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ansando a guisa d'uom lasso, sedersi. Dove come alquanto ebbero riguardato, dissero: Che è questo, Calandrino? vuoi tu murare, che noi veggiamo qui tante pietre? Et oltre a questo soggiunsero: E monna Tessa che ha? e'par che tu l'abbi battuta; che novelle son queste? Calandrino, faticato dal peso delle pietre e della ventura la quale perduta gli pareva avere, non poteva raccogliere lo spirito a formare intera la parola alla risposta. Per che soprastando, Buffalmacco rincominciò: Calandrino, se tu avevi altra ira, tu non ci 10 dovevi però straziare come fatto hai; chè, poi condotti ci avesti a cercar teco della pietra preziosa, senza dirci a Dio nè a diavolo, a guisa di due becconi nel Mugnon ci lasciasti, e venistitene, il che noi abbiamo forte per male; ma per certo questa fia la sezzaja che tu ci farai mai. A queste parole Calandrino sforzandosi rispose: Compagni, non vi turbate, l'opera sta altramenti che voi non pensate. Io, sventurato! avea quella pietra trovata; e volete udire se io dico il vero? quando voi primieramente di me domandaste l'un l'altro, io v'era 20 presso, a men di diece braccia; e veggendo che voi ve ne venavate e non mi vedavate, v'entrai innanzi, e continuamente poco innanzi a voi me ne son venuto. E, cominciandosi dall'un de'capi, infino la fine raccontò loro ciò che essi fatto e detto aveano, e mostrò loro il dosso e le calcagna come i ciotti conci gliel'avessero, e poi seguitò: E dicovi che, entrando alla porta con tutte queste pietre in seno che voi vedete qui, niuna cosa mi fu detta, chè sapete quanto esser sogliano spiacevoli e nojosi que'guardiani a volere ogni cosa vedere; et oltre

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a questo ho trovati per la via più miei compari et amici, li quali sempre mi soglion far motto et invitarmi a bere, nè alcun fu che parola mi dicesse nè mezza, sì come quegli che non mi vedeano. Alla fine, giunto qui a casa, questo diavolo di questa femina maladetta mi si parò dinanzi et ebbemi veduto, per ciò che, come voi sapete, le femine fanno perder le virtù ad ogni cosa: di che io, che mi poteva dire il più avventurato uom di Firenze, sono rimaso il più sventurato; e per questo l'ho tanto battuta quant' io ho potuto menar le mani, e non so a quello che io mi tengo, che io non le sego le veni; che maladetta sia l'ora che io prima la vidi, e quand'ella mi venne in questa casa! E raccesosi nell'ira, si voleva levare per tornare a batterla da capo. Buffalmacco e Bruno, queste cose udendo, facevan vista di maravigliarsi forte, e spesso affermavano quello che Calandrino diceva, et avevano sì gran voglia di ridere che quasi scoppiavano; ma, vedendolo furioso levare per battere un'altra volta la moglie, levatiglisi allo 'ncontro il ritennero, dicendo di queste cose niuna colpa aver la donna, ma egli che sapeva che le femine facevano perdere le virtù alle cose, e non le aveva detto che ella si guardasse d'apparirgli inanzi quel giorno: il quale avvedimento Iddio gli aveva tolto o per ciò che la ventura non doveva esser sua, o perch'egli aveva in animo d'ingannare i suoi compagni, a'quali, come s'avvedeva d'averla trovata, il doveva palesare. E dopo molte parole, non senza gran fatica, la dolente donna riconciliata con esso lui, e lasciandol malinconoso con la casa piena di pietre, si partirono.

LA PAZIENZA DI GRISELDA.

