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rono provveduti da Ircano i morti di sepoltura, e di curagione i feriti. Con tutto questo i campati da quel periglio non si chetarono; ma mettendo la città sottosopra irritarono tanto Antonio, che mise a morte ancor quelli, che si teneva prigioni (35).

CAPITOLO XIII.

I Parti, riconducendo Antigono nella Giudea fan prigioni Ircano e Fasaelo. Fuga d' Erode, sacco di Gerusalemme, e avventure d' Ircano e di Fasaelo.

I. Indi a due (36) anni avendo Barzafarne satrapo della Partia con Pacoro figliuolo del re occupata la Siria, Lisania (37) già sottentrato nel regno dopo la morte del padre, ch'era Tolommeo figliuol di Menneo, spigne il satrapo colla promessa di mille talenti e di cinquecento donne a tornare nel regno Antigono, e spogliarne Ircano. Mosso da ciò Pacoro egli prende la via delle coste marittime, e a Barzafarne comanda, che si sospinga entro terra. Fra' popoli a mare i Tirj chiuser le porte a Pacoro, benchè l'accogliessero i Tulomaidesi e i Sidonj. Esso pertanto, ceduta una parte della sua cavalleria a un coppiere reale, che aveva il suo nome medesimo, gli ordinò, ch' entrasse nella Giudea a spiarvi lo stato degli inimici, e porgere ajuto ad Antigono, ovechè ne avesse mestiere.

II. Essi adunque, mentre mettevano a ruba il Carmelo, molti Giudei concorsi ad Antigono s' esibirono pronti ad accompagnarlo. Antigono li mandò avanti in

un luogo chiamato Drimo, perchè l'occupassero. Quivi attaccata una zuffa rispinsero gl' inimici, e nell' inseguirli trascorsero a Gerusalemme, dove ingrossati di gente innoltraronsi fino alla reggia. Accolti da Fasaelo e da Ircano con poderosa man di soldati, si viene alle prese nel foro; dove gli Erodiani messi in fuga i nimici li chiudon nel Tempio; e ripartirono nelle abitazioni vicine sessanta uomini, che li guardasser là entro; ma la plebe levatasi contro i fratelli a romore assali i sessanta, e bruciòlli dentro le case. Erode sdegnato per la morte di tante persone avventatosi sopra il popolo molti ne uccise; e per lo assaltar, che ogni giorno facevansi gli uni gli altri in frotta, la strage non aveva mai fine.

III. Ora venuta la festa, che chiamasi di Pentecoste, tutti i contorni del Tempio e la città tuttaquanta riempissi d'un popolo di contadini armati la maggior parte. Fasaelo intanto guardava le mura, ed Erode con poca gente la reggia; egli lanciatosi addosso a' nimici disordinati verso la parte settentrionale della città ne uccide un buon numero, e metteli tutti in volta ; e rinserrali parte in città e parte dentro la trincèa esteriore. Allora Antigono prega, che sia intromesso Pacoro a trattare di pace. Fasaelo lasciatosi indurre accoglie in città e ad albergo il Parto con cinquecento cavalli, il quale veniva sotto pretesto di racconciare le differenze, ma in verità per soccorrere Antigono. Scaltritamente pertanto condusse Fasaelo a sostenere un'ambasceria a Barzafarne

per concertare di pace, con tutto il molto dissuadernelo che faceva Erode, ed esortarlo a levarsi dinanzi

quel traditore, e a non precipitar di per se negli aguati, ove colui l' appostava; dappoichè i Barbari sono di lor natura sleali. Pacoro adunque, affine che meno ei sospettasse di lui, esso ancora uscì con Ircano, sciati appo Erode alcuni de' suoi cavalieri detti Eleuteri (3*), a' rimanenti diede ad accompagnar Fasaelo.

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IV. Giunti in Galilea trovano que' del paese, già ribellati e sotto l'armi. Indi presentaronsi al Satrapo molto astutamente, e gli suggeriro, che colle benigne accoglienze coprisse l'insidie. Egli adunque alla prima fe' lor regali; indi quand' erano in sul ritirarsi, ordì il tradimento; e ben essi s'accorsero della frode, quando condotti si videro a un luogo marittimo, che si chiamava Ecdippo. Perciocchè quivi udirono e de' mille talenti promessi da Antigono, e che la più parte delle lor donne erano da lui destinate ad entrare in quelle cinquecento, ch' e' dava a' Parti, di più che la notte. erano continuamente guardati da' Barbari, i quali gli avrebbono prima d' ora arrestati; se non che attendevano, che fosse preso Erode in Gerusalemme onde non avvenisse, ch'ei risapendo il lor fine si mettesse in guardia di se. Nè questa fu solamente una voce ; ma eglino altresì color occhi vedevano non troppo da lungi le guardie.

