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32-36. Uno aspettar così, ristar col capo fuor della pegola, mentre gli altri si ritraevano sotto - com'egli incontra, avviene. Che una rana rimane col muso fuori dell'acqua ed altra spiccia, salta sotto l'acqua (B. Si ritrae sotto o sinuccia (Ces.). Gli era più di contra, gli stava più direttamente incontro. Gli arroncigliò, col ronciglio prese (B.). - Lontra. Forse, come altri dice, cosi si tirano su dall'acqua le lontre con le gambe spenzolate e gocciolanti (Ces.).

39. Sichiamaro, l'un l'altro attesi come si chiamarono (B.). 41. Lo scuoi, scortichi. 48-54. Nato, nativo.

Ri

baldo. Uomo devoto a Signore; e perchè costoro erano anco devoti al misfatto, però ribaldo prese col tempo mal senso. Cosi Masnadiere (T.).

Distruggitor di sè, ecc. Innanzi che morisse ribaldeggiò e distrusse il suo, onde, morto il padre, la madre, per necessità, ch'era venuta meno la roba per 10 cattivo padre, quando fu grandicello lo pose per servo d'uno barone del re Tebaldo, ch'era re di Navarra, che fu buono, secondo la fama che di lui è ancora. Et in processo di tempo, costui cresciuto, divenne famiglio del re, e seppe sì fare, che tutti i fatti del re andavano per sue mani e tutta la corte; però ch'elli fu saputo uomo, secondo il mondo.

E

quando fu venuto in questa grandezza, elli si diede a far baratteria, vendendo le grazie, e li offici et ogni cosa che poteva (B.). Benv., del padre di Ciampolo desperate laqueo se suspendit Famiglio, altri famiglia, uno della famiglia, e questi è i servi di casa (Ces.). Re Tebaldo. Tebaldo VII conte di Sciampagna e secondo re di Navarra. Mori in Trapani nel 1270, mentre tornava da Tunisi collossa del santo suo suocero Lodovico IX. Di che io rendo ragione, peccato che sconto in questo caldo, nelle bollenti panie.

57-63. Sdrucia, fendea. Male, leste e feroci. Il sorco, il sorcio Mentrio lo in

forco, mentr' io l'afferro con le braccia, o vero col forcone del ferro ch'avea in mano (B.), Fatto forca delle braccia, l'af

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Io vidi, ed anche il cor mi s'accapriccia, 31
Uno aspettar così, com'egli incontra
Che una rana rimane, ed altra spiccia.
E Graffiacan, che gli era più di contra,
Gli arronciglio le impegolate chiome,
E trassel su, che mi parve una lontra.
Io sapea già di tutti quanti il nome,
Si li notai, quando furono eletti,
E poi che si chiamaro, attesi come.

O Rubicante, fa che tu li metti

Gli unghioni addosso sì che tu lo scuoi, Gridavan tutti insieme i maledetti. Ed io: Maestro mio, fa, se tu puoi, Che tu sappi chi è lo sciagurato Venuto a man degli avversari suoi. Lo Duca mio gli s'accostò allato,

Domandollo ond'ei fosse, e quei rispose:
Io fui del regno di Navarra nato.
Mia madre a servo d'un signor mi pose,
Chè m'avea generato d'un ribaldo
Distruggitor di sè e di sue cose.
Poi fui famiglio del buon re Tebaldo:
Quivi mi misi a far baratteria,
Di che io rendo ragione in questo caldo.
E Ciriatto, a cui di bocca uscia

D'ogni parte una sanna come a porco,
Gli fe' sentir come l'una sdrucia.
Tra male gatte era venuto il sorco;

Ma Barbariccia il chiuse con le braccia,
E disse: State in là, mentr'io lo inforco.
Ed al Maestro mio volse la faccia:
Dimanda, disse, ancor se più desii
Saper da lui, prima ch'altri il disfaccia.
Lo Duca: Dunque or di' degli altri rii;
Conosci tu alcun che sia Latino
Sotto la pece? E quegli: Io mi partii
Poco è da un, che fu di là vicino;

