come suol dirsi, porre la bocca in cielo ma da che il Legato mostrava desiderio d'intendere il suo giudicio, questo esser tale: che se in concilio accadesse negozio nuovo oltre a quanto nella Bolla della convocazione leggevasi espresso, dovesse di ciò addimandarsi il pontefice; ma che sopra l'altre materie già da lui antivedute, e intorno alle quali era da credersi, aver egli date instruzioni pienissime a' presidenti, uomini di somma fede e sapienza, poteva ei rimettersi a loro insieme con tanti prestantissimi vescovi. Altramente dubitar lui che si griderebbe, non farsi il concilio in Trento, ma in Roma; e non procedersi a' decreti per opera de' padri, ma dei corrieri.

Il Legato incontra disse: non essere stato possibile il preveder tanti affari e pendenti da tanti intelletti, se non in generale e in confuso; là dove le deliberazioni della prudenza cadono sopra il particolare e il determinato. Per tanto esser necessarie quelle nuove e speciali comunicazioni: e che ciascun principe proporzionalmente sperimentava così fatta ne

cessità ne' trattati ardui de' suoi ministri da se lontani. Che ciò nulla toglieva di libertà nel determinare. Questa non essere stata impedita già mai da sua santità. E se'l capo della residenza non s'era diffinito, aver ciò per cagione, non vietamento del pontefice, ma discordia dei prelati.

Contuttociò in questo capo tali risposte, inverso di se verissime e chiare, non soddisfacevano mai a pieno. Però che arde negli uomini un amore tanto geloso di libertà, il che vien a dire di signoria, che stimano esser lei tolta col solo poter esser tolta sì che ad essi è grave quasi proibizione, che'l superiore voglia notizia precedente dell' opere loro, perchè essa lo rende atto a proibirle, quantunque ei nol faccia.

In quinto luogo l'instruzione ragionava di quella particella sì combattuta : proponenti i Legati. Ricordava, essersi lei stabilita solennemente da'padri con tanta concordia, che se di poi si ritrattasse, infrangerebbesi l'autorità del concilio, e darebbesi materia di derisione agli eretici, con aprire una strada che non con

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