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Ancora gotico nelle iniziali, ma più squadrato e fermo nelle pieghe, nelle teste ed altre estremità è il miniatore che condusse il codice B, n. 11, illuminato qua e là da sottili strali d'oro sulle pieghe; di stile, alle volte, padovano-mantegnesco, e con figurine gentili e naturalistiche quali, ad esempio, nella scena del Corpus Domini. Ma in lui la gentilezza non esclude il vigore. Si vedano la magnifica Resurrezione e l'Ascensione, forte di colore questa e bene squadrata. Tutto assomiglia nelle lettere e nelle storie al Graduale A, n. 8. A. 1486?

Due altri codici possono considerarsi di transizione, o di trapasso, dallo stile gotico a quello del rinascimento. Sono il Salterio I, già citato, del 1481, e il Graduale A, n. 8, del 1486. Nel primo abbiamo anzi l'intervento di due mani: quella già lodata del valente miniatore gotico e l'altra di Francino da Moile (1), tecnico più debole e meno accurato; scadente anzi in certi medaglioncini e nelle volute ornamentali, ma di già influenzata da un soffio di rinascenza emiliana specialmente nella pagina intera a cart. 2 v. Nel Graduale A le lettere iniziali sono ancora gotiche come struttura e forma totale, ma l'intaglio dei fogliami che le vestono comincia a volgersi verso i tempi nuovi. Le storie poi, incluse in tali lettere, sono del tutto corrispondenti nello stile e nel fare al tempo in cui vennero dipinte a Parma (1486). Esse sono ben prossime alla maniera dello Zarotti e del Caselli, ma con caratteri mantegneschi alquanto piú accentuati nelle rocce, e nei putti che cantano. Le tre figurazioni del codice sono tutte degne di lode, e in modo particolare la Nascita di Gesù alla quale è sottoposto l'Annuncio ai Pastori (2). Scene ben composte e bene eseguite, e d'una grande verità. Non spettano a Michele da Genova, bensí ad un miniator parmigiano, buon disegnatore, educato forse a Padova, o a Mantova, che deduce, nei pastori, dagli abbigliamenti contemporanei, traendone ottimo effetto, sia pure in urto con la verità storica. Queste scene sono tutte avvivate da fondi naturali ove abbondano le rocce nella forma schematica prediletta dai mantegneschi. Le lettere tratteggiate si devono a Damiano, il quale, come dicemmo, firmò e datò il codice, ed hanno pretto carattere cinquecentesco nei pochi ornati a penna intorno ai riquadri. L'esecuzione è appena mediocre.

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I codici rimanenti spettano interi allo stile nuovo. Perché firmato anch'esso da Damiano credo di dover parlare subito dell'Antifonario L, n. 2, sebbene sia prettamente diverso dal Graduale nello stile delle lettere e delle figure, quantunque eseguito soltanto sei anni dopo all' incirca. Questo fatto dimostra ancora meglio che Damiano, piú che miniatore esercente, fedele alla propria maniera, era un impresario che si giovava d'aiuti molteplici i quali improntavano i codici di caratteri personali. Le grandi lettere, o iniziali storiate, monotone per uniformità di composizione, constano per lo più di due elementi: destro e sinistro, uniti insieme in alto e in basso da un bossolo tornito dal quale escono dei fogliami in direzioni opposte. Abbondano gli intrecci di fettucce, i vasi, i cornucopia, i nastri complicati. Lettere e scene spettano a Michele da Genova il quale

(1) Nelle lettere B e D alle cart. 2 v e 28 r. Riprodotte alle pagg. 3 e 5.
(2) Riprodotta a pag. 25.

colorò ottimamente Gesú che scaccia i profanatori dal tempio, eseguí con delicata fattura e fine intonazione il Cristo risorto (1), lumeggiò tutta d'oro l'Ascensione, e curò con amore le testine della Pentecoste. Meno felice è la Comunione dei frati. Considerato nell' insieme di questo e di altri codici, anche Michele da Genova può tenersi per mantegnesco, sia per gli elementi decorativi che predilige ed impiega, sia per la forma specifica delle pieghe angolose; per certi toni gialli

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Ummaculat in ua:qui ambu lant in lege domum

can qui fcrutantur teftimonia ci i toto coroc cxquiunt cus

N. 7, Lettera O Salterio cart. 5r: S. Benedetto e i santi Mauro e Placido.
Opera del Valente Miniatore gotico A. 1480-85 c. Si veda alle pagg. 16 e 26.

