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Caval, cavallo da tiro, da sella, da soma, da carretta, da carrozza, da guerra, da monta, di pezza, di razza, di battaglia, di parata, ec.; montare a, smontare, calare, cascare da cavallo; cavallo duro di morso, sbolzo, bolso, ombroso, manso, leggero, matto, ec. fig. montar sul caval matto, sulle furie; essere una cosa il suo cavallo di battaglia, cioè nella quale uno è più abile, forte, distinto; essere a cavallo d'una cosa, a buon punto, in possesso o quasi e riscaldò si questo fatto che a noi parve d'esser a cavallo,» Cron. Mor.; dar un cavallo, (e quindi) spropositi da cavallo scappate che in collegio si castigano coi cavalli » Guer., gli occhiali a cavallo al naso, Id.; batter la sella, non potendo il cavallo, m. prov. Da cavallo, cavallino, cavallotto, cavallaccio.

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Cavalant, cavallante, cavallaro. Cavalass, fè'l cavalass (idiot. gagliardo come la più parte, giachè tale è l'indole del nostro dialetto, che se non è sempre aggraziato, non sente però mai lo sfibrato) agitarsi sovverchiamente, spazzarsi smodatamente, come spesso è dei ragazzi. Cavalcada, cavalcata.

Cavalet, cavalletto, arnese per varii usi, così chiamato per sim.

Cavalina, piè la cavalina, fig. pigliar la cavallina (per bizzarria, collera), correr la cavallina, abbandonarsi ai piaceri; giuocar a cavallina o cavalluccio).

Cavalon, pl. (per sim. grosse onde) cavalloni, Dav. Cavamace, gavamace (V. Cava), cavamacchie.

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Cavata d'vos, cavata di voce; t. mus. donde cavatina. Cavè, gavè (da Cava, V.) cavare, pr. e fig.; cavar sangue, e fig. da una rapa, per voler da uno quel che non ha; cavar le castagne dal fuoco per altri, m. prov.; cavar un occhio a sè, per cavarne due al compagno, id.; cavar gli occhi, infuriarsi contro alcuno s'un non s'adira, gli cavan gli occhi >> Cas.;« io vo' con queste man cavarti il cuore, Ber.; " io ti caverò l' anima coi denti >> Pan. ; « io ti caverò l'anima fuori Ber. ; « mezza morta dell'acqua fuor la cava » Id.; « cavar fuora da mangiare » Fag.; « cavan fuori il mio manoscritto Pan. ; "ne cava sempre fuori qualcheduna »> (ne inventa), Fag.; cavò un fazzoletto tanto sporco,» Band.; metter li fa (i nomi da estrarsi a sorte) in un vaso e poi cavare, » Ber.; « e dopo lui, Ferraù fu cavato » (estratto), Id.; per eccettuare « salvo Agramante e s'altri ne cavi » Id.;

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mento » Cell. ; « se vi richiedesse danaro, cavatevi (o cavatevela) con buona maniera,» Goz.; e così di tutte l'altre applicazioni di questo verbo sì familiare ai buoni autori, come al nostro dialetto. Cavé, babbeo (idiot. della stessa origine, come dello stesso signicato di ciola, V. Crusc. capperozzolo). Cavei, cavegli, antiq., capegli, capelli (cavei, capei, poet.);

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" non ne cavo neppur Giotto » Sacch.; cavare, cavarsi i calcetti, gli stivali, gli sproni, le scarpe, il cappello, ec. «il cappello a nissun mai s'è cavato non è mai ricorso a veruno), Lip.; per liberare, cavar uno di o da qualche pericolo, imbarazzo, pena, e sim.; dalle unghie, dalle mani, di o da sotto; per ricavare "ne caverà (se sa fare) tutto quel che vorrà » Var.; cavar costrutto, frutto, vantaggio, profitto, e sim., Var., Ber., Car.; cavare, cavarsi la voglia, una voglia, un capriccio, e sim. sta sera ce ne caveremo la voglia » Sacch.; " quando i popoli vogliono cavarsi una voglia » Macch. ; dappoi che (Adamo ed Eva) si cavaron la voglia di quel pomo » Ber. ; « gli caverò ben io la bizzarria, » Id.; cavare, cavarsi il sonno, la fame, la sete, ec., chi si cava il sonno, non si cava la fame, prov.; cavar il fiato (togliere), Goz.; cavar di bocca (d'in bocca) la verità, Pan.; cavare, cavarsi, cavarselo di bocca, dalla bocca (pane o altro, per risparmiare o dare ad altri); cavare, cavarsi una cosa, un'i-Cavia, caviglia. dea di testa (anticam. pure, Cavicc, cavicchio; avei 'l cavicc d'in testa e d'in la testa), o sempl. cavarselo di o dalla testa " quando la febbre mi pigliava, mi cavava di senti