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Così foss'io ancor con lui coverto, Che io non temerei unghia, nè uncino. E Libicocco: Troppo avem sofferto, Disse, e presegli il braccio col ronciglio, Si che, stracciando, ne portò un lacerto. Draghignazzo anche i volle dar di piglio 73 Giuso alle gambe; onde il decurio loro Si volse intorno intorno con mal piglio. Quand'elli un poco rappaciati foro, A lui che ancor mirava sua ferita, Domandò il Duca mio senza dimoro:

ferro. Purg, vi, 99, e vIII, 133. di quelle vicinanze, cioè del- Il disfaccia, ne faccia brani. l'isola di Sardegna, che resta Le dépèce (Ls.). vicino all'Italia (F). Co61-69. Rii, peccatori. La- verto sotto la pegola untino, italiano. Conv.: Il nobi- ghia nè uncino: quelli demonj lissimo nostro latino Guido aveano le mani unghiate et li Montefeltrano. Di là vicino, raffi (B,).

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70-78. Troppo avem sofferto, nous avons trop patiente (Ls.). -Ne portò, ne portò via, ne spiccò (Ces.). - Lacerto è propriamente congiunzione di più capi di nervi insieme et è in alcune parti del braccio; ma

Chi fu colui, da cui mala partita
Di' che facesti per venire a proda?
Ed ei rispose: Fu frate Gomita,
Quel di Gallura, vasel d'ogni froda,
Ch'ebbe i nimici di suo donno in mano,
E fe' lor si, che ciascun se ne loda:
Denar si tolse, e lasciolli di piano,

Si com'ei dice: e negli altri ufici anche
Barattier fu non picciol, ma sovrano.
Usa con esso donno Michel Zanche
Di Logodoro: ed a dir di Sardigna
Le lingue lor non si sentono stanche.
O me! vedete l'altro che digrigna:
I' direi anche; ma i' temo ch'ello
Non s'apparecchi a grattarmi la tigna.
E il gran proposto, volto a Farfarello
Che stralunava gli occhi per ferire,
Disse: Fatti in costa, malvagio uccello.
Se voi volete vedere o udire,

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Ricominciò lo spaurato appresso,
Toschi o Lombardi, io ne farò venire.
Ma stien le male branche un poco in cesso 100
Si ch'ei non teman delle lor vendette;
Ed io, seggendo in questo loco stesso,
Per un ch'io son, ne farò venir sette,
Quando sufolerò, com'è nostr'uso

Di fare allor che fuori alcun si mette.
Cagnazzo a coral motto levò il muso,

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sia, figlia di Mariano III, signor di Logodoro, la quale in prime nozze avea sposato Baldo II, signor di Gallura, dopo qualche anno di vedovanza. sposò Enzo, figlio naturalo dell' imperadore Federigo II, portandogli in dote il giudicato di Logodoro, ch' era la provincia più ampia della Sardegna. Morta costei nel 1243, non ostante ch'ella avesse nel suo testamento istituito erede del suo Stato papa Gregorio IX, Enzo, già nominato dal padre re di Sardegna, occupò i giudicati di Logodoro e di Gallura, e li ritenne fino al 1249, al qual tempo passato a guerreggiare in Italia, rimase prigioniero de' Bolognesi. Allora Michele Zanche, suo siniscalco, prese a governare in nome di lui, finchè sposata Branca Lanza, madre di esso Enzo, della quale era stato drudo, malmenò la provincia a suo talento, fino all' anno 1275, in cui fu ucciso a tradimento dal suo genero Branca Doria, genovese. XXXIII, 137 e segg. (B. B.). 91-96. Digrigna, apre la bocca

in

V.

traverso storcendola (B.). Sott. i denti. A grattarmi la tigna, ad aggiugner male a male, come colui che gratta la tigna che la fa crescere (B.).

Proposto, è nome d'oficiale, e significa maggioria (B.). Fatti in costa, tirati in lá. Uccello. Tutti li dimonj si pos sono chiamar uccelli però che sono alati (B.).

