Date le spalle all'ultima bolgia dell'ottavo cerchio, procedono i Poeti verso il centro, dove vaneggia il pozzo, onde si cala nel nono. Intorno alla sponda del pozzo stanno i Giganti, de' quali si descrivono le figure immani e spaventose. Ed Anteo, l'un d' essi, pregato da Virgilio, prende nelle braccia i due Poeti, e leggermente li posa sull'orlo dell' ultimo ripiano infernale. Su per la ripa che il cinge d'intorno, Carlo Magno perdè la santa gesta, Poco portai in là volta la testa, Che mi parve veder molte alte torri; E disse: Pria che noi siam più avanti, 13 16 19 22 25 28 31 ecc., che gli occhi miei che se- 1-6. Una medesma lingua, ed ultima bolgia. -Su per la quella di Virgilio pria mi ripa.... Attraversando, cammorse, mi riprese crucciata- minando attraverso la ripa che 19-24. In là, in verso lo suono mente (B.). -Mi tinse di ros- cingeva quella bolgia, ed avvi- (B.). -Però che tu trascorri sore. La medicina del con- cinandosi al centro dell'ottavo nel voler vedere più che l'ocforto. - Riporse, porse all'in- cerchio, ossia al pozzo. Ichio non tira. -Dalla lungi, contro. Così odio, per gli Senza alcun sermone, senza di lontano. - Maginare, imantichi poeti. Del suo padre, parlare, per la novità del non maginare aborri, aberri, Peleo. Prima di trista, ecc., veder nulla più in là, e per erri. Inf. xxv, 144. -Feriva e sanava con la rug- l'espettazione (Ces.). Quivi, 25-27. Se tu la ti congiungi, gine raschiata dallo stesso fer- nel centro dell'ottavo cerchio se ti accosti là. Congiungi. ro, secondo Igino. V. Ovidio, -era men, ecc., era in sul Disgiunto per allontanato nel Met., x11, 112. — Mancia, re- crepuscolo, infra la notte e 'l Conv.: Lo viso disgiunto nulla galo; qui: effetto (V. Orl. Inn., dì (A. F.). Si che il viso, la vide (T.). - Il senso della vi11, 23, 38). vista. Alto, di forte suono. sta Te stesso pungi, studia il Fatto apparir fioco, étouf- passo e vedrai (Ces.). fé (Ls.). Che, contra sè, 33. Dall'umbilico, ecc., 7-18. Noi demmo, ecc., noi volgemmo le spalle alla decima si ch'erano fitti nella ghiaccia Come, quando la nebbia si dissipa, infino al bellico, e da indi in su erano fuori (B.). 34 39. Si dissipa, si disfà (B.). Si dirada (A. F.).- Raffigura, viene scorgendo. L'aere stipa. 11 Tomm.: addensa l'aria. En.: In nubem cogitur aer. Forando, penetrando, trapassando con lo sguardo. Perçant l'air épais (Ls). Ver la sponda, in vêr la sponda ultima dell'ottavo cerchio ch'è ripa al nono (B.). Fuggèmi errore, ecc., l' errore d'averle credute torri si dileguava, e veniva invece in lui la paura di quei mostri. Dante, Vita nuova Mi giunse un si forte smarrimento (T.). Altri: crescemi paura. 40-45. Come in su la cerchia tonda, ecc., come sulle rotonde mura che l' accerchiano. Montereggione, castello de' Sanesi, 2 cinto intorno di torri, che gli fan quasi corona. Anche ora, secondo l' Ampère, questo verso è esattamente grafico, A sei miglia da Siena fuori di Porta Camullia, eretto nel marzo del 1213, elevasi il castello da collinetta isolata, in forma di pan di zucchero: la cerchia tutta è misurata da un diametro di 165 metri; da una parte all'altra il castello navasi di dodici altissime torri. coro Così la proda, ecc. Ordina: così gli orribili giganti cui Giove, ecc., torreggiavano di mezza la persona la proda che circonda il pozzo; ossia facean tyrrita la sponda con la metà della loro alta persona (B. B.). Rappresentavano torri (B.). Minaccia, ecc., ricordando loro il fulmine che in Flegra li colse (F). -~ 47-48. Del ventre gran parte, alcuna parte n'era coperta con le braccia, ch'erano legate dinanzi (B.). E per le coste, ecc. E ambedue le braccia distese giù per le coste; avendole legate alla vita (F.). V. v. 88. 