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ciei auditus fuit etiam quidam

spiritus purgans se. Nessun ecc. Niuna ingiustizia m'è fatta (B.). - Se quei, l'angelo navichiero. Leva in su la

sua navicella (B.).

97-99, Chè di giusto voler, ecc. L'angiolo vuole quello che vuole Dio, che nol vuole se non giustamente (B.). Da tre mesi. Veramente da tre mesi in qua ch'è cominciato il Giubbileo, egli ha preso senza alcuna opposizione chiunque ha voluto entrare nella sua nave (F.). Il Giubbileo era principiato a Natale, primo giorno dell' anno nell' antico stile romano, sebbene la Bolla di Bonifazio VIII, che formalmente l'annunzia ed instituisce in del 22 febbraio perpetuo, sia 1300 chè antico era il costume dei popoli di concorrere al sepolcro degli Apostoli ogni centesimo anno. E i tre mesi sono appunto lo spazio che corre tra il Natale è il plenilunio di marzo, epoca del viaggio di Dante (B. B.). Con tutta расе, senza contraddizione nulla (B.). A pieno pacificato con Dio (G.).

entra in

101-102. S'insala, mare e si fa salso (Lanèo). O di'; entra nel sale, nel mare. Par., 11 sale per mare. - Era una credenza popolare assai diffusa, che l'anime dei defunti fossero tragittate in isole. Se non che Dante elesse qui il luogo che più importava alla Chiesa. Conie i pellegrini viventi andavano a Roma per l' indulgenza del Giubbileo, così vi manda le anime macchiate di colpa (K.).

103-105. A quella foce del Tevere egli ha rivolto nuovamente il suo corso. - II Witte: A quella foce ha egli or dritta l'ala. - Qual, qualun

romana.

Chè di giusto voler lo suo si face,

Veramente da tre mesi egli ha tolto
Chi ha voluto entrar con tutta pace.
Ond'io che era alla marina volto,

Dove l'acqua di Tevere s'insala,
Benignamente fui da lui ricolto
A quella foce, ov'egli ha dritta l'ala:
Perocchè sempre quivi si ricoglie,
Qual verso d'Acheronte non si cala.
Ed io: Se nuova legge non ti toglie

Memoria o uso all'amoroso canto,
Che mi solea quetar tutte mie voglie;
Di ciò ti piaccia consolare alquanto
L'anima mia, che con la sua persona
Venendo qui, è affannata tanto.
Amor che nella mente mi ragiona,

Cominciò egli allor si dolcemente,
Che la dolcezza ancor dentro mi suona.
Lo mio Maestro, ed io, e quella gente

Ch'eran con lui, parevan si contenti,
Come a nessun toccasse altro la mente.
Noi eravam tutti fissi ed attenti

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Alle sue note: ed ecco il veglio onesto,
Gridando: Che è ciò, spiriti lenti?
Qual negligenza, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio,
Ch'esser non lascia a voi Dio manifesto.
Come quando, cogliendo biada o loglio,
Li colombi adunati alla pastura,
Queti senza mostrar l'usato orgoglio,
Se cosa appare ond'elli abbian paura,
Subitamente lasciano star l'esca,
Perchè assaliti son da maggior cura;
Così vid'io quella masnada fresca

Lasciar il canto, e gire 'nver la costa,
Come uom che va, nè sa dove riesca:
Nè la nostra partita fu men tosta.

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que anima non si cala, non discende verso d'Acheronte, all'Inferno. L'imbarco pel Pur- l'autore, e fu intonata per lo 124-133. Cogliendo, nel comentre colgono. gatorio alla foce del Tevere ditto Casella (Lanèo). S'inroteano nè accenna che non si dà salute tende d'amore intellettuale e Queti, che non Cominciò, non si mormorano come fanno quando fuor del grembo della Chiesa divino. fece pregare come i cantori non beccano (B.). Orgoglio, sogliono (B.). Mi suona. Quia lieta vivacità (T.). — Da magimpressio remansit in anima gior cura di campare dal pequa mirabiliter delectatur ricolo (B.). - Masnada fresca musica (Benv.). quelle anime che di fresco E detto 117. Toccassé altro la mente, eran venute (B.). null'altra cosa occupasse più alla latina, dove la voce rel'animo (B.). cens è data al luogo, dove testè fu fatta alcuna cosa; è data al sangue testè spicciato; è data all' acqua teste attinta; al sole testè nato; alla toga testè messa (Ces ). -La costa del monte del Purgatorio (B.). Riesca, sbocchi (Ces.). Tosta, pronta.