98-106. Lo spaurato Giampolo, per quel che minacciava Farfarello (B.). -Ne farò venire qua su alla riva (B.). — In cesso, scostati (B). Delle lor vendette, delle lor pene, che si danno in vendetta di

giustizia (B.). — Sufolerò, per avvisarli che non vi son demonj Fuori alcun si mette, se hasarde dehors. Ls.

Crollando il capo, e disse: Odi malizia Ch'egli ha pensato per gittarsi giuso. Ond'ei ch'avea lacciuoli a gran divizia, Rispose: Malizioso son io troppo, Quand'io procuro a' miei maggior tristizia. Alichin non si tenne, e di rintoppo Agli altri, disse a lui: Se tu ti cali, Io non ti verrò dietro di galoppo. comunemente s' intende per la 85-90. Di piano, senza proparte di sopra del braccio (dal cesso (7). Di bel patto, senza gomito alla spalla) (B.). Lat. difficoltà (Ces.). Essendo mae109-114. Avea lacciuoli, ecc., lacertus. Prendesi anche per stro grande et ufficiale del era riccamente fornito di astumuscolo in genere, e qui sta giudice Nino di Gallura (Ugo- zie e di frodi. - - Quand'io proper brano di carne (F.). lino, secondo il Manno; Gio- curo a' miei, ecc. O sì: certo I volle, a lui volle. Con mal vannino, secondo il Blanc, de' io son malizioso, che tirando piglio, con mal volto, per farli Visconti di Pisa. V. Purg., vi, i miei sozi fuor della pegola, stare tutti cheti (B.). Col viso 53 e segg.), avendo questi presi cioè ad essere da voi uncinati, dell'armi (Ces.). - Rappaciati, suoi nemici, datogli in guar- mi acquist, de' loro morsi e aquetati. Senza dimoro, sen- dia a frate Gomita, questi pri- peggio (Ces). Non si tenne za indugio. gioni, ch'erano ricchi, dieron ch'elli non rispondesse (B.). Il 79-83. Da cui mala partita, gli grande quantita di denari; Ces. Non si fermò, non riecc., di' che partisti in mal egli aperse loro una notte e stette a questo, di credere, che punto. Per lo tuo peggiore fece vista ch' eglino si fussono cessandosi i demonj, il barat(Ces.). A proda, alla ripa fuggiti; ma ultimamente, veg- tiere potesse fuggir loro di (B.). Gallura, uno de' giu- gendolo il giudice Nino più mano, come gli altri crededicati di Sardigna (B.). Va- ricco che non solea, cercò della vano — non resse alla tentasel d'ogni froda, pieno d'ogni verità del fatto, e trovato lo zione dello sperato piacere. frodolenza. Vasel non è dimi- colpevole, il fece impiccare per Di rintoppo di rimando; o nutivo, ma significa quanto va- la gola (A. F.). Negli altri meglio: contro il parere degli so (F.). Di suo donno in ma- ufici commessigli. - Usa, con- altri. Se tu ti cali, se tu no, di suo signore; parla sar- verso, confabula. Donno Mi- scappi giù nella pece. - Si tu desco; di sua potenza (P.). chel Zanche. Alasia o Adela- plonges (Ls.). Το non ti

La Divina Commedia.

verrò, ecc. La sentenza e questa: io non solamente ho piedi come tu hai, ma ho anche l'ali, e però se tu tenterai fuggirtene, non ti correrò già appresso, galoppando co' piedi, ma battendo l'ali, volando per aria sopra lo stagno; onde sicuramente raggiungerotti prima che nella pece ti attuffi (L.).

116-120. Lascisi il colle, il Lombardi: collo, il sommo. Inf. xx111, 43: E giù dal collo della ripa dura, si scenda dal colle. E sia la ripa scudo, e la riva ci ricopra, sicché i barattieri escano dalla pece sicuri non vedendoci. - Ludo, giuoco; burla. Ciascun, ecc. ciascuno si rivoltò per calar giù dalla cima nell' opposta falda di quell'argine. Quei prima, che gli altri demonj: e questo fu Cagnazzo, che scoperse la malizia (B.). Crudo, duro, renitente. Il Biagioli intende Calcabrina, che al verso 133 si mostra adirato sopra gli altri , e si scaglia contro ad

Alichino.

