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colà una serie di scrittori patriotici « disposti a tutto patire ed anche a tutto tentare a fine di spezzar le catene straniere: » е per quanto sia doloroso a pensare il gran numero delle nobili vite allora innanzi tempo mietute, nondimeno chiunque senta di avere in sè scintilla d'ingegno, dovrà consolarsi vedendo di quanta utilità publica essa può diventare sorgente. Alcune poesie uscite di quella scuola accesero la gioventù alemanna, e la fecero vittoriosa. Se i principi che allora secondarono e promossero quel nobile entusiasmo, fallirono le promesse e tennero schiava una generazione non meno degna che desiderosa di libertà; se alcuni tra quelli che avevano più contribuito a fondar quella scuola (per esempio Federico Schlegel), « fregiati di ordini e di titoli attesero poi a renderne vani gli effetti, e diventarono naturali sostegni dei Conservativi politici ed ecclesiastici,» per far risorgere « istituzioni del medio evo che non si comportano colle idee e collo spirito del nostro tempo: » tutto questo non può essere imputato a quella scuola, della quale non fu conseguenza necessaria nè naturale; e non può quindi menomar la fiducia che dobbiamo e vogliamo riporre nello studio e nell'ingegno come strumenti di civiltà.

«

In Italia il romanticismo, non potendo proclamare la sua vera dottrina e il vero suo scopo, si presentò necessariamente come una semplice riforma letteraria; e tale fu anche creduto da alcuni che se ne mostrarono subito fautori. Le poesie di quella scuola romantica a cui la Germania doveva gran parte delle sue vittorie, non pare che fossero conosciute qui, se non forse da pochi; certamente non avrebbero potuto esser tradotte in nessun angolo della Penisola, mentre direttamente o indirettamente prevalevano da per tutto quei principi politici che le sopprimevano anche là dov'eran nate. Avemmo quindi traduzioni o imitazioni di leggende e romanze, aliene quasi tutte dai nostri costumi, senza legame coi nostri bisogni, e tinte o infette di quella tendenza al medio evo accennata poc' anzi. Certamente non poteva dirsi allora che quelle poesie (come fu detto con buon fondamento delle romantiche tedesche) << mettessero un argine all'influsso di un gusto letterario straniero, » nè che potessero « recare consolazione, quiete, coraggio ai più nobili spiriti contra l'oppressione politica » È probabile che alcuni, così tra quelli che volevano esser romantici perchè speravano di far rifiorire la letteratura italiana, come tra quelli ai quali pareva per lo contrario che ne fossero guastatori, mancassero di un giusto e pieno concetto della cosa: e poichè la materia non comportava di essere apertamente

trattata, perciò furono veduti anche alcuni uomini d'alto ingegno agitarsi lungamente nel dubbio, oppugnare dottrine che poi riconobbero vere, e fin anche contradire col fatto alla propria opinione. Così, per citare un solo esempio ma illustre, G. B. Niccolini fu romantico quant'altri mai ne' soggetti e nell' intento delle sue migliori tragedie; e nondimeno segnò con parole eccessivamente sdegnose le dottrine e le opere di quella scuola. Troviamo ch' egli, pregato a lasciar publicare il discorso dov'erano quelle parole, » ricusò con sincerità rara e con trepida coscienza di sè, dicendo che sopra quelle questioni e' poteva col tempo mutare pensiero. » Probabilmente aveva già cominciato a comprendere che il romanticismo, entrato in Italia come una semplice mutazione di forme letterarie, tendeva a diventare anche fra noi quel ch'era stato in Germania, tendeva ad un fine che nessun italiano poteva condannare, nessuno avrebbe voluto impedire. Dal lato letterario alcune riforme erano disputabili, altre parevano un desiderio intemperante di distruggere prima d'aver pensato come riedificare; e l'opposizione giustificavasi principalmente per la fiacchezza innegabile, talvolta anche per la stravaganza di alcune tra le opere che presentavansi come frutto delle nuove dottrine. Ma quando cominciò ad alzarsi il velo che aveva in gran parte celato il vero, allora, benchè non potesse mutarsi il giudizio circa quelle prime poesie, fu riconosciuto da tutti quel debito presentito già dal Niccolini, di mutare opinione circa la scuola; giacchè essa, quai che si fossero il nome e le apparenze, riconduceva le nostre lettere ad una imitazione di Dante più vera, più alta, più degna che non fu quella iniziata dal Varano e splendidamente proseguita dal Monti.