106-111. Se nuova legge. Se il nuovo stato non ti ha fatto dimenticare l'arte tua, o altro non tel vieta, cantami una delle solite canzoni (Ces.). Tutte mie voglie, l' animo' mio agitato dalle passioni. Con la sua persona, col peso del corpo. - Affannata per le orribili pene vedute in Inferno (L.).

112-114, Amor che, ecc. È il principio della seconda canzone del Convito. Questa fu canzone la quale disse

una

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Raccostatosi il Poeta a Virgilio, s'avvia con lui verso il monte. Giunti al suo pie, mentre vanno cercando il luogo dove la ripa scenda men erta, vedono una schiera d'anime che lenta lenta viene alla volta loro. Appressatisi, chiedono ad esse dove si salga il monte; e mentre per loro avviso i Poeti tornano indietro, una di quelle anime si manifesta a Dante per Manfredi re di Sicilia, il quale gli narra come morisse, come si rivolgesse a Dio nell'ora estrema, e come appie di quella ripa s'en trattenute le anime dei morti in contumacia di Santa Chiesa.

Avvegnachè la subitana fuga

Dispergesse color per la campagna,
Rivolti al monte ove ragion ne fruga;
lo mi ristrins alla fida compagna;
E come sare' io senza lui corso?
Chi m'avria tratto su per la montagna?
Ei mi parea da sè stesso rimorso:

O dignitosa coscienzia e netta,
Come t'è picciol fallo amaro morso!
Quando li piedi suoi lasciar la fretta,
Che l'onestade ad ogni atto dismaga,
La mente mia, che prima era ristretta,
Lo intento rallargò, si come vaga.

E diedi il viso mio incontro al poggio,
Che inverso il ciel più alto si dislaga.
Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
Rotto m'era dinanzi alla figura,
Ch'aveva in me de' suoi raggi l'appoggio.
Io mi volsi dallato con paura

D'esser abbandonato, quand'io vidi
Solo dinanzi a me la terra oscura:

E il mio Conforto: Perchè pur diffidi,
A dir mi cominciò tutto rivolto;
Non credi tu me teco, e ch'io ti guidi?
Vespero è già colà, dov'è sepolto

Lo corpo, dentro al quale io facev'ombra.
Napoli l'ha, e da Brandizio è tolto.
Ora, se innanzi a me nulla s'adombra,
Non ti maravigliar più che de' cieli,
Che l'uno all'altro raggio non ingombra.

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che aveva davanti, con gli occhi. Ma, cessata la paura, l' anima lasciò che la potenza visiva facesse per gli occhi suo uficio, e vide l'ombra, e di sotto farà menzione di questa occupazione dell'anima (Castelv.). -Vaga, Diedi il viso, lo

curiosa.

veder mio (B.). Mi rivolsi.
Più alto si dislaga, più in alto
di tutti gli altri si leva, uscen-
do dall' acque che allagano
quell' emisfero. Distagarsi,
uscir del lago. Par., xxvi, 139,
il Purg. è detto: Il monte che
si leva più dall'onda. - Altri
intende si dilata, si estende,
- Purg., xxvi11, 106: In questa
altezza che tutta è disciolta
Nell'aer vivo (Ces.).

16-18. Dietro a me. - Roggio, rosso. Tre colori abbiamo; rosso che è quello del cinabro: vermiglio, che è del verzino e della lacca; roggio, che è del fuoco rovente e che tende al colore della ruggine (Borgh.). Par., xiv, 87; e inf., x1, 73, per ardente, per l'effetto del fuoco. - Alla figura, alla persona; dinanzi a me (v. 17), perocchè appoggiava i suoi raggi sovra il mio dosso, e quindi agli occhi miei la terra si faceva oscura (v. 21), (G.) Il Witte punteggia: Alla figura ch'aveva, ecc. nella figura o secondo la figura, che l'appoggio o il riparo de' suoi raggi aveva in me, cioè d' un corpo umano (B. B.). Perchè i Poeti andavano da oriente a occidente, e il sole era già bene alto (Fil.).

19-21. Dallato, a vedere se v'era Virgilio. - D'esser ab. bandonato da lui (B.). — Solo dinanzi a me, ecc., vedendo soltanto la mia ombra e non quella di Virgilio.