49-57. Lasciò l'arte, ecc., lasciò di fare giganti (A. F.). Non si pente, non lascia la produzione. Più discreta, più savia -ne la tiene, la stima perciò L'argomento della mente, il raziocinio. la Lo sguardo a poco a poco raffigura Più e più appressando in ver la sponda, 34 37 40 43 46 49 Le spalle e il petto e del ventre gran parte Non si pente, chi guarda sottilmente, S'aggiunge al mal volere ed alla possa, 52 55 58 61 64 Dal mezzo in giù, ne mostrava ben tanto Cominciò a gridar la fiera bocca, 67 fece misurare accurata deva io fino al sommo del petto mente, a dieci palmi, e poichè (Ces.). Rafél, ecc. Queste son il braccio ha tre palmi, a tre voci senza significazione; altribraccia e un terzo. Posto che menti, chi ci volesse dare sila pina abbia dieci palmi, sendo gnificazione, mostrerebbe che la testa per solito la nona parte l'autore avesse contradetto a sè dell'altezza dell' uoro, l'intero medesimo, come apparirà di gigante sarà alto novanta pal- sotto. Potrebbe essere che in mi, Ovvero cinquantaquattro alcuna lingua avrebbono sipiedi di Parigi, uno de' quali gnificazione; non ch'elli lo sa59-76. Come la pina, ecc. Co- sta al palmo come il sei al pesse, nè che fosse di sua intesta pina di bronzo ornava un dieci (B.). L'altr' ossa, le tenzione (B.). Il Lanci legge: tempo il mausoleo di Adriano altre parti del corpo eran in Raphe lemai ameccheza bial(castello Sant' Angelo), e al proporzione della faccia (F.). mi, e ne trae dall'arabo questo principiare del sesto secolo fu Perizoma, voce greca; pro- senso: Esalta lo splendor mio collocata da papa Silvestro in- pr.: il grembiale. Che tre nell'abisso, siccome rifulgord nanzi l'antico tempio di San Frison, ecc. Tanto ne riusciva per lo mondo. Se non che il Pietro, e quando si fabbricò la di sopra, dall' umbilico alla te- Blanc, accostandosi al Buti e al presente chiesa fu trasportata sta, che tre Frisoni, uomini consiglio di un grande oriennel giardino Belvedere presso altissimi, mal, cioè indarno, talista, il Rödiger di Berlino, sariensi vantati, montando un dice con Virgilio: Lasciamlo e non parlian.o sopra l'altro, di arrivare alla stare, testa; e trenta palmi ne ve- voto. il Vaticano. - Il Galileo pone l'altezza della pina a cinque braccia e mezzo; Filalete che a E il Duca mio ver lui: Anima sciocca, Questi è Nembrotto, per lo cui mal coto, Chè così è a lui ciascun linguaggio, Come il suo ad altrui ch' a nullo è noto. Facemmo adunque più lungo viaggio 70 73 76 79 82 85 Volti a sinistra: ed al trar d'un balestro Dal collo in giù, sì che in su lo scoperto Questo superbo voll'essere sperto 88 91 Di sua potenza contra il sommo Giove, Disse il mio Duca, ond'egli ha cotal merto. Fialte ha nome: e fece le gran prove, Quando i giganti fer paura ai Dei: 94 Le braccia ch'ei meno, giammai non move Ed io a lui: S'esser puote, i' vorrei Presso di qui, che parla, ed è disciolto, 97 100 103 106 109 79-81. A voto, invano. - Che così è a lui, ecc.. così intende egli altrui, come altri lui (A. F.). 