S'io avessi potuto distogliermi dal proposito seguito nella prima edizione, e indurmi a porre le mani nelle opere dei Letterati viventi, ciascuno facilmente indovina, quali avrebbero più contribuito ad arricchire di nuovi esempi il mio libro: perchè tutti conoscono quel piccolo ma eletto drappello d'ingegni che promovendo, in questa infelicissima parte di secolo, la critica, la storia, il romanzo e la poesia, meritarono anche il nome di scrittori esemplari. Fu gran ventura che l'uomo a cui ciascuno de' miei lettori avrà già assegnato il primo posto nel mentovato drappello, si trovasse nel fiore degli anni e potente di studî quando surse il pensiero di preparare la libertà politica per mezzo delle lettere: nè si tenesse, come il Goethe, in disparte da quel movimento letterario, ma lo secondasse e lo promovesse quanto era possibile, anche più che

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SULLA STORIA DELLA LETT. IT.

non pareva possibile, in quella condizione di cose. Molti, massimamente fra quelli che scrivevano fuori d'Italia, mostraronsi più ardenti di lui; e furono quasi i bersaglieri nella gran lotta che si veniva preparando: ma dal lato letterario non v'è dubbio che la nuova dottrina ricevette da' suoi ragionamenti e dal suo esempio la più efficace dimostrazione; dal lato politico egli aveva già chiamata rea la progenie degli oppressori; aveva riprovata con versi non dimenticabili quella quasi ereditaria stoltezza di consolarsi al cambiar di padroni; aveva rappresentato in un modo che il popolo potesse intendere e i dotti dovessero ammirare, il vituperio ed il danno del soggiacere a un dominatore straniero. Laonde, primo o tra i primi di tempo, non secondo a nessuno nell'importanza dei soggetti trattati e nell'altezza del fine, rimane universalmente riconosciuto superiore a tutti come scrittore; pari assai più che simile a quegli antichi che sotto il nome di classici contraponemmo lungamente ai moderni o romantici.

FINE DEL QUARTO ED ULTIMO VOLUME.

INDICE GENERALE

DEGLI AUTORI COMPRESI NEI QUATTRO VOLUMI.

Adriani Giambattista (1513-1579). Bettinelli Saverio (1718-1808), III,

II, 410. Alamanni Luigi (1495-1556), II, 264.

Alberti Leon Battista (1404?-1472), I, 340.

Alfieri Vittorio (1749-1803), III, 358.

Algarotti Francesco (1712-1764), III, 390.

Allighieri Dante (1265-1321), I, 65. Arici Cesare (1782-1836), IV, 81. Ariosto Lodovico (1474-1533),II,72. Arrigo di Castruccio degl' Interminelli (prima metà sec. XIV), I, 316.

Atanagi Dionigi (secolo XVI), II, 564.

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419.

Boccaccio Giovanni (1313-1375), I, 250.

Boiardo Matteo (1430-1494). 1,361. Bondi Clemente (1742-1821), IV,

240.

Bonichi Bindo (?-1337), I, 315. Borghi Giuseppe (1792-1847), IV, 263.

Borghini Raffaello (verso la metà
del sec. XVI), II, 358.
Borghini Vincenzo (1515-1580),
II, 402.

Botero Giovanni (1510-1617), II,

431. Botta Carlo (1766-1837), IV, 128. Brunelleschi Filippo (1377-1444), I, 392.

Buommattei Benedetto

(1581

1617), III, 217. Buonarroti Michelaguolo (15631646), III, 205. Burchiello (?-1448), I, 389.