121-123. Lo navarrese, Ciampolo. Suo tempo colse, pigliò il suo punto, il destro (Ces.). Fermò le piante a terra, atto di chi vuole spiccare un salto. - Dal proposto, ecc., dalla intenzione e proposito loro, andandone sotto la pegola, ch'elli s' avien proposto di stracciarlo (B). Altri, men bene: da Barbariccia; ma questi s'era ritirato con gli altri. V. al v. 145.

124-126. Di colpa. Altri: di colpo. o del colpo. Fu compunto, ebbe dolore, fu rimorso.

Ma quei piu, ecc., Alichino, perch' elli diede col suo dire sicurtà alli altri, che lo Navarrese non potesse fuggire (B.).

Tu se giunto, t'acchiappo (T.).

Ma batterò sopra la pece l'ali:

Lascisi il colle, e sia la ripa scudo
A veder se tu sol più di noi vali.
O tu, che leggi, udirai nuovo ludo!

Ciascun dall'altra costa gli occhi volse;
Quei prima, ch'a ciò fare era più crudo.
Lo Navarrese ben suo tempo colse,

Fermò le piante a terra, ed in un punto
Saltò, e dal proposto lor si sciolse.
Di che ciascun di colpa fu compunto,

Ma quei più, che cagion fu del difetto;
Però si mosse, e gridò: Tu se' giunto."
Ma poco valse: chè l'ale al sospetto

Non potero avanzar: quegli andò sotto
E quel drizzò, volando, suso il petto:
Non altrimenti l'anitra di botto,

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Quando il falcon s'appressa, giù s'attuffa,
Ed ei ritorna su crucciato e rotto.
Irato Calcabrina della buffa,

Volando dietro gli tenne, invaghito
Che quei campasse, per aver la zuffa.
E come il barattier fu disparito,

Cosi volse gli artigli al suo compagno,
E fu con lui sopra il fosso ghermito.
Ma l'altro fu bene sparvier grifagno
Ad artigliar ben lui, e ambedue
Cadder nel mezzo del bollente stagno.
Lo caldo sghermitor subito fue:

Ma però di levarsi era niente,
Si aveano inviscate l'ale sue.
Barbariccia, con gli altri suoi dolente,
Quattro ne fe' volar dall'altra costa
Con tutti i raffi, ed assai prestamente
Di qua, di là discesero alla posta:
Porser gli uncini verso gl'impaniati,
Ch'eran già cotti dentro dalla crosta:
E noi lasciammo lor così impacciati.

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mente con gli artigli.` Cad-
der nel mezzo, ecc., perchè
l'uno tirava qua e l'altro là (B.).
142-143. Sghermitor da sgher-
mire, contrario di ghermire,
Il caldo li separò subito.
Era niente, non v'era modo.

127-132. L' ale, ecc. L' ali di Alichino non poterono avanzare la paura del Navarrese. Paura fa vecchia trottare (Bl.). Avanzare il sospetto, esser contro di Alichino della buf- ben lui, ad afferrarlo fortepiù pronto della paura. - Que- fa, della burla. Che quei, gli, ecc., Ciampolo si attuffò Ciampolo campasse, non si nella pece. E quel, Alichino lasciasse raggiungere per drizzò, volando, suso il aver la zuffa, per aver motivo petto, esprime il ritornare in di azzuffarsi egli con Alichino su volando, che necessaria- -Fu disparito sotto la pegola mente dovea farsi col drizzare, (B.). Ghermito, afferrato con col dirigere il petto all' insù, li artigli (B.). Non è da intende- 146-150. Dall'altra costa della come nello scendere dovette re: E fu ghermito con lui sopra bolgia (B.). Perocchè suppodrizzarlo in giù. - L'anitra, il fosso; che anzi egli ghermi nesi sceso con gli altri coinche nuota e vaga a fior d'ac- l'altro; ma, e con lui, da se pagni nella falda dell' argine qua. Di botto, di colpo (B.). ghermito, fu sopra il fosso (Ces.). opposta allo stagno della pece S'attuffa sotto l'acqua (B.). 139-141. Bene, del pari. (L.) Discesero in luogo da Ed ei, il falcone. Ritorna Sparvier grifagno, superbo ed lor provveduto, donde potessu, in aere (B.). Crucciato, animoso (B.). Lo sparviero di sero ben aiutare gl'impaniati disdegnoso e fello. Rotto, nido dicesi nidiace, quando (Ces.), Impaniati, impegostanco, fiaccato. spiega l'ali, ramingo, adulto, lati. Crosta, la superficie di Calcabrina grifagno (T.). -Ad artigtiar quello stagno (L.).

