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la foce dell' Orco con Asti; e per último dal tronco superiore del fiume Tanaro che dalla sorgente sull'Apennino ligure discende sino ad Asti; avvertendo, che il corso dell' Orco sèpara il gruppo piemontese dal canavese, e la successiva linea serpeggiante col tronco superiore del Tanaro lo dividono dal monferrino; a mezzogiorno, è conterminato dalla catena delle Alpi marittime che separano la Provenza dal Piemonte, intersecata fra le due sorgenti del Tanaro e della Stura meridionale; ad occidente, dalle Alpi marittime e graje che dividono il Piemonte dalla Francia e dalla Savoja.

Il gruppo Canavese, che, come abbiamo avvertito, ad occidente confina col piemontese lungo il corso dell' Orco, si estende a settentrione sino ai monti che dividono il Piemonte dal ducato d'Aosta; ad oriente raggiunge la destra sponda del Sesia sino alla sua foce nel Po, lungo la quale si fonde nei dialetti lombardi; e a mezzogiorno è conterminato dal tronco del fiume Po racchiuso tra le due foci del Sesia e dell' Orco.

Questo medèsimo tronco segna appunto il confine settentrionale della regione occupata dal gruppo monferrino, il quale, seguendo le linee da noi superiormente tracciate, ad oriente è conterminato dai dialetti emiliani, a mezzogiorno dai lìguri, e ad occidente dai piemontesi.

E quivi pure gioverà ripètere la generale osservazione da noi premessa nelle due Parti precedenti, tornare cioè affatto impossibile il designare con precisione il luogo ove un dialetto finisce e l'altro incomincia, ciò che avviene per leggeri e quasi impercettibili gradazioni; e doversi quindi risguardare le linee superiormente designate come diametri di altretante zone più o meno larghe, lungo le quali i dialetti di due gruppi, o di due famiglie distinte, vanno assimilàndosi e fondèndosi insieme. Di qui appunto deriva l'indeterminato número di varietà nei dialetti d'un medésimo gruppo, del quale gli estremi di due opposti confini differiscono tra di loro assai più, che non ciascuno d'essi coll'estremo della famiglia o del gruppo limitrofo.

Incominciando ora dal gruppo Piemontese, esso è rappresentato dal dialetto Torinese che ne è principal tipo, e che in ogni direzione si distende lungo la circostante pianura, lungo i colli

e le molteplici valli che dalla cerchia delle Alpi, quasi raggi concèntrici, convèrgono verso la capitale; se non che, di mano in mano che c'inoltriamo sú per l'erto dei monti, il dialetto piemontese, trasformandosi, assume alquante forme dei dialetti occitànici, ciò che porge nuovo interesse al linguista che nell' incorrotta favella dell' alpigiano scopre ancor vive le vestigia della lingua dei Trovatori. E perciò in questo gruppo è d'uopo sceverare i dialetti del piano e della parte inferiore dei monti da quelli delle più alte pendici. Tra i primi, i principali sono: il Torinese, l'Astigiano, il Fossanese, il Valdese ed il Lanzese.

Il Torinese è parlato con leggere varianti, oltre alla capitale, in tutti i circostanti paesi, inoltràndosi a mezzogiorno, su per le valli sino a Cherasco, Savigliano, Saluzzo e Pinerolo; e ad occidente sino a Susa.

L'Astigiano è proprio della città d'Asti e del rispettivo territorio, nel quale a poche miglia di distanza verso occidente si va assimilando al Torinese, e verso oriente si fonde nel gruppo Monferrino.

Il Fossanese è parlato nella parte superiore della valle della Stura racchiusa fra Savigliano e Dalmazzo al disopra di Cuneo. Il Valdese è proprio di tutta la valle di Luserna presso al versante settentrionale del monte Viso.

Il Lanzese è parlato nella valle della Stura settentrionale, all'imo della quale va assimilàndosi al Torinese.

Tra i secondi, che distingueremo col nome di alpigiani, o meglio coll'aggiunto di occitànici, sono da notarsi i dialetti seguenti: quel di Limone, parlato alle falde del colle di Tenda; di Faldieri, parlato nella valle di Gesso; di Vinadio, proprio degli abitanti del più sublime tronco della valle Stura meridionale; di Castelmagno, presso alle sorgenti del Grana; di Elva e di Acceglio, presso alle sorgenti del Macra; di San Peire, parlato nel tronco superiore di valle Varàita; di Oncino, posto presso alle sorgenti del Po; di Finestrelle, parlato in tutto il tronco superiore di val Clusone; di Giaglione e d'Oulx, verso le sorgenti della Dora Riparia; di Viù e di Usseglio, presso quelle della Stura settentrionale.

Il gruppo Canavese, che abbiam veduto racchiuso fra l'Orco,

il Sesia, l'Alpi ed il Po, consta pure d'un número ragguardevole di svariate favelle. Esso è rappresentato dal dialetto di Ivrea, che con leggere modificazioni è parlato in tutta la regione raechiusa tra la Dora Bàltea ed il corso dell' Orco. Ivi è solo distinto per proprietà speciali il dialetto della Val Soana, parlato nei villaggi d'Ingria, Ronco, Valprato e Campiglia. Nella regione poi racchiusa fra la Dora ed il Sesia prevale il dialetto di Biella, che si distende con poche varianti in tutta la sottoposta pianura; e verso i monti sono da sceverarsi il dialetto di Andorno, che quasi anello congiunge il gruppo canavese col lombardoverbanese, e quello di Settimo Villone posto presso al confine del ducato d'Aosta.

