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sedeva quella provincia, non colla forza o diritto di conquista, ma sì con titolo più giusto, cioè per diritto di testamento. Or difficile è a dire se si perdè o si ricuperò con facilità maggiore. Aristonico, giovane feroce e di regia stirpe, sollevò agevolmente parte delle città assuefatte al Governo monarchico; e le poche che gli si opposero, cioè Mindo, Samo e Colofone, le ridusse a viva forza. Sconfisse anche l'esercito del Pretore Crasso, e fecelo prigioniere. Rammentatosi però del decoro di sua famiglia e del nome di Romano, accecò con una verghetta il Barbaro che lo custodiva, il quale così provocato lo uccise, appunto come egli aveva desiderato. Fu vinto poscia Aristonico e preso da Perpenna, e fu tratto in catene come prigioniero di guerra. Aquilio diede fine all'avanzo dell' asiatica guerra, avendo astrette scelleratamente alcune città a rendersi con avvelenarne le fonti. Cosa che sollecitò, ma che infame rese la vittoria, avendo contro il voler de' Numi ed il costume de'nostri antenati violate con obbrobriosi stratagemmi le illibate romane leggi di guerra.

LIBRO TERZO

CAPITOLO I.

Guerra Giugurtina.

NELLE meridionali contrade non regnava intanto la stessa tranquillità che nelle orientali. Chi mai avrebbe sospettata altra guerra in Africa dopo distrutta Cartagine? Eppur non leggiermente la Numidia si scosse; e fuvvi Giugurta da paventare dopo Annibale. Infatti quel Regnante scaltrissimo fece colPoro la guerra all' inclito ed invitto popolo Romano; ma contro ogni aspettativa la fortuna permise che un Re esimio negl' inganni, rimanesse ingannato. Questi, a cui Masinissa era avo e Micipsa padre adottivo, tormentato dalla cupidigia di regnare, avendo determinato di uccidere i fratelli, e temendo tanto di essi, quanto del Senato e del popolo Romano, sotto la di cui protezione e tutela era quel regno colle insidie dà principio al misfatto. Tronca il capo a Jempsale; si dirige poscia contro Aderbale, che si rifugge in Roma; ma egli col danaro profuso per mezzo degli ambasciadori guadagna il favore del Senato. Ecco la prima vittoria che riportò su di noi. Inviati essendosi Legati onde dividere il regno fra esso ed Aderbale, con maggior audacia diede compimento all'intrapresa scelleratezza, e corrompendo Scauro espugnò la probità stessa dell' lm

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pero romano, Ma non a lungo restano occulti i delitti. Si scovrì la ribalderia de' corrotti Legati, e si determinò di perseguitar colle armi il fratricida. Fu da prima spedito in Numidia il Console Calpurnio Bestia, ma istrutto il Re che appo i Romani l'oro aveva più vigore che il ferro, comprò la pace. Chiamato sotto pubblica fede a render conto al Senato qual reo di tante enormità; colla consueta audacia vi si presentò, e per mezzo di un sicario mandò ad uccidere Massiva suo competitore al trono di Masinissa. Quindi nuova cagione di muovergli guerra; e quindi la spedizion di Albino per novella vendetta. Ma con nostra ignominia seppe egli talmente corrompere l'esercito, che i Numidi vinsero i nostri abbandonati a volontaria fuga, ed impossessaronsi del campo, imponendo per prezzo della risparmiata vita l'infame patto di disciogliere l'esercito dianzi comprato.

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Sorse intanto Metello a vendicar il disonore più che l'Impero romano. Questi scaltramente or con preci, or con minacce (21), ora con simulata fuga ed or con vera ingannando il nemico, lo combatte cogli stessi suoi stratagemmi. Nè contento di aver messo a soqquadro campi e villaggi, nonchè di esser penetrato nelle principali città, e di aver minacciata lungamente Zama, ma indarno, s'impadronì ancora di Thala, onusta pei regj tesori e per armi. Inseguì poscia per la Mauritania e la Getulia il Re, che spogliato di cittadi e di territorio fuggiva dal regno. Mario finalmente, perchè di oscuri natali, avendo ammessi al giuramento di fedeltà uomini non proprietarj, accrebbe a dismisura l'esercito ed assali improvvisamente il Re, disfatto ormai e ferito. Ep

pur lo vinse a stento, come se quello pugnato avesse con forze ancora fresche ed intere. Con meravigliosa felicità conquistò Capsa, fondata da Ercole nel centro dell' Africa, e circondata di sabbia e di serpenti; e colla scorta di un Ligure penetrò per iscosceso ed inaccessibile sentiero nella città Molucca, situata sopra smisurato sasso. Quindi non solo fu battuto Giugurta, ma presso al castello di Cirta fu rotto Bocco Re di Mauritania, il quale, come affine, vendicar voleva il Re Numida; e vedendosi sbaragliato, e temendo di divenir compagno dell' altrui ruina, lo consegnò in prezzo dell'alleanza ed amicizia. In tal modo il più ingannatore fra' regnanti fu per inganno del suocero colto nelle insidie e dato in poter di Silla. Così alfine vide il popolo Romano condotto in trionfo Giugurta carico di catene: ed egli vinto ed incatenato pur vide quella città, che inutilmente avea presagito che sarebbe alfin perita per la sua venalità, se rinvenuto avesse un compratore (22). Or questo rinvennesi, ma siccome egli così non si salvò, si fe manifesto, che quella per ciò perir non potea.

CAPITOLO. II.

Guerra cogli Allobrogi.

Queste cose faceva nelle meridionali contrade il popolo Romano. Con più varj e feroci modi però incrudeliva nel Settentrione. Non vi è regione peggior di quella. Aspro clima, e non dissimili ingegni. Sboccarono quindi da ogni dove, e dalla sinistra parte, e dalla destra, e dal fondo del Settentrione

barbari nemici. I primi che al di là delle Alpi provassero le armi nostre furono i Salj, per causa che di loro incursione si lagnava Marsiglia, nostra fedelissima ed amicissima città. Successero poi gli Allobrogi e gli Arvernj, perchè per simile ragione gli Edui implorarono il nostro potente soccorso. Furono spettatori della vittoria i fiumi Varo, Isara, Vindelico ed il rapido Rodano. Grande spavento recarono a que' Barbari gli elefanti corpulenti al pari di loro. Niente di più specioso fuvvi nel trionfo quanto lo stesso Re Bituito con armi a più colori ed argenteo cocchio, come appunto avea pugnato. Qual gaudio recato avesse l'una e l'altra vittoria, può agevolmente raccogliersi da che Domizio Enobarbo e Fabio Massimo eressero mucchi di macigni ne'campi di battaglia, e vi soprapposero trofei di nemiche armi cosa per lo innanzi inusitata presso di noi: imperocchè non mai il popolo Romano rinfacciò sue vittorie ai domati nemici.

CAPITOLO III.

Guerra Cimbrica, Teutonica, e Tigurina.

Cimbri, Teutoni e Tigurini fuggendo dagli estremi confini della Gallia, per aver l'Oceano innondato le loro terre, givano raminghi pel Mondo in cerca di nuove sedi. Esclusi dalla Gallia e dalla Spagna si conversero all' Italia (23), e spedirono Legati nell'accampamento di Silano, e dipoi al Senato, chicdendo che il popolo di Marte loro assegnasse alcune terre a titolo di stipendio, e che dopo si prevalesse a suo piacere delle loro braccia ed armi. Ma quali

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