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CAPITOLO VII.

Vespasiano, pigliata Gadara, marcia contro Giotapata. Dopo lungo assedio, e dopo l'eccidio di Giaffa e sconfitti i Samaritani la città cade in suo potere per tradimento di un rifuggito.

I. In questo Vespasiano andato sopra Gadara al primo assalto la prende giacchè trovòlla sprovvista di difensori, ed entratoci mette a morte tutta la gioventù, non avendo i Romani risguardo ad età sì per l'odio, che portavano alla nazione, si per la ricordanza de' rei trattamenti da loro usati con Cestio. Indi mettono a fuoco non pure la stessa città, ma tutti eziandio i borghi d'intorno e le terricciuole, altre trovate totalmente diserte, ed altre dopo fattine schiavi gli abitatori.

II. Ma intanto quella città, che Giuseppe avea scelta per porvi in sicuro se stesso, col suo ricovrarcisi la riempiè di timore; perciocchè i Tiberiesi avvisavano ch'egli se non in caso d'una totale disperazione non si sarebbe condotto mai a fuggire; e in risguardo almeno di questo ei non andavano lungi da' suoi pensamenti; perciocchè prevedeva ben egli, a che fine riuscirebbono poi gli affari de' Giudei, e già conosceva, che l'unica via allo scampo era per loro mutare proponimento. Egli però, tuttochè da' Romani si promettesse perdono, pure avrebbe anzi tolto di perder più vite, che col tradir la sua patria e disonorare il governo affidatogli trovar forjuna appo quelli, a guerreggiare co'quali e'trovavasi colà

mandato. Deliberò egli adunque di scrivere lealmente ai reggitor del comune in Gerusalemme lo stato total delle cose, onde nè col soverchio ingrandire le forze nimiche venisse poscia ripreso di timidezza, nè col parlarne men del bisogno forse già ravveduti facesseli rimbaldanzire ; quindi, o vorrebbon la pace, e gliene rescrivessero tostamente, o il partito vinceria della guerra, e mandassergli forze da contrapporsi fondatamente a'Romani: così egli scrisse, e spedi di presente/persone, che ne recasser la lettera a Gerusalemme.

III. Ma Vespasiano voglioso di prender Giotapata, città in cui aveva udito essersi rifuggiti il più de'nimici, e senza questo essere un forte loro ridotto, manda cavalli e fanti, perchè gli appianino innanzi la strada montagnosa ed alpestra, e se dolorosa per li pedoni,

impraticabile pe' cavalli. In quattro giorni essi ebbero tratto a fine il lavoro, ed aperta una larga via militare all'esercito e Giuseppe al quinto giorno, che nel ventesimoprimo cadeva di maggio, da Tiberiade passando în Giotapata antiviene i Romani, e riassicura gli animi de' Giudei sbigottiti. Di questo passaggio fu Vespasiano fatto avvisato da non so qual disertore, che lo stimolava contro la città, colla quale sicuramente prenderebbe tutta ancor la Giudea, quando avesse nelle sue mani Giuseppe. Vespasiano abbrancata, come una somma ventura, cotal novella, e pensandosi, che non senza consiglio divino il più in credito di saputa fra tutti i nimici fosse venuto a serrarsi spontaneo in prigione, spedisce tantosto con mille cavalli Placido e seco Ebuzio decurione, uomo per mano egualmente, che per consiglio de' più

segnalati, con ordine di circondare la città da ogni parte, onde furtivamente non s'involasse Giuseppe. Esso poi indi a un giorno con seco tutte le forze seguilli, e viaggiato fin presso a notte pervenne a Giotapata.

