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l'avere i Giudei negato il tributo; del che il nostro autore non dubito punto che avrà parlato prima d'introdurre Agrippa a ragionare; ma per la ragione detta di sopra questa notizia non trovasi più, dov' esser doveva.

(34) Cioè per li Romani.

(35) Cioè obblazion delle legne.

(36) L'agosto de' Siro-Macedoni.

(37) Del qual Giuda vedi Antich. lib. 18, s. 1, § 2.

(38) Ιππικός.

(39) Il settembre de' Siro-Macedoni.

(40) Cioè di giudaismo e di gentilesimo.

(41) Altri testi lo chiaman Varo.

(42) Gli anfiteatri allora eran fatti di legno; nè si cominciò a lavorarli di pietra, se non ai tempi dell'imperadore Vespasiano. Vedi il March. Scip. Maff. nella sua Verona illustr. part. 4, lib. 1, cap. 3 e 4.

(43) Appartenente alla tribù di Zabulon: poichè la Galilea di qua dal Giordano comprendeva le terre ancora della tribù di Zabulon. (44) το παρχία.

(45) Avverta il lettore, come permise qui Dio, che i Giudei, cai voleva puniti, vincessero. Appunto perchè la vittoria colla baldanza, che lor darebbe, avrebbe essi irreparabilmente impegnati nell' armi, e i Romani accesi insanabilmente a volerneli gastigati. Così dicasi in altri incontri di simil fatta.

(46) Cioè Transjordanico.

(47) Cioè esploratore, berzaglio, ec.

148) L'ottobre dei Siro-Macedoni.

(49) Altrove dice essere il medesimo città nuova e Bezeta. II Villalpando pensa che altro sia città nuova superiore, e quest' era Bezeta, altro città nuova inferiore, e questa era vicina al Cedron. Appar. Urbis ac templi. Tom. 1, c. 16, benchè per altro in luogo di leggere καὶ τήν καινόπολιν, e la città nuova, può leggersi col Rolando nella sua Palestina Sagr. suv xai naivómov, cioè Bezeta, che ancora chiamasi città nuova.

(50) Dio presso i Sıro-Macedoni.

(51) Fabricamus, si opus erit verba: disse già Cic. nelle accademiche. Il papai & del nostro autore non ho creduto poterlo più espressivamente recare nel nostro linguaggio, che coniando la parola per altro intelligibile diɔmaneggiare, ci favorire i Romani.

(52) Provincia detta grecamente Perea païa.

(53) Alta e bassa.

(54) Il nostro storico.

(55) Tabor.

(56) Genesaret.

(57) Così rendo il véμsopa del testo che è voce generica di

moneta.

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(58) xpvroć; dico dobble, per dire una moneta d'oro, che faceia montare la somma rubata a un valor di rilievo.

(59) Diverso dal nominato al § 3 del capo antecedente.

(60) Per mezzo d'una tracolla.

(61) O mare di Tiberiade, alle cui sponde era fabbricata la detta città.

(62) Vedi nella sua vita il § 21, ove tra gli spediti a tal fine non trovasi nessun Giuda, ma bensi un Gionata. Dico così, perchè il testo in questo luogo ha Giuda figliuol di Gionata.

NOTE DEL LIBRO TERZO.

(1) Tito Flavio Vespasiano nacque l'anno 8 di Gesù Cristo di buona, ma non illustre famiglia in un villaggio dei Sabini. Pel suo valore nell' armi divenne tribuno, questore, ed edile. Entrò nella grazia di Caligola, fu mandato nella Germania, indi nella gran Brettagna, e fu vittorioso. Andò in Affrica colla dignità di proconsole, ove si portò assai bene. Nerone seco il condusse nel suo viaggio in Grecia ; ma poscia in Roma essendosi addormentato, mentre l'imperatore cantava suoi versi perdè la sua grazia, e gli couvenne nascondersi in una piccola città. Ma l'inverno seguente, che cadde nell' auno 67 di G. C., nel richiamò per mandarlo in Giudea. (2) Di Nerone, il quale era figlio adottivo di Claudio.

