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va dato il parer diffinitivo in tempo di Pio, ma per errore: e che saputosi il già detto rivocamento, non erasi ciò da lui più tentato. Nè volle senza necessità far menzione di que' Brevi onde i due prenominati pontefici non tanto avevano annullati i già conceduti privilegii, quanto espressamente vietata a' procuratori l'una e l'altra sorte di voce, posto che ella inverso di se lor fosse dovuta; però che avrebbe ciò formata un'odiosa mostra, quasi a' vescovi si togliessero i loro diritti, rompendosi la ragion comune, non in graziare, il che è accettevole a' graziati, comportevole agli altri, ma in levare, il che si rende insoffribile a' danneggiati, dannabile a tutti. Qui alzossi il presidente Ferier: e fatto cenno prima coll'occhio al cardinal di Loreno, quasi volesse parlar di cosa già tra loro composta, disse: che molti prelati ottimi della Francia sarebbon venuti al concilio, se la guardia delle lor chiese dalle insidie degli eretici non gli avesse ritenuti. Che però da quelli eransi colà mandati loro procuratori uomini dotti ed interi, ond' egli pregava i Legati, che gli ammettessero alla voce,

perchè niuno avesse titolo di lamentarsi. I presidenti, ammaestrati dagli esempii preteriti, specialmente sopra la residenza, quanto sia maggior senno schifare che investire le odiose quistioni mosse di traverso, nulla risposero: sperando che il bollore, come eccitato per accidente, sarebbesi da per se stesso smorzato. Ma i giorni appresso Leonardo Aller, vescovo di Filadelfia e suffraganeo d'Eistatte, quando gli toccò la volta, in prima fe acerbe querele (1) che tanto mal conci fossero nelle sentenze de' padri i vescovi titolari, qual'era egli, quasi nell'ordinazioni e nelle altre funzioni non esercitassero gli ufficii episcopali: dicendo, non aver esso mai fatto avviso, in vegnendo al sinodo convocato da Pio IV retto da tali Legati, e composto di tali prelati, dover quivi essere ornato di queste rose: indi rinovò la predetta instanza (2) a favor de'procuratori. Anche gli ambasciadori francesi furono a rinovarla a casa de' Legati. Onde essi chiesero spazio a deliberare, scrivendone fra

(1) Lettera dell'arcivescovo di Zara a'17 di maggio.

(2) 'Lettera de' Legati de' 20 di maggio 1563.

tanto al pontefice, come di materia che non solo dependeva dalla disposizion dei suoi Brevi, ma che potea cagionare gravissime alterazioni per l'una e per l'altra parte, o facendo alienar dal concilio le nazioni oltramontane, o dando loro in esso un'immoderata potenza. Gli proposero per tanto che desiderando i teologi colà concorsi di molti re e personaggi star presenti alle generali congreghe, senza però quivi parlare, ma solo a fine di poter meglio consigliare i loro signori, pareva ciò ad essi Legati accette vol temperamento, ove con tal concessione tutti rimanessero quieti. La conclusione del negozio vedrassi di sotto in sua parte.

Mentre si tenea la congregazione in cui l'arcivescovo di Lanciano diè materia di questa lite, giunse (1) a Trento improvisamente, ma con un improviso premeditato, il cardinal Morone, non ancora sano del piede. E lo stesso giorno mandò al cardinal Borromeo il pieno sommario de' suoi trattamenti con Cesare, oltre a quel che divisamente e successivamente

(1) Atti di castello, e lettera de' Legati al card. Borromeo de' 17 di maggio 1563.

gliene avea significato in trattando. E fra l'altre cose gli scrisse, che 'l suo maggior vantaggio era stato l'ottima opinione, la qual aveva quel principe intorno alla mente, e alla persona del papa, sì che quanto faceva sua santità contro a ciò che sua maestà avrebbe riputato migliore, attribuivalo ad importunità e suggestione d'altrui.

Il giorno decimonono di maggio (1), nel cui seguente spirava il termine per doversi dinunziar quello della sessione, fu nuovamente e unanimamente prorogato questo termine fin al decimoquinto di giugno, dandosi opera opera fra tanto con ogni diligenza alle congregazioni publiche, ed a' consigli privati, per accordar le discordie, e produrre a luce il desiderato parto, il quale, al tempo allora prescritto per determinare il giorno del suo natale, sarebbe stato già maturo di nove mesi. Ma gli altri umani portati dependono da pochi corsi naturali d'una sfera: questi da un concorso libero di moltissime intelligenze.

(1) Atti di castello a' 19 di maggio 1563.

FINE DEL TOMO DECIMO

IMPRIMATVR

Fr. D. Buttaoni O. P. S. P. A. M.

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Ioseph Canali Patr. Constant. Vicesg.

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