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desma indulgo, ora m'adopero in amare Iddio perfettamente. O vogliamo intendere: lo me la perdono; cioè la cagione,

Ma lietamente a me medesma indulgo

La cagion di mia sorte, e non mi noia, Che forse parria forte al vostro vulgo. cioè la vita mia tale quale Di questa luculenta e cara gioia

ella fu, che fu cagione di mia sorte, cioè di questo grado di beatitudine che io ho (B.). Forte al vostro vulgo, che non vede bene la verità, cioè che

l'anime beate sono liete e contente della loro vita passata, comunque sia stata fatta. Sono liete che si vedono secondo iustizia aver soddisfatto al peccato et essere premiate da Dio per sua larghezza e misericordia, più che non meritavano, e sono contente della loro condizione che ebbono nel mondo, perchè la loro volontà è quietata (B.).

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presente. la presente generazione, che abita tra i flumi Tagliamento ed Adige (Purg.. XVI, 115), cioè nella Marca trivigiana (F.). Battuta, da Dio colle tribolazioni (B.). Flagellata da Ezzelino (Benv.); 46-51. Cangerà l'acqua, di bianca la farà diventare san

guinosa (B.). F. Lamper

Del nostro cielo, che più m'è propinqua,
Grande fama rimase, e, pria che muoia,
Questo centesim'anno ancor s'incinqua,

Vedi se far si dee l'uomo eccellente,
Si ch'altra vita la prima relinqua!
E ciò non pensa la turba presente,

Che Tagliamento ed Adice richiude,
Nè per esser battuta ancor si pente.
Ma tosto fia che Padova al palude

Cangerà l'acqua che Vicenza bagna,
Per esser al dover le genti crude.
E dove Sile e Cagnan s'accompagna,

Tal signoreggia e va con la testa alta,
Che già per lui carpir si fa la ragna.
Piangerà Feltre ancora la diffalta

Dell'empio suo pastor, che sarà sconcia
Si, che per simil non s'entrò in Malta
Troppo sarebbe larga la bigoncia

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Che ricevesse il sangue ferrarese,
E stanco chi il pesasse ad oncia ad oncia,
Che donerà questo prete cortese,

Per mostrarsi di parte; e cotai doni
Conformi fieno al viver del paese.
Su sono specchi, voi dicete Troni,

Onde rifulge a noi Dio giudicante,
Si che questi parlar ne pajon buoni.
Qui si tacette, e fecemi sembiante

Che fosse ad altro volta, per la rota
In che si mise, com'era davante.

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con

tico credea che accennasse al fatto d'arme combattuto fra Padovani e Vicentini alle seccaie di Longare nel 1312. pol disse intendere non del cam- gnore di Trivigi. Purg.. xvi, 124, tana, furon decapitati po di battaglia, ma del cam- 133-138. - Fatto uccidere il 5 molti altri loro complici nella po della guerra che infierì tra aprile 1312 o per agonia di mag- piazza di Ferrara é molti imi due popoli. Il Gloria non in- gioranza da' suoi consorti, o uo- piccati Il vescovo poi ne pagò tende per palude i luoghi pres- ciso da un marito per vendetta le pene, morendo sacchettato so il ponte di Longare, impa- d'onore. Carpir pigliare (percussus cum saculis saludati in prova dai Vicentini, (B.). Si fa la ragna, si tesse buli) per ordine di Ricciardo ma sibbene il terreno circo- la frode per farlo capitar male. (Benv.). Secondo il Lanès, il stante al luogo ove i Padovani 52-66. La difalta, la colpa vescovo li prese per insidia mercè la Brentella immisero e lo fallo (B.). Dell'empio quando passavan securi senza parte del Brenta nel letto suo pastor, ecc. Morto Azzo- sospetto pel suo territorio. e li asciutto del Bacchiglione, so- ne lil, marchese d'Este, che tradi. -11 vescovo era Alesstituendo e cangiando l'acqua aveva a moglie Beatrice, so- sandro Novello, trevigiano, che dell'uno con quella dell'altro, rella del re Roberto, questi per questa diffalta dovè lasciare per aver acqua quando i Vi- resse temporaneamente la città la cattedra, e mori a Porto centini torcessero a Longare il per la Chiesa. Pino della Tosa, gruaro nel 1320. V Ferrazzı, Bacchiglione. E questo del 1314, cavalier florentino, era suo vi- iv, 419. Sconcia, enorme sendue mesi innanzi la battaglia cario. Nata una sedizione, i za esempio (Benv.). - Malta nel Borgo San Pietro presso Fontana fuggirono di Ferrara, E a Bolsena in quella prigione Vicenza. V. Ferrazzi iv, 417. e andarono a Feltre, tenendosi chiamata Malta, la quale è inCrude, male dispositæ, ad sicuri in quella città libera, di remissibile, e la quale prigiovirtutem (Benv.). E dove, in cui il vescovo avea il libero ne è in sul lago (in lacu Sanctæ Treviso. Sile, fiume nel Trivi dominio temporale e spirituale. Christina. Benv.), nel quale. giano. Cagnan, altro flume, Ma per opera dell'astuto Pino, corre lo fiume che si chiama ora Botteniga (T.).- s'accom- il vescovo consentì di mandar- Malta, una torre con due sopagna, si congiunge. Tal li presi a Ferrara. Di che tre laia, nella quale lo papa mette signoreggia. Ricciardo da Cam- principali (Lanzalottus, Cla li cherici dannati senza геmino, figlio di Gherardo. si- ruccius et Antoniolus de Fon- missione; sicchè vuol dire che