1-6. Subitana, subitanea. del fallo commesso, non del Dispergesse. Niuno andò dove rimprovero che a lui non tocandò l'altro, e chi corse in cava. Netta, che niun fallo qua, chi in là (Castelv.). sostiene (B.). Lasciar la Coloro, gli spiriti sgridati da fretta di correre al monte, come Catone. Per la campagna, avea confortato Catone (B.). per la pianura ch'era inanti al Per riguardo a Dante, tanto 22-30. E il mio Conforto, Virmonte (B.). - Ove ragion ne meno agile di lui e per serbare gilio. Pur, ancora, dopo tante fruga, la ragione libera delle gravità e decoro. Onestà è sicurtà che t'ho date. Tutto illusioni del senso ci stimola al mantenimento d' onore (B).. rivolto verso di me. Non monte della purgazione, alla - Dismaga, guasta, toglie. penitenza. Mi ristrinsi, mi-Lo intento rallargo, cioè accostai maggiormente - alla lo intendimento che s' era fida compagna, alla fedel com- ristretto ad avere dolore pagnia di Virgilio. Senza dolla negligenza commessa lui corso, avrebbe temuto di (B.). Per la paura, e non attenperdersi (L.). deva a cosa altra che a fug7-15. Da sè stesso rimorso, gire. E perciò non vedeva quello

credi tu me teco essere (B.). · Vespero è già, ecc. Il Pugatorio è antipodo a Gerusalemme. onde, essendo lì due ore di sole, era di là due ore di notte: ed a Napoli, perchè posta, secondo Dante, ad oltre 45 gradi all'occidente di Gerusalemme, man

cava un' ora circa a far notte (F.). Quasi dica: è questo mio corpo d'altra materia da quello in cui io faceva ombra ed è

quello or da me tanto lontano,

che mentre è qui mattina, là è sera. Napoli l'ha, ecc. Da Brandizio (Brindisi), ove Virgilio morì, fu tolto il suo corpo e portato e sepolto a Napoli. Nulla s'adombra. Se io sono trasparente e non adombro niuna cosa (B.). -Più che de'cieli, più di quel che tu ti maravigli de' cieli. Che (do' quali) l'uno all'altro, ecc, Che l'un cielo non impedisce la trasmissione della luce all'altro, essendo tutti, secondo la dottrina dei suoi tempi, perfettamente diafani. V. Par., xxx1, 19-21.

31-36. A sofferir, ecc., le pene dell'altra vita. - Simili corpi. Intende l' anime. Alcuni scrittori ecclesiastici le hanno similmente nominate corpi, come Tertulliano (Castelv.).- La virtú, l'onnipotenza di Dio. Dispone, rende capaci― passibili. - Matto è chi, есс. Stolto è colui che spera di potere col suo finito intelletto conoscere le vie di Dio, comprendere i modi che tiene nell'operare un Dio, uno nella sostanza e trino nelle persone, che è quanto dire incomprensibile nella

sua essenza.

Goethe: Wie? Wannt und Wo

Die Götter bleiben stumm! — Du halte dich ans Weil, und frage nicht Warum?

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E di molti altri. E qui chinò la fronte;
E più non disse e rimase turbato.
Noi divenimmo intanto appiè del monte: 46
Quivi trovammo la roccia sì erta,
Che indarno vi sarien le gambe pronte.
Tra Lerici e Turbia, la più diserta,
La più rotta ruina è una scala,
Verso di quella, agevole ed aperta.
Or chi sa da qual man la costa cala,

Disse il Maestro mio, fermando il passo,
Si che possa salir chi va senz'ala?
E mentre ch'ei teneva 'l viso basso,

Esaminando del cammin la mente,
Ed io mirava suso intorno al sasso,
Da man sinistra m'apparì una gente

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D'anime, che movieno i piè ver noi,
E non pareva, si venivan lente.
Leva, diss'io, Maestro, gli occhi tuoi:
Ecco di qua chi ne darà consiglio,
Se tu da te medesmo aver nol puoi.
Guardommi allora, e con libero piglio
Rispose: Andiamo in là, ch'ei vegnon piano;
E tu ferma la speme, dolce figlio.
Ancora era quel popol di lontano,
I' dico, dopo i nostri mille passi,
Quanto un buon gittator trarria con mano,

