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In qualsisia arte, o studio, o scienza, e nella pratica stessa della virtù, l'ottimo è raramente conosciuto. Cicerone, De Finib. Bonor. et Mal., lib. 2, c. 25 (vol. 54, pag. 87 della nostra Biblioteca Scelta delle Opere tradotte dal latino).

SIGNOR CONTE

LUIGI DEGLI ANGELI STELLA

CAVALIERE DELL'ordine EQUESTRE MILITARE

DI S. MICHELE ARCANGELO DI BAVIERA.

L'AUTORE *

PENSANDO io meco medesimo cui dovessi meglio far dono di questa mia qualunque siasi fatica intorno al grande VITTORINO DA FELTRE, non seppi trovar Personaggio cui più si convenisse che a Voi, ORNATISSIMO SIGNOR CONTE, che avete con esso comune la Patria, comuni i costumi, comune l'amore ai buoni studj, e singolarmente a quello delle Matematiche, intorno alle quali da gran tempo già vˇoccupate con molta vostra riputazione. A che s'aggiunga la vostra brama ardentissima di veder posti in lume più chiaro i fatti di questo vostro incomparabile Concittadino, ed il suo sistema singolarmente di educazione, di cui tanto abbisogna la nostra infelice Italia in questi sciaguratissimi tempi, in cui pare che il buon costume coll'istessa rapidità precipiti, che fa pur troppo il buon gusto. Vedrete ch'io ho saputo, mercè della cortesia di varj letterati miei

* Dedica premessa all'edizione Originale di Bassano, 1801.

VI

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amici, far uso di molti inediti documenti, che la memoria illustrano di VITTORINO e de' suoi discepoli, de'quai documenti voi stesso avevate fatta ricerca mosso da quell' ardente brama, che vi spingeva ad informarvi d'ogni più minuta circostanza che interessasse la Vita dell'immortale vostro Compatriota.

Io mi chiamerei ben fortunato sio avessi potuto almen in parte appagare questo lodevole vostro desiderio. Ad ogni modo, aggradite con quella gentilezza, ch'è propria vostra, questa mia offerta, della quale farete il piacer vostro, e non isdegnate da quindi innanzi di registrarmi nel ruolo de' vostri ammiratori ed amici.

SU LA VITA E SU LE OPERE

DELL'AUTORE

COPIATE DALLA BIOGRAFIA DEGL' ITALIANI ILLUSTRI
CHE SI PUBBLICA IN VENEZIA

DAL PROF. EMILIO DE TIPALDO

CARLO de'Rosmini, in Rovereto, piccola città, ma ricca

di uomini segnalati nelle scienze e nelle lettere, nacque di gentilizia schiatta il dì 28 ottobre, 1758. Perduto il genitore quand'egli non aveva ancora compiuti i sett'anni, tutto dovette alla tenera sollecitudine della madre sua. Venae da prima istrutto da un precettore domestico, l'abate Poli, indi mandato nel Collegio de' Nobili in Inspruck ad apprender legge; ma quivi poco dimorò, e dopo circa due anni fu reduce in patria, dove, mostrando di darsi in particolare alle amene lettere, ebbe animo e sprone a coltivarle dai valentuomini suoi concittadini Clemente Baroni e Clementino Vannetti. Cominciò dunque dal pubblicare un libricciuolo di parole rimate, intitolato Versi di Erotico e di Cimone (Rovereto, 1783, in 8) cui susseguitarono, scritte con miglior senno: Due Lettere sopra alcuni quesiti poetici del cav. Clementino Vannetti (Rovereto, 1785, in 8), e le Considerazioni sui due opuscoli di d'Alemberg intorno alla Poesia (Rovereto, 1786, in 8). Fatto già con questi scritti il suo ingresso nella letteraria palestra, vennero a sviarlo i bollori di

gioventù, i quali minacciando poi di farlo schiavo d'un allacciamento amoroso, si determinò la prudente sua genitrice di mandarlo nel 1786 a Ferrara sotto la guardia d'un Monaco di lei fratello. In Ferrara ebbe stanza per ben tre anni, e vi ritrasse dal conversare con dotti uomini la sua guarigione. Volendo poi mostrarsi al pubblico con più maturi frutti delle sue faticose lucubrazioni, mirò a riempiere un vôto lasciato da Gio. Lodovico Bianconi, il quale aveva promesso di fare intorno ad Ovidio un lavoro pressochè simile a quello dallo stesso pubblicato intorno a Celso. Si accinse perciò il Rosmini a scrivere la Vita di Ovidio, che, riveduta e cresimata dell' approvazione del Tiraboschi e del Vannetti, viḍe la luce in Ferrara nel 1789. Servì questa Vita a felice preJudio della sua fama letteraria poichè gli meritò tosto l'onore d'essere ascritto a socio della R. Accademia Fiorentina.

Uno de'primi passi bene riuscito suol essere grande incitamento a persistere nel buon cammino, ed egli in effetto pensò subito dopo a dettare la Vita di Seneca per cui raddoppiò di cure affinchè nello stile e nella condotta palesasse il felice procedimento che come autore egli andava facendo. Questa Vita s'impresse nella sua patria dopo esservisi restituito nel 1796, e molti novelli e sinceri applausi riscosse da'letterati italiani, fra i quali ci basti ricordare un Bettinelli, un Fontana, un Cesari. In questo mede1796 la morte colse in patria Clemente Baroni, come poco prima aveva fatto di Clementino Vannetti el Rosmini lasciò senza pubblico tributo di lodi que' valentuomini. È da notarsi però eglino per lo addietro venuti in clamorose querele intorno ad una quistione più morale

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