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L'altra letizia, che m'era già nota,
Preclara cosa mi si fece in vista,
Qual fin balascio in che lo sol percota.
Per letiziar lassù fulgor s'acquista,
Si come riso qui; ma giù s'abbuia
L'ombra di fuor, come la mente è trista.
Dio vede tutto, e tuo veder s' inluia,
Diss'io, beato spirto, sì che nulla
Voglia di sè a te puote esser fuia.
Dunque la voce tua, che il ciel trastulla
Sempre col canto di quei fuochi pii
Che di sei ali fannosi cuculla,
Perchè non satisface a' miei disii?
Già non attendere' io tua domanda,
S'io m'intuassi, come tu t' immii.
La maggior valle in che l'acqua si spanda, 82
Incominciaro allor le sue parole,

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vedere lo tuo volere nel tuo cuore come tu t'immii, come tu entri dentro nel mio quore a vedere mia voluntà: imperò che tu la vedi in Dio (B.).

82-96. La maggior valle. Circoscrive Marsiglia. L' Ebro a ponente, la Magra a levante, e Marsiglia nel mezzo. 11 maggior bacino in cui si versi l'acqua de' fiumi vale a dire il Mediterraneo (che è il maggior mare, se ne levi l'Oceano che circonda la terra), tanto si estende da ponente dallo stretto di Gibilterra, dove il Mediterraneo comincia, a levante verso la Palestina ove termina tra i differenti liti dell'Europa e dell'Africa, che dall'una estremità fa suo meridiano di quel punto che dall'altra estremità gli serve d' orizzonte. Il Mediterraneo però si estenderebbe così per 30 gradi, il che è assai lungi dal vero (F.). 85

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Fuor di quel mar che la terra inghirlanda, Tra i discordanti liti, contra il sole

Tanto sen va che fa meridiano

Là dove l'orizzonte pria far suole.

Di quella valle fu' io fittorano,

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Tra Ebro e Macra, che, per cammin corto,

Lo Genovese parte dal Toscano.

Ad un occaso quasi e ad un orto
Buggea siede e la terra, ond'io fui,

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Che fe' del sangue suo già caldo il porto.

Folco mi disse quella gente, a cui

Fu noto il nome mio, e questo cielo
Di me s'imprenta, com'io fe' di lui.
Chè più non arse la figlia di Belo,
Noiando ed a Sicheo ed a Creusa,
Di me, infin che si convenne al pelo;

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che non attendeva più a me
(F.).