Capilupi Lelio (1501-1563), II, 569.
Caro Annibale (1507-1566), II, 304.
Carrer Luigi (1801-1850), IV, 273.
Casa. V. Della Casa.
Cassiani Giuliano (1712-1778), III,
416.

Castiglione Baldassare (1478-1529)
II, 54.

Cavalca Domenico (?-1342), I, 176. Cavalcanti Bartolommeo (15031562), II, 390.

Cavalcanti Guido (?-1300?), I, 16. Cellini Benvenuto (1500-1570), II, 346.

Cerretti Luigi (1738-1808), III,

441.

Cesari Antonio (1760-1823), IV, 45.

Chiabrera Gabriello (1552-1637), Di Costanzo Angelo (1507-1591),

III, 31.

Cocchi Antonio (1695-1758), III, 401.

Colletta Pietro (1775-1831), IV, 92. Colombo Michele (1747-1838), IV, 259.

Colonna Vittoria (1490?-1547), II, 562.

Compagni Dino (1260?-1324?),
I, 23.

Coppetta Francesco (morì giova-
ne nel 1553), II, 568.
Costanzo. V. Di Costanzo.
Crescenzio Pietro (1240?-1320),
I, 293.

Crudeli Tommaso (1703-1745), III, 410.

Da Catignano Giovanni (seconda metà del secolo XIV), I, 285. Dalle Celle Giovanni. V. Da Catignano Giovanni.

Da Lentino Jacopo (sec. XIII), I. 10.

Da Montemagno Bonaccorso (secolo XIV?) I. 320.

Da Pistoia Cino (1270-1336), I, 246.

Da san Concordio Bartolommeo (1262-1347) I. 191.

Da Settimello Arrigo (trad. verso 1340), I, 231.

Da Siena Santa Caterina. Vedi
Santa Caterina.
Dati Carlo (1619-1675), III, 158.
Davanzati Bernardo (1529-1606),
II, 536.

Davila Arrigo Caterino (1576-1631)
III, 76.

Da Vinci Leonardo (1445-1519). I, 391.

Del Bene Sennuccio (secolo XIII

1349?), I, 317.

D' Elci Angelo Maria (1754-1824), IV, 250.

D'Este Leonello (?-1450), I, 390. Della Casa Giovanni (1503-1556), II, 293.

De' Medici Lorenzo (1448-1492), I, 393.

II. 421.

Doni Giambattista (1594-1647), III, 211.

Fantoni Giovanni (1755-1807), III, 383.

Filicaia Vincenzo (1632-1707), III, 168.

Fioretti di San Francesco (seco-
lo XIV), I, 299.
Firenzuola Agnolo (1493-1547?),
II, 224.

Folcacchieri Folcacchiero (secolo XIII), I, 9.

Fortiguerra Nicolò (1674-1736), III, 251.

Foscolo Ugo (1778-1827) IV, 57. Fra Guittone d'Arezzo (sec. XIII), I, 11.

Fra Jacopone da Todi (sec. XIII). I, 12.

Frescobaldi Matteo (1308?-1348), I, 318.

Frugoni Carlo Innocenzo (16921763), III, 256.

Fusconi Lorenzo (1726-1814), III, 446.

Galilei Galileo (1564-1642), III, 42. Gambara Veronica (1485-1550), II. 560.

Gelli Gio. Battista (1498-1563). II, 212.

Ghedini Fernand' Antonio (16841768) III, 410.

Gherardini Giovanni (1778-1861). IV, 313.

Giambullari Pier Francesco (14951555), II, 249.

Giannotti Donato (1494-1563), II, 428.

Giordani Pietro (1774-1848), IV, 136.

Giusti Giuseppe (1809-1850), IV, 165.

Gozzi Gasparo (1713-1786), III.289. Grazzini Anton Francesco (15031583). II, 394.

Grossi Tommaso (1791-1853), IV,

197.

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