Immagini della pagina
PDF
ePub

i prelati d'un concilio nominassero eresia ciò che non era. Se avessero considerato con quanta maturità procedevano i padri antichi avanti di percuotere il nome d'alcuno con quell'orribil parola, anathema, non l'avrebbono profferita sì leggiermente contra un vescovo onorato. Ma stranissimo avvenirgli poi, che per uno, dove eziandio fosse stato eretico, si volesse calunniare tutta una grande ed onorevol nazione. Onde si mise in animo di fare ai padri nella seguente adunanza un solenne ammonimento sopra così strabocchevole eccesso. Il che presentendo i Legati, coll'opera del Gualtieri per discreto e soave modo s'argomentarono di ritrarnelo, gelosi dell'autorità lor propria, alla quale solamente sembrava partener quest'ufficio.

Nè vollero essi mostrarsi trascurati di quell'errore: onde nella congregazione del giorno appresso (1) il Mantovano (2) disse: che dovendosi deputare il dì alla

(1) Lettera del cardinal Borromeo de' 3 di dicembre 1562.

(2) Le parole del Mantovano son registrate nel Diario a' 2 di dicembre 1562, e più ampiamente il tutto sta negli Atti di Castello.

futura sessione prima che trascorressero gli otto, secondo il decreto, proponea che ella si prenunziasse pel decimosettimo di dicembre: e che a fine d' accelerarne i preparamenti s' addoppierebbono le adunanze cotidiane (avea ciò richiesto il cardinal di Loreno (1), e valeva a smorzare la voce dell' affettata dilazione); che, se nondimeno per quella giornata non fossero in acconcio tutte le cose destinate nella sessione antecedente, e di poi proposte nelle congregazioni, almeno vi si stabilirebbe quel più che si potesse: ma che qualunque diligenza de' presidenti sarebbe vana, ove i padri non aiutassero da lor parte. Confortavagli però e pregavagli col sommo dell'efficacia ad osservare il consiglio dell' Ecclesiaste: in multitudine presbyterorum noli esse loquax: il che sarebbesi da lor fatto, se avessero posta cura in dire i pareri con brevità e con pace, tagliando le digressioni, non ripetendo le cose già considerate dagli altri, e trattando tutti con carità e con rispetto di colleghi, non con ira e con dispetto d'avver

(1) Lettera del Gualtieri al cardinal Borromeo de' 29 di novembre 1562.

sarii. Principalmente si guardassero dagli strepiti e dalle indegnità del passato giorno, altramente i Legati uscirebbono dal convento per non tollerare azioni sì sconce a presenza loro, ne' quali si rappresentava la persona del papa, oltre alla riverenza che si doveva a quella di due altri prestantissimi cardinali, degli ambasciadori mandati da molti grandissimi principi, e di tanti santissimi padri.

vano,

Il cardinal di Loreno, a cui apparteneva il dire avanti d'ogni altro, consenti alla proposta in tutte le parti. E per maniera di lodare gli ultimi detti del Mantosi fe luogo a riprendere con modestia e gravità il commesso tumulto, e massimamente coloro i quali aveano profferito contra il vescovo di Guadix: anathema: sia bruciato è eretico: le quali parole non esser degne che in quel convento fossero pronunziate sì di leggieri. E sopra ciò disse, non approvar già egli quello che pareva essersi dinunziato quasi a disciplina di somiglianti falli nei casi d'avvenire, cioè la partenza de'Legati dall'assemblea. Che questo sarebbe riuscito non a pena, anzi a premio de' più

ardimentosi : i quali se tanto osavano al cospetto de'Legati, in qual audacia trascorrerebbono disciolti da cotal freno? Volersi trovare più conveniente punizione di chi si poco venerava un auditorio sì venerando.

Le parole del Lorenese niente dispiacquero a'presidenti, come quelle che non gastigavan veruno in particolare, ed erano dette non quasi da chi s'arrogasse l'autorità di capo, ma da chi si conformasse al detto del capo. E più di cento padri confermaron il suo concetto. Ma il (1) Caselio, il qual vedeva che quella generale riprensione diveniva in gran parte sua propria, quando gli toccò la volta, non si tenne dall'intralciare alcune cose fuori del tema, e del senno, tal che dai Legati, e dal Visconti appresso al cardinal Borromeo ebber titolo d'impertinenti, come indirizzate contra il cardinal di Loreno ciò fu ch'egli aveva udito l'un de' Legati, e che ad essi, non ad altri, doveva, ubbidire: che se volevano gli Spa

(1) Lettere de' Legati, e del Visconti al cardinal Borromeo a' 3 di dicembre, ed altra de' Legati a' 6 di dicembre 1562.

gnuoli non esser toccati negli altrui detti, doveano essi non darne cagione col profferir eresie: che quanto avea pronunziato il giorno addietro sopra il discorso del Guadicese, era ben pronunziato, ed egli pronto a sostenerlo e nella congregazione, e fuori. Il qual parlare a tutti creò fastidio, operando che 'l Caselio più rimanesse aggravato nell'opinione universale dalla difesa, che dal fallo. Al Gualtieri nondimeno, che avea consigliato il Lorenese di non pigliar le parti odiose di correttore, parve (1) ch'egli avesse ecceduto alquanto si che, essendo la riprensioné amara per sua natura, e non volendo gli uomini in cotal ufficio spiacevole più superiori di quelli che impone loro la legge, riputò che ne avesse buon patto a non ascoltar quel dì parole di più acuta rampogna.

Nel destinare il giorno della futura sessione v'ebbe varietà di giudicii, parendo convenevole a (2) molti, il dare spazio più lungo, e chi divisandone uno, chi altro. Ma i più, che si numerarono

(1) Cifera del Gualtieri al cardinal Borromeo de' 3 di dicembre 1562.

(2) II Diario a' 2 di dicembre 1562.

« IndietroContinua »