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37-39. State contenti, ecc. Aristotile distingue due specie di cognizione: il conoscere che una cosa sia (ι'πίστασθαι το OT) e il conoscere perchè sia (To doT). La prima cognizione si consegue quando si va dagli effetti alla causa (a posteriori), l'altra quando si va dalla causa agli effetti (a priori). Di qua il scire quia (quia nel basso latino valse spesso quod) e il scire propter quid, è quindi le frasi scolastiche de- desti.-P. di D.: Tu vidisti Ari- dirupata e chiusa. Verso, in monstratio quia e demonstra- stotelem, Platonem et alios confronto. Agevole è contratio propter quid (Fil.). E qui philosophos frustra deside- rio alla diserta: aperta è convuol dire Contentatevi di sa- rantes in Limbo, qui si potuis- trario alla romita (B.). – Plana pere che le cose sono (dass es sent vidisse totum, non ibi es- (Benv.). — Da qual man, se a so ist. Bl.), gli effetti; e non sent, quod vidissent Christum destra o a sinistra. Costa, vogliate investigare perchè debere venire et in eo credi- erta. - Cala, è men ripida. sono, le cause. La Scrittura dissent. Inf. iv, 41 e segg. vi mostra che le anime de'dan- Chinò la fronte, si ripiegò in sè nati soffrono tormenti; è vano stesso, ch' era di quelli che il cercare perchè e come ciò senza speme vivono in desìo. sia. Se colle potenze naturali 46-54. Divenimmo, pervenimaveste potuto veder tutto, non mo. Lat.: devenio. Roccia, era d'uopo che Maria partorisse rupe erta, ritta (B.). — Tra il Redentore, poichè Adamo non Lerici e Turbia. I precisi conavrebbe peccato vedendo la fini della Liguria marittima vieno, moveano. E non paragione del divin divieto ben (Celesia). - La più diserta, ab- reva si movessero (altri: parediversa dal diabolico: Eritis bandonata per la sua asprezza van lente, a significare la sicut Dii (Gen., 111. 5). (B.). Rotta ruina. Altri: rui- lor lentezza a pentirsi. 40-45. E... vedeste, altri: ve- nata via 11 Buti: Romita, la 62-76. Consiglio, al nostro

56-60. Esaminando la sua mente intorno al cammino. Examinant en esprit le chemin (Ls.). Altri: tenendo il viso basso, Esaminava. — Al sasso, alla roccia che si conveniva montare. Una gente, una moltitudine d'anime. Mo

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Quando si strinser tutti ai duri massi Dell'alta ripa, e stetter fermi e stretti, Come a guardar, chi va dubbiando stassi.

O ben finiti, o già spiriti eletti,

Virgilio incominció, per quella pace Ch'io credo che per voi tutti si aspetti, Ditene, dove la montagna giace,

Si che possibil sia l'andare in suso; Chè perder tempo a chi più sa più spiace. Come le pecorelle escon del chiuso

Ad una, a due, a tre, e l'altre stanno Timidette atterrando l'occhio e il muso; E ciò che fa la prima, e l'altre fanno, Addossandosi a lei s'ella s'arresta, Semplici e quete, lo 'mperchè non sanno : Si vidio muovere a venir la testa

Di quella mandria fortunata allotta, Pudica in faccia, e nell'andare onesta. Come color dinanzi vider rotta

La luce in terra dal mio destro canto, Si che l'ombr'era da ine alla grotta. Restaro, e trasser sè indietro alquanto,

E tutti gli altri che veniano appresso, Non sapendo il perchè, fero altrettanto. Senza vostra domanda io vi confesso,

Che questi è corpo uman che voi vedete, Per che il lume del sole in terra è fesso. Non vi maravigliate; ma credete,

Che non senza virtù che dal ciel vegna,
Cerca di soverchiar questa parete.
Così il Maestro: e quella gente degna:
Tornate, disse, intrate innanzi dunque,
Coi dossi delle man facendo insegna.
Ed un di loro incominciò: Chiunque
Tu se', che si andando volgi il viso,
Pon mente, se di là mi vedesti unque.
Io mi volsi ver lui, e guardail fiso:

Biondo era e bello, e di gentile aspetto;
Ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.
Quando i' mi fui umilmente disdetto

D'averlo visto mai, ei disse: Or vedi:

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E mostrommi una piaga a sommo il petto. Poi disse sorridendo: I' son Manfredi, Nepote di Costanza Imperadrice: Ond'io ti prego che quando tu riedi, cammino (B.). Guardommi presso), mille passi. Il Witte allora (II W.: guardò a loro) legge Dico, dopo li nostri, e con libero piglio, con viso mille passi. - Quanto un buon franco. Ferma, conferma gittator, ecc., lancerebbe con raffermis en tot l'espérance mano. Lo spazio di una git(LS.). -Popol, sopra: gente tata di pietra di buon braccio di lontano, lungi da noi. (B.). -Ripa sopra: roccia. I aico, ecc., anche dopo che Stretti, attaccati alla ripa. ' eravamo appressati a loro Dubbiando. dubitando. per lo spazio di mille passi. Il dubbio di quell' anime na11 Lombardi: Dopo i nostri, sceva dal vedere che i Poeti 'dico (io giudico a un di andavano per un verso con

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trario al loro, e che si allontanavano dall' ingresso del Purg., V. v. 100 e segg. (F.). O ben finiti, o ben morti, e morti in grazia di Dio -o gid spiriti eletti a salute eterna; o già assicurati del Paradiso. Giace, declina; sopra: cala, dove sia la montata agevole (B.).

Atter

79-87. Chiuso,Cinta di rete dove le pecore pernottano in Maremma (T.). rando, tenendo giuso verso la terra (B.) Addossandosi. G. Vill., vin, 56: Raddossati l'uno sopra l'altro. V. Conv.. 1, 11. Si vid' io, ecc. Così, in tal modo vid' io muoversi per venir verso noi le prime anime (le guide (Bl.), di quella fortunata moltitudine. -Fortunata, felice; perchè è in istato di salute (B.).

rotto.

88-102. Color che erano dinanzi. -Dal mio destro canto, avendo il sole a sinistra. Elli erano iti a drieto andando verso mano sinistra per parlare a ditte anime (B). - Era, si estendeva. Alla grotta, au bord escarpé de la rampe (Ls.). Non sapendo il perchè. Essendo di dietro non vedevano quello che era manifesto all' anime che erano dinanzi; la luce rotta dal corpo di Dante. - Altrettanto, il somigliante. - Per che, per l'opposizione del quale fesso, Virtu, Grazia. Cerca (altri: cerchi) di soverchiar questa parete, di sormontar questa coata. Degna, degna fatta della grazia di Dio. - Tornate indietro, verso mano ritta, in verso il sole (B.). -intrate innanzi, entrate in nostra compagnia, e andate innanzi. Insegna, demostrazione che tornassero a rieto (B.). 104-107. Così andando, senza arrestare (B.). Se di ld, ecc. Parla Manfredi, ma non poteva averlo conosciuto; perchè quegli mori alla battaglia di Benevento, seguita il 26 febbraio 1266, e Dante nacque nel maggio del 1265. Se non che Manfredi, nel suo stupore, e per desiderio di parlare con chi potea portar nel mondo nuove di lui, non considera così per punto l' età che potea avere. Biondo, eco. II soldato che lo vide cadere dice, presso Saba Malespina: Homo flavus, amona facie, aspectu placibilis, in maxillis rubeus, oculis sidereis, per totum niveus, statura mediocris (Fil.). G. Vill., VI. 46: Fu bello del corpo.

109-117. Mi fui disdetto, negai. V. Conv., iv, 8. A sommo il petto, nel luogo più

alto del petto o dove il petto Vadi a mia bella figlia, genitrice

comincia. Sorridendo, quia salvus erat, quod Dantes non putabat (Benv.). Manfredi, figlio naturale di Federigo II. Costanza, figliuola di Ruggiero re di Sicilia e moglie di Arrigo VI (V come imperadore) padre di Federigo II. Potius denominat se ab ista sancta femina, quam a patre peccatore (Benv.). A mia bella figlia. La figlia di Manfredi chiamossi anch'essa Costanza, e fu moglie di Pietro re d'Aragona, di cui generò Alfonso, che mori adolescente (1291). Federigo, il quale fu re di Sicilia, e Jacopo, il quale successe a suo padre nel regno d'Aragona, ambedue onore di quei reami. Al vi del Purg. Sordello nomina parimente Jacopo e Federigo e loda Pietro d'Aragona, dal quale li dice degeneri; onde ad altri parve che di lui, non di loro si dovesse intendere quell'onor Sicilia e d'Aragona. Ma il G. nota che qui la loče sta bene in Manfredi, come il biasimo in Sordello, che non aveva verso quei principi alcuna affinità d'animo o di sangue. J'il. intende d'Alfonso, che D. loda al cit. c. x11, 113. Il Bianchi esalta l' onore del sangue Imperiale, di che per lei, unitasi al re Pietro III, si nobilitarono i troni di Sicilia e di Aragona. - E dichi, ecc. E dica a lei il vero, che mi hai veduto in istato di salute, se si dice diversamente, o ch' io sia dannato.