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hanno i cavegli lunghi Sacch.; capelli corti, spessi, posticci o finti, biondi, castagni, neri, bianchi, grigi, ec.; pigliare, pigliarsi per i o pei capelli, donde accapigliarsi ; cacciare, cacciarsi le mani nei capelli, Boc., Ar.; aver le mani nei capelii fig., essere in gravi impicci; aver uno per i capelli (per via di crediti), Goz.; averne fin sopra ai capelli, esserne stufo, noiato all'ultimo segno. Cavëssa, cavezza; « un cavallo, rotta la cavezza, ec. » Dav.; fig. rompere la cavezza (per lo più dei giovani), per darsi ai vizi; mettere ad uno la cavezza al collo, assoggettarlo, costringerlo, ec.

fig. aver la fortuna in favore, pel ciuffo (bell'idiotismo; in ital. dicesi, aver un cavicchio per ogni buco, cioè una scusa per ogni accusa).

Cavion (accr. da caviglio; t. pure di tessitori e tintori) bandolo; fig. trovè, perde 'l cavion (idiot, non dispregevole), trovare, perder il bandolo. Caviot, (dim. da caviglio), cavigliuolo (men vivace, men brioso, come fanciot e fanciullo, ciò che non di rado avviene nei diminutivi: quell'iuolo specialmente al confronto dell'ot, rasenta il vino o liquore dilungato).

Cede, cedere, le sue ragioni, i suoi diritti, ec.; cede, cedla, non vuol cedere, ceder in niente, cederla a nessun patto, cederla una volta.

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me lo vede in cera (o nella
cera) Ber. ; esaminarne la
cera, i detti, Dav.; conoscer
gli uomini alla cera, Var.;
smarrito di paura nella cera,
Ber.; per questo aveva il
re cattiva cera » Id. ; « gli
presentò con amica cera un
cavallo » Giamb.; incomin-
ciò così con cera brusca >>
Fag. ; mi volto e dico lor
con brusca cera » Pan.; « più
non mi vuol, nè mi fa buo-
na cera » R. B.; aveva una
cera pallida e brusca » Goz.;
avere cera di fare la tal cosa;
ci vuol cera, animo e cera,
cera franca, R. B.; va via,

Cedobonis (dal lat. for.), far brutta cera, Id.
cedobonis, cedere.
Cedola, cedola.

Cercc, cerchio; dar un colpo
al cercio, l' altro alla doga
(o dova), prov.

Cëgoi (o chiuso), cëgojë (idiot. molto espressivo, quasi cia-Cerchè, sërchè, cercare, cercar cquuglio o sciacquuglio, di- il tale, del tale; cercar lite, guazzo, diguazzare, sciacquare. briga e sim.; fig. cercar rogna Cel, cielo; giusto cielo! fig. cose da grattare; l'osso nel fico; che non stan nè in ciel nè in il pelo nell' ovo; chi cerca terra, Pan. trova; cerca di qua, cerca di là, il bell'amico non si trovava » Sacch.; cercar il suo meglio, il suo vantaggio, guadagno e sim.

Celest, celestr, celeste, celesto, celestro, cilestro, del color del cielo « va vestito di cilestro » Bon.

Cenerin, senerin, cenerino, co-Cerea (saluto, da sere, signore;

lor cenere.

Cënisia, sënisia (cenere calda)
cenigia, cinigia.
Cens, censo, tributo, credito o
rendita assicurata; dar a cen-
so, far un censo, e sim.

prova ne sia il bona se', serea, buona sera, signore, dei nostri villici).

Ceresa (più conf. all' orig. lat. cerasa), ciriegia, ciliegia. Cerfeui, cërfojet (o chiuso),

Cera, cera, faccia, aspetto « co- cerfuglio, cerfoglio ( pianta

nota).

Cerna, cerna, scelta militare;] ra »
per gli altri usi. V. Sernia.
Certificato (da certificare, cer-
tifiche), sost. certificato, atte-
stato.
Certo, avv. cose che certo
vi faran stupire » Ber. ; « non
passerà così la cosa certo >>
Id. (come agg. è abbastanza
noto).

Cessè, cessare (in tutti i suoi
usi it.), cessar da una cosa,
cessar di fare, ec.; far ces-
sare; senza mai cessare.
Cett, zittire, fiatare.

Pan.;
" e batti che io
ti batto (e dalli e dalli)» Id.;
"mi fa cento promesse........
che la duri» (basta che, pur-
chè), Id.; che io abbia a sof-
frire anche questa? sì che son
loro, no che non son loro;
non e partito che io sappia;
va che mai più non ti veda;
che Dio ti benedica; se lo
so, che mi caschi il naso;
appena che, mentre che, quan-
do che, ec., invece di appena,
mentre, quando e sim.
Chëchè, più imit. che balbet-
tare, tartagliare, balbuzzare e
sim.

