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conda legione, così i nimici temendone la possanza, nel cuor della notte abbandonarono la fortezza.

IV. E già frettoloso avea presa la via di Gerico, per vendicarsi isso fatto degli uccisori di suo fratello. Colà avvennegli un caso, sto per dir, prodigioso, onde l'essere uscito per gran miracolo sano e salvo acquistògli il concetto d'uomo carissimo a Dio. Molti Signori de' più cospicui avevano quella sera cenato con lui. Dopo mangiare, partiti che furono tutti, cadde improvviso la stanza. Ora egli avvisando esser questo un pregio dei pericoli tutto insieme e della salvezza, che nella guerra futura doveva incontrare, sul far del giorno mosse l'esercito. Quivi seimila nimici in circa scesi dalle montague spilluzzicavan le prime file, non però s'attentavano troppo di venir co' Romani alle prese, ma paghi eran sol di colpirli da lungi co' sassi e dardi, da cui rimaserne assai feriti, tra' quali lo stesso Erode spintosi troppo innanzi restò da una freccia colpito nel fianco. Antigono poi volendo parer dappiù non sol pel coraggio, ma per la moltitudine ancora de' suoi spedisce contro Samaria con una parte d'esercito certo Pappo suo confidente, e per premio di questa mossa s' avean proposto Machera. Erode intanto, corse le terre nimiche, piglio cinque borghi ; e messine a morte duemila abitanti e bruciatene le abitazioni si ricondusse al suo campo. Stava egli attendato vicino al borgo chiamato Gana e ogni giorno parte da Gerico istessa, parte d'altronde crescevagli notabilmente il seguito de' Giudei condotti altri dall' odio, in che avevan Antigono, altri dalle chiare imprese d' Erode istesso. Molti però ci fur

tratti da una irragionevole cupidigia di cambiamento. Egli adunque cercava ogni via di venire alle mani, e i soldati di Pappo nè dal numero de' nimici ně dall' impeto loro atterriti uscirono allegramente a scontrarli. Pertanto attaccata la mischia, dall' altre parti si ristette un tantino; ma Erode per la memoria dell' assassinato. fratello più arditamente adoperando per giugnere a gastigarne gli autori, in poca d' ora ebbe rotti i nimici, che stavangli a fronte; indi di mano in mano gettandosi sopra gli altri non ancora battuti li cacciò tuttiquanti in fuga. Grande era il macello, che ne faceva, mentr' essi rispinti venivano nella terra, ond'erano usciti, ed egli incalzavagli a tergo, e uccidevane in quantità. Entra infin nella terra dietro a' nemici, ed ogni casa fu in potere di gente armata; i tetti più alti eran pieni di difensori, e poichè que' di fuori fur vinti, atterrando le porte caccionne que' dentro; de' quali la maggior parte seppelli sotto a' tetti, che fe' rovinar loro in capo, e quelli, che salvi camparono dalle ruine, le spade incontravano de' soldati; e a tanto crebbe il popolo degli uccisi, che a' vincitori stessi chiudevano il passo. A tal disfatta non ressero gl' inimici ; ma que' molti di loro, che s'erano colà raccolti, vista la quantità degli uccisi entro il borgo, si cacciaro qua e là a fuggire; e issofatto Erode animato dalla vittoria sarebbe ito contro Gerusalemme, se un temporale orrendissimo nou glielo avesse impedito. Questo interruppe a lui il corso perfetto della sua impresa, e sospese ad Antigono la sconfitta, poichè aveva già in animo d'abbandonar la

città,

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V. Erode intanto sull'annottare data agli amici gia stanchi licenza di ristorar la persona, egli altresì così caldo com'era della battaglia andava,' come son usi i soldati, a lavarsi; però tenevagli dietro un sol fante, e anzichè entrasse nel bagno, gli corre incontro passando un nimico coll' armi in mano e dietro a lui un secondo, e un terzo e più altri appresso. Questi eran dal campo fuggiti armati nel bagno; e fino allora vi stettero spaurai e nascosi; ma poichè venne loro veduto il re, abbattuti dallo spavento e tremanti passaronlo benchè inerme e inviaronsi verso l'uscita. Ora, conciossiachè per ventura non eraci altra persona, che lor mettesse le mani addosso, Erode fu pago di non averne incontrato alcun male, onde quelli fuggiron tutti. Il di appresso, mozzata la testa a Pappo generale d' Antigono, ch' era stato ucciso sul campo, la manda a Ferora suo fratello in vendetta dell' altro loro fratello ammazzato; perciocchè fu costui l' uccisor di Giuseppe. Dato giù il cattivo tempo mosse alla volta di Gerusalemine, e condotto l'esercito fin sotto alle mura (e volgeva omai il terz' anno dacchè fu creato re in Roma) s'accampa rimpetto al Tempio, da quella parte cioè, dov' era espugnabile, e donde innanzi avea presa Pompeo la città.

