Miscellanea, Volume 83

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1916
 

Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 62 - Fuor sei dell' erte vie, fuor sei dell" arte. Vedi là il sol che in fronte ti riluce ; Vedi l'erbetta, i fiori e gli arbuscelli, Che qui la terra sol da sé produce. Mentre che vegnan lieti gli occhi belli Che, lagrimando, a te venir mi fenno, Seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più, né mio cenno: Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, E fallo fora non fare a suo senno ; Per eh' io te sopra te corono e mitrio.
Pagina 68 - Io vidi già nel cominciar del giorno, la parte orientai tutta rosata, e l'altro ciel di bel sereno adorno; e la faccia del sol nascere ombrata, si che per temperanza di vapori, l'occhio la sostenea lunga fiata.
Pagina 31 - Con lieto volto, ond' io mi confortai, Mi mise dentro alle segrete cose. Quivi sospiri, pianti ed alti guai Risonavan per l'aer senza stelle, Perch' io al cominciar ne lagrimai. Diverse lingue, orribili favelle, Parole di dolore, accenti d'ira, Voci alte e fioche, e suon di man con elle, Facevano un tumulto, il qual s' aggira Sempre in quell' aria senza tempo tinta, Come la rena quando a turbo spira.
Pagina 70 - Io vidi una di lor trarresi avante Per abbracciarmi con sì grande affetto, Che mosse me a far lo simigliante.
Pagina 106 - Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore.
Pagina 162 - Poi appresso convien che questa caggia Infra tre Soli, e che l'altra sormonti Con la forza di tal che testé piaggia.
Pagina 51 - Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto: che della nova terra un turbo nacque e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fé girar con tutte l'acque: alla quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com'altrui piacque, infin che '1 mar fu sopra noi richiuso...
Pagina 42 - M' ha dato il ben, ch' io stesso nol m' invidi. Quante il villan, ch' al poggio si riposa, Nel tempo che colui che il mondo schiara La faccia sua a noi tien meno ascosa, Come la mosca cede alla zenzara, Vede lucciole giù per la vallea, Forse colà dove vendemmia ed ara : Di tante fiamme tutta risplendea L' ottava bolgia, si com' io m' accorsi, Tosto ch' io fui là 've il fondo parea.
Pagina 58 - Che di fuoco d' amor par sempre ardente, Giovane e bella in sogno mi parca Donna vedere andar per una landa Cogliendo fiori, e, cantando, dicea: Sappia, qualunque il mio nome dimanda, Ch'io mi son Lia, e vo movendo intorno Le belle mani a farmi una ghirlanda. Per piacermi allo specchio qui m' adorno; Ma mia suora Rachel mai non si smaga Dal suo miraglio, e siede tutto giorno.
Pagina 14 - Tesoro ha forza, più che affctch'io trovai lì, si fé' prima corrusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi rispuose : « Coscienza fusca o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov'è la rogna. Che se la voce tua sarà molesta nel primo gusto, vital nutrimento lascerà poi, quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote;...

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