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presa quella del Witte. Ma questo non è argomento di peso. Delle quattro edizioni più antiche, che hanno valore di codici, due danno Latino, la jesina e la mantovana, le altre due (a farlo apposta!) Latini, la napoletana e la folignate. Di codici io ne feci consultare 80, tutti i fiorentini del secolo XIV.2 I risultati peraltro sono anche qui molto incerti. Io gli offro agli studiosi, che sapranno apprezzarne da loro stessi il valore:

Latino.

1. Laur. S. Croce, pl. XXVI, sin. 1, c. 29 r.
2. Laur. pl. XL. 22, c. 22 r.

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'Cfr. Le prime quattro edizioni della D. C. letteralmente ristampate per cura di Lord Vernon, Londra 1858. pag. 100. Il codice Cassinese, stampato diplomaticamente a Montecassino nel 1865, ha Latino. Cfr. pag. 99.

* Mi si prestò gentilmente alla consultazione e la condusse con grande diligenza l'amico mio Pasquale Papa, che qui di vero cuore ringrazio. Il BATINES crede questo cod del sec. XV; ma gli autori del volume sulla Esposizione dantesca del 1855 lo attribuiscono alla fine del XIV.

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3o Dei commentatori antichi di Dante, il Boccaccio ha Latino, non soltanto nel luogo citato dal Sundby ove commenta il canto XV, ma anche nella prima lezione, ove nomina ser Brunetto per incidenza.' Il Buti non lo nomina mai: Guiniforte de' Bargigi ha Latino nel testo e due volte nel commento il Lana ha nel testo Latini e nelle chiose Latino. Tanto nel testo che nel commento hanno Latini le Chiose anonime, l'Anonimo fiorentino, l'Ottimo, il falso Boccaccio, il Landino, il Daniello e i successivi interpreti.

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40 Gli stessi documenti latini pubblicati dal Del Lungo nella prima appendice a questo volume sono stranamente discordanti in questa particolarità. I due documenti rogati da ser Brunetto, l'uno dei quali tutto autografo, l'altro solo au

'Cfr. ed. MILANESI, I, 88.

Pubblicate dal SELMI. Nessuno vorrà disconoscere la grande importanza di questa attestazione, giacchè, come si sa, quelle chiose sono probabilmente scritte prima del 1320. Cfr. PAUR, in Dante-Jahrbuch, I, 338 segg. e HEGEL, Ueber den hist. Werth der älteren Dante-Com., Leipzig 1878, pag. 2.

tografo nella clausola notarile, portano ambedue la firma Burnectus Bonacursi Latini notarius.' Nello strumento della lega guelfa troviamo Burnectus Latinus e Latinus è in 21 fra consulte e provvisioni, Burnectus o Brunectus o Brunetus Latini trovasi invece in 13 documenti: in soli due Burnectus Bonaccursi."

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Da questa minuta disamina si vede che ricorrendo ai dati storici non possiamo avere la soluzione del problema. Testi autorevolissimi militano per l'una e per l'altra parte. La medesima firma autografa dello scrittore non giova a decidere la questione, perchè il suo Latini avrebbe solo il valore di casato, quando si dimostrasse che veramente Bonaccorso non ebbe a padre un Latino. Per me sicuramente hanno valore grandissimo i non pochi documenti in cui ser Brunetto viene detto Brunectus Latini; ma gli oppositori potranno addurmi gli altri in maggior numero che recano Latinus.

Se non che per fortuna, in mezzo alle incertezze in cui ci lascia la ricerca storica, troviamo nelle regole linguistiche e dialettologiche italiane un argomento che deve, a parer mio, levare tutti i dubbi. « Il finimento in i, dirò con uno scien> ziato di autorità incontrastata, che alcuni tengono per » forma di genitivo latino, e altri per plurale di valore collettivo, è, si può dire, normale nei cognomi toscani. » Nella onomastica toscana adunque il nome personale originario Latino deve avere dato nel cognome patronimico della famiglia Latini. Nessun caso più normale di questo per la

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Vedi pag. 205 n. e 205. Cfr. pag. 212 n.

Vedi pag. 207 n.

* Pagine 238, 241, 244, 245, 246, 248, 249, 250, 252, 254, 257, 258, 259, 261, 264, 265, 266, 268, 269, 272, 273.

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Pagine 215, 217, 221, 223, 226, 227, 228, 229, 231, 267, 269, 270. * Pagine 274 e 275.

FLECHIA, Di alcuni criteri per l'originazione dei cognomi italiani, in Memorie della R. Accademia dei Lincei, cl. fil., serie III, vol. II. Estratto, Roma 1878, pag. 3.

Mi compiaccio di poter aggiungere che il prof. Flechia, col quale parecchie volte ebbi a discorrere di questo caso speciale, mi si mostrò sempre e risolutamente disposto a sostenere come vera ed autentica la forma Latini.

SUNDBY.

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qualità stessa del cognome, di cui teniamo parola. ' Una forma Latino, non estranea ad altre parti d'Italia, sarebbe in Toscana una vera anomalia. Questo non ebbero presente gli scrittori stranieri che accettarono senz' altro il nome Latino. Tanto è vero che recentemente l'egregio dr. Antonio Thomas, parlando per incidenza di Luchetto Gattilusio, che altri chiamò Gattilusi, usciva in questa osservazione: « Je ne » dis rien de l'i final: c'est l'usage des Italiens modernes, » bon ou mauvais, qui leur fait également dire Brunetto Latini, au lieu de Latino. Per il Gattilusio il Thomas può aver ragione, giacchè le uscite dei nomi genovesi in o ed in e sono abbastanza frequenti: ma fa male quando si appoggia all' esempio toscano, giacchè nel toscano la forma ini può dirsi costante, nè spetta a noi il giudicare se quest'uso sia buono o cattivo. Quando nei cognomi toscani si conservò una uscita diversa dalla normale in i, non si dubitò di contrassegnarla con un del: così per es., allato a Nobili troviamo del Nobile, o in forma arcaica del Nobole. Il nome Latino, entrato forse nei codici per influsso del Tesoretto, ove la rima ne spiega il motivo, è conforme ad un fenomeno di singolarizzazione che non è estraneo ad altre spiccate personalità storiche. Così abbiamo Niccolò Machiavello e il Gello e (in rima e fuor di rima) il Grazzino, e infine, comunissimo anche oggi, Giovanni Boccaccio. Il che non toglie punto che i genuini cognomi siano Machiavelli, Gelli, Grazzini, Boccacci. Nonostante dunque alcune attestazioni di indiscutibile valore, io tengo per fermo che l'antico notaio fiorentino debba chiamarsi Latini, e però, pur sempre rispettando l'opinione del prof. Sundby e discutendola, ho creduto di adottare sempre questa forma nel presente volume.

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Infatti abbiamo a che fare con un nome della seconda declinazione latina, in cui l'uscita in i è regolare, cosi al genit. sing. come al nom. plur. Ma nel toscano il fenomeno occorre anche in tutte le altre derivazioni, come p. es. in Buonaguisi da Buonaguisa e in Buonarroti da Buonarrota.

* Cfr. MURATORI, Antiquitates, diss. 42; DEL LUNGO, La gente nuova in Firenze, Firenze 1882, pag. 36-39.

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Cfr. per altri esempi la lista dei nomi fiorentini che trovasi in questo volume a pag. 231.

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