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alquanto crudi, per qualche membro architettonico, per l'impiego di soffitti piani, di colonne a balaustro ecc. Si debbono al medesimo artista tutte le figurazioni dei codici M. P. Q. Può rimanere qualche dubbio soltanto su d'un paio di storie, ad esempio sulla Natività di Maria nell'Antifonario M a cart. 38 e piú sull'Annunciazione nell' Antifonario P. a cart. 1. r. Per chi desiderasse prova tan

(1) Riprodotto a pag. 27.

gibile della devozione di Michele da Genova pel Mantegna, indicheremo la Circoncisione a cart. 39 v. dell'Antifonario P (1), derivata letteralmente dalla scena simile dipinta dal grande maestro e che si ammira in Firenze nella Galleria degli Uffizî.

Ricapitolando: i codici più belli e costosi sarebbero: il Graduale E, n. 10; il bell'Antifonario F, n. 9; il Graduale A, n. 8, il Graduale B, n. 11, e il Salterio O, n. 7. Seguono, lodevoli anch'essi, ma in ordine minore di merito: l'Antifonario L, n. 2; il Salterio I, n. 1; l'altro Antifonario P, n. 4; un terzo Antifonario Q, n. 6, e un quarto M, n. 5. Il meno importante è l'Antifonario calligrafico N, n. 3, tratteggiato e colorito da Angelo da Moile.

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L'arte dei Da Moile è semplice, senza complessità di sorta, senza voli e senza aspirazioni ad originalità. Francino concepisce abbastanza bene la scena e i suoi rapporti con la figura che anima di qualche luce il paesaggio manierato circostante. Ma egli ignora, pur disegnando passabilmente, le leggi del chiaroscuro, la forza e precisione di piani del modellato, perciò risulta piatto nell' insieme e senza rilievo nei particolari; tuttavia le proporzioni di re Davide sono buone, e la sua persona non manca d'una certa nobiltà. Di Damiano non ci è possibile indicare almeno un saggio di miniatura figurativa, o di lettere domenicali a colori su fondo d'oro, ma, ripetiamo, il suo intervento nelle lettere fiorite a tratti è innegabile nei codici A ed L, e probabilissimo in tutti gli altri libri, escluso il Salterio N, n. 3. Nei documenti di S. Giovanni è detto spesso: « Imminiatore di libri e anche: « nostro miniatore » e gli si pagano di frequente: « Imminiature de penna e pennello » e: « de certi libri da choro et altri libri per la libraria missi a oro a pennello et in altri diversi modi» cioè tratteggiati (a. 1492, fino « adì. 14. de nõmbre »). Ma noi sappiamo che quei « libri da choro » erano stati figurati fino: «adi 21 jullij » e << ne lano stesso » 1492, da Michele da Genova pel quale si usa sempre la espressione: « per Iminii afigurati» che non troviamo mai per Damiano a cui, invece, il 19 d'aprile del 1490 s'erano pagate migliaia di « paragrafi ». Quel documento, che riportiamo letteralmente a suo luogo, è importantissimo poiché mostra come Damiano, piuttosto che vero miniatore debba considerarsi un abile ed infaticato calligrafo aiutato da « compagni » quali l'Antonio Anelli. Non escludiamo con questo che Damiano apprendesse in gioventú a miniar di figura dal padre, che lo lasciò presto, o da Giambernardo da Cornazzano, o da altri; contestiamo soltanto che colorisse lettere storiate nei Corali di S. Giovanni Ev. Il suo tipo di lettere fiorite, tutto emiliano, non ebbe seguito se non in Angelo da Moile, (a. 1542), dopo del quale si perde ogni traccia d'influenza dei Da Moile nei codici parmigiani venuti a

nostra conoscenza.

