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derlo e starsi seco, mossasi da Viterbo e da altri luoghi lontani, insino a Roma si condusse in persona. O fortunata, la quale di sì nobile e alto amore ti sapesti accendere, e invaghire in colui il quale solo, siccome fece co' suoi canti eterni, poteva te menare, par pari con Beatrice e con Laura, e con lo stile e col pennello alla seconda vita!

Forse ad amendue noi dar lunga vita

Posso, o vuoi ne' colori, o vuoi ne' sassi,
Rassembrando di noi l' affetto e 'l volto;
Sicchè mill' anni dopo la partita

Quanto tu bella fosti ed io t' amassi

Si veggia, e come a amarti io non fui stolto.

Quanto di questo amore fosse lieto e altero il Buonarroti, non è da dimandare; e perchè, come dice quel profondo scrutatore degli umani movimenti,

Amore

Acceso di virtù sempr' altro accese,

Purchè la fiamma sua paresse fuore,

sentì egli altresì destarsi nella mente non minore, anzi maggior fuoco delle bellezze e virtù di lei, la quale offersegli Amore non come mortale cosa, ma divina, dicendo egli stesso:

che

Non vider gli occhi miei cosa mortale,

Quando refulse in me la prima face

De' tuoi sereni;

per minore bellezza non si poteva quel magnanimo accendere, sì come per lui medesimo fassi al mondo manifesto :

Ma non potea se non somma bellezza

Accender me, che da lei sola tolgo

A far mie opre eterne lo splendore.

Acceso il Buonarroti in così bello e nobil fuoco perciocchè, come dice il maestro nostro, lo multiplicato incendio pur vuole di fuori mostrarsi, che stare nascoso è impossibile affatto, seguitando l' esempio di Dante e del Petrarca, posesi a ragionare dell' amor suo in rima, inteso a lodare e magnificare colei, le cui virtù e bellezze gli furon seme alle faville del suo poetico ardore, voglio dire di colei per cui fessi poeta, e poeta immortale, com' egli stesso dichiara alla donna del suo intendimento, dicendo:

E non credeva di cantare in rima,

E di ritrarmi da ogni altra schiera ;

nei quali detti, siccome nei sottoposti, chiaro disvela a chi l'ode, che anche per questa parte egli travide farsi di fama eterno :

ch' era per

Vidi umil nel tuo volto ogni mia altezza,
Rara ti scelsi, e me tolsi dal volgo,

E fia con l' opre eterno anco il mio amore.

Nè solamente la poetica sua gloria da quella gentile riconobbe, ma pur l'ingegno, pur quella possanza animatrice, per la quale egli potè e la quale egli potè e seppe nel sasso stesso e nelle tele da lui pennelleggiate imporre quegli aspetti, quel sentire, e quel visibile parlare, onde vengono in tenzone l' un senso coll' altro in chi ben mira, e s'aggira e s'affretta l'anima dubitosa per tutti

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gli affetti che muove, o ti lusinghi con quegli atti suadenti amore e pietà, o voglia farti nascer dentro del non ver vera rancura. E sia di questo vero indubitabile pruova la confessione stessa del Poeta:

Per fido esempio alla mia vocazione,5, tot
Nascendo, mi fu data la bellezza

Che di due arti m' è lucerna e specchio. ;}

Nè recar deono maraviglia a chi intende questi miracoli d'amore; perciocchè, non ch' egli da insensate animale riduca allo esser uomo, siccome per l' esempio di Cimone apertissimo si dimostra, macne insegna Platone, che chiunque d' uno solo de' suoi potentissimi raggi sia tocco, diventa subito poeta. Tale si fu il Petrarca:

A parte a parte entro i begli occhi leggo

4

Quant' io parlo d' amore e quant' io scrivo. 'I

Tale il Bembo :

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Amor, da te conosco quel ch' io sono;

Tu prima mi levasti

Da terra, e 'n ciel m' alzasti,

Ed al mio dir donasti un dolce suono.