82-94. Facemmo, ecc., andammo più lungi volgendo a sinistra. Ed al trar d'un balestro, di lungi una balestrata (B.). - L'altro gigante maggio, maggiore più grande. A cinger lui, ecc.. Ordina Io non SO dire chi fosse l'artefice che lo legò ma egli teneva davanti il braccio sinistro (l'altro) e dietro il braccio destro, cinto sotto da una catena. Si che in su lo scoperto, ecc., cotalchè su quella parte che rimaneva scoperta fuori del pozzo, la catena gli s'avvolgeva attorno per cinque giri. - Voll'essere sperto. volle fare sperimento. - Voulut essayer sa force (Ls.). Cotal merto, cotal rimerito. Petr.; E tal merito ha chi ingrato serve. Fialte o Efialte, Odissea, XI: Ingenerò (Ifimidea di Nettuno) due figli, -Oto, a un Dio pari, e l'inclito Ifialte, Che la luce del sol poco fruiro. Non avean tocco il decim' anno ancora, Che in largo nove cubiti, e tre volte Tanto cresciuti erano in lungo i corpi Questi volendo ai sommi Dei, su l'etra, Nuova portar sediziosa guerra. L'Ossa sovra l'Olimpo e sovra l'Ossa -L' arborifero Pelio impor tentaro, Onde il cielo scalar di monte in monte: -E it fean, se i volti pubertà infiorava, - Ma di Giove il figliuolo di Latona - Sterminolli ambo... 100-105. Anteo. V. Conv., III, E disciolto, come dei meno rei, non avendo pugnato contro Giove. Reo, reità. Quel che tu vuoi veder, Briareo. Ne l'avea invogliato Virgilio descrivendolo sì bene al x dell' Eneide. Il poeta lo credeva di cento braccia, come Virgilio lo dipinge; il maestro cento lo toglie d' errore. Le braccia eran simbolo di sua forza (T.) Più là è molto che Anteo, sì che troppo sarebbe lungo il cammino. Come questo, sì che invano s'andrebbe a lui (B.). nel volto, biante. - Par mostra al sem 70-78. Tienti, ecc., sta con- gne, a modo che la doga il tento (Ces.). Cercati al col- tino: portavalo ad armacollo to, ecc., troverai la corda se tu (Ces.). Et vois-le en travers de ti cerchi al collo, alla quale è ta large poitrine (Ls.). Il Buti appiccato il corno che ti pende ti toga, copre e veste. S'ac106-108. Rubesto, fiero. al petto, et fa ivi una doga, cusa, mostra sua vil condicioe una lista; et sonando, zione e nome (Ces.). Mal Fu presto per gelosia di sendice, il corno, stoga la tua ira coto, malvagio pensiero, di al- tir altri più feroci di lui, e (A. F.). La soga, la coreggia zar la torre per salvarsi nel per mostrar sua forza, benchè del soatto piena, come si fa a' caso di un nuovo diluvio (F.) legato (T.). 110-111. La dotta, la paura muli che portano le some (B.). Il Buti: Mal voto, mal deside-0 anima confusa, imperò rio. - Pure un linguaggio, avrebbe bastato a farmi morire, che non intendea altrui nè ecc., un solo linguaggio. Erat se non avessi visto ch'era leelli era inteso (B.). -Lui, il terra labii unius - ibi confu- gato. Le ritorte, star ferme detto corno. - Ti doga, ti oi- sumest labium universæ terræ. le legature (B.). 113-114. Cinqu'alle, ells (Lf); L'alla è una misura inglese di circa un metro e centosessantotto millimetri, pari a due braccia fiorentine: un braccio è tre palmi, onde cinque alle formano appunto trenta palmi, accennati sopra al v. 65 (F.). -Senza la testa, senza contare la testa -grotta, pozzo. 115-128. Nella fortunata valle. Lucano finge che il luogo ove Scipione vinse Annibale, sia stato un tempo il regno d'Anten. - Fortunata, fortunosa. V. XXVIII, 8. - La valle del Bàgrada, uno de' cui rami scorre presso Zama, ove Scipione vinse Annibale. Reda, erede. Scipione, scrivendo al Senato: Vinsi tutta l'Africa, disse; non ne riportai che la gloria. (T.). Ne acquistò il titolo d'Africano. Diede le spalle, si volse in fuga. Mille lion, ecc. Luc., IV: Latuisse sub alta - Rupe ferunt epulas raptos habuisse leones. Ancor par ch' e' si creda. Lucuno, ivi: Colo pe Noi procedemmo più avanti allotta, 112 E venimmo ad Anteo, che