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bano, salvo piccole varianti circa la qualità del Libro e il suo numero d'ordine, questa iscrizione in fondo al codice: « Istud Graduale est Congregationis Sancte Justine, Ordinis Santi Benedicti de Observantia, deputatum Monasterio Sancti Joanes de Parma. Signatum numero 19 » (1). Tali codici giunsero a Parma già scritti, tanto in nero quanto in rubrica, mancavano invece le lettere domenicali e le grandi iniziali storiate che furono aggiunte mano a mano da miniatori pagati a parte dal monastero, o lavoranti per la bottega di Damiano da Moile (2). Infatti il Graduale già citato A, n. 8, sebbene vi si legga: «Iste liber est monachorum congregationis sancte Justine.... deputatus Monasterio sancti Johannis Evangeliste de Parma, signatus numero 24 porta, a car. 98 v. la data: « M°.CCCCLXXX VIo.DIE XIIII M. » e a cart. 120 r, della stessa mano, entro la lettera fiorita, la firma : « DAMIANVS MOILVS PARMENSIS ». Che questi avesse dei collaboratori risulta dai documenti del convento di S. Giovanni Ev.

»

(1) Graduale, segnato: E, n. 10, a cart. 201 v. Le due scritte similari si trovano nell'altro Graduale A. n. 8, e nell'Antifonario M, n. 5. Riportiamo la prima in questa stessa pagina, l'altra a pag. 24, trattando del Codice M, n. 5.

(2) Avanti di procedere, crediamo utile di richiamare la memoria del lettore sul fatto che nel secolo XV erano, generalmente, cose ben diverse e divise la scrittura e le miniature d'un codice. Offriamo qualche documento inedito in prova, e che illustra come andassero le cose in quei tempi tra il copista, amanuense, o « scriptor» e il miniatore. Dalla Vacchetta già citata dell'Oddi, apprendiamo che il: «messale della Mirandola » venne scritto da Opizio Zanati e miniato da : « francesco bochalario ». Gian Bernardo da Cornazzano fu a' suoi giorni un bravo miniatore in Parma, intermedio tra il vecchio Francesco da Moile, certamente gotico, e la nuova generazione di Damiano ormai pervasa dal Rinascimento in fiore. Il giorno 18 luglio del 1464 il solito canonico Oddi notava a cart. 130 del suo manoscritto Liber expensarum : « M° Zambernardo che minia li libri de havere per la miniatura de quinterni XXI del me Salterio da la notte a lui consignati per Iacomo de Casola mio chericho adi 18 de luijo 1464 et scripto per Don Bernardo Salado, zoe per litere venti de penelo cum figure a soldi 8 per zascuna ponendo la prima.... per dui litere L. iij s. d. Item per litere CXj de capi di psalmi de penello [ma senza figure] a s. j. d. VI L. VIlj s. Vj d. ». Inoltre il 12 di novembre del 1466 il calligrafo Gregorio Fastasi conviene con Giambernardo di : « scribere unum Missalem continuum secundum ordinem Curie Romane in membranis et continuare litteram ipsius missalis secundum et prout incepit in primo quinterno iam per ipsius finito.... et ipsum missale expletum dare ipsi Magistro Johanni Bernardo per totum mensem Junij proxime futuri ». D'altra parte il da Cornazzano prometteva di pagargli venti soldi imperiali per ogni quinterno: « .... scripto ad formam littere primi quinterni iam scripti ». L'atto venne steso nella cattedrale di Parma presso l'altare della Annunciata dal notaio vescovile Mastagi e si conserva nell'Archivio notarile della città. Tutto ciò è più che sufficiente per dimostrare quali fossero gli usi anche a Parma.

Se osserveremo con cura i Corali di S. Giovanni troveremo la conferma di fatto a quanto abbiamo documentato. Vedremo spesso che l'oro, o i colori, si sovrappongono qua e là a parti di lettere in nero. Ad esempio nell'Antifonario M, n. 5 a cart. 38 r., nella Nascita della Vergine la lettera gotica A ebbe il paraffo inferiore ricoperto in parte. E nell'Assunzione traspariscono in alto, a sinistra, nella voluta colorita, le tracce della rigatura anteriore. Nel Salterio, lettera O, n. 7, a cart. 25 r, la lettera J gotica ha la sua parte superiore coperta dal riquadro orizzontale entro cui è il medaglioncino di S. Agnese. Nell'altro Salterio, lettera I, n. 1, a cart. 204, nella miniatura: Frati che cantano ecc. il paraffo inferiore della lettera I venne cancellato per farvi passare il ramo decorativo superiore. Potremmo moltiplicare gli esempi.

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N. 10, Lettera E- Graduale cart. 77 r: La Nascita della Vergine.

