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buon riuscimento ne' quali singolarmente dall' iøvenzione dipendesse (1). Quindi pubblicò egli tal saggio all'età di 18 anni colla sua celebre Tragedia, che ha per titolo Progne, che basterebbe ad immortalare il suo nome. Dellai, scrive egli a Cecilia Gonzaga (2), all'età di 18 anni la Tragedia Progne, la quale come fu pubblicata, ogni gran cosa sperò di me Vittorino. Mentr' ei la leggeva, gli scorrevan dagli occhi a fiumi le lagrime ecc.

Questa tragedia piacque così al gran Pontefice Pio II, che la dichiarò la migliore di tutte dopo quelle di Seneca, e fu altresì molto lodata dal cardinal Pietro Bembo (3), per tacere degli altri.

(1) Epist. ad Cecil. Gonzag. (2) L. c.

(3) Vedi fra le opere del Bembo la lettera ad Angiolo Gabriele, vol. II, Lib. II, pag. 110, della bella edizion di Venezia del 1729, presso l' Hertzhauser

Di questa Tragedia parla altresì con lode Bartolomeo Fonti o Fonzio nel suo dizionario MSS., in cui compilò le notizie letterarie, che in varj autori trovansi sparse, citato dall'abate Mehus. Præfat. ad Vitam Ambros. Camald.,' pag. XXIII.

Fu stampata la prima volta in Venezia per opera dell'Accademia della Fama l'anno 1558, senza nome d'autore, che allora era ignoto, e riprodotta medesimamente colle stampe del Moscardi in Roma nel 1658. Vedi Agostini, I. c., pag. 128.

L'anno 1561 Lodovico Domenichi stampò come sua la Progne tradotta in versi italiani, la quale essere in tutto e per tutto la medesima del Corraro, oltre il citato Padre degli Agostini, che ne fa un qualche confronto, (pag. 128 e seg.) ci assicura altresì Apostolo Zeno nel tom. I. delle sue Annotazioni alla Biblioteca Italiana di monsignor Fontanini, pag. 473., e seg.

Finalmente, in proposito di questa Tragedia, merita d'esser letta una bella lettera latina pubblicata in foglio volante

In Mantova scrisse pure il Corraro in metro satirico, come egli il chiama, un Poemetto intorno all'Educazion de'fanciulli, diretto al suo fratello Andrea, che in quel tempo era per ammogliarsi (1).

In esso il Poeta ha sull' educazion varj precetti raccolti dagli antichi, e singolarmente dalla viva voce del suo precettor Vittorino: il che s'è accennato altra volta. Di questo Poemetto, il qual conservasi coll' altre opere del Corraro autografe presso il chiar. signor abate Morelli, ci ha il gentil proprietario inviato esatta copia. Esso è veramente degno di esser letto e per la purità dello stile, e per tutti gli altri accessorj che rendono vaga e splendida la poesia latina.

Passati ch' ebbe Gregorio quattr'anni in Mantova (2),

l'anno 1792 dall' eruditissimo sig. D. Jacopo Morelli, diretta a Gian-battista Gaspare de Anse Villoisson, dalla quale impariam, che Gerando Niccolò Heerkens di Groninga, avendo in un monastero di Germania trovato una tragedia che avea per titolo Tereus (è Tereo uno degl' interlocutori della Progne) fu da lui pubblicata in parte nel 1787 in Utrech, come produzione del famoso tragico latino Vario. Ma il signor abate Morelli assicuraci non altra essere questa pretesa tragedia di Vario, che la Progne del Corraro, e sol nel titolo differente.

Tutte queste cose ad evidenza dimostrano la celebrità e il merito della tragedia del nostro Corraro.

(1) Agostini, 1. c., pag. 110.

(2) II Corraro nella tante volte citata sua lettera a Cecilia Gonzaga, fra l'altre cose le dice: novi parentes, novi fratres, novi insituta domestica, et familiæ disciplinam biennio in domo vestra eruditus a prima adolescentia sub Victorino praeceptore, quo tempore nata es. Da queste parole parrebbe ch' egli solamente due anni passasse in Mantova. Ma sappiamo altronde ch'essendo egli nato l'anno 1411, e l'anno 1425 quando nacque Cecilia trovandosi in Mantova,

si recò quindi a Roma presso il Cardinale Antonio Corraro suo zio, detto il Cardinal di Bologna, uomo di santissima vita. Quivi scrisse poscia, cioè all' età di 22 anni, come narra in esse egli stesso (1), sei satire indirizzate a Vittorino, le quali furono lodate come assai belle da Pietro Bembo, nella lettera poc' anzi citata ad Angelo Gabriele. Visse alcun tempo indeciso sullo stato di vita ch'ei sceglier dovesse; per una parte il desiderio d'abbandonarsi tranquilla. mente allo studio ed al pensiero della sua eterna salute lo inchinava al Clericale, dall' altra l'amore delle delizie e degli onori lo invitava al secolo, ed a restituirsi nel seno della sua cospicua famiglia. Tali suoi combattimenti descrive egli nel suo soliloquio di cui ci ha recato un frammento il Padre degli Agostini (2), e fu anche stampato intero dal Contarino nel primo