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V. A Fasaelo però, benchè Ofellio lo confortasse a fuggire, perciocchè avea udita da Saramalla il più ricco siro, che allora ci fosse, la traccia tutta del tradimento, non bastò l'animo d' abbandonare Ircano; ma venuto dinanzi al satrapo gli rinfacciò le sue frodi e singolarmente, che per l' amor del denajo si fosse condotto

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a tal passo. Esso certo prometteva di dargli assai più se il mandava salvo, che non Antigono, se il metteva sul trono. Qui il reo Parto dopo aver con iscuse e giuramenti cessato da se tal sospetto n' andò a Pacoro; e di presente que' Parti colà lasciati, che n' ebbero la commissione, miser le mani addosso a Fasaelo ed Ircano, che detestavano oltre lo spergiuro altre cose e la loro infedeltà.

VI. Intanto il coppiere spedito perciò macchinava di prendere ancora Erode, tirandolo frodolentemente fuor delle mura, come se avesse commissioni per lui. Ma egli fin dapprincipio mirando i Barbari con sospetto, e allora appunto avendo sentito ch'erano date nelle man de' nimici le lettere, che gli portavano il tradimento per lor commesso non volle uscire, contutto gliene adducesse Pacoro un motivo assai ragionevole, cioè ch' egli andasse incontro a chi gli recava le lettere; che non era vero altrimenti, che fossero state intercette dagl' inimici, nè già recavano nuova di tradimenma del quanto operato avea Fasaelo. Egli però aveva per buona sorte udito d'altronde del fratello già arrestato, e gli era venuta innanzi (38) Mariamme figliuola d' Ircano, donna, quanto niun'altra mai, acutissima, scongiurandolo a non partire, nè a mettere la sua vita in mano di Barbari, che apertamente omai gli tramavano la rovina.

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VII. Or mentre stava Pacoro co' suoi ripensando al come venire a capo furtivamente de' loro insidiosi disegni, giacchè l' operare scopertamente non era possibile con un uomo cotanto accorto, Erode colle persone più FLAVIO, t. VI. Della G. G. t. I.

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care, colto il buon tempo, di notte senza saputa degl' inimici ritiròssi nell' Idumea. Penetratolo i Parti gli tennero dietro, ed egli fatto proseguire il cammino alla madre, alla sorella, alla donzella promessagli sposa con esso la madre sua, e al minor suo fratello, esso co' servi assai francamente tenea lungi i Barbari; e in tutti gli assalti, che loro diede, uccisine molti al castello arrivò di Massada.

VIII. Ma più dolorosi, che non i Parti furono nella sua fuga per lui i Giudei, che infestaronlo continuamente, e di presso a Gerusalemme a sessanta stadj inseguironlo lungo tempo schierati in giusta ordinanza. Quivi Erode, domatili pienamente, e messine a morte assai, fabbricò poscia in memoria di questa lieta avventura una terra adornata d'una sontuosissima reggia con entrovi una fortissima cittadella, e dal suo nome chiamòlla Erodio. Ora mentr' egli stava tuttor fuggendo, gli si aggiugnevano di continuo molte persone : e giunto a Tressa dell' Idumea gli venne incontro Giuseppe suo fratello, e gli diè per consiglio che si scaricasse d'una gran parte del seguito suo; perciocchè tanta gente che il numero oltrepassava di novemnila non capirebbe in Massada. Persuaso Erode sparse per l' Idumea le persone gravose e disutili, cui forni prima di viatico, e ritenuti presso di se oltre i suoi più congiunti gli uomini più gagliardi ricogliesi salvo nella fortezza; e quivi lasciate alle donne ottocento persone di guardia con tutto il bisognevole per sostenere un assedio egli tirò verso Petra d'Arabia.

IX. Intanto i Parti messisi in Gerusalemme a rubare

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