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mai non fu fatto simile pec-
cato, nè sì empio da alcuno
cherico perch' elli fusse messo 67-72. Letizia, beato spirito
in Malta, come fu quello di lietissimo. Folco da Marsiglia.
questo vescovo (B.).- Bigoncia, Balascio, o rubino balascio,
piccol tino. Lat.: bis-congius. più chiaro del rubino propr.
Il sangue ferrarese, de' citta- detto (Bl.). Per, in grazia
dini uccisi - cortese, ironia, di (T.). Giu. Nell'Inferno si
prodigo del sangue
umano oscura esteriormente l'anima,
(Benv.). Di parte papale e a misura dell' interna tristezza
veramente guelfo (Benv.). (L.)
Conformi, respondenti fieno, 73-81. S'inluia, entra in lui,
saranno al viver del paese, in Dio. - Fuia di sè, fura,
al viver parzialmente e tiran- ladra, di sè (F.). Essere celata
nescamente che si fa nella a te (B.) Fazio, 111, 18: nidi fui
detta contrada (B.). Troni. Il T.: sè, Dio. — Di quei fochi
Gli angeli, che voi uomini di- pii, degli angeli Serafini che
cete, dite, chiamate Troni, su sono fuochi, splendori et ardori
nell'empireo, sono come tanti di carità pietosi-La cuculla,
specchi, dai quali si riflettono lo suo coprimento: cuculla è lo
a noi i giudizi di Dio, sicchè vestimento dei monaci (B.).
questi discorsi, e figur. queste Isaia, iv, 1-3: Vidi il Signore
predizioni ci appariscono certe sedente in soglio eccelso... Se-
e infallibili (F.). Buoni, rafini erano in alto: sei ale
giusti (T.). Sembiante, vi- all'uno e sei all'altro, con due
sta cenno (B.). -Per la rota, velavano la faccia di lui, con
per essere tornata a girare due i piedi, e con due volavano
colla sfera, mi fece conoscere (F.). M' intuassi, intrassi a

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Littorano, abitatore delle piagge (B.). Ad uno occaso, ad uno coricare di solo e ad un orto, ad uno nascimento di sole imperò che ad una medesima ora s'asconde e si leva ai Buggeani ed ai Marsiliesi (B), In fatto Bugia (in Barberia) differisce da Marsilia per longitudine un grado circa. Fe del sangue suo già caldo il porto. Bruto che rimase a vincere Marsilia in luogo di Cesare, vinto nella battaglia fatta in terra, vinse poi in mare combattendo nel porto, dove furno morti Marsiliesi assai (B.). Luc. Farsaglia, x11,572 e segg.Folco, o Folchetto da Marsiglia, trovatore e poeta, fu figlio d'un Alfonso, ricco mercante di Genova, che là erasi stabilito (F.). Amò la moglie di Barral per nome Alazais (Adelasia Benv.), e a schermo fingeva amare le sorelle di lui, Laura e Mabel. Morta Alazais si rese monaco nel 1200. Fu abate di Torondet in Provenza, poi vescovo di Tolosa, ove mori nel 1233 (Lf). S'imprenta, si segna e suggella-fe' di lui, m' improntai: nel mondo ne seguitai la influenzia (B.).

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cere all'ombra di Sicheo gia suo marito, e a quella di Creusa gia moglie di Enea. Si convenne al pelo, alla mia giova

nile età (F.). Nè quella Rodopeia, ecc., nè più innamorata di me fu quella Filli, che abitava in Tracia presso il monte Rodope, verso la quale Demofoonte mancò alla promessa di tornare; ed ella mori sospesa ad un albero: nè più innamorato fu Ercole, figliuol d'Alceo, quando era tanto innamorato di Jole, figliuola d'Eurito re d'Etolia, che si mise a filare tra le ancelle di lei (F.). - Qui, altri non si pente, non sente rimorso, ma ha letizia, non già della colpa, a cui non pensa più, perchè spenta in Lete, ma della sapienza divina, che così ordinò questo cielo, e provide, che i suoi influssi per le anime degli uomini non tornassero in danno (F.). Qui si rimira, ecc., qui si contempla il divino magistero che forma ed abbella questa grand'opera della sua creazione, e discernesi il buon fine, per cui, il mondo, di sopra, o il cielo influente, gira attorno il mondo di sotto, o la terra (F.). - Il mondo. Il Tommaséo al mondo, onde il be ne terreno torna in onore de' beni celesti. - Altri legge: al modo.-Cotanto effetto. Altri legge: cotanto affetto o con tanio affetto.

109-117. Piene, sazie. — Oltre, a narrarti. Lumiera, splendore. Mera, pura. - Si tranquilla, si riposa (B.). Raab donna di Gerico, salvò in sua casa gli esploratori di Giosuè: onde nel sacco della città fu da lui campata da morte ed ella poi adorò il vero Dio (F.). - Nel sommo grado di questa spera (B.).

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Cotanto effetto, e discernesi il bene
Per che il mondo di su quel di giù torna.
Ma perchè le tue voglie tutte piene

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Ten porti, che son nate in questa spera,
Procedere ancor oltre mi conviene.
Tu vuoi saper chi è in questa lumiera, 112
Che qui appresso me così scintilla,
Come raggio di sole in acqua mera.
Or sappi che là entro si tranquilla
Raab, ed a nostr'ordine congiunta
Di lei nel sommo grado si sigilla.
Da questo cielo, in cui l'ombra s'appunta, 118
Che il vostro mondo face, pria ch'altr'alma
Del trionfo di Cristo fu assunta.