Opera del «< Valente Miniatare gotico ». A. 1480 c.

da noi studiati con vigile cura (1). Infatti mentre egli viene pagato nel 1481, 14 d'ottobre: « per imminiatura del psalterio » troviamo che il 19 agosto di quell'anno il miniatore Francino da Moile aveva ricevuto lire otto imperiali: << per la imminiatura de una lettera grande per lo psalterio (2). Vedremo inoltre che per un'altra lettera grande v'interviene un altro miniatore, anonimo finora. Cosí dicasi più tardi pel Graduale e due Antifonari. Per questi ultimi, sotto l'anno 1496, Damiano doveva avere lire 87 e soldi 17. Però fin dal 1492 le lettere grandi: «fatte a figure erano state compiute da Michele da Genova, valente ed ignoto fino ad oggi (3), il quale aveva finito poco prima anche gli : « Jmini afigurati delo stesso graduale » (4). Damiano era pure assistito da legatori ed amanuensi. Difatto nel Libro già A, oggi n. 301, a cart. 362 trovammo la seguente annotazione (5) la quale ci rivela, insieme al nome di un calligrafo sinora sconosciuto, che Damiano teneva nella sua officina, o alle sue dipendenze, non soltanto dei miniatori di figura, quale Michele da Genova, ma ben anche amanuensi per vergare i codici. Ciò premesso, affinché non si continuasse a perseverare nella erronea credenza campanilistica che Damiano sia stato un grande miniatore, possiamo procedere al raggruppamento dei Corali ed al loro esame che per ragioni di spazio, dovrà essere alquanto sommario. Vi hanno libri ancora di carattere gotico (6) ed altri di stile rinascimento (7). Questi ultimi sono,

(1) Volume già E, oggi n. 303 della Bibliot. Palat. Anni dal 1492 al 1497 a cart. 30 v. e 31 r, per Michele da Genova. Nel Libro già D, ora n. 309. Bibl. Pal. a cart 118 r, 124 r., 151 r, 155 r, 160 v, 161 v, ecc. Nel Libro già A, oggi n. 301, Bibl. Palat. a cart. 362 ecc.

(2) Libro già A, oggi n. 301, cart. 363, nel dare. Anno 1481; agosto 19. Si vedano i documenti su Francino da Moile.

(3) Libro E, n. 303, già cit. a cart. 30 v. e 31 r. A cart 158: « mro Michael.... de havere per Iminij sive lettere 13. fati a figure | per li antifonarij del tempo del mon.rio a ducati doi doro per cadauna, ha fate ne lano stesso ducati 26. d'oro L. CXVIj ».

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(4) « mro Michaelo.... adi · 24 de febbr. [1492] per principij et | de Jminii afigurati fati al graduale sia del mon.rio... a ducati .2. doro per lettera... L. LXXXXVIIIj ». Segue un altro pagamento: « Item adi 11. de zugno per due lettere de Jmini afigurati de lo stesso graduale.... L. XVIj ».

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(5) « Anto. de hannelis scriptor de dare adi | 5 | ağli a formento in monte | dato a luy per don Joane stara | 4 | a s. 18 p parte de la scriptura de uno breviario scripse adon Jacomo videlicet per certi quinterni L. 3. s. 12. d. ». E di contro: «< Anto. contrascripto de haver adi · 5. apli 1481.... per certi quinterni de uno breviario de dō Jacomo da Parma... L. 3. s. 12. d. ». Ma nel Libro segnato C, oggi n. 302 della Bibl. Palat., a cart. 48 nell'avere, noi troviamo nella partita di Damiano: « Item de havé puno breviario di don Jacomo da parma imminiato tratezato e ligato.... L. 16... ». Se Antonio Anelli aveva scritto quel breviario, chissà mai chi lo avrà miniato! Tratezato» quasi sicuramente il Da Moile, se almeno possiamo giudicare dalle lettere firmate e datate da quest'ultimo, che citammo e che sono appunto a tratti di penna. La bottega di Damiano era dunque una vera e propria azienda per: « libri iminiadi » nei quali la parte personale del padrone era limitata e di valore appena mediocre.

(6) Sono i codici : A n. 8; B, n. 11 (*); E, n. 10; F, n. 9; e I, n. 1 in una sola lettera a cart. 204 r. (*). Osserviamo più avanti che questi codici sono gotici nei fregi ornamentali e nell'ossatura delle grandi iniziali, ma che spettano al rinascimento parmigiano per le scene figurate entro le iniziali stesse. Si veda alle pagg. 18, 24, 25, 27.

