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Suo figlio Damiano si occupò di molte cose contemporaneamente: fu boccalaio, cartolaio, libraio, legatore, calligrafo e, per una volta tanto, anche coeditore. Il mestiere di boccalaio era tradizionale nella famiglia; l'arte del minio, o, piuttosto, del calligrafo-miniatore dovette apprenderla anch'essa dal padre. Os

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servammo che Damiano nacque certamente dopo l'11 d'agosto del 1439 non essendo ricordato nel rogito steso in quel giorno, e in cui Francesco da Moile rappresentava i suoi figli pupilli: Nicolò e Giovanni Stefano. Le memorie di Damiano vanno finora dal 23 di luglio del 1457 al 6 di dicembre del 1500 (1).

(1) Rimandiamo il lettore a quanto osservammo un po' più sopra e ai documenti su Damiano. A proposito della morte probabile di Damiano nell'anno 1500 conviene correggere un grave errore che, originato dal padre Baistrocchi e ripetuto dall'Affò e dal Pezzana, è, ormai, entrato come verità indiscussa nel dominio della storia locale. Nel Ms. n. 1106 della Biblioteca

Le sue condizioni economiche, assai modeste in origine, dovettero migliorare in progresso di tempo, e per quanto in un documento comunale del 21 gennaio 1476 venga indicato cosí : « cum sit pauper » (1) non è meno vero che sei giorni prima aveva prestato 150 lire imperiali. Il 24 luglio del 1481 la seconda moglie (2) gli consegna 300 lire imperiali a conto della propria dote; e il resto, in altre lire 500, il giorno 23 di febbraio del 1482. Pietra di Bartolomeo Aversi, terza moglie, appare, finora, per la prima volta il 20 giugno del 1498. È soltanto dal 1478 in poi che Damiano si trova ricordato numerosissime volte nei Libri di S. Giovanni Ev. Prima come cartolaio, poco dopo quale miniatore e fornitore di libri miniati al convento. Della limitata abilità tecnica di Damiano parleremo in seguito.

Altro artefice apprezzato nel campo ristretto e modesto della sua attività, dovette essere Giovan Battista, che s'identifica, con tutta probabilità, con: «Zuan dalle cornixe » maestro valente e specialista in materia (fior. 1489-1503). Oggi possiamo giudicarlo soltanto come esecutore, perché in S. Giovanni Ev., su probabile disegno di Bernardino Zaccagni, eseguiva quel cornicione di profilo incerto e trito che corre sull'alto del muro esterno della nave centrale. Forse è sua la bella cornice esterna, alla base delle cappelle verso il cimitero, tanto diversa dal modo di profilare dello Zaccagni. Il puro cornicione al primo piano dell'Ospedale, verso l'orto, eseguito magnificamente da Zuane, si deve, pel disegno a Gianantonio da Erba. Almeno si ritiene cosí dai piú.

Palat. di Parma il p. Baistrocchi a cart. 4 v. fermava questi appunti: « 1500, 17 febbraio. Gianantonio da reggio aveva dipinto il Refettorio grande ed ebbe per mercede dell'ancona la tomba a posta.... Mori dell'anno 1500 e lasciò Francino Boccalaro tuttore del figlio Girolamo. A. 164 ». Si tratta dunque, senza alcun fallo del figlio di Gianantonio da Reggio. Ma nel Ms. del Museo di Parma, scrisse invece a cart. 29 : « Damiano da Moile.... mori l'anno 1500 e lasciò erede un suo figlio per nome Girolamo che restò sotto la tutela del zio Francesco Moyle che come tale riceve dal Monas.o un residuo di lavoro che a Damiano si dovea ». Rettificammo già a pag. 3 nota 1, ché Francino non poteva essere fratello di Damiano nascendo questi da Francesco, mentre Francino usciva da Antonio, e non era zio del figlio di Damiano, il quale figlio non si chiamava precisamente: Girolamo soltanto, ma : Giovan Battista Geronimo. E perché Gianantonio da Reggio dipinse davvero l'ancona del refettorio ed ebbe la concessione della tomba, crediamo di riferire al figlio di lui la tutela di Francino. Che il padre Baistrocchi non avesse notizie positive sui Da Moile e mancasse di senso critico e di informazioni storiche necessarie risulterà chiaro dal seguente suo appunto col quale regalò a Francino un fratello inesistente: « 1489, Fiorino della Balla, D. cart, 73, fratello di Francino da Moili Boccalaro » (Ms. già cit., n. 1106, cart. 1a), mentre si tratta di « un fiorino de la balla » consegnato nelle mani di Francino da « cristoforo fameglio di stalla del monastero » !