ben cinqu'alle, Che fece Scipion di gloria reda, E che se fossi stato all'alta guerra Non ci far ire a Tizio, nè a Tifo; 115 118 121 124 Questi può dar di quel che qui si brama; Però ti china, e non torcer lo grifo. Ancor ti può nel mondo render fama; 127 130 Ch'ei vive, e lunga vita ancor aspetta, percit. Quod non Phlegrais Virgilio, quando prender si sentio, Antæum sustulit arvis. Dice par per moderare l'esagerazione di Lucano; ma intanto lusinga l'orgoglio del mostro (T.). I figli della terra, i giganti. Mettine giuso, ecc calaci giù al fondo (e non te ne incresca ove il freddo agghiaccia il fume Cocito. Giove Che -- 133 Disse a me: Fatti in qua, sì ch'io ti prenda; 136 Sotto il chinato, quando un nuvol vada Nè si chinato li fece dimora 139 142 145 a Serra. Dante Rime: E l'acqua morta si converte in vetro, Per la freddura che di fuor la serra (T). Eccoci all'inferno di ghiaccio. V. Michelet, La Montagne, dei dannati ai ghiacciai della Svizzera tedesca. -Non ci far ire, a chiedere questo favore, ecc. Tizio, gigante; figliuolo di Giove, ucciso da Apollo per bestia: ed è perorazione infer- guardando in alto quando aver voluto sforzare Latona. nale. - E lunga vita, ecc., passa sovr' essa un nuvolo in Odissea, x1; Ecco poi Tizio, e si promette viver ancora direzione contraria alla sua della Terra figlio lungamente, se la grazia di- inchinazione, pare che la torre sforzar non temè l'alma di vina nol chiama a sè prima dechini e cada. Così parve Sposa, Latona, che del tempo prescrittogli dalla Dante che Anteo, il quale si volgeasi a Pito Per le ri- natura. chinava per posarli, fosse per denti panopèe campagne. 131-135. Le man distese, ecc., cader loro addosso (F.). Benv., Sul terren distendevasi, e in- distese le mani, dalle quali dice che quando Dante, esgombrava Quanto in di Ercole senti grande stretta sendo a studio in Bologna, la nove ara di tauri un giogo. quando lottò con lui. Poi vide, la torre era più alta, e il V. Eneide, vi. Tifo, o Tifeo, fece si, abbracciandomi, che paragone riuscia più calzante. uno de' giganti fulininati da insieme formammo di noi un Che stava a bada, attento. Giove e sepolto sotto la roccia fascio (F.). -E fu tal ora, e ci fu un mod'Ischia, o secondo altri, sotto 136-145. La Carisenda, o Ga- mento che. Divora... Giuda, l'Etna. Fu padre di Gerione e risenda, così detta dalla fami- Inf. xXXIV, 63 Prov., 1, 12: di Cerbero. Questi, ch'è glia Garisendi che la edificò. Deglutiamus eum sicut infermeco, può dar di quel, ecc., È una torre di Bologna molto nus viventem (T.). Nè sì fama nel mondo. Ti china, pendente; oggi è chiamata la chinato, ecc.; nè punto restò a pigliarci. Lo grifo, il torre mozza, per distinguerla egli così chinato; ma si alzò muso per disdegno (B.). II dall'altra intera ed altissima e si rifece diritto subitamente Tomm. Dopo lodatolo e pro- degli Asinelli. A chi sta sotto come un albero in nave. Commessogli fama, acciocchè non il chinato, sotto il lato donde me le mat d'un navire sia adulazione, gli dà della pende (sub curvatura. Benv.), (Ls.). - L'area del nono cerchio è un pavimento di durissimo ghiaccio, formato dallo stagnants Cocito, e, come il letto di Malebolge, pende verso il centro. E distinta in quattro spartimenti concentrici, che si ravvisano dalle diverse situazioni de' dannati, e in ciascuno di essi è punita una specie di tradimento, ossia di quella pessima frode, che si usa in coloro cui rassicura un sacro diritto alla nostra fele. Nel primo, che da Caino, uccisore del