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all' imperadore con sensi di ringraziamento, d'allegrezza, e di speranza intorno al buon successo de' publici affari. E secondo quest'ultima significazione di Cesare fu racconciato il sommario delle cose stabilite fra esso e 'l cardinale, il qual sommario era stato a lui consegnato il di avanti, come narrossi.

Fra questo tempo l'andata del cardinal Morone all' imperadore tenea sollecito il Lorenese, dubitando, non quel principe, come d'animo dolce e umano, condescendesse o a più del suo desiderio, o senza sua parte, sì che a se rimanessero i biasimi e gli odii delle passate durezze. Per ciò tre giorni dopo essere ritornato a Trento inviò il signor di Villemeur (1) a Ferdinando per dargliene contezza, e per mandargli il parere de' suoi teologi sopra i ricordati articoli di sua maestà: confortandolo per acconcio modo a conservare in que' trattamenti col Legato i suoi zelanti sensi a pro della Chiesa: e pregandolo si di comunicare a se ciò che in

(1) Vedi nel mentovato libro francese l'istruzione data dal cardinale il dì 22 d'aprile, e la risposta di Cesare a' 3 di maggio.

quelle conferenze si divisasse, sì di non allontanarsi per qualche tempo, a fin di porger calore al sinodo con la sua propinquità, il che diceva, esser voto comune di que' buoni padri. Gli fe aver anche una lettera se scritta dalla reina di Scozia, esprimente la costanza di lei nella religione. E finalmente significògli, che in adempimento della richiesta fattagli dalla maestà sua, egli avea proposto alla reina di Francia il trovar compenso alla difficultà fra gli ambasciadori, e che la risposta era tale. Amar la reina teneramente il re di Spagna suo figliuolo (così lo chiamava sì come genero), e desiderar non solo di conservargli, ma d'aumentargli le onoranze. Che s'egli fosse stato in possesso che i suoi oratori soprastessero a quei del re cristianissimo, non sarebbe mai alla reina entrato in pensiero di torgliene. Ma trovarsi in tutti i concilii, che gli oratori del re di Francia aveano seduto sopra ogni altro oratore dopo i cesarei, e specialmente sopra quelli del re di Spagna. Così nel concilio di Gostanza il famoso Giovanni Gersone, come ambasciadore del re cristianissimo, essere stato

nel primo luogo, e dopo lui aver accettato di sedere Raimondo Floh conte di Cardona, ambasciadore del re Alfonso: e nell'ultimo concilio di Laterano sotto Leon X, mentre Ferdinando il cattolico possedeva tutti i reami dominati in questo tempo dal re Filippo suo pronipote, Girolamo Vich, ambasciadore di Ferdinando, aver liberamente ceduto nell'ottava, nella nona, e nella decima sessione a Luigi di Soliers oratore del re Luigi XII. Non poter la reina in questa puerizia del re Carlo rendersi inchinevole a novità con pregiudicio del figliuolo, e della nazione. Riferita una tal risposta, il cardinale pregava l'imperadore d'intramettersi, affinchè il conte di Luna s'appagasse del consueto: promettendogli nel rimanente, che esso cardinale, e gli oratori del suo re sarebbono concorsi a tutti gli onori del conte, e a tutti i vantaggi delle sue petizioni.

Cesare, dopo il proemio degli usati ringraziamenti, rispose : intorno al negozio col Legato Morone, non esser lui ancora tant' oltre che vi fosse materia da farne partecipe il cardinale: ma che il certificava della sua perseveranza in pro

curare il ben della Chiesa. Che a questo fine sarebbesi fermato in Ispruch più lungamente che non avrebbono richiesto le altre sue cure. Del superior grado fra gli oratori non voler lui nè giudicare nè disputare ma si ricordasse il cardinale di ciò ch' egli stesso gliene avea ragionato. Non dispogliarsi i Francesi della lor possessione quando si lasciassero nel luogo antico, e si desse un seggio fuori dell'ordine allo spagnuolo. Desiderar lui per tanto, che gli ambasciadori da per se stessi, e senza involgervi i loro padroni, trovassero amichevolmente, e fraternamente qualche partito, nel che pregava egli con grande affetto il cardinale di adoperare tutto lo studio. Queste cose Ferdinando.

Benchè il primo Legato ancor dimorasse in Ispruch, non cessavano (1) i Francesi di rinovare i loro stimoli per la riformazione. E'l signore di Lansac disse al Navagero, che soggiornando egli ambasciadore del re in Roma per quegli affari, erasi da lui trovato il papa sì ben

(1) Lettere de' Legati al card. Borromeo de' 5, de' 6 e de' 10 di maggio 1563.

disposto all'emendazion della Chiesa, che tornato poscia in Francia avea rallegrato tutto quel regno con tal novella. Ora dolergli fin al cuore di vederne si poco effetto. E che quando Iddio avea mandato il Navagero in quell'ufficio, il pregava che degnasse di sovvenir sollecitamente a sì gran bisogno e desiderio del cristianesimo, e in ispecialità della Francia. Così egli. A che il Legato: che non poteva l'ambasciadore raccomandargli mai questa cura quanto glie l' avea raccomandata il pontefice. Della tardità passata non saper ei render ragione per esser nuovo in que' negozii, ma che ben si constituiva mallevador del futuro come prima tornasse il collega: e fra tanto apparecchiarsi le materie da' deputati.

Più ardore usò col medesimo, e nel medesimo il cardinal di Loreno. Perciò che, si come la passione è impaziente, nè pur quietavasi all' indugio fin al ritorno del cardinal Morone. Tanto che, essendo durato si fatto indugio alquanti giorni più della preceduta credenza per lo scritto mal di podagra che avea azzoppato il processo del suo trattamento,

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