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133-138. Irato

Scostandosi destramente dai diavoli, intenti a sollevare i compagni dalla pece ove coceano. i Poeti proseguono il loro cammino, ma, veggendoli tornar a corsa, Virgilio prende Dante sul petto e si lascia andar supino per l'argine a scarpa nella bolgia sesta, dove trovano gl'ipocriti, vestiti di pesanti cappe di piombo dorate e sfavillanti. Parlano con due frati Godenti. Catalano e Loderingo, bolognesi, vedono Caifasso crocifisso in terra e calcato da chiunque passa. E, richiesto da Virgilio, uno dei frati gli dimostra il modo di salire sull'argine della settima bolgia.

Taciti, soli e senza compagnia,

N'andavam l'un dinanzi e l'altro dopo, Come i frati minor vanno per via. Volto era in su la favola d'Isopo

Lo mio pensier per la presente rissa, Dov'ei parlò della rana e del topo: Chè più non si pareggia mo ed issa,

Che l'un coll'altro fa, se ben s'accoppia Principio e fine con la mente fissa: E come l'un pensier dell'altro scoppia, Cosi nacque di quello un altro poi, Che la prima paura mi fe' doppia. Io pensava così: Questi per noi

Sono scherniti, e con danno e con beffa Si fatta, ch'assai credo che, lor nôi. Se l'ira sopra il mal voler s'aggueffa, Ei ne verranno dietro più crudeli Che 'l cane a quella levre ch'egli acceffa. Già mi sentia tutti arricciar li peli Della paura, e stava indietro intento, Quando io dissi: Maestro, se non celi Te e me tostamente, i'ho pavento

Di Malebranche: noi gli avem già dietro: Io gl'immagino sì, che già gli sento. E quei: S'io fossi d'impiombato vetro, L'imagine di fuor tua non trarrei

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fa che ugualmente pure capitarono male e gli uni e gli altri per una terza cagione; la rana e il topo furono ghermiti dal nibbio, e i due demonj presi dalla pece (L.). Scoppia. Intese di que' pensieri che straordinariamente e all'improvviso e quasi fuor di proposito, pur con l'occasione di quel primo, vengono fuori; il che propriamente noi diciamo scoppiare, come d' una fonte, che rompendosi il condotto o fendendosi in qualche parte, l'acqua che n'esce si dice scoppiare e non nascere: come ancora d'un albero si dirà scoppiare le messe, quando escon fuori del gambo, o di luoghi insoliti e non aspettati, nè procurati (Borghini)

13-18. Per noi, da noi, per nostra cagione. La voglia che il poeta ebbe di parlare a Ciampolo fu occasione alla rissa (T). Noi, rincresca. - I mal voler, sopra la perversa volontà naturale ai demonj s' aggueffa, s' aggiunge. Blanc: dall'alem,, Weifen, annaspare. L'A. F.: E detto Gueffa lo spago avvolto insieme l' un filo sopra l'altro. Il Buti: Aggueffare è filo e filo aggiugnere, come si fa ponendo lo filo dal gomito alla mano, e

Più tosto a me, che quella d'entro impetro. innaspando con l'aspo. 11 Ces.:

Pur mo venieno i tuoi pensier tra i miei
Con simile atto e con simile faccia,
Si che d'entrambi un sol consiglio fei.