e avendo composta quivi all'età di 18 anni la sua tragedia, cioè nel 1429, erano scorsi appunto quattro anni incirca del suo soggiorno in quella città. Dopo la Progne, ed essendo ancora in Mantova, scrisse il Poemetto sull'Educazione de' Fanciulli: Scripsi etiam, dum adhuc essem Mantuæ, stylo satyrico libellum de educandis ac erudiendis pueris. Oltraccciò il Corraro nel suo sololiquio dice, che, partito da Mantova, passò 16 anni sempre al fianco del Cardinale suo zio, cioè sino alla morte di lui, la quale avvenne l'anno 1445. Vixi secum, cioè collo zio Cardinale, annos XVI concordissime. Ora essendo il Corraro passato a Mantova l'anno 1425 se due anni soli vi si fosse trattenuto per poscia raggiugner lo zio, non già 16 anni sarebbe vivuto con lui, ma 18, tanti essendone da 1427 al 1445. Direm dunque che il Corraro passò due anni nel Ginnasio di Vittorino, e due altri poscia alloggiato presso qualche signor Mantovano frequentando però sempre la scuola del gran Feltrense. (1) Andres, Catal. de' Cod. Capilup., pag. 125.

(2) Pag. 112., I. c.

volume della sua Collezione, intitolata Anecdota Veneta, ove altre opere inserite pur furono del nostro Gregorio. Ma finalmente i pii esempli e le ammonizioni dello zio Cardinale, la lettura de' sacri libri ch'ei cominciò a sostituire a quella de' poeti, e i consigli del pontefice Martino V, come il Corraro stesso confessa (1), lo fecer risolvere a vestire l'abito ecclesiastico, e ciò fu l'anno 1431. Nell'anno stesso essendo morto Martino V, ed innalzato in suo luogo Gabriele de' Confalonieri col nome di Eugenio IV, fu da questo Pontefice, ch' era suo parente, dichiarato il Corraro Protonotario Apostolico, dignità a que' giorni di grande importanza (2).

Alcun tempo dopo ch' egli ebbe lasciato l'abito secolaresco, di tutte le affezioni mondane cominciò anche a spogliarsi, facendo altresì a Dio un sagrifizio della felice sua inclinazione alla poesia, abbandonando non solo la lettura de' poeti profani, ma gittando an. che sul fuoco molti de' suoi giovanili poetici compo nimenti, comechè tutti onestissimi (3). Ciò sappiamo da Girolamo Aliotti, che in una lettera riportata dal padre degli Agostini gliene fa molti amorosi rim. proveri (4).

L'anno 1433 si recò il Corraro al Concilio di Basilea non ad altro motivo che a quello di vedervi trattar gli affari della nostra religione, e recitò innanzi all' Imperator Sigismondo un' orazione che leg gesi stampata nella Raccolta de' Concilj dei PP.

(1) Scripsi... Carmen lyricum ad Martinum Papam V, quo suadente, clericalem vitam agere institui. Epist. ad Cecil. Gonzag., ecc.

(2) Agostini, I. c., pag. 114.

(3) Versiculos nonnunquam meos laudabat, (parla del Cardinale suo zio) cum semper in iis pudor mihi placuisset. Soliloq., 1. c. (4) L. c., pag. 119 13

Rosmini

Labbè e Cossarzio, come pure nel citato tomo primo degli Aneddoti Veneti del Contarini (1). Il suo viaggio però fu utilissimo singolarmante perch' egli con tal occasione liberò dagli Ergastoli della Germania i bellissimi libri sulla Providenza di Dio di Salviano, e gli recò quindi in Italia (2).

L'anno 1445 venne a morte il cardinale Corraro in Padova, dove da due anni e s'era ritirato in solitudine col nipote Gregorio, il quale dopo la perdita dello zio sempre più disgustato dalle cose del mondo, non più volle trasferirsi alla corte di Roma, e tutto si abbandonò agli studj ecclesiastici.

La fama del suo sapere e della sua grande pietà fece che in varj tempi fosse a varie chiese nominato, come a quelle singolarmente di Verona e di Vicenza: ma sempre ostacoli si frapposero per cagione de' quali mai non ne ottenne nessuna. Molti scrittori che parlaron di lui, poco delle sue vicende informati, perchè nominato fu a queste chiese, credendolo realmente di queste chiese Pastore, così imbrogliaron le cose, che i posteriori, non potendo tante dignità comprendere unite contemporaneamente in un solo indi

:

(1) Il Contarini, oltre quest' Orazione e il Soliloquio più sopra citato, che contien la vita del Cardinale suo zio, ed alcuni versi latini, due altre operette di Gregorio inseri in questo volume medesimo ciò sono: L' epistola ad Novitium Cartusiensem, e l'altra famosa lettera a Cecilia Gonzaga, de fugendo saeculo, della quale si parlò altrove a lungo ia più luoghi, e che fu pur pubblicata dal Martene, dal Mehus, e nel libro stampato in Brescia nel 1761, che ha per titolo, Tiara et Purpura Veneta.

(3) Habes Salviani libros .. de Providentia Dei, quos ego a Consilio Basileensi rediens de Germanorum Ergastulis in Italiam deportavi. Così egli nella sua Epistola a Cocilia Gonzaga.

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