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voi, reverendissimo signore, come ad am basciador di Cesare. Qual è la ragione che i vescovi d'Alemagna, e massimamente gli elettori, non vengono al concilio, trascu rando e dimenticando il giuramento fatto di ciò nella loro elezione? Se portano i freni e le staffe d'oro, se cavalcano con tanta pompa e comitiva, se sono principi e spirituali e temporali, tutto è perchè sono vescovi: e nondimeno ricusano di comparire al concilio. Posto che abbiano impedimento, dovreb bono almeno mandarvi loro procuratori, come fanno l'arcivescovo di Salsburgo, e i vescovi d' Eistatte e di Basilea, con che adempierebbono in qualche parte l'obligazione. Quindi passò agli altri capi della materia, senza che mai fosse interrotto. Ma come egli tacque, così il Drascovizio riprese: che quantunque ei non fosse oratore della maestà cesarea come di Cesare, ma come di re d' Ungheria, nondimeno perche l'arcivescovo l'aveva interpellato, non volea rimaner di rispondere. La cagione perchè i vescovi d'Alemagna non venivano, sapersi notoria: ciò era il dubbio che gli eretici, partiti essi, non occupassero i loro stati. Quella poi, che li riteneva dal

mandarvi loro procuratori, essere per non deputarli ad occupar, muti e con la lingua legata quasi statue o dipinture, l'ultimo luogo. Che a tempo di Paolo III in quello stesso concilio erasi a' procuratori de' prelati germanici prestata facultà di dar voce: e che anche sotto il presente pontefice aveala data una volta il procuratore dell' arcivescovo di Salsburgo: e che non sapeva poi, come e perchè ciò fosse stato loro disdetto. Nel qual parlare, benchè molto si distendesse, contennesi tra forme di gran modestia. E per intendimento di questa materia è opportuno di ridire ciò che altrove da noi se n'è sparsamente scritto, e insieme d'aggiugnere ciò che non se n'è fin a qui raccontato.

Ne'tempi di Paolo III scorgendosi e trascuraggine di molti vescovi a convenire personalmente, e un'ordinazione del vicerè di Napoli, che quattro andassero al concilio con mandati di tutti i vescovi del regno, si previdero da ciò estremi disordini, mentre o dozzinali ministri, o eletti a talento de' principi da prelati innumerabili di varii reami, avrebbon retto e dominato il concilio. Onde il papa con

una Bolla (1) statuì, che i procuratori non avessero autorità di fare alcun legittimo atto, salvo di scusare l'assenza de' principali, adducendone le cagioni: e rivocò qual si fosse loro diritto o privilegio impetrato. Intendendo egli dietro a ciò dai Legati, che i procuratori di qualche principe ecclesiastico alemanno fremevano di questa esclusione, e che 'l medesimo sentimento si temeva in tutti i prelati germanici, privilegiò con un Breve particolare (2) quelli di tal regione, l'impedimento dei quali parea manifesto, essendo le diocesi loro cinte d'eretici armati, e però necessitose di custodia personale. Ma i Legati, che avevano consigliato il pontefice di quella eccezione, da poi dubitando sì ditumulto per alcuni prelati grandi d'altre contrade, sì di soverchia piena di procuratori alamanni, che prevalesse all'altre nazioni in deliberare, e cagionasse rei effetti: s'ingegnarono di quietare i Tedeschi, a' quali con approvazione del papa occultarono quel privilegio. E solo a'procuratori di qualche principe, come al Iaio del cardi(1) Al primo di maggio 1545. (2) A' 5 di dicembre 1547.

nal d'Augusta, ed al Pelargo dell' elettore treverese, permisero la voce consigliativa. In tempo di Pio il segretario Massarello, ricordandosi di così fatto privilegio davanti conceduto a' Tedeschi, e non mai annullato, ammise in una congregazione (1) alla voce giudicativa i procuratori dell'arcivescovo di Salsburgo, e del vescovo d' Eistatte. Il che a' Legati dispiacque forte, e consigliarono il pontefice, che con una sua constituzione rivocasse espressamente quel privilegio di Paolo. Egli diè risposta (2), riprovando l'azione del segretario, e significando che in concistoro s' era già fatto un decreto, che agli assenti fosse disdetta ogni voce, con ordinarne anche una constituzione, la quale però non s'era di poi ridotta a perfezione, ma ch'egli la farebbe compire e stampare, e la manderebbe: e così pose in ef

(1) A' 20 di luglio 1562, come in una de'Legati al card. Borromeo in quel giorno. Il mandato dell' arcivescovo è segnato a' 23 d'aprile 1562 in persona d'Ercole Rettinger vescovo di Laventmuntz, e di Feliciano Morbinio dottore di teologia, e sta nelle scritture registrate dietro al Diario.

(2) Lettera del card. Borromeo a' Legati de' 29 di luglio 1562.

T. X.

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fetto col seguente corriere (1). Nondimeno fu d'avviso, che per minore strepito si tenesse celata una tal rivocazione, mostrandola sol ne' fatti, e non publicandola nè in Trento nè in Roma fuor di necessità. I Legati riscrissero, che questa universale proibizione a' procuratori non sarebbesi riputata valevole per toglier forza al concedimento speciale di Paolo III ai prelati dell' Alemagna. Onde il papa fe nuova dichiarazione (2) che anche il suddetto privilegio s'intendesse estinto. Quest'era la condizion dell' affare, quando il Drascovizio rispose nella menzionata forma all' arcivescovo di Lanciano.

Il cardinal Simonetta, unico fra'Legati che fosse intervenuto al concilio in amendue i tempi, ed informato appieno della faccenda, ridusse in memoria che quel Breve di Paolo III non avea mai ottenuto l'uso, salvo nella voce consigliativa, e soggiunse che n' era poi seguita rivocazione: che veramente una volta il procuratore dell'arcivescovo di Salsburgo ave

(1) Agli 8 d'agosto 1562.

(2) Mandata a' Legati il dì 20 d'agosto 1562, e sta fra le scritture raccolte dietro al Diario.

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