Torquato Tasso: studi biografici-critici-bibliografici del prof. comm. Giuseppe Jacopo Ferrazzi

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Tip. Sante Pozzato, 1880 - 493 pagine
 

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Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 44 - Tanto eh' io ne perdei lo sonno ei polsi. La meretrice, che mai dall' ospizio Di Cesare non torse gli occhi putti, Morte comune, e delle corti vizio, Infiammò contra me gli animi tutti, E gì' infiammati infiammar sì Augusto, Che i lieti onor tornaro in tristi lutti. L' animo mio, per disdegnoso gusto, Credendo col morir fuggir disdegno, Ingiusto fece me contra me giusto. Per le nuove radici d' esto legno Vi giuro, che giammai non ruppi fede Al mio signor, che fu d
Pagina 120 - È tutta costeggiata di case destinate alle manifatture, e risuona dello strepito de' telai e d'altri tali istrumenti, e del canto delle donne e degli operai occupati al lavoro. In una città oziosa, dissipata, senza metodo, come sono le capitali, è pur bello il considerare l'immagine della vita raccolta, ordinata e occupata in professioni utili.
Pagina 120 - ... chiesuccia. Io non vorrei in nessun modo trovar questo cenere sotto un mausoleo. Tu comprendi la gran folla di affetti che nasce dal considerare il contrasto fra la grandezza del Tasso e l'umiltà della sua sepoltura. Ma tu non puoi avere idea d'un altro contrasto, cioè di quello che prova un occhio avvezzo all'infinita magnificenza e vastità de" monumenti romani, paragonandoli alla piccolezza e nudità di questo sepolcro.
Pagina 295 - Muoiono le città, muoiono i regni, copre i fasti e le pompe arena ed erba, e l'uom d'esser mortal par che si sdegni: oh nostra mente cupida e superba ! Giungon quinci a Biserta, e più lontano han l'isola de
Pagina 14 - Pargoletto divelse: ah! di que' baci, Ch'ella bagnò di lagrime dolenti, Con sospir mi rimembra, e degli ardenti Preghi che sen portar l'aure fugaci, Ch'io giunger non dovea più volto a volto Fra quelle braccia accolto Con nodi così stretti e sì tenaci ! Lasso ! e seguii con mal sicure piante , Quale Ascanio o Cammilla , il padre errante.
Pagina 119 - Venerdì 15 febbraio 1823 fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e l'unico piacere che ho provato in Roma. La strada per andarvi è lunga, e non si va a quel luogo se non per vedere questo sepolcro; ma non si potrebbe anche venire dall'America per gustare il piacere delle lagrime lo spazio di due minuti?
Pagina 227 - Io non vo' padrone se non colui che mi dà il pane, né maestro ; e voglio esser libero non solo ne' giudicii, ma anco ne lo scrivere e ne l'operare. Quale sventura è la mia, che ciascuno mi voglia fare il tiranno addosso? Consiglieri non rifiuto, purché si contentino di stare dentro ai termini di consigliero (i).
Pagina 298 - Nomi, e senza soggetto idoli sono Ciò che pregio, e valore il mondo appella. La fama, che invaghisce a un dolce suono Voi superbi mortali, e par sì bella, È un eco, un sogno, anzi del sogno un'ombra, Ch'ad ogni vento si dilegua e sgombra.
Pagina 294 - Ma in cima all' erto e faticoso colle Della virtù riposto è il nostro bene. Chi non gela, e non suda, e non s'estolle Dalle vie del piacer, là non perviene.
Pagina 43 - ... era mia intenzione di rimuoverla. . . . Nè questi miei novelli errori, dopo l'ultima mia partenza di Ferrara, mi dovrebbero essere imputati ; perciocchè chi vuole, che altri divenga forsennato, non si dee dolere, s'egli fra la disperazione di non poter fare le cose non possibili, e fra la confusione di tutte le cose e fra l'agitazione di mille speranze, o di mille sospetti, non può por freno o modo alla pazzia.

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