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Favà, favata, fave macinate. Favëta, favetta, faverella. Favola, contè una favola, d'le favole, contar una favola, delle favole; e così essere un contafavole (noi diciam pure contacuche, dall'ital. cucca disus., donde cuccagna); esser lu

po o come il lupo della favola, m. prov.; fig. essere la favola del paese, della gente; e qualche altra omolog. sim. Favor, avei 'l vent 'n favor, aver il vento in favore, pr. e fig., e così il giuoco e sim., esser in favore, cioè in grazia o in voga; parlare, votare in favore; darla in favore (supp. risposta o sentenza); far un favore, dei favori; un favore ne chiama un altro, ec. Favori, favorire, favorito; « lo favoriva l'età, ec., Dav.; favorito dalla sorte; il popolo, come i principi, ha i suoi favoriti, peste dell'uno come degli altri.

Favori, favoriti, franc. santillons, v. dell'uso, non però del migliore.

Fè, fare (il verbo dei verbi per infinita varietà di applicazioni e ricchezza di modi, comuni col nostro dialetto, omologie che i passati lessicografi non si curarono di far conoscere nè tanto, nè quanto); " se la persona e 'l loco potrà sal non avrà fatto poco » Ber.; quanto peggio facea,

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più avea da fare >> Id.; a parar colpi ha avuto assai da Id.; ha da fare con fare me« ed ebbe poi con Ferraù da fare Id.; e molto ben da far (N. il vernacolo molto ben) per ognun v'era » Id.; «<e Sacripante sol gli dà da fare » Id.; a Corbulone dava più da fare la poltroneria dei soldati che il nemico Dav.; « l'oste e i garzon si dan da quivi Marfare» Rim. B.; « gutte si dava da fare » Pul.; per lavoro d'arte o mestiere « ne dette uno da fare al det« io gli to maestro » Cell. ; darò da fare» (cioè da lavorare, del lavoro), Id.; • questo suono non fa per me » Sann.; non fa per voi l'a» Macch.; « la guerspettare ra fa per noi più che la paDav. ; « farebbe forse più per me il negare » Id. ; «tre lire mi farian la settimana » Ar. ; « buon pro vi faccia » Ber., Pan., Giust.; « faceva bene anche all'epilessia » Guer.; « andate a far del bene alle bestie » ld.; « dissi che aveva fatto bene a dirmelo » Cell.; « tre volte gli fu detto che fa male » Ber.; « il peggio che so far, fo al mio nemico » Id.; chi fa falla, prov., far di tutto Sejano fe' di tutto per ire a far » Dav.; far senza, Capri col poco, Id. ; far l'amore, Ar.; (anzichè all' amore); far pia

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d'altri fare» Ber. ; « è una testa fatta a modo suo » Goz.; il direttor fa sempre di sua testa Pan. ; « adesso ho tutte queste barbe da fare, poi fo il comodo mio» Id. ; « non fo per vantarmi » Id.; « non faccio per dire » Guer. ; « facevo per sapere di che qua

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cere; far fatica; far un discorso; far una malfatta; l'uomo fa la roba e la donna la conserva, m. prov,; roba fa roba, danaro fa danaro, id.; • per far danaro, farebbe patto col diavolo » Guer.; farei conto di partir sabato » Bar.; faceva conto di spinger l'esercito, ec.» Macch.; « falità» Fir.; ognuno faceva conto che sia cosa tua » Id.; fate conto di non avermeli dati Goz.; fa conto d'esserti notomizzato » Id.; « questa casa puoi far conto che più non ci sia >> Pan.; far il conto prima dell'oste, m. prov.; se fate bene il conto, ritroverete, ec.» Id.; « falle far conto, pare un abachista » Fir.; (comunemente dicesi far di conto, ed è una smanceria); «e fa sì poco conto della gente Ber.; così far caso, far stima, far capitale e sim.; « so ben che tu non ne faresti caso Lip.; voglio piuttosto dolermi che non se ne faccia il caso che merita » Macch.; chi del mio fa capitale» Lip.; " signor; io aveva fatto capitale di star in questi giorni allegramente >> Fag.; far al proposito, al caso.« nè fa punto al caso cotesto tuo, ec.» Guer.; far alto e basso « la fortuna fa alto e basso » Dav.; fare a modo suo, a modo d' altri

buono è talvolta a modo]