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di

119-123. Di due punte mortali, di due ferite mortali (caduto di cavallo innumeris ictibus mallearunt S. Mala spina) l' una nel ciglio, l'altra al sommo del petto (B.). Piangendo per contrizione. -- Orribil ecc., non già perche egli avesse ucciso Corrado IV, e il fratello Enrico, e i nepoti, figli del re Enrico (secondo fu calunniato), ma perchè si mostrò fieramente avverso alla Chiesa. Usurpò bene il trono di Sicilia a Corradino (Fil.). Che si rivolge a lei, per poenitentiam, quia recipit etiam illos, quibus Ecclesia claudit gremium (Benv.).

Dell'onor di Sicilia e d'Aragona,

E dichi a lei il ver, s'altro si dice:
Poscia ch'i' ebbi rotta la persona

Di due punte mortali, io mi rendei
Piangendo a quei che volentier perdona.
Orribil furon li peccati miei;

Ma la bontà infinita ha si gran braccia,
Che prende ciò, che si rivolge a lei.
Se il pastor di Cosenza, che alla caccia

Di me fu messo per Clemente, allora
Avesse in Dio ben letta questa faccia,
L'ossa del corpo mio sarieno ancora

In co' del ponte presso a Benevento,
Sotto la guardia della grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
Di fuor del regno, quasi lungo il Verde,
Ove le trasmutò a lume spento.

Per lor maladizion sì non si perde,

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Che non possa tornar l'eterno amore, Mentre che la speranza ha fior del verde. Ver è che quale in contumacia more

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Di santa Chiesa, ancor che alfin si penta,
Star gli convien da questa ripa in fuore
Per ogni tempo ch'egli è stato, trenta,
In sua presunzion, se tal decreto
Più corto per buon preghi non diventa.
Vedi oramai se tu mi puoi far lieto,

Rivelando alla mia buona Costanza
Come m'hai visto, ed anco esto divieto;
Che qui per quei di là molto s'avanza.

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tori sacri: unicus eorum di- vi è alito di vita. Si perde
ctator est Deus), questa pagina Impersonale (T.). - L'eterno
quel che ho detto della divina amore, l'amicizia di Dio. -
misericordia, l' ossa del corpo In contumacia, in superbia et
mio giacerebbero ancora in in dispregio d' obedienza (B.).
capo del ponte (ch'è sopra il - Di santa Chiesa, quanto
fiume Calore (B.), presso Be- all'atto estrinseco, non quanto
nevento, sotto la custodia della alla disposizione intrinseca
grave maccia di sassi (maceries dell' animo (B.). Star gli
lapidum, Benv.), che furono convien, ecc. Costruisci: Per
gettati sulla mia fossa.
ogni tempo ch'egli è stato in
sua presunzione, pervicacia,
trenta tempi, il trentuplo.
Riva, che inchiude lo Purga-
torio (B.). - Per buoni preghi,
per le preghiere efficaci dei
vivi alla grazia.
buona figliuola Costanza.
Venit Romam cum rege Ja-
copo filio suo, et recommuni-
cata est Ecclesia (Benv.). -
Come, che. — Esto divieto di
entrare nol Purgatorio, se non
trascorso il tempo stabilito
agli scomunicati. Che qui,
ecc.. per le preghiere, sagri-
fizj od altro bene si abbrevia
l'espiazione.

130-132. Or le bagna, ecc., insepolte. Di fuor del regno, ecc., fuori dei confini del Regno di Napoli. I Verde, il Garigliano (Bl.). L' Imbriani: Il piccolo Canneto o Marino o San Magno. A lume spento, coi ceri spenti e capovolti, come s'usava per gli scomunicati (F.). Sine luce et cruce.

124-129. Se il pastor, ecc. Se il cardinal Legato Bartolomeo Pignatello, arcivescovo di Co- 133-145. Per lor maladizion, senza, che fu inviato da Papa ecc. Per la scomunica loro Clemente IV a darmi la caccia (de' papi o de' vescovi) non si (a perseguitarmi allora ch' io perde sì fattamente l'amor di fui morto B.), avesse allora Dio, che dallo scomunicato non ben letto in Dio, nella parola si possa ricuperare finchè in di Dio (D., Mon., degli scrit- lui è fior di speranza, finchè

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