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nibbio, volando per l'aere, si calò per pigliare il topo, onde egli prese il topo e la rana, et amendue rimasono morti (A. F.).

3-6. Come i frati, ecc... di San Francesco. L'A. F.: Eusanza de' frati minori più che degli altri frati, andando a cammino, andar l'uno innanzi, quello di più autorità, l' altro 1-10. Più non si pareggia, dirietro e a seguitarlo. La non s'eguaglia nel senso, mo presente rissa fra Calcabrina ed issa, che tutt' a due valgon ed Alichino. Della rana, ecc. ora, di quello che si pareggino, La rana avendo promesso di si rassomiglino tra di loro, il passare il topo di là dal fiume, fatto dei due demonj ed il fatto e legati insieme pe' piedi, della rana e del topo; se ben perché l'uno non abbandonasse si confronta con la mente atl'altro, essendo la rana in tenta, principio e fine, chè il mezzo al fiume, vollesi attuf- principio fu il macchinare efare per fare morire il topo: gualmente un contro l'altro, il topo si scetea quanto potea; Calcabrina contro Alichino, e questo combattere uno la rana contra al topo: e il fine

e in

S'aggueffa dovrebbe venire da guello, sporto, che è cosa sopraggiunta alla casa: e di qui aggueffarsi per aggiungersi.

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Ac

Più crudeli. disposti ad usare maggior crudeltà. ceffa, prende col ceffo, abbocca.

20-24. Stava indietro intento se quei demonj ci corressero dietro. - Pavento, paura. —

25-30. D' impiombato vetro, specchio, ch'è vetro coperto di dietro da una sottile piastra di piombo. L'imagine di fuor, ecc. Non riceverei più presto l'imagin tua di fuor, del tuo esterno, di quello che impetro, acquisto, quella d'entro l' imgine del tuo interno, dell' animo tuo (L.). - Pur mo, eco. Ora appunto si appresentarono a' miei pensieri i tuoi, con si

mile atto, col medesimo sopetto

e con simile faccia, con aria simile di spavento (L.). Si che, ecc., presi il tuo stesso partito, e cosi ne feci uno col mio (Ces.).

31-34. S'egli è, ecc. S'il se trouve (Ls.). Destra costa, destra falda dell'argine sul quale camminavano, quella cioè che calava nella sesta bolgia degl' ipocriti. Di fatto, essendosi i poeti, dal pontè sopra i barattieri, mossi su quell' argine a sinistra (Inf. xx1, 136), venivano nel loro cammino ad avere pure a sinistra la bolgia de'barattieri, e alla destra quella degl' ipocriti (L) Giaccia, abbia tale pendio, che, ecc. Lucr., iv: 518: tecta cubantia, i tetti che pendono da un lato. V. Inf., XIX, 35 (Ces.). L'immaginata caccia, che temiamo dai demonj. - Rendere. Vite SS. PP.: Rendendo consigli salutevoli, Lat.: proferentem.

38-45. Al romore, o delle ro vine che l'incendio cagioni, delle strida della gente (L.). Non s'arresta... Tanto che : fugge nuda. - Collo, cima. Supin si diede, ecc., si abban donò con tutto il di dietro del corpo alla pendente rupe (V. Inf. vII, 6), per scendere sdrucciolando a quel modo nel fondo, portando me sopra il petto.