Ben si convenne lei lasciar per palma
In alcun cielo dell'alta vittoria

Che s'acquistò con l'una e l'altra palma;
Perch'ella favorò la prima gloria
Di Josuè in su la Terra Santa,
Che poco tocca al papa la memoria.
La tua città, che di colui è pianta

Che pria volse le spalle al suo Fattore,
E di cui è la invidia tanto pianta,
Produce e spande il maladetto fiore

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Ch'ha disviate le pecore e gli agni.
Perocchè fatto ha lupo del pastore.
Per questo l'Evangelio e i Dottor magni 133
Son derelitti, e solo ai Decretali
Si studia sì, che pare ai lor vivagni.
A questo intende il papa e i cardinali:
Non vanno i lor pensieri a Nazzarette,
Là dove Gabriello aperse l'ali.
Ma Vaticano, e l'altre parti elette

118-126. L'ombra s'appunta
l'ombra, che la terra fa, stende
lo suo corno infine al cielo di
Venere, e più su non passa
(B.). - Del trionfo di Cristo,
della preda che Cristo tolse al
dimonio, quando spoglio 'l Lim-
bofu assunta, fu levata suso
al cielo di Venere. -Per palma,
Con
per segno di vittoria.=
l'una e l'altra palma, palma
è la parte dentro della mano dell'oro, nel quale è dall' uno
et in quella vittoria amendune lato formato lo giglio, e dal-
le mani di Cristo furono chia- l'altro santo Ioanni Batista -
vate in sulla croce. - Favorò, Ha disviate, ecc., li grandi e li
favoreggiò la prima gloria piccoli da Dio et halli conver-
di Josue, la prima città ch'elli titi al dimonio (B.). De-
combattette 8 vinse poichè relitti, abbandonati dai chierici
passò lo fiume Jordano, fu Je- e dai prelati ai Decretali,
rico (B.).
libri di ragione canonica.
Vivagni, lembi de'lor panni fini
(T.). Intende de' margini mac-
chiati dalle dita per isvolgerli
frequentemente (F.). La dove

Di Roma, che son state cimitero
Alla milizia che Pietro seguette,
Tosto libere fien dell'adultèro.

127-142. Di colui è pianta,del Lucifero. Tanta pianta, costò tanto pianto all' uomo. Il maladeito fiore, lo forino

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ecc., l'angelo Gabriel, discese ad annunziare alla Vergine la incarnazione di Cristo (B.). Vaticano, il tempio di San Pietro, dove è il sepolcro di questo Santo (F.). L'altre parti elette, li santuari e li luoghi sacrati di Roma. Alla milizia, ai martiri. Tosto libere, ecc. Altri intende la gran mutazione, adombrata nel dell'Inferno: altri la traslazione della sede: io sto al primo (T.).

Dopo lodata l'arte maravigliosa e la provvidenza di Dio nella creazione dell'universo, narra il Poeta come senza accorgersi si trovò asceso nel Sole, in cui stanno le anime der dotti in divinità. Dodici spiriti lucenti più del pianeta gli vengono a far corona intorno, ed uno, che si manifesta per san Tomaso d'Aquino, svela il nome de' suoi compagni.

Guardando nel suo figlio con l'amore
Che l'uno e l'altro eternalmente spira,
Lo primo ed ineffabile valore,
Quanto per mente o per occhi si gira

Con tanto ordine fe', ch'esser non puote
Senza gustar di lui chi ciò rimira.
Leva dunque, lettore, all'alte ruote

Meco la vista dritto a quella parte
Dove l'un moto all'altro si percuote;
El comincia a vagheggiar nell'arte

Di quel maestro che dentro a sè l'ama Tanto che mai da lei l'occhio non parte. Vedi come da indi si dirama

L'obliquo cerchio che i pianeti porta, Per satisfare al mondo che li chiama; E se la strada lor non fosse torta,

Molta virtù nel ciel sarebbe in vano,
E quasi ogni potenzia quaggiù morta.
E se dal dritto più o men lontano

Fosse il partire, assai sarebbe manco,
E giù e su, dell'ordine mondano.
Or ti riman, lettor, sovra il tuo banco,
Dietro pensando a ciò che si preliba,
S'esser vuoi lieto assai prima che stanco.
Messo t'ho innanzi: omai per te ti ciba;
Chè a sè ritorce tutta la mia cura
Quella materia ond'io son fatto scriba.
Lo ministro maggior della natura,

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Che del valor del cielo il mondo imprenta,
E col suo lume il tempo ne misura,
Con quella parte che su si rammenta
Congiunto si girava per le spire
In che più tosto ognora s'appresenta.

pianeti e del sole (T.). - A vagheggiar, a mirar con diletto (B. B.) Maestro, artefice i Petr.: Mastro eterno. - Dentro a sè, nella sua idea l'ama, ama l'arte motrice del tutto (T.).

