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luoghi, ove stavan svernando. A Ferora poi suo fratello minore scrisse, che lor provvedesse di piazza libera, e ristorasse Alessandrio: ed egli pensò all' una

all' altra.

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IV. A questi tempi trovavasi Antonio in Atene ; e Ventidio chiamò alla guerra contro de' Parti Silone ed Erode, avvertendolo però, che prima componesse gli affari della Giudea. Erode, mandato volentieri Silone a Ventidio, mosse contro coloro, che stavano nelle spelonche. Queste spelonche in mezzo a straripevoli balze non erano da nessuna banda accessibili, nè avevano altra strada, che angusti viottoli e tortuosi. Lo scoglio che stava lor dirimpetto, scendeva in profondissime valli, sopra le quali esso alzavasi a piombo, in maniera, che il re buona pezza stette dubbioso per spro luogo, che quello era, dell'esito dell' impresa, e finalmente appigliòssi a un partito di sommo rischio. Questo fu di collare entro a casse i più forti, e posargli alle bocche delle spelonche; ond' essi scannavano i malandrini colle famiglie, e dove aveva, chi lor resistesse, gettavano il fuoco. Ciò non ostante volendo Erode salvarne alcuno sonò a raccolta. Niun però v' ebbe, che spontaneamente gli si rendesse, e molti di quelli, che furonci tratti a forza, amarono meglio morir, che servire. Quivi anche tra vecchi ebbe uno, padre di sette figliuoli, il quale, mentre i figliuoli insiem colla madre pregavanlo, che lor consentisse d'uscire sotto la data fede, gli uccise in questa maniera. Ordinò, che n'uscissero l' un dopo l'altro; egli intanto si pose alla bocca, e qual de' figliuoli innoltravasi, egli

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scannava. Veggendo Erode dall'alto questo spettacolo tocco sentissi di compassione, e sporse al vecchio la destra pregandolo, che risparmiasse i figliuoli. Ma egli niente piegandosi a tai parole, anzi dicendo villania ad Erode come ad uomo di poco cuore, dietro a' figliuoli uccide eziandio la moglie, e gettatine dal precipizio i cadaveri di là finalmente precipitòssi ancor esso.

V. Così Erode diserta quelle spelonche e con esse i suoi abitanti. Lasciatavi poi quella parte d'esercito, che credette bastevole contro le sedizioni sotto il comando di Tolommeo, ritornò a Samaria, menando di là sopra Antigono tremila fanti e secento cavalli. Allora que', ch' eran soliti d'intorbidare la Galilea, preso ardire dalla sua lontananza uccidono Tolommeo capitano, a cui vennero addosso improvviso, e mettono a ruba il paese ricoverandosi poscia in luoghi paludosi e difficili da scoprire. Udita Erode questa rivoluzione vi corse tosto in ajuto, e uccisa una gran moltitudine di sediziosi, liberò dall' assedio tutti i presidj, e in pena di tal cangiamento impose a' nimici la multa di cento talenti.

VI. Intanto, disfatti gìà i Parti, e tolto di vita Pacoro, Ventidio per ordin d' Antonio manda ad Erode in soccorso contro d' Antigono mille cavalli, e due legioni. Il lor capitanio Machera fu da Antigono supplicato per lettera, che lui volesse ajutare; in questa e' faceva gran lamenti della prepotenza d'Erode e del torto fatto al regno, e promettevagli per guiderdone denari. Machera, che a vile non avea, chi mandava per lui, d'altra parte più vantaggio gli dava Erode

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non si condusse no al tradimento, ma infingendosi di essergli amico andò a esplorare lo stato d' Antigono con tutto il richiamarnelo che fe' Erode. Ma Antigono, prevedute le sue intenzioni, gli chiuse la città in faccia, e lo allontanò dalle mura, come nimico, intantochè vergognatosi di tal tratto Machera ricoverò presso Erode in Emmaus, e sdegnato per così infelice successo metteva a morte quanti Giudei capitavano in suo potere senza risguardo neppure degli Erodiani, trattandoli tutti indifferentemente, come Antigoniani.