E Dante, a dimostrare amore principio e seme d'ogni virtù, e generalmente d'ogni effetto buono

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Da te convien che ciascun ben si muova,lus end la

Per lo qual si travaglia il mondo tutto;

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Che non si può mostrare,

Ne dar diletto di color nè d' arte.

Erasi Michelagnolo sin dai primi anni puerili, e così fece poi nei più verdi e maturi, nudrito nello studio di Dante, del Petrarca, e del Boccaccio, e massimamente del primo, da cui tolse quel vero stile di natura, il quale, così nelle opere sue poetiche, siccome di pittura e scultura, più s'ammira da chi più discerne (1).

(1) Gioverà ricordare alcuna delle opere di Michelagnolo, nelle quali più evidente si manifesta l'imitazione del concetto. E primieramente la statua simboleggiante la vita contemplativa, nella sepoltura di Giulio II, figurata in donna di perfetta bellezza, suadente amore in ogni vista, con l'altra che adombra la vita attiva, ch' ha lo specchio dalla destra mano, e la ghirlanda dei fiori nella sinistra, concetto che tolse lo scultore da quello che nel xxvii del Purgatorio in colori d'eterna vita animati spiega Dante :

Nell' ora credo, che dell' oriente

Prima raggiò nel monte Citerea,

Che di fuoco d' amor par sempre ardente,

Giovane e bella in sogno mi parea

Donna vedere andar per una landa
Cogliendo fiori, e, cantando, dicea :
Sappia qualunque 'l mio nome dimanda,
Ch' io mi son Lia, e vo movendo 'ntorno
Le belle mani a farmi una ghirlanda.
Per piacermi allo specchio qui m' adorno;
Ma mia suora Rachel mai non si smaga
Dal suo ammiraglio, e siede tutto giorno.
Ell' è de' suoi begli occhi veder vaga,
Com' io dell' adornarmi con le mani;
Lei lo vedere e me l' ovrare appaga.

E da cui ebbe seco più dimestichezza s'afferma, che tanto s'era con Dante affaticato il Buonarroti, che lo sapeva tutto a mente; siccome la lezione che lesse nell' Accademia fiorentina sopra quel sonetto del Petrarca, può fare scorti i meno avveduti, che non fu uomo al mondo, il quale più di lui s' inoltrò nell' infinito, dove l'immenso e divin Poeta si spazia e si raggira. E sia ultima pruova del suo lungo ed affet

L'altro luogo dove l' ardimentoso pennello del Buonarrotį imprime negli aspetti le fiere tinte e rubeste del suo maestro, si è il gran quadro dell' universale giudicio, e nella immaginazione di punire il vizioso per quella parte che fu reo, e in molti altri particolari, e massimamente in Caronte colla sua nave, quale il Poeta lo ritrae nel terzo dell' Inferno, e quando con occhi di bragia batte col remo qualunque s'adagia, e come, arrivate di là, veggonsi quelle anime affrettarsi a volere discendere della barca, stimolate dall' eterna vendetta:

E pronti sono al trapassar del rio,
Che la divina giustizia gli sprona
Sì, che la tema si volge in disio.

E là infine dove, com' ha giudicato l' infallibile Minosse, veggonsi quelle anime tratte giù dai demonj: Dicono, e odono e poi son giù volte; e ricopia il tremendo giudice in quella maestà che pinge il Poeta d'un sol tratto: stavvi Minos orribilmente, e ringhia. Quindi è che il Varchi, nell'orazion sua in morte del Buonarroti, dice che nello scolpire e dipignere giostrò e combattè con Dante.

Di quest' opera del giudicio, davanti alla quale rimase il mondo stupido di maraviglia, furono pur fatte alcune critiche all'autore, delle quali una è, che parmi la meno indegna di raccontarsi a chi non la sa. Portatosi a vedere quell' opera Papa Paolo III, dimandò quello che gliene paresse a messer Biagio da Cesena, maestro delle cerimonie, il quale rispose esser cosa disonestissima per quelle tante nudità, e più opera da stufe e da osterie, che da cappella; il che

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