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volta la presenza de'vecchj (1). Le quali tutte cose procedeano e dalla grande sua sobrietà ed astinenza da'vizj, come pure dal giornaliero esercizio cui sin dagli anni più teneri avea avvezzato il suo corpo; perciocchè tutte le commozioni del correre, del saltare, del cavalcare e simili, ch'ei prescriveva ai suoi discepoli, usava egli stesso, e continuò ad usare a proporzion di sue forze anche negli anni più tardi (2); ond' egli si compiacea con qualche vanto di ricordarle a'suoi alunni (3), La vecchiaja suole generalmente essere increscevole per quelle ragioni appunto per cui a Vittorino era cara. Dicea d'esser contento, e di ringraziar Dio d'uno stato in cui cessava di potere, e di desiderar molte cose, le quali comechè dall'uom saggio ed onesto operar non si debbano, pure con molta difficoltà, e non senza molti sforzi s' evitano.

L'anno che precedette quello della sua morte, cadde la prima volta in sua yita in grave e lunga malattia accompagnata da febbre molto pericolosa, il qual male egli soffri con grande rassegnazione e tranquillità, senza proferir mai parola o di lamento o d'inpazienza, dicendo che si dovea riguardare la morte come il fine di tutti gli affanni, biasimando que'vecchj ch'erano tormentati da soverchio desiderio di vi vere, e che mostravano d'ignorare quanto fosse gran male una vita troppo diuturna (4). Ai discepoli dispe rati e piangenti che stavano intorno al suo letticciuolo, quasi dolcemente riprendendoli dicea, che si dovean rallegrare ch'egli avesse finalmente compiuto il viag gio a lui destinato. Quindi raccomandò loro che i suoi funerali fossero senza pompa di sorte alcuna (5),

(1) Saxol. Pratens. in Epist. Sup. Vict. Feltr. (2) Prend., pag. 36, e seg. Platin., 1. C.

(3) Prend., pag. 37. (4) Prend., 1. c. Platin., I. c. (5) Platin., ivi.

Don volendo nè pure in morte comparir vano ed ambizioso colui, che in vita fu l'esempio dell'umiltà, e della più perfetta povertà evangelica. Pur questa volta o la perizia de' medici, o, com'è assai più probabile, la sua felice natura il restitui in sanità (1). Ma continuando le fatiche di corpo e di spirito sic come prima, l'anno vegnente fu di bel nuovo colpito dalla medesima malattia, e mentre nel suo letto leg. geva l'Ufizio della Beata Vergine sorpreso improvvisamente dal catarro, in breve, senza gemiti, senza sforzi, con volto sereno questo grande e sant'uomo, pieno di meriti presso Dio e presso i mortali, termiuò la ben vissuta sua vita ai due di febbrajo, l'anno di nostra salute 1446, dell' età sua 68, all'incirca (2). Fu egli sepolto, ma

(1) Prend., pag. 102.

(2) Circa l'anno della morte di Vittorino, i suoi biografi non sono concordi. Il Platina dice che morì di 69, anni. Il Sassuolo, con errore ancor più massiccio, mentre scrivea la sua lettera da lui indirizzata a Lionardo Dati, narra che Vittorino era già pervenuto all'età di 70 anni; e pur quella lettera fu scritta tre anni almeno prima che il Feltrense morisse, come appar dalla risposta del Dati della qual si è parlato, e ch'è in data degli 8 febbraio, 1443. Il Prendilacqua fissa la morte di lui all'anno 1447. Noi, al contrario degli altri, crediamo di non aver errato stabilendola all'anno 1446, e ciò per le seguenti ragioni. Il Padre Monfaucon, citato dal padre degli Agostini (Istor. degli Scritt. Venez. Tom. I, pag 4) dice che nella libreria Vaticana conservasi un codice che fu di ragione della Regina di Svezia, nel quale sono versi inseriti del celebre Leonardo Giustiniani in morte di Vittorino. Ora Leonardo Giustiniani, come apparisce dalla sua epigrafe sepolcrale riportata dal medesimo Padre degli Agostini, T. C., pag. 162., morì il novembre del 1446, e per conseguenza non potea scrivere in morte di Vittorino, ove questi cessato fosse di vivere il febbrajo del 1447.

re

senza onor di monumento com'egli aveva lasciato, in nuda terra, a canto all'ossa materne nella chiesa di Santo Spirito (1). I suoi funerali si fecero a spese pubbliche, perciocchè mori povero com'era venuto a Mantova, ove si eccettuino alcune pezze di terra galategli da' suoi Principi, e il poderetto di Pietole, di che altrove s'è detto, ipotecati per debiti. Il suo corpo fu accompagnato dai signori della casa Gonzaga, e dal popolo numerosissimo scioglientesi in lagrime (2). Fu di breve statura, volto magro e rossigno, labbro inferiore che sporgea in fuori. Sulla sua faccia legge