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Già è gran tempo, fu tra marchesi di Saluzzo il maggior della casa un giovane chiamato Gualtieri, il quale, essendo senza moglie e senza figliuoli, in niuna altra cosa il suo tempo spendeva che in uccellare et in cacciare, nè di prender moglie nè d'aver figliuoli alcun pensiero avea. La qual cosa a'suoi uomini non piacendo, più volte il pregarono che moglie prendesse, acciò che egli senza erede nè essi senza signor rimanessero, offerendosi di trovargliele tale e di sì fatto padre e madre discesa, che buona speranza se ne potrebbe avere, et esso contentarsene molto. A'quali Gualtieri rispose: Amici miei, voi mi strignete a quello che io del tutto aveva disposto di non far mai, considerando quanto grave cosa sia a poter trovare chi co'suoi costumi ben si convenga, e quanto del contrario sia grande la copia, e come dura vita sia quella di colui che a donna non bene a sè conveniente s'abbatte. Et il dire che voi vi crediate a'costumi de'padri e delle madri le figliuole conoscere, donde argomentate di darlami tal che mi piacerà, è una sciocchezza, con ciò sia cosa che io non sappia dove i padri possiate conoscere, nè come i segreti delle madri di quelle; quantunque, pur conoscendoli, sieno spesse volte le figliuole a'padri et alle madri dissimili. Ma poi che pure in queste catene vi piace d'annodarmi, et io voglio esser contento; et acciò che io non abbia da 30

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dolermi d'altrui che di me, se mal venisse fatto, io stesso ne voglio essere il trovatore, affermandovi che, cui che io mi tolga, se da voi non fia come donna onorata, voi proverete con gran vostro danno quanto grave mi sia l'aver contra mia voglia presa mogliere a'vostri prieghi. I valenti uomini risposon ch'eran contenti, sol che esso si recasse a prender moglie. Erano a Gualtieri buona pezza piaciuti i costumi d'una povera giovinetta che d'una villa vicina a casa sua era, e parendogli bella 10 assai, estimò che con costei dovesse potere aver vita assai consolata; per ciò, senza più avanti cercare, costei propose di volere sposare: e fattosi il padre chiamare, con lui, che poverissimo era, si convenne di tòrla per moglie. Fatto questo, fece Gualtieri tutti i suoi amici della contrada adunare, e disse loro: Amici miei, egli v'è piaciuto e piace che io mi disponga a tòr moglie, et io mi vi son disposto, più per compiacere a voi che per disiderio che io di moglie avessi. Voi sapete quello che voi mi prometteste, cioè d'esser contenti e d'onorar come donna qualunque quella fosse che io togliessi; e per ciò venuto è il tempo che io sono per servare a voi la promessa, e che io voglia che voi a me la serviate. Io ho trovata una giovane secondo il cuor mio, assai presso di qui, la quale io intendo di tòr per moglie e di menarlami fra qui a pochi dì a casa; e per ciò pensate come la festa delle nozze sia bella, e come voi onorevolmente ricever la possiate, acciò che io mi possa della vostra promession chiamar contento, come voi della mia vi potrete chiamare. I buoni uomini lieti tutti risposero ciò piacer loro, e che, fosse chi volesse, essi l'avrebber

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per donna et onorerebbonla in tutte cose sì come donna. Appresso questo, tutti si misero in assetto di far bella e grande e lieta festa, et il simigliante fece Gualtieri. Egli fece preparare le nozze grandissime e belle, et invitarvi molti suoi amici e parenti e gran gentili uomini et altri dattorno: et oltre a questo fece tagliare e far più robe belle e ricche al dosso d'una giovane, la quale della persona gli pareva che la giovinetta la quale avea proposto di sposare: et oltre a questo apparecchiò cinture et anella et una ricca e bella corona, e tutto ciò che a novella sposa si richiedea. E venuto il dì che alle nozze predetto avea, Gualtieri in su la mezza terza montò a cavallo, e ciascun altro che ad onorarlo era venuto; et ogni cosa opportuna avendo disposta, disse: Signori, tempo è d'andare per la novella sposa; e messosi in via con tutta la compagnia sua pervennero alla villetta, e giunti a casa del padre della fanciulla, e lei trovata che con acqua tornava dalla fonte in gran fretta, per andar poi con altre femine a veder venire la sposa di Gualtieri, la quale come Gualtieri vide, chiamatala per nome, cioè Griselda, domandò dove il padre fosse; al quale ella vergognosamente rispose: Signor mio, egli è in casa. Allora Gualtieri smontato, e comandato ad ogn'uomo che l'aspettasse, solo se n'entrò nella povera casa, dove trovò il padre di lei che aveva nome Giannùcolo, e dissegli: Io son venuto a sposar la Griselda, ma prima da lei voglio sapere alcuna cosa in tua presenzia; e domandolla se ella sempre, togliendola egli per moglie, s'ingegnerebbe di compiacergli, e di niuna cosa che egli dicesse o facesse non turbarsi, e s'ella

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