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di far tali festeggiamenti in conciko, si fosse dovuto aspettare l'esempio suo: nè volersi lui muovere a ciò fin che del successo non gli venissero le dovute significazioni da Cesare, e dal figliuolo, e in un le domande del supplimento per molte cose di ragione e di fatto le quali mancavano al valor di quella elezione. Ma indi a tre giorni riconsigliossi (1), essendo giunto a lui come messaggier di Massimiliano Giovanni Manriquez, con dargli certa fidanza, che avrebbonsi da quel re tutti gli effetti d'un buono e cattolico principe: onde approvando l'azione de' presidenti, se già fatta, e consentendovi, se ancor sospesa, raccomandò loro il segreto della preceduta sua ripugnanza. Ma sopra questo negozio di Massimiliano ci converrà di tornar colla penna più d'una volta.

L'altra novella venuta a Trento in que' giorni, fu la morte d'Antonio di Borbone principe di Vandomo, e per le ragioni della consorte intitolato re di Navarra. Era egli stato fautore della parte ugonotta, come altrove dimostrammo. Di

(1) Lettera del cardinal Borromeo a’Legati ai 15 di dicembre 1562.

poi conoscendo, che ciò non solo nol conduceva alla sua sperata grandezza, ma gli impediva o la restituzione, o la ricompensazione dal re Filippo, incominciò a ritirarsi piampiano : sì veramente, che non volendo dispiacere alla moglie Giovanna più virile di lui, e al fratello Lodovico principe di Condè, minore d'anni, maggiore e peggiore di spiriti, facea riputarsi più tosto non sincero ugonotto che sincero cattolico. Onde ultimamente il re di Spagna avea negato (1) d'udire un messo d'Antonio, prima che non vedesse in Francia andare gli affari per miglior via: e coll' ambasciador franzese, nel chiedere questi da lui licenza, erasi doluto che'l re pupillo fosse attorniato da gente la qual volesse educarlo nella religione de' protestanti, e sconvolger sossopra il mondo: ed avea protestato, che ove non si pigliasse miglior ordine, v'avrebbe egli provveduto, intrigando prima coloro i quali tramavano d'intrigare altrui. Ma parve che il re Antonio, a poco a poco ricondotto

(1) Lettera dell'ambasciador di Francia in Vinezia all'ambasciador di Francia in Roma, a' 28 di novembre 1562.

verso il buono della sua propria natura pe'conforti del cardinal di Ferrara e d'altri signori cattolici, si fosse ito sempre più riponendo nel cuore l'amor della religione antica, dalla quale innanzi riputavasi più tosto allontanato coll' opere per ragioni di politici, che colla credenza per argomenti d'eretici. Tanto che nel fine era uscito in campo contra i ribelli ugonotti : e ferito d'archibuso in guerra sotto Roano, era morto dopo lunga infermità per ingiuria di quel fuoco ch'egli medesimo aveva acceso. Mancando Antonio, erano rimaste le ragioni della tutela reale al cardinal Carlo di Borbone suo fratello, uomo placido e pio, ma non grande, e più agevole ad esser retto, che abile a reggere. Onde in alcuni nacque opinione, che il cardinal di Loreno fosse per tornare (1) in Francia, sperando esposte alle sue mani le briglie del governo. Egli, come parente del morto principe, s'astenne (2) da una udienza poc'anzi chiesta a’Legati quel dì

(1) Lettera del Gualtieri al cardinal Borromeo a'6 di dicembre 1562.

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo ai 6, e a' 7 di dicembre 1562.

che giunse il corriere, e ricevette da essi il giorno vegnente gli ufficii di duolo. Ragionarono sopra le diligenze che potessero venir dal pontefice in salute del figliuolo eretico, fanciullo di sette in ott'anni e pessimamente allevato nella religione per ' opera della madre, e d'un maestro ugonotto. Ma il Lorenese dopo molto pensiero stimò, per quel tempo non doversi procedere a instanze particolari. Onde i Legati consigliarono il papa, che ne raccomandasse il provvedimento al cardinal di Ferrara, il quale, benchè prima si fosse apprestato al ritorno, credevasi nondimeno che per quest' accidente si fermerebbe, e potrebbe discerner quelle opportunità, le quali per esser ben vedute richieggono occhio non solo acuto, ma propinquo: essendo l'intendimento verso alcuni oggetti come il gusto verso i sapori, che, per quanto abbia di finezza, non gli conosce se non gli tocca.

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Un di avanti alle novelle della ricor data morte avea d'improviso (1) il cardi

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo dei 6 di dicembre, e del Foscarario al Morone de' 7 di dicembre 1562.

T. X.

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nal di Loreno esposta la sua sentenza, non aspettando d'avere intesi tutti quelli d'altre nazioni, com'erasi egli avanti proposto. Ciò che il mosse ad antivenire, fu l'esperienza ch'esso aveva quel verno di rimaner soprappreso a tempo a tempo da un catarro che'l facea roco e però quando si senti libero, non volle indugiare a porre in opera il ministerio della voce. Erasi da lui tutti que' giorni trattato dimesticamente col cardinal Seripando (1): e ciò per industria del Gualtieri: il quale, avendo notizia, che a questo Legato il Lorenese attribuiva molto più che a tutti gli altri nelle dottrine teologiche, si come nel resto dava la preminenza dell' affezione, e del rispetto al Mantovano, avea sperato che'l Seripando, traendol fuora di certi principii, e di certi argomenti imparati da lui nelle scuole, fosse di leggieri per guadagnarlo, come ben disposto di volere, e inferior di sapere. Maggiormente che l'intelletto di quel signore, per opinion d'alcuni, era più tosto bello che forte, chiaro nell'apprendere, facondo nell'espli

(1) Lettera del Gualtiero al cardinal Borromeo a' 3 di dicembre 1562.

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