13-21. Indi. Dal circolo dell'equatore si parte il zodiaco, il cui piano taglia obliquamente il piano dell' equatore a gradi 23, minuti 30 (T.). Cerchio, zodiaco. Chiama, ne invoca l'influenza (T.). E se la strada lor, ecc., se il giro dei pianeti non fosse obliquo, non si avvicinerebbe or all'una, ora all' altra parte della terra: ed in tal guisa invece d' influire al tempo stabilito direttamente sopra ciascuna di esse parti, influirebbe sopra una sola e perciò molta virtù del cielo sarebbe superflua. E dottrina d'Aristotile accessum che secundum recessum solis in circulo obliquo fiunt generationes in rebus inferioribus (B. B). V. Conv.. 11, 15. Ogni potenzia, ogni attività (B. B.). I cieli mettono in atto la materia che è solo in potenza (T.). - Partire dello zodiaco dal dritto (T.). Lo scostarsi dello zodiaco nel suo giro dal cammin dritto, dall'equatore (B. B.) Manco, imperfetto. Su, in cielo giu, in terra. Se il piano dell'orbita del sole e de' pianeti facesse col piano dell' orbita

et

delle stelle fisse un angolo maggiore o minore di quello che fa, sarebbe turbato l'ordine in cielo e in terra (T.)

22-27. Banco, a convito (T.). Al banco dello scolare (Ces.).

Preliba, come per saggio (T.). S'esser vuoi lieto, ecc., se vuoi che questa lettura ti diletti assai, anzichè tediarti e stancarti (B. B.).- Messo t'ho innanzi, la materia da essere pensata - scriba, scrittore (B.).

28-36. Lo ministro maggior. imIl sole, che impronta o prime i mondani corpi a lui sottoposti del valore

1-12. Guardando nel suo fi- Quasi prendendo da lui, Somglio. Ordina: Lo primo ed ma Sapienza, la norma della ineffabile valore, guardando creazione (B. B.). Lui. Chi lo nel suo figlio con l'amore, ecc. vede non può non assaggiare La divina potenzia che è at- qualcosa delle grandezze di Dio tribuita al Padre, ragguardò (T.). Lui può riferirsi a ordine nella sua increata sapienzia o a Dio (B. B.). Meco. S'alche è attribuita al Figliuolo; zano al sole, ch'era allora in colla perfetta sua carità, che Ariete. Ai capi d' Ariete e di è attribuita allo Spirito Santo, Libra sono punti dove il zolo quale amore lo Padre e lo diaco s'incrocicchia con l'equa- virtù celeste, cioè del moto, Figliuolo sempre da sè spira, tore. Le stelle fisse si mnovono della luce, della vita, Conv. cioè produce, ecc. (B.) Per in circoli paralleli all'equatore Il sole, discendendo lo raggio occhio, il visibile e l'invisibile ed il sole ei pianeti in circoli suo quaggiù, reduce le cose a (T). Altri: per loco. - Gira, paralleli al zodiaco: però dice sua similitudine di lume (B. o l'occhio percorre (Ces.). Fe', che il moto delle stelle urta B.). E col suo lume, ecc. Il fece guardando nel figlio (T.). quasi e s'incontra nel moto dei Poeta disse il Sole, il pianeta

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della

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che distingue l'ore (B. B.).
Parte, l'Ariete; v. 8. Per
le spire. Per quei gradi
per quelle linee spirali che il
Sole fa, secondo il sistema di
Tolomeo, passando dall' equa-
tore al tropico del Cancro,
nelle quali il detto sole si ap-
presenta, nasce, all' Italia no-
stra, ognora, sempre, più pre-
sto (B. B.). Era allora

in

mezzo a quello spazio del cielo dove a ogni grado della sua rivoluzione anticipa il nascere. Posta la terra immobile, il sole da un tropico all' altro dovrà muoversi per una spirale, e le spire per cui viene dal tropico del Capricorno a quello del Cancro s'incrocicchiano con quelle per cui viene dal Cancro al tropico di Capricorno: e lo indicò ove disse: L'un moto all'altro si percuote (T.). Con lui, nel sole. - Anzi il primo pensier. Com'uom s'accorge d'esser venuto dovechessia, prima d'averne fatto pure un pensier primo (Ces.).

