Le rime e i versi latini

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Appresso Angiolo Pasinelli, 1752
 

Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 12 - ... n brev'ora entr'al mio dolce hai misti tutti gli amari tuoi, del mio cor esci: torna a Cocito, ai lagrimosi e tristi campi d'inferno: ivi a te stessa incresci. Ivi senza riposo i giorni mena, senza sonno le notti, ivi ti duoli non men di dubbia che di certa pena. Vattene: a che più fera che non suoli, se '1 tuo venen m'è corso in ogni vena, con nove larve a me ritorni e voli?
Pagina 154 - Borea ne' dì torbidi e manchi d'orrido giel l'aere e la terra implica; e la tua verde chioma ombrosa, antica, come la mia par d'ogn'intorno imbianchi or, che 'nvece di fior vermigli e bianchi, ha neve e ghiaccio ogni tua piaggia aprica; a questa breve e nubilosa luce vo ripensando, che m'avanza, e ghiaccio gli spirti anch'io sento e le membra farsi: ma più di te dentro e d'intorno agghiaccio, che più crudo Euro a me mio verno adduce, più lunga notte e dì più freddi e scarsi.
Pagina 136 - Senza alcun prò, pur come loglio o felce Sventurata, che frutto non produce. E bene il cor, del vaneggiar mio duce, Vie più sfavilla che percossa selce...
Pagina 135 - O Sonno, piacevolissima quiete di tutte le cose, e degli animi vera pace, il quale ogni cura fugge come nemico, vieni a me, e le mie sollecitudini alquanto col tuo operare caccia del petto mio. O tu, che i corpi ne' duri affanni gravati diletti, e ripari le nuove fatiche, come non vieni?
Pagina 127 - Ch'a sera è'1 mio di corso; e ben l'errore Scorgo or del vulgo, che mal scerne il vero. La spoglia il mondo mira: or non s'arresta Spesso nel fango augel di bianche piume? Gloria, non di virtù figlia, che. vale? Per lei, FRANCESCO, ebb'io guerra molesta; Ed or placido, inerme; entro un bel fiume Sacro ho mio nido, e nulla altro mi cale. 49 VARCHI Ippocrene il nobil cigno alberga...
Pagina 51 - Com'erba sua virtù per tempo perde, Secca è la speme, e '1 desir solo è verde. Rigido già di bella donna aspetto Pregar tremando e lacrimando volli; E talor ritrovai ruvida benda Voglie e pensier coprir sì dolci e molli, Che la tema e '1 dolor volsi in diletto. Or chi sarà che mie ragion difenda, O i miei sospiri intempestivi intenda? Roca è la voce, e quell' ardire è spento, Ed agghiacciarsi sento, E pigro farsi ogni mio senso interno, Com' angue suole in fredda piaggia il verno.
Pagina 161 - Notte placido figlio; o de' mortali egri conforto, oblio dolce de' mali sì gravi ond'è la vita aspra e noiosa; soccorri al core ornai, che langue e posa non ave, e queste membra stanche e frali solleva: a me ten vola, o sonno, e l'ali tue brune sovra me distendi e posa.
Pagina 39 - Strada sì piana e mente sì sublime. Se questo don non mi negate, ancora Tentare ardito il monte mi vedrete, Nel qual voi Febo degnamente onora; Febo e le muse; a' quai punto non sete Men caro del gran tosco, che talora, Mentre il cercate pareggiar, vincete.
Pagina 145 - I pie non move, e noia e scorno Prende del dianzi suo caro alberghetto. Tale avven al penser, se la bassezza Del mendico mio stil lascia, e ne vene Del vostro a contemplar l'alta ricchezza, Casa, vera magion del primo bene; In cui per albergar Febo disprezza Lo ciel, non che Parnaso ed Ippocrene.
Pagina 214 - ... i precetti dell' arte . E però non vi avete a meravigliare che vi sia di più la discordanza , o lo scambiamento , che voi dite , de...

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