(7) Sono i codici : I, n. í per due lettere alle carte 2, v. e 28 r.; L, n. 2; M, n. 5; P, n. 4; Q, n. 6.

per lo piú, meno importanti degli altri. Vi è poi un Salterio (1), puramente calligrafico e tardo d'età, scritto, almeno nelle lettere tratteggiate, nell'anno 1542 da Angelo da Moile e vi abbiamo già accennato. Esso sta a sé, com'è naturale. Abbiamo quindi tre gruppi di codici in tutto: il gotico con cinque codici; del rinascimento con altrettanti; il terzo con un solo codice tardivo e di scarso valore, specialmente nel corsivo gotico, pesante ed affastellato, È invece preziosis

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simo il Graduale gotico E, n. 10, ricco di quindici magnifiche lettere iniziali contenenti altrettante storie dalle figure alquanto tozze di proporzioni e tonde di modellato, ma condotte con grande finezza di pennello e ricca

(1) Segnato: N, n. 3. Si veda alle pagg. 10, 22 e 23.

vivacità di colorito (1). Nella Festa di tutti i santi, piatta, al solito, nel monotono colore rosato dei volti, si ammirano nel fondo delle testine bene variate nei tipi e assai gentili di linea e d'espressione. La Nascita della Vergine ci offre gustose scenette di genere, d'ottimo colore e grande verità. È uno spiraglio aperto nella vita familiare di quel secolo (2). Invece la Morte della Vergine, tradizionale nella scena, è piatta ed uniforme nei tipi e nell'esecuzione molle delle carni, ma deve lodarsi il colore; inoltre la lettera che contiene la storia è splendida, non troviamo altra parola. La mezza figura di Giovanni Battista, quantunque povera d'ispirazione e di forme, è vivacissima di colorito e nitida di fattura (3). Sontuosa per dorature e splendore di colori ci sembra la miniatura che rappresenta S. Benedetto benedicente i suoi frati (4). Altrettanto può dirsi della Purificazione della Vergine, dov'è magnifica la fattura della iniziale e di qualche altra scena che non citiamo per amore di brevità. Anche le lettere domenicali a colori su fondo d'oro sono eseguite in modo perfetto, salvo qualcuna un poco trasandata e che ricorda il fare superficiale di Francino da Moile; però, come le grandi iniziali, non spettano a Damiano e hanno forse poco a vedere con la scuola parmigiana, quantunque eseguite a Parma. Lo stesso miniatore gotico di E, compí il bell'Antifonario F, n. 9; il Salterio, ma non l'unito Antifonario dei santi, segnato O, n. 7, e, come notammo, una lettera storiata (5) nel Sallerio I, n. 1. Ritroviamo quindi in questi codici le stesse stoffe con ricami d'oro, l'uguale finezza molle d'esecuzione, il medesimo colore rosato nelle carni, la vivacità cromatica nei panni. Il Salterio I è prezioso perché se non rivela il nome dell'ignoto miniatore gotico che lavorò tanto pel monastero, ci permette di fissare con precisione quando l'artista operava intorno a quel codice. Le altre due lettere storiate del Salterio vennero compiute da Francino da Moile e, lo sappiamo, una di esse, la maggiore, gli venne pagata nel 1481. Ne segue che pur la terza lettera, su per giú, deve rimontare a quell'anno, non ignorandosi che spesso si consegnavano quinterni dello stesso volume a diversi miniatori contemporaneamente. E poiché « il psalterio » è il primo libro miniato di cui serbino memomoria i Libri di conti del Monastero, pensiamo che l'esecuzione delle storie nei codici E, F, sia successiva. Ciò non significa peraltro che il Salterio I sia il codice piú antico tra i Corali di S. Giovanni Ev. I codici piú antichi dovettero essere necessariamente quelli mandati da Padova. Tuttavia i tre che ancora avanzano, pur essendo i più antichi in ordine d'arrivo al monastero, non lo sono poi tutti relativamente all'arte perché vennero completati con miniature a Parma in tempi differenti.

(1) L'espressione « Graduale gotico» va intesa con discrezione. Ad esempio nella miniatura a cart. 8 v., che rappresenta S. Giovanni E., tutto è gotico, dal piede dell'Evangelista · ai capitelli, al fregio vegetale a sinistra. Ma nei triangoli mistilinei sopra il grande arco, abbiamo due medaglioni in finto bassorilievo dedotti da medaglie romane, o piuttosto dai medaglioni allora in gran voga nei portali signorili del Rinascimento. Cosí dicasi delle fusaiuole sull'alto del cornicione, di carattere classicheggiante. Abbiamo dunque, pur in questo miniatore gotico, una leggera infiltrazione di nuove forme.

(2) Riprodotta a pag. 13.

(3) Riprodotta a pag. 11.

(4) Riprodotta a pag. 9.

(5) È la T di Te, a cart. 204 r. Rappresenta dei Frati benedettini mentre cantano salmi. Riprodotta a pag. 7.

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