(3) Nelle solenni promesse i promettenti da ambe le parti in segno della lor fedeltà si toccavan la mano; il qual uso è conosciuto anche al presente.

(4) D'Agrippa II.

(5) Posta sul lago di Tiberiade, per cui entra e passa il Giordano..

(6) Tutto il di là dal Giordano della voce

pa che val oltre di lă. (7) Macherunte fortezza posta sull' alto d' una montagna alla sponda orientale del mar morto, laddove il Giordano vi perde per entro l'acque ed il nome.

(8) Pella città situata quasi sul lito orientale del mare o sia lago di Tiberiade, verso colà, d' ond' esce il Giordano. Sicchè tutto il lungo della Perea è quanto v'ha dal lago di Tiberiade al mar morto. (9) Filadelfia altrimenti Rabbat-Ammon, metropoli` degli Ammoniti alle falde occidentali de' monti di Galaat.

(10) κληρικίας.

(11) τοπαρχίας.

(12) Così io interpreto sotto la scorta del Nieupoort, che nella sez. 5, c. 5, § 3 de' suoi riti romani ha così. Porta castrorum erant quatuor, prima prætoria, vel extraordinaria hosti apposita ; eique opposita fuit decumana; a lateribus duæ portæ principales erant dictæ a principis: così chiamate dalla via traversale di mezzo detta principia, ai cui capi erano queste porte.

(13) Cinque diritte e tre trasversali.

(14) Dinanzi alle tende de' capitani e al pretorio.

(15) E son posti nella già detta via principia. Vedi Nieup. luogo cit. e § 1.

(16) In quoque tentorio, il med. Nieup. tendebant decem milites cum suo decano, quod proprie contubernium dictum est, § 2.

(17) Axida, clypeum, scudo rotondo.

(18) Ovpeòv, dalla voce Jupa, che val porta, perchè fatto come una porta, non quadrata, ma semilunare. Lo scudo era largo due piedi e mezzo, lungo pressochè quattro.

(19) Perchè non impedisse il maneggiare dello scudo portato a sinistra.

(20) La chiuse in modo, che neppur da tal parte il nimico riuscire potesse a prendere la città verso il monte, dove non era da muri difesa, ma dalla stessa montagna.

(21) Coi quali aveva per avventura riempiute le fosse intorno alle mura.

(22) Il lettore immagini un di quei cavalletti, che adopransi a sostener palchi o armadure, ed avrà con ciò lo stromento, che sosteneva il grau trave effigiato a montone.

(*) I ponti.

(23) Onde vedevano, oltre le guardie consuete a vedersi da loro, tant' altra gente, che circondava fuori del solito la città.

(24) Il fien greco è caldo e secco,

Cresc. 6. 52.

1.

ed ha sustanza viscosa.

(25) Cosi nominato presso i Siro-Macedoni il giugno.

(2*) Quel medesimo ch' indi a trent'anni in circa fu imperadore.

(26) Mese Siro-Macedonico rispondente al luglio.

(27) Cioè d'essere ucciso dalla mia spada e dalla mia mano.

(28) Parla da Platonico; e cosi ancora più sollo.

(29) Cioè negro aquilone.

(30) Vuol dire, che il vantaggio non consisterà nel soltanto sharagliare il nimico, ma nel prendere forse ancor la città.

(31) O a nuoto, o sopra barche, che per avventura ivi fossero. (32) Cesarea di Filippo, o Paneade.

(33) Ch'io penso significhi villa amena; e il derivo dalle voci che vale essere ameno.

נעמ

villa כפר

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(3) Tristi amici! Debole Vespasiano.

(34) In Tiberiade.

(35) Dell' Istmo di Corinto cui disegnava Nerone di tagliare; ma il suo disegno non ebbe effetto per cagione delle sue spese superflue. (36) Mese Siro-Macedonico rispondente al nostro settembre.

FINE DELLE NOTE DEL PRIMO TOMO.

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