37-48. E Beatrice, ecc. Il mio salire nel Sole fu impercettibile; ma non maraviglia, chè quella che si mi scorgeva era

mente

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Dell'alto padre che sempre la sazia,
Mostrando come spira e come figlia.

E Beatrice cominciò: Ringrazia,

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Ringrazia il sol degli Angeli, ch'a questo
Sensibil t'ha levato per sua grazia.
Cuor di mortal non fu mai si digesto
A divozione, ed a rendersi a Dio
Con tutto il suo gradir cotanto presto,
Com'a quelle parole mi fec'io;

E si tutto il mio amore in lui si mise,
Che Beatrice eclissò nell'obblio.
Non le dispiacque; ma si se ne rise,

Che lo splendor degli occhi suoi ridenti
Mia mente unita in più cose divise.
Io vidi più fulgor vivi e vincenti

Far di noi centro e di sè far corona,
Più dolci in voce che in vista lucenti.
Cost cinger la figlia di Latona

Vedem talvolta, quando l'aere è pregno
Si, che ritenga il fil che fa la zona.

sensi, e l'occhio nostro non
arrivò mai, non vide cioè mai
lume maggiore del Sole (L.),

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15 sì digesto, sì disposto Gradir, compiacergli (B.). In lui, in Dio.

Beatrice. Per quanto adoprassi ingegno ed arte, non arriverei a fare immaginare altrui quanto esser dovea lucente per sè medesimo quel che era dentro il sole (le anime), dacchè m'appariva non per distinto colore, ma in forza d'una luce maggior di quella dello stesso pianeta. Altri legge: È Beatrice quella che si scorge Di bene in meglio si subitaChe l'atto suo per tempo non si sporge, - Quant'esser convenia da sè lucente! Quel ch'era, ecc., e spiega: E Beatrice, quella che così guida di bene in meglio sì subitamente che l'atto suo non si distende in tempo, cioè è istantaneo, quanto dovea essere lucente per sè medesima ! 49-60. Tal, ecc., dentro al 63-66. Divise: il ridere degli Il riso di Beatrice che accre- Sole, non per colore distinta, occhi suoi prese un tal atto sce splendore ai pianeti (So- ma per lume, come è detto di che smagatolo da quel suo afpra, v, 96), qual dovea essere sopra (B. B.). Quarta fami- fisamento in Dio, lo condusse al suo giunger nel Sole! Per glia dell' Eterno Padre sono ad altri oggetti, cioè agli spiquanto adoperassi ingegno, qui chiamate le anime beate riti che erano nel sole (Ces.). arte e destrezza d'uso, non che soggiornano nella sfera - Vincenti l'occhio (T.). potrei dire, in modo da darne del sole; perocchè il sole, se- 67-75. La figlia di Latona, altrui un'idea, quel che era condo Tolomeo, è il quarto la luna - Cinger... Vedem. dentro il Sole ov io entrai, e pianeta dalla terra in su (B. veggiamo esser cinta (Ces.). che m'apparve, non per colore, B.). Mostrando, ecc., mo- E pregno di vapori. Questo ma per lume (B, B.). -En- strando come la prima e la è l'alone, che talora fa alla tra'mi, mi entrai entrai - seconda persona della Trinità luna corona ben luccicante, Parvente, risplendente (B.). spirino la terza; e come figlia, sì veramente che il lume non -Perchè, per quanto. Ma e come la prima persona della si spanda sfumando d'intorno creder, ecc., ma se non si può Trinità genera la seconda (B. alla circonferenza, ma ritenga immaginare, si può credere e B.). — Il Sol, Dio. — Sensibil, il suo contorno ben profilato: desiderar di vederlo un giorno oggetto. Conv., 111, 12: Nullo che allora ha forma di vera in paradiso (B. B.). Non può sensibile in tutto il mondo è corona (Ces.). Zona viene a la fantasia formare imagine più degno di farsi esempio di dire cintura (B.). Purg.,xxix,78: se non di ciò che cade sotto i Dio che 'l Sole. Purg., xxx111, Delia il cinto. Non si pos

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