IV. Adunato tutto l'esercito verso il fianco settentrionale di quella mette campo in un colle a sette stadj dalla città, tentando di porvi il più, che fare potesse, in vista a' nimici per gettar ne' lor animi lo spavento ; il qual sì davvero 's'apprese subito ne' Giudei, che niuno più s'arrischiava d'affacciarsi alle mura. Ora a' Romani stanchi del viaggio di tutto un giorno increbbe di venir tostamente all'assalto; onde cerchiano con doppia schiera la città, e nel terzo giro al di fuori dispongono la cavalleria, tutte loro chiudendo per questo mezzo le vie d' uscire. Ma questo stesso nel mettere che fe' i Giudei in disperazion dello scampo, animògli all'ardire; perciocchè nelle guerre non havvi cosa più battagliera della necessità. Dato il giorno appresso l'assalto primieramente i Giudei fermi nel loro luogo fecero fronte a' Romani attendati innauzi alle mura. Ora poichè Vespasiano ebbe. fatto uscir contro questi i balestratori, i frombolieri, e tutta la generazione de' lanciatori con ordine di ferire, ed egli intanto con tutta la fanteria sospignevasi verso l'erta, laddove il muro era agevole ad espugnare, Giuseppe temendo della città e con lui tutta la moltitudine de' Giudei balzan fuori; e gettatisi unitamente addosso a'Romani e rispinserli dalle mura, e fecero molte prove di mano e d'ardire: ma niente meno di quel che feciono, n'ebbero a sostenere; mercecchè quanto in questi poteva la disperazione, altrettanto stimolava i Romani

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la confusione; e questi fortificava la sperienza in com pagnia del valore, quelli l'ardire unito allo sdegno. Stati adunque tutto il dì in battaglia disciolgonsi col venir della notte, rimasti dalla parte de' Romani feriti moltis simi, e tredici uccisi; da quella poi de' Giudei vi caddero diciassette morti, e secento vi restaron feriti.

V. L'altro di appresso fatta una brava sortita s' azzuffano co'Romani da capo, e fecero una resistenza assai più gagliarda; tra perchè le non aspettate loro prodezze del giorno addietro gli avevano fatti più coraggiosi, e perchè ne'Romani trovarono ancor più ferocia, avendoli la vergogna infiammati allo sdegno; mercecchè il non aver tosto vinto credevanlo una sconfitta. Cinque interi giorni durarono quinci l'assalir de' Romani, quindi il sortire de' Giotapateni, tutte battaglie murali ostinate. Ciò non ostante nè i Giudei si smarrivano alla gagliardia de' nimici, nè i Romani stancavansi per la malagevole espugnazion, ch' era quella.

VI. È Giotapata, salvo una picciola sua parte, tutta un dirupo, stagliata da ogn' altra sua banda in valloni così profondi, che a chi si prova di mirare all'ingiù vien meno a tant' altezza la vista. Solo da tramontana è accessibile, in quanto che è fabbricata attraverso alla falda delle montagne, ch' ivi insensibilmente finisce. Questa fu quella parte, che Giuseppe in murando la terra chiuse d'intorno (20), perchè i nimici guadagnar non potessero l'alte vette, che stavanle a cavaliere. Ascosa poi, come ell'era, in tutto il suo giro da altri monti riusciva affatto invisibile; fino a tantochè altri non arrivava alle porte. Così era guernita Giotapata.

VII. Or Vespasiano volendo spuntarla a dispetto e della natura del luogo e dell'ardir de' Giudei, determinò d'intraprenderne un forte assedio, e chiamati i suoi capitani a consiglio teneva consulta sul modo di darle l'assalto. Diffinitosi, che s' alzasse un terrapieno verso la parte accessibile della muraglia manda tutto l'esercito per materiali; e spogliati d'alberi i monti d'intorno alla città, con aggiunta al legname una copia immensa di sassi, altri, a riparo delle saete scagliate d'alto per su le trincee distesi graticci, venivano alzando sott' essi il terrapieno, niente o pressochè niente offesi dal lanciar, che facevasi dalle mura, ed altri schiantando i colli vicini recavano incessantemente lor terra; e ripartiti tutti in tre corpi non v'era fra loro pur uno ozioso. Intanto i Giudei dalle mura avventavano sopra i loro ripari di grandi pietre, e d'ogni fatta di saettume, e benchè non giugnessero a trapassarli, pure il grande e spaventoso loro fracasso impediva i lavoratori. Ma Vespasiano disposte in giro le macchine da scagliare, ed erano in tutto censessanta stromenti, ordinò che gettassero contro i nimici, che stavano sulle mura. Quindi a un medesimo tempo e le catapulte sparavano lance, e fuor si gettavano da mangani sassi di smisurata grandezza, e il fuoco, e le frecce moltissime, che volavan per l'aria, rendevano a Giudei inaccessibile non pur la muraglia, ma quanto era ampio il tratto, ove quelle giugnevano. Perciocchè gli Arabi balestratori, ch'erano assai, con esso i saettieri e frombator tuttiquanti tiravano insiem co' difizj.

VIII. Ora i Giudei, benchè fosse loro impedito il

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