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II, Ora de' cinque figliuoli, che nacquero a lui di Mariamme, due furono femmine, e gli altri maschi ; de' quali l'ultimo, mentre stava allevandosi in Roma, morì. I due altri intanto maggiori d'anni tra per la materna lor nobiltà, e perchè natigli mentre regnava, educò regalmente. Ma più, che non queste ragioni, operava forte appo loro l' amor per Mariamme, che in cuore ad Erode ogni giorno cresceva con sempre maggior veemenza fino a non sentire, checchè di penoso toccassegli in grazia di chi egli amava. Ma altrettanto era l'odio contro lui di Mariamme, quanto era il suo amore per lei; e perciocchè i fatti porgevanle ragionevol motivo di non volergli gran fatto bene, e l'essere amata libertà di parlare, apertamente gettavagli in volto, quanto avea fatto all' avolo Ircano e al fratello Aristobolo; che non avea neppur questo, benchè fanciullo ancor tenero, risparmiato, fatto da lui pontefice d'anni diciasette, e dopo tal carica ucciso da lui medesimo immantinente, perchè allor quando vestito de' sagri arredi s'accostò all' altare nel dì solenne, la molti udine pianse concordemente; onde fu il garzone spedito di notte a Gerico; e quivi secondo la commission, che ne avevano i Galli, affogato in una peschiera morì.

III. Perciò Mariamme e dicea villania ad Erode > sopra la sorella e la madre di lui scaricava rovesci di ingiurie. Quegli però mercè il suo amore per lei non fiatava; ma ben gravemente ne furono punte le donne, e per adoprare un ingegno, che smoverebbe Erode più fortemente " accusarono lei d' adulterio, e tra l'altre cose, che a colorir la calunnia tracciaro, le apposero,

ch' avea mandato il suo ritratto ad Antonio in Egitto, e per eccesso di rea passione mostrata se stessa lontana ad un uomo farnetico per le donne, e possente a costrignerla. Questo non altrimenti che un fulmine cadutogli in capo lo scompigliò, singolarmente perchè e l'amore il rendeva geloso, e gli ravvolgeva nell'animo la violenta donna, ch' era Cleopatra, per cui e il re Lisania e l' arabo Malco non ci vivevano più; onde misurava il suo rischio dal torre, che a lui si poteva non tanto la moglie, quanto la vita. Avendo egli dunque a partire lascia Mariamme in cura a Giuseppe marito di sua sorella Salome, uom fidato e per la congiunzione del sangue suo amico, con ordine segretissimo di levarle la vita, quando di se altrettanto facesse Antonio. Giuseppe non per trista intenzione

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ma per

desio di

far noto alla donna l'amore del re fino a non volerla da se disgiunta neppur dopo morte, palesa il segreto. IV. Ed essa, allor quando Erode tornato dal suo viaggio nel ragionar che faceva con lei giurando attestavale il suo affetto e che non aveva amato mai altra donna « veramente, rispose, cogli ordini dati a Giu»seppe tu ben mostrasti, qual fosse il tuo amore per » me, ingiugnendogli che m'uccidesse ». Veduto palese ciò, ch' e' credeva occulto, fu Erode per impazzarne, e affermando, che non avrebbe Giuseppe manifestate le sue commissioni, se non avesse guasto l' animo di Mariamme, smaniava per lo dolore, e fuor balzando del letto andava qua e là da farnetico per la reggia. In questo Salome sua suora, colta l'occasione opportuna per calunniare, rinforzò i sospetti contro

Giuseppe; ond' egli per gelosia stemperata infuriando ordinò, ch' ambedue di presente fossero tratti a morte; ma alle furie sottentrò il pentimento tantosto, e data giù la passione si ravvivo novamente l'amore. Tanto acceso poi era il suo desiderio per lei, che ancor morta non gli pareva vero che il fosse, e per l' affanno con lei teneva discorsi, come se per ancorá vivesse; finchè col' tempo accertatone dal corrotto, che per lei fecesi, ne provò un dolore pari all' affetto, con che l'aveva amata vivendo.

CAPITOLO XXIII.

Calunnie contro i figliuoli di Mariamme. Antipatro è loro antiposto, e sono accusati appo Cesare. Erode si riconcilia con loro.

