Epistolario di Giuseppe Giusti, Volume 1Felice Le Monnier, 1859 |
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Parole e frasi comuni
abbia Abetone Addio amici anco andare animo Atto Vannucci avrei bella bisogno Brindisi buon caro Beppe casa certo chè colla conoscere Corno alle Scale costà credo cuore d'aver d'avere D'Azeglio desiderio detto dice dire dolore donne doventare fanno fare fece Firenze Francesco Silvio Francioni Gino Capponi giorno Giovan Pietro Vieusseux Giuseppe Giusti Giuseppe Montanelli Giusti gran l'animo l'ho Lago Scaffaiolo lasciare letto libro lingua Livorno lode Lucca m'ha male manda mano Manzoni Marchese Massimo D'Azeglio medesimo meglio mente mesi mettere mezzo mille nulla nuovo oramai paese pare parlare parole passo pensare persone Pescia piacere Pietro Giordani piglia pochi poco poeta posso potuto povero prego Professore quei rammento salute sapere sarà satira Scherzi scritto scrivere sento signor stare studi testa tira tornare Toscana tratto troppo trovo uomini uomo Valdinievole Vannucci Vaselli Vedi lettera nº vero versi vivere voglia voluto vorrei vuole
Brani popolari
Pagina 124 - Ora si va con motti e con iscede A predicare, e pur che ben si rida, Gonfia il cappuccio, e più non si richiede.
Pagina 151 - ... animo, con le tue affettuose ispirazioni. La corda dei miti affetti, delle soavi espansioni melanconiche, è tutta tua: tienne di conto in questo tempucci accio d' arrabbiati o d' Ermolai, ondeggianti o per sistema o per nullità fra la bile e lo scetticismo. L' aristocrazia dei dotti ha gli scrittori greci e latini per refugio; i dottorucci plebei hanno i giornali, le riviste, le miscellanee, le enciclopedie, i dizionari, ove nuotare, per essere ogni giorno o creduli o rinnegati; al mezzo-ceto...
Pagina 246 - Ma i più, prima d'avere imbroccato i passi del valser, bisognava che tornassero a fermarsi le quattro e le sei volte, e allora urtoni di qua e di là da coppie che avevano preso l'andare, e per tutta la sala un zighizzaghi, un arruffio che era un vero gusto.
Pagina 103 - ... capo-popolo; un liberale che non può patire le millanterie, i ciarlatani, i vagabondi; un liberale che non solamente non campa di sospetti, ma che sarebbe l' uomo il più disperato se avesse a sospettare di tutto e di tutti, come si compiacciono di fare parecchi de
Pagina 253 - ... produce ! Io senza andarmi a lambiccare il cervello con tante prediche inutili, vorrei che la rivoluzione si facesse coi Rispetti e col panno di Casentino. Oh ! l'avrò detta bella? oramai me la passi, e seguiti a volermi bene.
Pagina 107 - Calambrone, che io ho suscitato tumulti per poi rovesciarne la colpa sul popolo, che io dalla tribuna non ho mai aperto bocca senza dir male del popolo, e così via discorrendo, fino a mettere in dubbio se io mi sia venduto.
Pagina 319 - ... animaletto potesse doventare una viva immagine dei pensieri che allora mi formicolavano per la testa, e ripensando alla vana boria di noi uomini, agli appetiti smodati, all' ire, all' arroganza nostra, quasi senza volerlo mi venne fatto di dire: Viva la chiocciola ! Questa esclamazione era un quinario sdrucciolo, metro che mi piace oltremodo. Sai che tutto sta nel cominciare; ed io raccozzando quelle poche idee che m...
Pagina 243 - Intanto le penne più minute, o fosse aperto qualche riscontro o che la gran fiamma movesse l'aria di soverchio, volavano qua e là sui piatti, nei bicchieri, nel foco e nella padella delle bruciate, cosa che fece risentire il maestro bruciataio che gridò alla serva: — O che in tanto tempo che pelate, non avete ancora imparato a pelare ? — E ora chi vi stuzzica voi costà?
Pagina 397 - Giusti, non so se sia stato maggiore per me il piacere di legger de' versi bellissimi, o quello di veder nascere una gloria italiana. Quel certo scomparve poi subito, come Lei deve sapere; e l'avidità del pubblico, la quale fa le veci di stampa per ogni suo nuovo componimento, serve benissimo la mia. Ma pensi con qual particolare sentimento io abbia ricevuto quello, che mi veniva da Lei, e che, col solito e sempre vivissimo piacere, mi portava un segno d'una così cara e onorevole benevolenza.
Pagina 372 - Ora forse dirò uno sproposito, ma per chi vuole possedere veramente la nostra lingua, bisogna che faccia fondamento dei suoi studi la lingua parlata ; che poi la confronti con tanto d'occhi aperti colla scritta, e che in ultimo ponendosi a fare di suo, rinfreschi di continuo il campo di questa, coi ruscelli vivi e perenni che derivano dalla bocca del popolo.