VII. Stomacato di tal procedere Erode sentissi sospinto a punire Machera, come un nimico; frenato però il suo sdegno ricorse ad Antonio per querelarsi a lui delle soperchierie di Machera. Ma costui tornandosi nella mente la serie de' suoi misfatti tien dietro issofatto ad Erode, e a forza di molte suppliche ne racquista la grazia. Erode però non sospese la sua andata ad Antonio; ma risaputo, ch' egli con poderosa oste faceva guerra a Samosata forte città sull' Eufrate tanto più af frettòssi, avvisando questo essere il tempo opportuno da fare mostra del suo valore e da piacer piucchè mai ad Antonio. Ora la sua venuta pose fine all'assedio; e mise egli a morte Barbari in quantità, e fece grande bottino; laonde e Antonio pieno già d'alta stima del suo valore in quell'occasione ammiròllo singolarmente, e gli accrebbe siccome gli altri onori, così le sparanze, che aveva del regno, e it re Antioco fu costretto di rendere Samosata.

CAPITOLO XVII.

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Morte di Giuseppe prenunziata ad Erode da un gno. Come Erode fu ben due volte salvo prodigiosamente. Taglia la testa a Pappo uccisore di suo fratello, e la manda a Ferora. Indi a poco assedia Gerusalemme, e sposa Mariamme.

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I. In questo ebbero gli affari d' Erode in Giudea uno storpio. Lasciato aveva in mano a suo fratello Giuseppe l'amministrazione di tutto con ordine, che non movesse contro d' Antigono prima del suo ritorno; perchè Machera da ciò, che avea fatto sinora, un alleato da fidarsene. Ora Giuseppe appena ebbe udito, che suo fratello era già lontanissimo, trascurati i suoi ordini, andò con cinque coorti mandategli da Machera a Gerico; e ci andava per rubarne il frumento già per la state innoltrata maturo. Ma per insidie tesegli da' nimici fra le montagne e in luoghi aspri, mentre battagliando faceva gran valentie, fu morto, e i Romani tutti, quanti erano, ci perdetter la vita. Mercecchè le coorti venivano testè dalla Siria reclutatevi poco dianzi, nè v'era misto neppure un soldato di quelli, che chiamansi veterani, i quali potessero dar soccorso a gente inesperta nell' armi.

II. Antigono però non fu pago di tal vittoria, ma tanto si lasciò trasportare al suo sdegno, che fece tristo governo perfin del cadavere di Giuseppe. Perciocchè impadronitosi egli de' corpi uccisi gli taglia la testa,

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con tutto la profferta di ben cinquanta talenti fattagli da Ferora per riscattarlo. Ora gli affari della Galilea dopo la vittoria d'Antigono vestirono così nuove bianze, che i partigiani d' Antigono conducendo al lagoi favoreggiatori d'Erode ve gli affogavano. Avvennero gran cangiamenti ancora nell' Idumea, dove Machera rifece un castello, che nominavasi Getta. Queste cose però non erano ancor pervenute all'orecchio d' Erode. Conciossiachè dopo la presa di Samosata Antonio, affidata a Sosio la Siria e impostogli, che sostenesse Erode contro d' Antigono si rendette in Egitto, e Sosio mandate innanzi nella Giudea due legioni in soccorso d' Erode, esso poi immediate teneva lor dietro col rimanente.

III. Pure Erode, mentr' era in Dafne presso Antiochia, da' sogni evidenti riseppe la morte di suo fratello, e sbalordito balzava dal letto, quando gli giunsero le novelle della sciagura. Egli adunque dato un breve sfogo al dolore, e differitone ad altro tempo il corrotto uscì addosso a' nimici; e accelerato fuor di misura il cammino, come fu al Libano, ivi rinforzò le sue truppe con ottocento abitanți di quelle contrade e con una legione romana di soprappiù, che raccolse; colle quali non indugiato un sol giorno entrò in Galilea, e venutigli incontro i nimici li risospinge colà, donde s'eran partiti; e tosto si mise a batterne la fortezza; ma prima di prenderla fu da un crudissimo temporale costretto ad accamparsi nelle terre vicine. Indi però a pochi giorni, siccome per ordin d' Antonio gli si aggiunse una seFLAVIO, t. VI. Della G. G, t. 1.

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