I. Ma i figliuoli succedettero per retaggio agli sdegni materni, e conceputi in lor mente pensieri d' odio, miravano il padre come nimico, e prima, allor quando trovavansi in Roma agli studj, e molto più appresso, quando tornaro in Giudea. Cresceva intanto il mal animo loro insieme cogli anni. Giunti poscia all' età d'accasarsi, uno (65) menò la figliuola di Salome sua zia, che accusata aveva la madre loro, e l'altro (66) la figlia sposò d' Archelao re della Cappadocia : e già al lor odio accoppiavano ancor la franchezza in parlare; onde i calunniatori pigliarono dalla loro arditezza più lena, e v'ebbe di tali oggimai, che più alla libera si facevano ad avvertire il re, ch' egli era da ambi i suoi

figli insidiato; e l'imparentatosi con Archelao meditava ancor di fuggire fidato nel suocero per accusar lui suo padre appo Cesare. Erode assordato dalle calunnie in-troduce in corte quasi un riparo contro i figliuoli Antipatro nato di Doride, e incominciagli a dare in tutti gli onori la precedenza.

II. Cotal cangiamento l'ebbero i due altri per insopportabile; e veggendo il figliuolo di madre privata ingrandire, attesa la nobiltà del lor sangue tener non sapevan lo sdegno, ma ad ogni incontro molesto sfogavanlo apertamente; onde avvenne, ch'essi erano ogni giorno più trascurati, ed Antipatro ancora per se medesimo ben voluto, siccome colui, che scaltrissimo era in gonfiare gli orecchi a suo padre, e andava sempre inventando nuove calunnie contro a' fratelli, parte introdotte da lui medesimo nel suo ragionar con Erode, e parte mandate spargere qua e là da persone acconce al bisogno, finchè ebbe rotta del tutto a' fratelli ogni speme di regno. Conciòfossechè il testamento senz'alcun fallo chiamassene lui successore. Come re adunque fu egli spedito anche a Cesare, nella quale occasione salvo il diadema tutti egli avea gli ornamenti e i servigj da re.

III. In progresso di tempo egli ottenne altresì d' introdurre nel talamo di Mariamme sua madre; e di due armi valendosi contro i fratelli, dell' adulazione cioè e della calunnia, dispose il re a volore anche morti i figliuoli. Strascinatosi pertanto Erode fino a Roma Alessandro (67) accusò appo Cesare di meditato veleno contro di se. Or egli ottenuta a gran pena libertà di

lagnarsi, ed essendo dinanzi a un giudice più avvedutó d'Antipatro, e più assennato d'Erode, quanto si è alle colpe del padre, egli prudentemente le tacque; ma con altrettanta gagliardia di ragioni si tolse d'addosso i delitti appostigli; e mostrato al pari di se innocente il fratello, che la medesima sorte correva con seco, passò allor finalmente a dolersi della malizia d' Antipatro, e del disonore, che facevansi l' uno e l'altro. Giovavagli a sostener la sua causa coll' innocente coscienza la forza del ragionare; poich' egli era eloquentissimo. Finalmente col dire, che il padre poteva ucciderli, quando opponesse loro un delitto, trasse dagli occhi a tutti le lagrime; e colpi Cesare di tal guisa, che e assolvette ambedue delle accuse lor date, e tosto li racconciò con Erode. Stipulossi la riconciliazione con questi patti, che i figli ubbidirebbono in tutto al padre, e il padre lascerebbe a cui più gli piacesse, il regno.

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IV. Indi partìsși da Roma Erode con perdonare in apparenza a' figliuoli le loro colpe, ma in realtà co' sospetti non ancora deposti dall' animo; conciossiachè lo seguisse Antipatro, l'unico accenditor di tal fuoco; non però diè a conoscere apertamente il suo poco buon animo, pel rispetto ch' egli ebbe al piacere. Ora poichè navigando oltre i liti della Cilicia fu giunto ad Eleusa, Archelao accolseli tutti cortesemente a un lauto banchetto rendendo grazie ad Erode della salvezza del genero, e congratulandosi seco lui della pace seguita, siccome quegli, che con sue lettere agli amici di Roma aveva sollecitamente ajutato nella sua causa Alessandro. Indi lo accompagna fino a Zefirio lasciatolo con un presente, che montò bene a trenta talenti.

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