fratello, si chiama CAINA, sono i traditori del proprio sangue; nel secondo, che si dice ANTENORA, dal troiano Antenore, che, secondo qualche antico storiografo, aiutò i Greci a furare i Palladio e a prender Troia, stanno i traditori della patria e del proprio partito: nel terzo, che dal traditore di Pompeo s'intitola ToLOMEA, i traditori degli amici: nel quarto, finalmente, nomato GIUDECCA da Giuda, quei che tradirono i loro benefattori e signori. In questo canto si parla di vari traditori della Caina e d' alcuni altri dell'Antenora, che a Dante sono manifestati mentre traversa la ghiaccia, avviandosı al centro. S'io avessi le rime e aspre e chiocce, Più pienamente; ma perch'io non l'abbo, O sovra tutte mal creata plebe, Che stai nel loco, onde parlare è duro, Me' foste state qui pecore o zebe! Come noi fummo giù nel pozzo scuro Sotto i piè del gigante, assai più bassi, Ed io mirava ancora all'alto muro, Dicere udimmi: Guarda come passi; Fa sì, che tu non calchi con le piante E sotto i piedi un lago, che per gielo Vi fosse su caduto, o Pietrapana, 4 7 10 13 16 19 22 25 28 1-12. S' io avessi, ecc., se dal- non le ho. Non senza tema, l'italica lingua mi fossero date. di potere satisfare alla mateChiocce, mal resonanti (B,). ria (B.) -Da pigliare a gabbo, Roche. Petr.: Rime aspre e a beffe. (B.). -ma seria e diffioche far soavi e chiare (T.). ficile. Descriver fondo, ecc., Al tristo buco, al tristo descriver il fondo, il centro di pozzo 0 fondo infernale. questa sfera mondiale. Parla Pontan, s'appuntano, gravita- secondo il sistema tolemaico no, siccome su loro centro. (B. B.). - Nè da lingua, ecc., Rocce, ripe scoscese de' cer- di bimbo. Petr.: Che dal latte chj infernali (F.). -I'preme- si scompagne. Quelle donne, rei, ecc., io esprimerei meglio le muse. Anfione, figlio di il mio concetto. Non l'abbo, Giove e d'Antiope, sonando, facea muovere li sassi (dal monte Citerone) e veniva l'uno sopra l'altro, e così fece lo muro intorno intorno (B.). — A chiuder di mura. Восс.. Tes., x11. 52. Si che dal fatto, ecc., sì che le parole sien pari al subietto. 13-15. Oh sovra tutte, ecc., o turba vile d' anime sciagurate sovra tutte l'altre che sono in inferno. - O vous, la lie du peuple maudit! (Ls.). - Nel loco, nel già detto centro dell'Inferno. Duro, malagevole -Me' foste, ecc., meglio per voi se foste state in questo mondo pecore o capre. V. Matth.. XXVI. 24. -- а 17-21. Sotto i piè ecc., più al basso di quello che fossero i piedi del gigante. - Anche in questo nono cerchio il suolo va sempre dechinando verso il centro (F.). All' alto muro del profondo pozzo, ove gli aveva posati Anteo. Dicere udimmi, udii dire a me (T.). Guarda come passi. Le parole sono dirette solamente a Dante, o perchè l'ombra che parla si è accorta ch' egli solo ha corpo; o perchè vedendolo inteso tutt'altro, temeva che pestasse lui o suo fratello, ch' erangli i più vicini. Sono questi i due fratelli Alberti (B. B.). V. v, 5557. Calchi con le piante, scalpiti co' piedi (B.). Ne' viaggi di G. da Mandavilla, al capit. della Valle pericolosa si legge: Noi trovamo molti corpi morti sopra e' quali noi passamo co' piedi, i quali, nel passar sopra loro, si lamentavano e piagnevano che ci passassimo per adosso. 22-30. Perch' io, per la qua! cosa io. Un lago, Cocito. Per gielo, per essere gelato. La Danoia in Austerricch, il Danubio in Austria non fece mai di verno si grosso velo al corso suo, sì grossa crosta di ne 'l ghiaccio alle sue acque, Tanai, la Tana o il Don, la |