Il gruppo Monferrino, posto fra il Tanaro e l'Apennino lìgure, è rappresentato dal dialetto Alessandrino, parlato non solo in tutta la pianura d'Alessandria e tra i vicini colli, ma altresì lungo tutta la valle della Bormida sino a Bistagno al di sopra d'Acqui. Più oltre prevale il dialetto d'Alba, che si parla con lievi modificazioni nella regione superiore fra il Tanaro e la Bòrmida; e per último, il dialetto di Mondovi, che per gli elementi eterogènei onde consta, congiunge il gruppo Piemontese al Monferrino, ed entrambi alla famiglia dei Liguri. Meglio poi d'ogni altro sègnano il passaggio dal Monferrino alla famiglia Ligure i distinti dialetti del Cairo, sulla vetta dell'Apennino presso le sorgenti della Bòrmida, di Garessio e di Ormea, presso quella del Tanaro, ove la Ligùria è divisa dal Piemonte.

S. 2. Proprietà distintive dei tre gruppi Piemontese,
Canavese e Monferrino.

La prima e la più ovvia osservazione sommaria generale per la quale i tre gruppi piemontese, canavese e monferrino appàjono distinti fra loro, si è la complessiva forma di ciascuno, che rivela nel primo le impronte caratteristiche dei dialetti della Francia meridionale, nel secondo quelle dei dialetti lombardi, nel terzo quelle dei liguri, per modo che l'aspetto loro si assìmila rispettivamente a ciascuna di quelle disparate famiglie.

Questa generale distinzione per altro non è se non il risulta

mento di molte peculiari differenze che richièggono un diligente e circostanziato confronto, e delle quali appunteremo le precipue e le più caratteristiche.

Primieramente, il Canavese distinguesi dagli altri due gruppi per la terminazione in àr di tutti gli infiniti dei verbi di prima conjugazione, che il Piemontese ed il Monferrino vòlgono in è:

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Il Monferrino alla sua volta si distingue dal Piemontese e dal Canavese, permutando d'ordinario in ač, ič le finali dei participj, che gli altri due vòlgono in dit, à, èt, it, o altrimenti:

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Questa distinzione deriva dalla proprietà del Monferrino di scambiare sovente in è le tt delle sillabe finali delle parole, dicendo tane per tanti, tic per tutti, e simili. Per una tal proprietà, mentre questo gruppo distinguesi dagli altri due, va assimilàndosi ai lombardi d'oltre Po; che anzi dobbiamo avvertire, come la stessa penetrasse ancora in alcuni dialetti del gruppo Canavese, posti lungo il Sesia ad immediato contatto coi dialetti verbanesi, ai quali pure è comune.

Da uno degli esempj succitati appare altresì, come il Monferrino scambi talvolta la ü in i pura, ciò che parimenti lo distingue dagli altri gruppi.

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Il Piemontese poi va chiaramente sceverato dagli altri due gruppi per la proprietà quasi esclusiva di ripetere i pronomi, non solo quando esprimono il soggetto, ma eziandio quando rap

presentano l'attributo d'una proposizione. A meglio chiarire una tal proprietà vàlgano alcuni esempj: noi abbiamo visto nei dialetti lombardi ed emiliani ripètersi costantemente nelle seconde e terze persone dei verbi il pleonasmo dei pronomi: ti te diset, lü el dis, oppure lè la dis, per tu dici, egli, o ella dice, ove ti te, lü el, lè la sono ripetizioni dello stesso pronome, sebbene sotto forma diversa. Lo stesso avviene nei dialetti pedemontani di ciascun gruppo, ove per lo più lo stesso pleonasmo ha luogo eziandio nelle prime persone singolari e plurali: mi i ö, ti t'as, chièl a l'à, noi i òma, ec. per io ho, tu hai, egli ha, noi abbiamo, ec., ove mi i, equivàlgono ad io io; ti t', a tu tu, e così di seguito; ma in questi esempj, che dimostrano la proprietà stessa comune a tutta la famiglia gallo-italica, i pronomi sono sempre rappresentanti il soggetto del verbo; laddove nel gruppo piemontese lo stesso pleonasmo ha luogo eziandio quando i pronomi rappresentano l' attributo:

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Di qui si vede come il Piemontese ripeta il pronome mi e lo, che fa le veci dell'attributo, suffiggèndolo ai participj, ciò che non ha luogo in verun caso nei dialetti degli altri due gruppi.

Lo stesso avviene colle particelle pronominali, ossia coi pronomi reciproci, ove il pleonasmo è di règola:

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Sebbene esclusiva del gruppo piemontese, questa proprietà rinviensi ancora nel dialetto di Mondovì, il quale porge il singolare fenòmeno di riunire i caratteri più salienti dei due gruppi piemontese e monferrino, mentre più d'ogni altro si assimila alla famiglia lìgure. Ed è appunto per questo che, mentre potrebbe a buon dritto associarsi al primo gruppo, abbiamo preferito rannodarlo al secondo come più omogèneo nella complessiva sua forma.

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