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»> nubi varcate le cime de' Pirenei soggiogaro ancor D questi i Romani; e a così bellicose nazioni e tanto » rimote bastò di presidio una sola legione? Chi è di >> voi, che non abbia udito parlare del numero dei » Germani? Che quanto si è alla gagliardia e vastità » de' lor corpi, testimonj ne sono più volte i vostri » occhi, avendo i Romani di tal nazione schiavi per » tutto. Or questi tuttochè abitanti un immenso tratto » di terre, tuttochè d'un coraggio più grande ancora 2) della persona, tuttochè d'un animo disprezzator » della morte e nella rabbia più d'ogni fiera indomabile » stemperato, pur guardano il Reno, come il confin » della loro ferocia, e da otto legioni romane domati » servono quella parte di loro, che furon presi; e » tutto quant'è il restante di lor nazione raccomanda » alla fuga la sua salute. Or fatevi un poco a dare >> un'occhiata al muro ancor de' Britanni, voi che » nelle mura di Gerusalemme appoggiate la vostra fi» danza. Avevano da ogni lato in loro difesa l'oceano, » abitavano un' isola niente minore del nostro mondo; » eppure i Romani colà sopra navi sospintisi la reca>>rono sotto il lor giogo, e al presente di quattro sole legioni sta a guardia isola così sterminata. Ma che " giova parlar più a lungo, quando anco i Parti gente » bellicosissima, capi di tante nazioni, e tutto intorno » assiepati da sì gran forze mandano ostaggi a' Roma» ni, e ognun può vedere in Italia sotto sembianze di » pace viverci schiava la prima nobiltà dell'oriente. Ora » in quel tempo medesimo, che le nazioni pressochè » tutte del mondo adorano l'armi romane, voi soli

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» vorrete guerra con esse " mente al come >> finissero i Cartaginesi, i quali con tutto il da lor » decantato sì grande Annibale e la nobiltà derivata lor » da Fenicj sotto la destra pericolarono di Scipione ? » Non i Cirenei Lacedemonj d'origine, non i Mar>> maridi nazione stendentesi fino alle più arse solitudi» ni, non le Sirti, che mettono anche al solo parlarne » spavento, nè i Nasamoni, nè i Mauri, nè il popolo » immenso de' Numidi poterono contrastare al romano » valore. Così quella terza parte del mondo, le cui na» zioni sarebbe difficile impresa il pur noverare, che >> ha per confini quinci l'oceano Atlantico e le co» lonne d' Ercole, quindi il mar rosso, che sostenta e » mantiene l' innumerabil nazione, che son gli Etiopi, » soggiogaronla tutta quanta. Oltre poi l'annovale tri» buto di biade, che a a tutta Roma danno mangiare » per otto mesi, a cent' altre imposte vanno soggetti; » e alle necessità dell' impero contribuiscono prontamente » denajo, non si credendo punto, come voi, aggravati » da lor comandi, benchè una sola legione soggiorni » fra loro. Ma chi ne costrigne a trar sì da lungi le >> prove della potenza romana? Ve le somministri il vi» cino Egitto, il quale stendentesi fino all'Etiopia e al» l' Arabia felice e porto ch' egli è dell' Indie, con >> sette milioni e cinquecentomila abitanti, oltre quei di » Alessandria, il cui numero si può dal tributo, che » paga ogni capo d' uomo, conghietturare abbastanza, » nò non isdegna la signoria de' Romani, benchè a >> ribellare abbia uno stimolo così grande, com'è Ales» sandria, per la popolosa e ricca città, ch'ella

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e oltre a questo assai vasta, cioè trenta stadj in lun» go, e in largo nulla meno di dieci. Aggiugnete, » ch'ei rende più ai Romani in un mese, che voi >> non fate col tributo d' un anno, e oltre il denajo » provvede a Roma di viveri per quattro mesi che è » da ogni parte difeso, o da diserti inaccessibili, o da >> mari che non han porti, o da fiumi, o da paludi; » eppur niente di tutto questo valse a resistere alla ro» mana fortuna; e due legioni disposte per la città in» frenano il grande Egitto, e con lui gli alti spiriti » de' Macedoni. Da che piagge adunque disabitate e solinghe trarrete voi alleati per questa guerra, giacchè » i popoli sparsi pel mondo abitato son tutti Romani ? Quando non fossevi per ventura persona, che di là » dall' Eufrate stendesse le sue speranze, e si lusingas» se che i suoi nazionali fino dall' Adiabene venissero » con soccorsi. Ma nè per ragioni da nulla s'invilup» peranno mai quelli in una guerra così rilevante, nè >> quando fossero i malconsigliati da farlo, il Parto non » consentirallo giammai. Conciossiachè troppo prema a » lui l'amistà de' Romani, e crederebbe di rompere i patti, se alcun de' suoi sudditi contro lor si levasse. » Rimane adunque per unico scampo l'ajuto, che può » sperarsi da Dio. Ma questo è già apertamente a favor » de' Romani; perocchè fora impossibile, che un im» pero sì grande senza la man di Dio stesse in piedi. » Avvertite altresì, che la purità della vostra religione, >> quand' anche aveste a far con nimici da vincergli » agevolmente, mal potrebbesi mantenere, e costretti a » non curar quello stesso, onde principalmente sperate