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S'egli è che sì la destra costa giaccia,
Che noi possiam nell'altra bolgia scendere,
Noi fuggirem l'immaginata caccia.
Già non compiè di tal consiglio rendere, 34
Ch'io gli vidi venir con l'ali tese,
Non molto lungi, per volerne prendere.
Lo Duca mio di subito mi prese,

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Come la madre ch'al romor è desta,
E vede presso a sè le fiamme accesc,
Che prende il figlio e fugge e non s'arresta, 40
Avendo più di lui che di sè cura,
Tanto che solo una camicia vesta:

E giù dal collo della ripa dura

Supin si diede alla pendente roccia,
Che l'un dei lati all'altra bolgia tura.
Non corse mai si tosto acqua per doccia
A volger ruota di mulin terragno,
Quand'ella più verso le pale approccia.
Come il Maestro mio per quel vivagno
Portandosene me sovra il suo petto,
Come suo figlio, non come compagno.
Appena furo i piè suoi giunti al letto
Del fondo giù, ch'ei furono in sul colle
Sovresso noi; ma non gli era sospetto:
Chè l'alta provvidenza, che lor volle
Porre ministri della fossa quinta,
Poder di partirs'indi a tutti tolle.

Che l'un, ecc., che termina da Laggiù trovammo una gente dipinta,

una parte la seguente bolgia (L.).

Mu

46-49. Doccia, canale. lin terragno, fabbricato nel terreno, a differenza di quelli che si fabbricano nelle navi sopra fiumi, ove l'acqua non ha doccia, o sia canale che la faccia da alto in basse scorrere ed urtare nelle pale della ruota, ma muovesi collo stesso movimento che ha in tutta la larghezza del fiume, e però alla mancanza di forza nell'acqua si supplisce col far le pale delle ruote larghissime dintiere tavole per lungo (L.). Lo mulino terragno è quello che ha la ruota piccolina sotto, come lo mulino francesco l'hae grande e da lato, et ha bisogno di più acqua che il francesco, e però conviene che la sua doccia abbia maggior corso (B.). Approccia, s'approccia Vivagno, ripa.Inf., xiv, 123; Purg., XXIV, 127.

52-60. Letto Del fondo, piano del fondo. Sovr' esso, sovra. Gli, vi, Purg. XIII, 7; Par., XXV, 124. - Stanca pel grave peso vinta dal disagio. 61-66. Bassi Dinanzi agli occhi, abbassati talmente sopra la faccia, che ricoprivan loro gli occhi - fatte della taglia, a quella forma che sono in Cologna Cologna (sul Reno) è

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Che giva intorno assai con lenti passi
Piangendo, e nel sembiante stanca e vinta.
Egli avean cappe con cappucci bassi
Dinanzi agli occhi, fatte della taglia
Che per li monaci in Cologna fassi.
Di fuor dorate son, si ch'egli abbaglia;
Ma dentro tutte piombo, e gravi tanto,
Che Federigo le mettea di paglia.

O in eterno faticoso manto!

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Noi ci volgemmo ancor pure a man manca
Con loro insieme, intenti al tristo pianto:

una città nella Magna (B). Il
Witte: Clugny rinomata ab-
bazia di frati Benedettini, nel
moderno dipartimento della
Saona e della Loira nella Bor-
gogna. Il Blanc sta per Cologna,
Lo Zamboni crede che intenda
di Cologna in sul Veronese, dove
si esercitava l'arte della lana.
Si ch'egli abbaglia, egli imper-
sonale; sottintendi: lo splendor
dell'oro. Che Federigo, ecc.,
che quelle che mettea Federigo,
al paragone di queste erano di
paglia. Lo imperadore Federigo
secondo, coloro ch'egli condan-
nava a morte per lo peccato
dell'offesa maestà, li faceva spo-
gliare ignudi e vestire d'una
veste di piombo grossa un dito

circa (un'oncia, Lanèo.), e faceali mettere in una caldaia sopra il fuoco. e facca fare grande fuoco, tanto che si struggea lo piombo addosso al misero condannato, e così miseramente e dolorosamente lo facea morire (B.). Leonardo Vigo dice che i rei di maestà erano da Federigo 11 puniti di morte; ma non v'ha ricordo che accenni alle cappe di piombo, nè vi credca il dottissimo Huillard-Bréholles. Supplizio usato anche in Iscozia V. Walter-Scott nella Ballata di Lord Soulis. V. anche Ducange, Gloss: Capa plumbea (Lf.).

64-72. Ancor pure. ancor medesimamente, come fatto avevano. Inf., xx1, 134. Ad

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