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smarrì la vista, e come già morto, stralunò gli occhi. Al gridare che i servi feciono aita, eʼrinvenne, ma disperata oggimai la futura sua guarigione ingiunse, che si ripartissero fra'soldati cinquanta dramme per ogni capo, e più altri denari a' lor generali e agli amici.

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VI. Egli intanto tornato indietro si rende in Gerico, dove preso da una nerissima malinconia, sicchè per poco non minacciava la morte stessa, venne tant' oltre, che meditò un'impresa bestiale. Perciocchè radunati in quel luogo, che chiamano Circo, tutti i personaggi più rispettabili d'ogni terra della Giudea ordinò, che ci fossero rinchiusi. Indi chiamati a sè la sorella Salome ed Alesse di lei marito "io so, disse, che i Giudei fe» steggeran la mia morte; posso però esser pianto per >> altre cagioni, ed averne un chiarissimo funerale, quando a voi piaccia di eseguire le mie commissioni. >>. Questa gente, ch'ora si guarda rinchiusa, spirato » ch' io sia, uccidetela tostamente, mediante i soldati, » co' quali la cignerete, affinechè la Giudea tuttaquanta » e ciascuna famiglia a suo marcio dispetto pianga per » me». Così egli lor commetteva, quando di Roma gli vengon lettere de' suoi legati, per cui gli si dava parte, che Acme per ordin di Cesare era stata uççisa, ed Antipatro da lui condannato alla morte. Aggiugnevan però, che se il padre volesse punirlo sol coll' esiglio, Cesare gliel consentiva. A queste novelle Erode si racconsolo un tantino; ma di nuovo, giacchè lo straziava l'inedia e una tosse convulsiva, vinto da' tanti spasimi tentò di prevenire il destino; e pigliata una mela chiese altresì il coltello: poichè soleva dopo mondata da se

mangiarlasi. Poi miratosi attorno, se niun poteva impedirlo, levò la destra, come per darsi un colpo. Ma accorsovi Achiabo suo nipote afferrògli la mano e il

rattenne.

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V. Alzòssi allora un gran gemito per la reggia, come se il re fosse morto, e uditolo tosto Antipatro fece cuore, e tutto lieto pregava i custodi (e promettevane loro in mercede denari), che lo rimandassero sciolto fuor di prigione. Ma il lor capitano non pur vi si oppose, ma corse in fretta a dare contezza al re della macchinazione. Erode mise una voce gagliarda più, che la sua infermità non portava, e mandò di presente sue guardie, che dessero morte ad Antipatro. Poi ordinato, che si sotterrasse in Ircania il cadavere, rifà il testamento di nuovo e chiama successore Archelao suo maggiore figliuolo fratello d' Antipa, ed Antipa lo fa tetrarca. All'uccision del figliuolo sopravvissuto sol cinque giorni sen muore dopo trentaquattr' auni, dacchè, ucciso Antigono, fu padrone assoluto del regno, e trentasette dacchè fu creato re da' Romani; uomo, che in ogn' incontro ebbe sempre, quant' altri mai, prosperevol fortuna: egli in fatti per condizione uom privato si procacciò il regno, e dopo tenutolo sì gran tempo il lasciò a' proprj figli; ma negli affari domestici fu altrettanto sventuratissimo.

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VI. Or, prima che la milizia ne risapesse la morte, uscita fuor col marito Salome sciolse i prigioni, cui aveva dal re incombenza d'uccidere, dicendo esso avere cangiato pensiero e di nuovo volere, che ognuno sia rimandato alle proprie terre. Partiti che furono, allora

manifestónne a' soldati la morte, e gli adunò a parlamento con tutto il popolo nell' anfiteatro di Gerico. Quivi levatosi in piè Tolommeo, custode eziandio del reale sigillo fa un elogio al re, e consola la moltitudine. Indi prende a recitare la lettera del defunto lasciata a' soldati, in cui raccomandava lor lungamente, che amassero il successore. Dopo la lettera spiegò il testamento, e lo lesse, dove si dichiarava Filippo erede della Traconitide e de' paesi circonvicini, Antipa, come abbiamo già detto, tetrarca e re Archelao. A quest'ultimo ingiunse di presentare a Cesare il suo sigillo, e le distribuzioni del regno fermate con quello, perciocchè intendeva, che Cesare fosse padrone, di quanto egli aveva disposto, e confermasse il suo testamento; resto poi si dovesse stare alle prime sue volontà (87). S' alzò allora concordemente un lietissimo, viva Archelao; e i soldati a schiere con esso il popolo uscendo de' loro posti gli giuraro la loro benivoglienza, e pregarongli quella del cielo.

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VII. Dopo questo rivolser l'animo a' funerali del re, nè Archelao lasciò indietro cosa, che a renderli più sontuosi si richiedesse. Per adornarne il cadavere trasse fuori tutti gli arredi regali. La bara tutta era d' oro, tempestata di gemme, lo strato di porpora a più lavori, e sopravi il corpo rinvolto in porpora; d'intorno al capo gli si avvolgeva il diadema (88), colla corona di oro sovr' esso e lo scettro nella man destra. D'attorno alla bara i figliuoli, e tutti in truppa i congiunti, dietro a' quali le lance e la banda de' Traci, e i Tedeschi e i Galli ordinati come a battaglia. Dietro loro veniva il

resto della milizia bene in arme, e condotta da' lor capitani e tribuni. Seguivanli cinquecento tra familiari e liberti recanti profumi. Portato fu il corpo per dugento stadj (89) fino in Erodio, dov' ebbe secondo l'ultima sua volontà sepoltura. Così l'attenentesi a Erode ebbe fine.

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DELLA STORIA

DELLA

GUERRA GIUDAICA

OSSIA

DELLA DISTRUZIONE DE' GIUDEI

LIBRO SECONDO.

CAPITOLO PRIMO.

Archelao per la morte d' Erode dà un banchetto al popolo. Indi levatasi a gran romore la plebe, le manda contro la soldatesca, e ne uccide intorno a tremila.

I.

PRINCIPIO

RINCIPIO di nuovi disturbi per Archelao si fu il dover egli rendersi in Roma necessariamente. Perciocchè pianto il padre per sette giorni, e dato al popolo un

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