per due Cell.; «io fo per dieci Pan. ; « facea per alzarsi » ld.; « fa per andare; fa per passare Ber. ; far un passo, dei passi e fig. un passo di scuola, cioè uno sbaglio, un errore; dei passi inutili, Goz., cioè inutili uffici; far strada e fig. aprir l'adito a cariche e sim.; far sua strada, la sua strada, andar per i fatti suoi; far i fatti suoi, il fatto suo;« faceva dei fatti suoi molto più dire » Ber; «< 0gnun si burla del fatto tuo. Giust.; far il proprio mestiere, ogni mestiere, la sua parte, la tal parte H Brandimarte... fè più che la sua parte»> Ber. ; « molti non sanno far nissuna parte, molti fan tutte le parti; fan tanto il senator che il Truffaldino; io fo il poeta » Pan.; fo il maggior, faccio il cassiere » Id. ; a è Romagnolo ed ha fatto il soldato» Id. ; « per aver pane fanno la spia » Dav.; far il principe, il console, ec. Id. ; « facesse il senatore......

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e non istesse a far il miseri- uno, dargli sospetto o gelocordioso >> ld.; « chi fa il sia; ogni volta che facea la ricco, chi il bello Ber.; luna, gli venia nel cervello era in tutte le case a far i un'influenza » Ber. ; « la lubello Pan.; restarono due na faceva assai chiaro » Bart.; mesi a far i belli » Id.; far får notte, far ora di cena il signore, Id.; « evvia, non (conversando, giuocando e fate tanto il prezioso » Id.; sim.), Pan.; « venga a far ■ compatitemi s'io fo il pe- penitenza » Id.; «sempre padante» Goz.; far il casca- dron, ci fa sempre una grazia » morto, il morto, la gattamor- Id.; « ci fate grazia, se non ci ta, il Giorgio, Ber.; (meglio venite » ld.; far grazia, la graassai che quel brutto gnorri; zia, condonare la pena; far noi diciamo pure 'l Giors neuv, giustizia, far torto non mi accoppiando così due modi vogliate questo torto fare » sinologi, far il Giorgio, far il Ber. ; e così far ragione « famnuovo), far il sordo, far orec- mi ragione di chi mi ha morto chie da mercante, far il buf- il figliuolo » C. Nov.; far onore, fone « far il minchion per non pagar gabella » Lip.; benchè asino, fa il dotto » Fag.; « fo il filosofo; facea la goffa per non capire » Goz.; far l' indiano, Bon.; far il gradasso, lo spadaccino, il diavolo, il diavolo a quattro, Pan.; si mettono a cantare, a far i matti» Id.; « vi dico di non far il matto, che non serve a niente » Bar.; «< costui fa la venuta dell'imperatore certa » Macch.; « noi vi facevam morto >> Lip; tempo fa mi scrisse» Id. ; « poche sere fa» Goz.; a che tempo fa? Pan.; fa bel tempo, sole, vento, aria, caldo, freddo, fresco, ombra, ec.; far aria ad uno col ventaglio; fig. far ombra ad

fannomi onore e di ciò fanno bene» D.; far onta, vergogna, scherno, pietà, compassione, vantaggio, danno, dispetto, ira, ec., farlo apposta, far da burla, far una burla, Id.; delle burle, facezie, farse, scene, figure, cilecche, affronti e sim. « e tu m'avevi a far di queste scene? » Pan.; « son figure da farmi queste?» Id.; certe farse mi fanno >> Id.; ed elitt. « me ne fan delle nere, di tutti i colori » Id.; quel signor Voteg., me l'ha fatta nera » Id. ; « non farmene più di queste Bar.;

quando la boria ti fa qualche cilecca » Giust.; « ce l'avete fatta

Bocc. ; « a Drudinasso non la fe' men bella, che la corona gli ruppe il cimiero >>

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sulla scena! »

Jd.; che fi gura faccio io?» Goz.; «mi rincresce di far certe figure » Id.; far una commedia (recitarla, rappresentarla), Cecch.; « mia figlia ha fatto i primi teatroni » Pan.; « l'opere nostre non, faranno fiasco» Id. ; far furore, furorone, fanatismo, Id. ; « quando i cantanti a far da testimoni mi vengon tutti » Id. ; « fan da piatti le lastre » Id. ; « fan da nuove e sono usate » Fag.; « fa da torcia a vento» Giust.; parlando Adamo ed io di varie cose, costui faceva a tutti il contrabasso » Ber.; far contra, Dav., Cell.; far buona cera più non mi vuol, nè mi fa buona cera » Rim., B.; « Carlo gli fe' buona cera »> Ber.; far il muso, gli occhiacci, occhietto, le smorfie, la nifa (noi la gnifa), e sim.; << faceva gli occhi rossi come foco Ber.; far fuoco sotto, e fig. per fomentare «gli faceva tanto fuoco sotto» Macch.; così far fuoco ( ardere,