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» da Dio soccorso, lo vi rendete più presto nimico: » che se voi guardate la legge del sabbato, nè ad im» presa veruna mettete mano in quel giorno, agevol» mente sarete vinti, come già i nostri maggiori lo >> furono da Pompeo, che a strignere vie più l'assedio » di questi giorni particolarmente si valse, in cui oziosi >> si stavano gli assediati. Che se guerreggiando trasgre» dite la legge, io non veggo, per qual motivo fac»ciate la guerra, unica vostra premura essendo, che » non si annulli pur uno de' patrii riti. E con che lin>> gua invocherete voi a difendervi Iddio, voi che spon» taneamente ne trascurate il servigio? Or chiunque si >> accigne a una guerra, esso il fa agli ajuti appoggiato » o divini od umani. Quando poi la soverchia ostina» zione gli esclude entrambi, gli autor della guerra si

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gettano in braccio a una manifesta rovina. Chi dun» que vi toglie, che di man propria non iscanniate figliuoli e mogli, e questa città bellissima diate alle » fiamme? Imperciocchè infuriando così alla dispera ta >> vi risparmierete almen la vergogna d' una sconfitta. » Savio avviso, miei cari, savio avviso egli è pure, » finchè il legno è in porto, antiveder la fortuna av» venire nè dal porto buttarsi fra le tempeste. Percioc» chè a chi è colto improvviso da traversie, riman, se » non altro, per suo conforto l'altrui compassione. » Dove, chi corre incontro a un già preveduto peri>> colo, ne ha di vantaggio le beffe altrui. Se non che >> forse alcuno si crede, che il guerreggiare non sarà » contro a' patti, e i Romani vincendo ne tratteranno → con discrezione, e non anzi per dare un esempio ad

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>> altre nazioni, abbruceranno la Santa Città, e tutta » la nostra gente diserteranno: giacchè non accade » sperare, che, dove tutti o riconoscono per lor si

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gnori i Romani, o ne stanno in timore, possano i sopravvissuti al comune sterminio trovare un ricovero » alla lor fuga. Il pericolo poi non sarà no di que' soli, » che qui si trovano, ma di quanti eziandio sono sparsi » per le straniere città, Mercecchè non ci ha popolo nella » terra, ove una parte non sia de'nostri. Allora i nimici » sotto il pretesto del guerreggiare, che voi farete, li taglieran tutti quanti a pezzi, e per colpa di pochi » mal consigliati correrà ogni strada sangue giudeo; e » tanto macello, quand' esso avvenga, sarà perdonato', » a chi funne l'autore; che se non avviene, deh ri>> flettete, da che ingrato cuore egli sia muover guerra » a persone tanto cortesi. Ah vi stringa pietà, se non » delle mogli e de' figli, almeno di questa metropoli e » delle sagre sue mura. Perdonate al Tempio, serba>> tevi co' sagri luoghi intatta la legge. Non risparmieran» noli no questa volta i Romani, quand'abbiangli in lor » potere, giacchè del rispetto, con che li trattaron » già tempo, or n' han guiderdone sì indegno. Io per >> me chiamo i vostri Santi Luoghi e i Santi Angeli di » Dio in testimonio, che di quanto potea riuscirvi gio» vevole, nulla ho sottratto alla vostra considerazione. » Voi dunque, se a convenevol partito v' appiglierete » una con meco godrete della pace comune: ma quando » mai a una cieca passione portar vi lasciaste, perico» lerete, ma senza di me. »

VI. Questi suoi detti accompagnò colle sue e colle

FLAVIO, t. VI. Della G. G. t. I.

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