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Rimane da aggiungere qualche parola sullo stato di conservazione dei Corali, seguendo il loro ordine numerico, e da offrire al lettore un elenco som

(1) Riprodotta a pag. 26.

mario di tutte le miniature, lettere domenicali e tratteggiate ch'essi contengono, con la conclusione :

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N. 1, Lettera I. Salterio. - La conservazione generale è mediocre, salvo nella terza miniatura, guasta a destra. Il codice, oltre le grandi iniziali figurate, presenta quarantuna lettere domenicali a colori su fondo d'oro, tutte di rara bellezza per intensità di colorito e nitida esecuzione; e centosessantaquattro grandi iniziali fiorite e di colori alternati rosso e azzurro, senza tener conto d'un gran numero di lettere fiorite di piccola dimensione. Le tre storie miniate rappresentano: Davide in piedi che si rivolge a Dio in gloria. Contorna la pagina un fregio a colori e oro con sei tondini, ognuno con entro una mezza figurina di santo o di santa. Carta 2 v. Davide seduto; della stessa mano di Francino da Moile, a cart. 28 r. Frati che cantano salmi in convento; nel fondo un poco di paesaggio, a cart. 204 r. (1). Del valente miniatore gotico già ricordato. - Lettera gotica con abbondanti notazioni musicali ecclesiastiche, anno 1481. Codice membranaceo di carte 226 di mm. 568 di altezza per mm. 426 di larghezza. Legatura in legno ricoperto di cuoio con borchie e guarnizioni in ottone.

N. 2, Lettera L. Antifonario.

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Conservazione ottima in tutto il volume, salvo nelle miniature prima e quinta. Contiene sei grandi lettere capitali istoriate. Esse rappresentano: La cattura di Gesù, a cart. 1a r. Ritoccata. Gesù caccia i profanatori dal tempio, a cart. 9 r. - Cristo risorto, a cart. 42 v. (2). L'Ascensione, a cart. 51 r. La Pentecoste, a cart. 57 v. Comunione largita a diversi monaci; in alto, entro un timpano triangolare, il busto di Gesù in gloria fra due gruppi di testine d'angeli, a cart, 74 v. Si contano inoltre nel Codice venticinque lettere domenicali a colori su fondo d'oro e duecento iniziali fiorite di colore rosso e azzurro avvicendati. Nella iniziale fiorita N, a cart. 1207 è la scritta: DAMIAN | VS MOILVS · Lettera gotica con notazioni musicali ecclesiastiche. Codice membranaceo di carte 122, di mm. 582 di altezza, per mm. 425 di larghezza. Legatura, al solito, in legno ricoperto di cuoio oggi esistente solo in parte, e difeso da borchie ed ornamenti in ottone.

N. 3, Lettera N. Salterio semplicemente calligrafico. Conservazione mediocre. Non contiene lettere grandi istoriate, ma soltanto quindici iniziali domenicali miniate a colori su fondo d'oro; centoventi iniziali fiorite a colori rosso ed azzurro e un gran numero di piccole iniziali in quei due colori. Ricordammo già le scritte a cart. 12 v, e 74 v, rispettivamente, nelle iniziali fiorite Qed M: « M.D. XXXXII · DIE · XI · APRILS » e: « ANGELVS · M・ » (3).

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Scritto in lettera gotica di brutta forma, e con notazioni musicali ecclesiastiche. Codice membranaceo di cart. 104 di mm. 585 di altezza, per mm. 425 di larghezza. Legatura di due assicelle coperte di cuoio con guarnizioni e borchie in ottone.

N. 4, Lettera P. Antifonario. - Stato di conservazione cattivo, più per colpa degli

(1) Miniature riprodotte alle pagg. 3, 5, 7.

(2) Riprodotto a pag. 27.

(3) Riprodotte a pagg. 22 e 23.

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