Che (in tutte le applicaz. ital.);
gran che, un gran che; che
birbante, che bell'uomo, che
brava gente, che vista, che
bella vista, che ora è? « che
tragedie hanno i latini?» Var.; Chena, sinc. di catena.
che età ha? di che partito Cher, car, carro.

Checo, checco, cucco, benia-
mino, prediletto, p. e., della
mamma.

K

Crede.

Chërdenssa. (V. Chërde), credenza, dispensa, armario. Chërdenssin, dim. di chërdenssa,

è? a che patti? a patto che; Chërde, crede, credere. V. sapeva che morte doveva fare D V. Ev.; che diavolo fate? che serve che io parli? che razza d'uomo è? che maniere son queste? in che mani so- credenzine, credenzina. no cascato! che miserie! « mi date una puntura e che puntural » Pan.; tutto sta che si voglia; morti che son, è finita,»

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Ber. ;

Chërdenson, credenzone, credulo.

Chërpacheur, crëpacheur, crepacuore. V. Chërpè.

" aver appena di che Cherpè, crëpè (più propr. crpè, vivere » Goz.; hai tu dir semivoc.), crepare, pr. e fig.

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che? » Pan.; « minchion che sei; è lì che viene » Bon. ; « come ho fatto che non l'ho veduto?» Ber. ; indi partirno ch'era notte scura » Id.; v'aspettiamo che è mezz'o

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in più parti Pusbergo gli è crepato Ber. ; molti per troppo correr son crepati Id.; s'io credessi crepar sul calamaio» Goz.; quell' ingrato vuol farmi crepare dalla di

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sperazione; mangiar finchè Cheuit, cotto, pr. e fig. esser cotto, innamorato cotto perciò ne è cotto » Ber.; tutte le donne n' eran cotte » Lip.; « bietolon malcotto, » Id.; non voler più cosa o persona nè cruda nè cotta; dicesi pure cotto dal vino o dal sonno; giughè a cheuit (da coito lat. per incontro), giuocar a nascondersi.

uno crepa, a crepa pancia; crepar dal ridere, ridere a crepa pancia, a crepa pelle « non crepa un asino che sia padrone ec.» Giust.; mi crepa il cuore «< credo che si senta crepar il cuore dalla pena ec.>> Goz.; crepa, maledetto, e sim. (m. basso).

cresce (di prezzo). Cherson, crescione (erba nota). Chërsua, cresciuta (il crescere); far una bella cresciuta. Cheuje, cogliere (in tutti i suoi sensi, di raccogliere, sorprendere, pigliare, colpire ec.); coglier la rosa e lasciare star le spine, m. prov.; coglier l'insalata, Sacch.; « se mai nell'alpe ti colse nebbia » D.;

Cheuita, cotta; esser di buona cotta, di prima, di doppia cotta, di tre cotte (pr. e fig.).

Cherpo, carpo, carpino. Chërsse, crësse (più propr.crsse, r semivoc.), crescere, far crescere; crescere a vista d'occhio; d'età, di statura, di giu-Cheur, core, cuore; aver male, dizio ec.; gli cresce la barba venir male al cuore; malattia ec.; le acque continuano a di cuore; fig. uomo di cuore, crescere; crescere il pane, la di buono, di cattivo cuore, roba; il pane, la roba, tutto senza cuore, aver un gran cuore, il cuor duro; accettar il buon cuore « ed il buon cuor per cento piatti vale. Pan.; far una cosa di cuore, amar di cuore, con tutto il cuore; fatevi innanzi, se vi basta il cuore « se vi desse il cuore di farla » Cell.; avere, stare sul cuore « buttate fuor quanto sul cuore avete » Pan.; « tutte queste cose mi stan sul cuore » Goz.; non ho, non mi soffre il cuore di vederlo, di andarvi «io con esempi vi farei cuore » Dav.; «per fargli cuor, mostra allegria » Ar.; << si tenne perduto, pure fatto cuore (o fattosi) » Id.; (volg. noi diciamo pure farsi del cuore, ma non è di buona bisogna che facciate

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gli atti, le parole (sue) m' han colto » Petr.; <accio chè il giorno quivi non la cogliesse » Boc.; « non vo' che la pattuglia qui mi coglia » Bon.; coglier uno sul fatto, Goz.; coglier botte, la febbre, il freddo, un malanno e sim.

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lo scudo in mezzo colse >> Ar.; «e in vece sua colse una lega) pianta » A. Tass.

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