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p. e., d'ira e sim.), far fuoco e fiamma, Guer.; far paura, far baboa (noi baboja), far la nanna, far il letto, il baule, la valigia, la camera, o la stanza, Caren.; la ruota (dei tacchini o dei pavoni), Id.; far la tõeletta, la sua toeletta (il Carena vorrebbe teletta, ma non ha ragione; a che, massime dopo il Parini, tante smorfie, per un francesismo così in uso, quando si è data la cittadinanza al fiacchero e persino alla boeta?) far la spe

sa,

far cucina, la cucina, da mangiare, da desinare, il desinare; far le spese ad uno; far magro, far dieta « li compatisco se fan dieta stretta » Pan.; far vigilia, quaresima, Pasqua; far il Natale coi parenti; farla da signore; far la vita del michelaccio o da poltrone, il poltrone; far vita da cane, Pan.; far la vitaccia, una vitaccia «pensate la bella vita che ho fatta » Goz.; « e l'Angioletta come se la fa con quel marito?» Bar.; « tu vuoi saper come la fa col duca » Ar.; « han roba assai da dover farla bene, Bon.; farla buona, magra, grassa, da papa e sim. << a farla grassa » (a dir molto), Macch.; farla da furbo, da minchione; farla nelle brache (o nei calzoni); << ha le gambe che fan 77 » Pan.; « un violinaccio gli fa ziro ziro Id.;

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far senso, sensazione, impressione, effetto, colpo, breccia, presa, ec.; far fiato, far parola, far giudizio, far dell'uomo, Guer.; far da bravo, far un brav'uomo (essere); far attenzione, menzione, memoria, premura; far il nome, i nomi; far la critica, la satira, la storia, la cronaca, l'elogio, ec.; « si discorre di fargli una statua Pan.; far miracoli, far rumore, fracasso, bordello traggongli sassi e fannogli il bordello » Rim. B.; «per farsi fischiare fa tanto bordello » Giust.; far folla, far confusione, far d'ogni erba fascio; far bello o brutto andare, bello o brutto sentire, bello o brutto vedere, Cell., Salv., Vas., Pan.; aver bel fare, per far che un faccia; far da sè, Dav.; s'io non faccio da me, fa il mini strino (dlce, si fa a dire il ministrino) Pan.; « e, faccio io, crederai tu, ec.?» Guer.; far la guardia, la sentinella, la ronda, la corte; far finta, mostra, vista di non vedere, sentire e sim.; far una partita di caccia, alle carte, al bigliardo, ec.; fo solo una partita e poi ritorno " Pan.; far banco, far credito, far buono « io vi fo buon per una volta tanto »> Lip.; far su, far a monte, far a perdere, fare a metà, fare a farsela, far a pugni, a calci, far a tira tira, Giust.; far a chi più

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ne butta giù, ld.; a chi ne dice delle più grosse; far un bel colpo, un bel trucco una stecca falsa, delle stecche false, Giust.; far delle sporcherie, Fag.; « aver fatto mille gofferie Vas.; far di sorte che, Car.; far tanto di, far tanto che « se fo tanto d'alzar un dito » Pan.; « fece tanto che il suo maestro mi scrisse, ec. » Cell.; « per fargli cuor mostra allegria» Lip.; «bisogna che facciate cuore » (a tale persecuzione), Macch.; «tutti fanno coraggio a tai parole » Car.; far testa, resistenza « tagliò a pezzi una legione che ardì far testa » Dav.; «e vede i suoi che van senza far testa » Ar.;

le scale non posso farle altro che portato » Goz.; «che fa a voi che io l'abbia comprato per civiltà o per altro? » L.; « cosa fa ch'io sia brutta? » Pan.; far pulito, e fig. per consumare o mangiare o portar via tutto quanto, far prato netto; farla finita « or via, falla finita » Lip.; far amicizia, alleanza, patto, negozio, contratto, mercato, fiera, speculazione, calcolo, permuta, baratto, bottega, (propr. e fig.), osteria, l'oste, il fattore, il maestro, un buon maestro, un buon medico; scuola, vacanza, festa, la predica, uña predica, una ramanzina, ec.; far il lunedì (la lunediana),

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