VI, Assegnati alle truppe i lor ministerj, e ripartiti loro i sobborghi innalza tre terrapieni (48), sopra dei quali ordina, che s' ergan torri; e affidata la soprantendenza di que' lavori agli amici suoi più valenti egli andò a Samaria per isposar la figliuola d'Alessandro figliuol d'Aristobolo già promessagli, come dicemmo,

e fe' servir d' intermezzo all' assedio le nozze; che niun pensiero oggimai si prendea de' nimici. Celebrate le nozze tornò a Gerusalemme con forze maggiori; giacchè gli si era aggiunto con numerosissima oste di fanti e cavalli anche Sosio, il quale mandatola innanzi per entro terra aveva tenuta la strada della Fenicia. Raccolte tutte insieme le forze, che comprendevano undici legioni e seimila cavalli oltre i confederati venutigli dalla Siria, che non formavano picciol corpo, si mettono a campo vicino al muro settentrionale della città, appoggiati, Erode ai decreti del Senato, che avevanlo fatto re, e Sosio ad Antonio, che aveva spedito lui e le truppe in soccorso ad Erode.

CAPITOLO XVIII.

Erode con Sosio pigliano a viva forza Gerusalemme. Ciò che v' ebbe a soffrire Antigono. Avarizia di Cleopatra.

I. Quindi la moltitudine de' Giudei, ch'eran dentro' alla città, in varie forme si scompigliarono; perciocchè la più debol parte fra loro ristrettasi intorno al Tempio andava chiamando felice e piucchè uomo chiunque morrebbe in quel tempo, e i più arditi gettavansi in frotta a rubare in ogni maniera, e davano particolarmente il sacco a' contorni della città, poichè non era rimasto più di che vivere ne agli uomini, nè a' cavalli. Il meglio ordinato però della soldatesca s'erano a sostenere l'assedio allestiti, e lungi tenevano dalle mura

i lavoratori de' terrapieni. Benchè però con edifizj opponessero sempre a' nimici qualche novello ostacolo, pure in nient'altro cosi gli avanzavano, come in far

mine.

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II. Ma Erode alle ruberie contrappose gli aguati, con cui frenava le incursioni nimiche, e alla penuria dei viveri il trasportarne colà da lontani paesi. Della bravura poi de' soldati nimici tutto che non lasciassero prova d'ardire intentata, fu al di sopra mercè la perizia delle truppe romane. Quindi essi non attaccavano a fronte scoperta e con certo rischio di morte i Romani; ma per vie sotterranee in mezzo alle mine comparivano loro innanzi improvviso, e anzichè niuna parte del muro crollasse, lo rinforzavano con un nuovo riparo. Insomdir breve, nè fatiche di mano non si stanper cavano nè per trovati d'ingegno, fermi ch' essi erano di resistere fino agli estremi. In fatti, benchè fossero circondati da tante forze, pure durarono cinque mesi l'assedio finchè parecchi de' più valenti soldati d' Erode sormontate arditamente le mura lanciaronsi nella città dietro a' quali vennero i centurioni di Sosio. Prima di tutto occuparono le vicinanze del Tempio; e divisesi in ogni parte le truppe il macello fu indicibile, mentre i Romani eran pieni di rabbia per lo stentato assedio che quello fu, e i Giudei partigiani d'Erode cercavano di non lasciar sopra terra anima di nimico. Quindi cadevano uccise d'ogni fatta persone, affollati l'un sopra l'altro e nelle vie e nelle case, e nel Tempio, in cui rifuggivansi. Non s' avea compassione nè a vecchi nè a deboli donne, e non ostante il mandar che il re fece

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