Il signor abate Morelli ci ha comunicata una lettera del marchese Lodovico Gonzaga ( della quale si dirà altrove più a lungo) a Papa Niccolò V, in data del 7 giugno, 1449, in cui gli dice, che Jacopo da S. Cassiano subito dopo la morte di Vittorino era da lui stato eletto qual precettore de' suoi figliuoli, e in quell'incarico l' avea servito tre anni. Quod munus mihi jam tres annos præstitit. Se Vittorino fosse morto il febbrajo del 1447, Jacopo che fu dopo la morte di lui suo successore quando il Marchese scriveva al Papa, non già tre anni avrebbe esercitato un tal carico, ma due soli e 4 mesi.

nel

Finalmente il dottissimo signor avvocato Leopoldo Camillo Volta, con molti altri bei documenti tratti dall' Archivio Segreto di Mantova, ci ha pure un decreto trasmesso del marchese Lodovico suddetto, del 27 aprile, 1446, quale annunzia, ciò che abbiam altrove osservato, non essere stato da alcuno de' chiamati accettata l'eredità di Vittorino, e ciò colle seguenti parole. Hæreditatem celeberrimi liberalium artium interpretis Magistri Victorini non fuisse additam pro aliquo ex hæredibus institutis in ejus testamento, quod tanquam multis oneribus implicitam re

cusarunt.

(1) Prend., pag. 102, Platin., I. c.

(2) Prend., Platin. Ivi.

Rosmini

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vasi l'onestà e la bontà del suo cuore. I movimenti del suo corpo eran venusti e pieni di grazia (1)⋅

Il celebre Vittor Pisani o Pisauello, veronese pittore, dipinse più volte Vittorino, e in suo onore coniò medaglie, che il rappresentano, una delle quali fu impressa nel Museo Mazzuchelliano (2), e conservasi presso i signori abate Jacopo Morelli, e avvocato Lepoldo Camillo Volta. La sua effigie corrisponde a quanto ne dicono i suoi biografi. Il rovescio poi rappresenta un Pellicano, che col rostro si squarcia il petto, per nutrir quindi del sangue che n'esce la prole sua. Non si potea certo con migliore emblema significare le paterne cure di Vittorino pe'suoi discepoli, per cui sparse sudori, e versò, a così dire, il suo sangue.

Molti piansero la sua morte, e oltre Leonardo Giustiniani, e Leonardo Montagna de' quali s'è detto, Ogni.. bene da Lonigo, suo discepolo, versi latini su ciò compose, che si conservano nella Libreria de' Cherici Regolari Somaschi di Venezia (3), e Raffael Zovenzonio poeta Triestino un Epitafio anch'egli scrisse in quest'occasione, supponendo egli quel che non fu, e che il Feltrense non volle, cioè ch'egli avesse avuto l'onore di mausoleo (4). Nè dee tacersi del mantovano

(1) Prend. pag. 36, Platin. Castill. 1. c.

(2) Tom. I. Tab. X, pag. 61.

(3) Morelli, in not. sup. dialog, Prend., pag. 98.

(4) Perciocchè il distico del Zovenzonio, comunicatoci dal signor abate Morelli non fu mai stampato, potrà aver upportunatamente qui luogo:

Epitaphium Victorini Feltrensis V. C.

Victorinus in hac cinis est sanctissimus urna;

Non opus est lacrymis, da sua thura Deo.

Del Zovenzonio si leggono latine poesie nell'ultimo volume della raccolta stampa ta in Firenze col titolo Carmina illustrium Poetarum.

celebre poeta Nicodemo Folengo, che scrisse in versi una composizione che ha per titolo Effigies Victorini, la qual leggesi in un codice della Laurenziana (1): nè finalmente del segretario di Alessandro Gonzaga, il qual altri non è, (secondo che conghietturano i signori abati Jacopo Morelli, e Giovanni Andres) che il Prendilacqna, che pure celebrò poeticamente, come vedremo, la morte del suo caro maestro.

È incredibile il lutto in che si trovò involta Man

tova per si gran perdita, e il danno che n'ebbe a

soffrir essa e l'Italia. Ma sentiam che ne dica il Platina nella breve vita che di Vittorino ha tessuta, il cui passo da noi fedelmente tradotto suona così: Lasciò Vittorino a' suoi posteri dopo sua morte un gran desiderio di sè, partendo tosto da Mantova, e ovunque spargendosi i suoi discepoli, e molti preclari Ingegni poltrendo e marcendo, i quali da tutte le parti, lusingandogli anche coi premj soleva egli raccogliere perchè da lui istruir si lasciassero. Imperò questa morte fu dannosissima non a Mantova solamente, ma a tutta l'Italia e la Grecia, donde a lui

Altro epitafio in onor di Vittorino, di cui s'ignora l'autore, leggesi in un codice dell' Ambrosiana di Milano, del quale ci ha inviata copia il signor abate Bettinelli. Eccolo:

Quid possit mors atra vides, quam magna, viator
Quotque bona exiguo sustulit illa die.

Hic pietasque, fidesque jacent, hic candida virtus,
Quique bonis studiis spesque decusque fuit.
Victorinus erat, quo non servantior æqui

Inter mortales: fleque, faveque, Vale.

(1) Bandini, Catal. Cod. Latin. Bibl. Laurent., tom. II, pag. 225. Tal composizione del Folengo è stampata nel tom IV, pag. 429 dell'accennata Fiorentina Raccolta Carmina Illustr. Poetar

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