(1) Si veda alla data, fra i documenti su Damiano.

(2) La prima moglie si chiamava « Polissena f. q. Antonio Zampironi. ». Si veda l'albero genealogico.

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N. 1o, Lettera E Graduale cart. 35 r: S. Benedetto benedisce i suoi frati inginocchiati.

Opera del « Valente Miniatore gotico ». A. 1480 c.

La Bibliofilia, anno XX, dispensa 1-2a

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Anche Francino da Moile dovette godere buona considerazione. Le sue memorie vanno dal 1481 al 21 febbraio del 1523. Sappiamo ch'era già morto il 2 di marzo del 1525. Si vedano, in proposito, i documenti. Fra questi cercheremmo invano una notizia che ci illuminasse intorno all' attività artistica di Francino. Suppliscono in qualche modo, ma non a sufficienza, i ricordi che abbiamo estratto e riportato dai Libri di conti di S. Giovanni Ev. che però si limitano agli anni 1481-1497. In essi troviamo pagamenti per trecento braccia di cornice nel 1486, mentre il 19 agosto del 1481 Francino aveva avuto lire otto imperiali: «p la miniatura de una lettera grande p lo psalterio ». Queste due documentazioni sono però bastanti per dimostrare che Francino serví il monastero non solo da boccalaro (1), ma da corniciaio in terra cotta e da miniatore. Esaminiamo più oltre quanto egli valesse in quest'ultima professione.

Discreto calligrafo disegnativo fu Angelo da Moile, ma nulla piú, quantunque nelle lettere fiorite con soli tratti di penna debba ritenersi alquanto piú fermo nelle linee e piú accurato di Damiano del quale però fu certamente o allievo, o imitatore pedissequo. Per rimanerne persuasi basterà confrontare le due lettere firmate e quella datata da Damiano con le due di Angelo da Moile, l'una con la data e l'altra firmata (2). In tutto il carattere corsivo-gotico del codice Angelo dimostra una grande decadenza nella forma, nelle dimensioni e nelle spaziature, a paragone dei corali precedenti.

Ammesso pure, in semplice via d'ipotesi, che Damiano da Parma, o Damiano II, spetti davvero ai Da Moile, questa famiglia non farebbe in tal caso un grande acquisto. Sappiamo già quanto scrisse di lui il Frati e quanto dovessero essere pedestri i lavori condotti nei Corali di S. Petronio a Bologna. Esaurita cosí, in via sommaria, la parte informativa sui varî artefici Da Moile, che però completiamo a parte con gli alberi genealogici e con le note personali, possiamo volgerci ad altre indagini. Qual'è il carattere dell'arte dei migliori Da Moile? Di dove l'hanno dedotta? Ebbe qualche seguito, o piuttosto si spense oscuramente in Angelo, se non in Damiano sacerdote? Furono tutti, meno Francino, invece che veri miniatori, semplici calligrafi piú o meno abili? Avanti di rispondere conviene esaminare gli undici Corali esistenti tuttora in S. Giovanni Ev. (3).

(1) Tutti gli altri documenti si riferiscono a somministrazioni di lavori da boccalaio in terracotta fatte da Francino al monastero.

(2) Date alle pagg. 15, 22 e 23.

(3) Cosi divisi: Graduali 3; Antifonarî 4; Salteri 4, uno dei quali comprende da tempo anche l'Antifonario dei Santi.

La Congregazione di S. Giustina in Padova dovette guardare con amore tutto speciale alla nuova consorella che veniva a sottoporsi all'osservanza (1). Tra i Corali più antichi di S. Giovanni Ev. ne troviamo ancora tre (2) che ser

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(1) La riunione avvenne il 17 luglio del 1477 per lettera apostolica di papa Sisto IV: << cum reservatione tituli ac dignitatis abbatialis ad favorem D. Ugolini de Rubeis » che fino ad allora n'era stato l'abate commendatario. Dello stesso giorno è anche l'altra lettera papale che riservava ad Ugolino la pensione annua di 500 ducati d'oro sulle rendite del monastero. Ugolino si dimise e rinunciò alla pensione nel 1483.

(2) Diciamo: «< ancora » perché mancano, al minimo, i volumi già segnati con le lettere : C, D, G, H; senza contare che potevano esservene altri dopo la lettera Q, oggi ultima della serie. Ci limitiamo a rilevare che l'Antifonario, segnato oggi col n. 5 e la lettera M, porta da Padova il numero d'ordine XXVIIII. Si veda più oltre a pag. 24.

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