Immagini della pagina
PDF
ePub

:

le parole della Scrittura dette già da'Legati di Paolo III nel cominciamento del sinodo per noi, fratelli, è nata questa tempesta; gettate noi nel mare. E finì con professare, ch'egli e i vescovi della sua comitiva volevano essere soggetti dopo Dio al beatissimo papa Pio IV pontefice massimo che riconoscevano il suo primato in terra sopra tutte le chiese: che non avrebbono mai repugnato a' suoi comandamenti che veneravano i decreti della Chiesa cattolica e del concilio generale: si sommettevano agl'illustrissimi Legati : offerivano le destre sociali agli altri vescovi: e si rallegravano d'aver quivi per testimonii delle loro sentenze i chiarissimi ambasciadori de' principi.

Datosi fine dal Lorenese, il Mantovano (1) sottentrò con alcune parole, ricevendone altrettanto applauso di maestà, quanto il primo avea riportato di facondia. Il concetto fu tale. Che avendo il cardinal di Loreno significato a' Legati nella prima sua visitazione, voler egli esporre a quel

(1) Le parole del Mantovano, e dell'arcivescovo di Zara sono registrate nel Diario a' 23 di novembre 1562.

la sacra adunanza le commessioni del suo re, erasi da loro eletto l'arcivescovo di Zara, uomo dotto e prudente, perchè in nome del sinodo rispondesse all'elegante, copioso, ed erudito ragionamento del cardinale, quale avealo promesso la sua eccellente scienza, e quale avealo comprovato la riuscita e perchè insieme esplicasse, quanto grata fosse giunta a quel convento la fatica presa da lui di venire ad accrescerlo con molti vescovi, abati, e teologi della chiesa gallicana, sperandosi da tale aggiunta di dottissimi uomini gran sussidio alla causa della fede cattolica, e maravigliosi processi all'emendazione de' mancamenti e de' costumi nella Chiesa universale. Imperò che sapevano quanto il cardinale avea fatto ne' consigli della reina e del re per difender la religione, per fortificar l'autorità della sede apostolica e la dignità del pontefice: e non meno quanto avea detto nelle pubbliche prediche, non arrossandosi dell'Evangelio, come il più de'nobili suole e quanto finalmente avea operato la virtù militare degl'illustrissimi suoi fratelli in quella guerra franzese presa per

la religione. Simili azioni per innanzi promettersi i padri e in Trento dalla lingua dell' uno, e in Francia dalle mani degli altri. Ma che, per non assumere le parti dell'arcivescovo, voleva egli finire, pregando solo il cardinale di non prender maraviglia, se quegli fosse per servare brevità maggiore che non pareano richieder l'ampiezza del tema, e le virtù innumerabili di quegli egregii fratelli, avendo il ragionatore fatto suo avviso d'esser egli per lodar molto il cardinale con dir poco del molto che in lode sua dir si potrebbe, e lasciar tacitamente il resto alla considerazione degli ascoltanti.

Qui diè luogo col silenzio al parlare di Muzio Callini arcivescovo di Zara. Il quale incominciò. Che acerbo dolore avea sentito il concilio per le sedizioni di Francia, considerando, che quell'inclito regno, il qual era stato sempre fortissimo antimuro della verità cattolica, ora per controversia di religione fosse campo miserabile di stragi e di ruine: e che i baroni franzesi combattessero fra loro perciò con tanto ardore, con quanto già unitamente erano stati imprenditori di

guerre ad onor della religione. Aver per addietro creduto i padri, che molto sarebbe cresciuta la lor tristizia, se per avventura non avessero udite, ma vedute le sciagure della Francia. Ed appunto ciò esser loro improvisamente occorso in quel giorno, mentre il cardinale con la copia, e con la gravità della sua orazione gli avea renduti più tosto miratori, che ascoltatori di quegli infortunii: onde nel senso del cordoglio non cedevano al medesimo dicitore. Pianger egli i mali d'una carissima madre, il concilio d'una carissima figliuola. Sentirsi con tutto ciò ricreata quella mestizia dalla speranza, che Iddio fosse per suscitare a gloria sua, e della sua fede nel presente re pupillo la virtù, e la felicità de' maggiori. Senza che, veggendosi allora congregato per divina misericordia, e per opera del pontefice quel santo concilio, potea confidarsi che, sgombrate le caligini, si conoscerebbe da tutti il vero culto di Dio, e si renderebbe lo splendore alla disciplina, e la pace alla Chiesa. Intorno a che si come il sinodo nel passato aveva posta ogni industria, così, ove ne avesse il potere, l'accrescerebbe nel futuro,

recandosi a somma prosperità l'aver quivi il cardinale non solo esortatore, ma consigliatore ed aiutatore. Sapersi la sua eccellenza nelle buone lettere, e principalmente nelle sacre, la perizia de' grandi affari, l'autorità presso i principi, e, ciò ch'era il più, la pietà verso Dio, l'innocenza della vita, e'l zelo della cattolica religione. Onde il concilio si prometteva dalla sua opera si gran profitto, che l'allegrezza ricevutasi nel giorno della sua venuta dovesse trovarsi la minore fra tutti i giorni della sua stanza. Per tanto rendere i padri le debite grazie a Dio, e congratularsi col cardinale, e colla sua onoratissima compagnia del felice avvento dopo si faticoso e pericoloso viaggio, augurandone a loro dal cielo avventurati successi. Che volentieri udirebbono o dal cardinale, o dagli oratori le proposte di sua maestà, sempre che lor fosse dato luogo e podestà d'esporre (usaronsi queste parole, affinchè gli ambasciadori non s'attribuissero di poter fare publici ragionamenti in concilio qual volta loro andasse all'animo) rendendosi certi i padri, che a nome d'un re il quale incominciava ad acquistar lo

« IndietroContinua »