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Ch'entro le affoca, le dimostra rosse,
Come tu vedi in questo basso inferno.
Noi pur giugnemmo dentro all'alte fosse,
Che vallan quella terra sconsolata:
Le mura mi parea che ferro fosse.
Non senza prima far grande aggirata,
Venimmo in parte, dove il nocchier, forte,
Uscite, ci gridò, qui è l'entrata.
Io vidi più di mille in sulle porte
Dal ciel piovuti, che stizzosamente
Dicean: Chi è costui, che senza morte
Va per lo regno della morta gente?
E il savio mio Maestro fece segno
Di voler lor parlar segretamente.
Allor chiusero un poco il gran disdegno,
E disser: Vien tu solo, e quei sen vada,
Che si ardito entrò per questo regno.

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gione corrono in ira, nè mai da
quella per alcuna dimostrazione
rimuovere si possono (B.). Si
volgen co' denti, per ira mor-
dendosi (B.).

65-66 Un duolo, una Voce
dolorosa gli percosse gli orec-
chi (B.). Sharro, quanto posso
apro (B.). Spalanco.

69. Gravi di colpa e anche di pena. Il Ponta crede che questi gravi cittadini sieno i diavoli. E infatti s'incontrano la prima volta in Dite; ben si conviene loro il nome di cittadini, come primi abitatori dell'Inferno che per loro fu fatto, e l' aggiunto di gravi, perchè molesti ai dannati (B. B.).

Tutti gridavano quei dan- Bizzarro, iracondo. Noi tenati, animando l'un l'altro ad gnamo bizzarri coloro che suoffender quest'anima: A Filippo bitamente e per ogni piccola caArgenti, quasi voglian dire: Corriamo tutti addosso a Filippo Argenti. Fu questo Argenti, secondochè ragionar solea Coppo di Borghese Domenichi, de'Caviceiuli, cavaliere ricchissimo, tanto che esso alcuna volta fece il cavallo, il quale usava di cavalcare, ferrare d'argento, e da questo trasse il soprannome. Fu uomo di persona grande e nerboruta e di meravigliosa forza, e più che alcuno altro iracondo, eziandio per qualunqne menoma cagione (B.). Nei Ricordi di famiglia il Guicciardini dice di un suo antenato: Fu uomo di animo grande e ancora manesco, che eziandio vecchio adirandosi avrebbe dato delle bus- 70. Gid vede le sue sommità se a chi si adirava seco, ben- nella valle, come campanili e chè credo tal cosa fosse secondo torri fatte a modo sarainesco, la natura della città, che allora vermiglie come fossono uscite era piu pura che non è oggi, di fuoco: erano roventi. Meche è corrotta da mille delica- schita, è vocabolo sarainesco, et tezze e lascivie femminili, non è luogo ove li Saracini vanno da uomini. P. 15. — La fami- ad adorare; e perchè quelli luoglia dei Cavicciuli-Adimari era ghi hanno torri a modo di camdi parte contraria all'Alighieri, e uno di essi aveva fatto fiera opposizione al richiamo di lui (D. B.), e dicon le Chiose, perche un fratello di Filippo si godeva i beni dell'esule.

panili, ove montano li sacerdoti
foro a chiamare lo popolo che
vada ad adorar Iddio, però l'au-
tore chiama le torri di Dite me-
schite (Buti); Il Sigoli le
chiama moschette, il Fresco-

baldi moschete. Latino: mosquita, arabo: mescid. Dice il Sigoli: Le chiese de' Saracini si chiamano moschette ed hanno campanile, e lassú dove comincia la cupola del campanile si ha di fuori un ballatoio (galleria) di legname.

-

71-72. Nella valle. Questa valle è il sesto cerchio, che, essendo sopra lo stesso ripiano del quinto, n'è separato da fossi e mura, onde prende forma d'una città, che si chiama di Dite dal signor dell' Inferno. Certo... cerno, con certezza, chiaramente vedo (B. B.). Vermiglie come, ecc. Che non solo l' archo, nelle quali si rinchiudevano i miscredenti, ma anche le torri intese dal Buti per le meschite. roventi fossero, apparisce dal canto seguente, v 36; Ver l'alta torre alla cima rovente (L.).

75. Basso inferno. Distingue il Poeta l' Inferno in alto e in basso o profondo. Il profondo comincia da questa città di Dite, e va fino a Lucifero, nel qual tratto sono pnniti i peccati di pura ed inescusabile malizia (B. B.).

76-77. Pur, alfine (T.). Alte fosse, profonde fosse (B B.). — Vallan, cingono. Vallo, secondo il suo proprio significato, è quello palancato il quale a' tempi di guerre si fa d'intorno alle terre, acciocchè siano più forti, e che noi volgarmente chiamiamo steccato, e da questo pare venga nominata ogni cosa la quale fuor delle mura si fa per afforzamento della terra; e perciò dice l'autore che giunse nelle fosse, che vallano, cioè fanno più forte quella terra (B.).

78-79. Le mura, ecc. Dice quelle essergli parute di ferro, a dimostrazione della fortezza di questa terra, della quale dice Virgilio, nel vi dell' Eneide, cosi: ... E sotto un' alta rupe Vidi un' ampia città, che tre gironi Avea di mura, ed un di fiume intorno... Quinci si spicca una gran torre in alto Tutta di ferro. Fosse

si accorda con ferro. Così ne' Fioretti: I loro letti si era la nuda terra. Aggirata, giro

80-90 Il nocchier, forte. Flegias. Forte si dee riferire a gridò. Fortemente gridò. Alcuni men bene l'uniscono a nocchiero (B B). Nocchiero è il proprio nome di colui al quale aspetta il governo generale di tutto il legno e a lui aspetta di comandare a tutti gli altri marinari, secondoche gli pare di bisogno e chiamasi nocchiere quasi navichiero (B.). - Dal ciel piovuti, spiriti precipitati dal cielo. Senza morte, senza esser morto, prima di morire.

(B. B.).
repressero, - Quei, Dante.
91-93, La folle strada, cioè la
strada che follemente ha presa
(B. B.). Provi se sa tornar-

Chiusero, celarono,

sene indietro solo (B.). Faccia esperienza del suo sapere (Buti).

Scorta, mostrata (T). Altri leggono: Che scorto l' hai per sì, ecc.

96. Ritornarci al mondo. Il Boccaccio: Ciascuno che ci nasce. Sempre che ci viverai. E ve n'ha mille esempj.

97. Sette. Nella selva delle fiere; poi quando sciolse i suoi dubbj; poi quando lo prese per mano all' entrare della porta: poi quando rispose alle grida di Caronte, di Minos, di Pluto, di Flegias; quando gli rese ragione dell'improvviso pallore all'entrare del Limbo son più di sette, ma qui sette sta per numero indeterminato (T.).

100-102. Disfatto, smarrito e scoraggiato (B. B.).

Ritro

viam l'orme nostre, torniamo, (T.). Ritrovare, ripetere. Nella Vita di santa Maria Maddalena, In questo modo si consumava tutta, ritrovando ogni parola e ogni cosa che le era detta: riandando, ripensando (Ces.).

105. Da tal, tal è chi cel dà, Dio. Petr.: Ma miracol non è, da tal si vuole (T.).

111. Tenzona, combatte, Boccacc., Fiamm., 308. Benchi

si e il no, credendo o non credendo nel cuore mi vacillasse. -Dittam.: Pensar tra l'Esse e l'Enne.

112. Pote', potei. E qui possiam pensare che Virgilio dicesse loro che Dante veniva per grazia concedutali da Dio, e che Iddio volea cosi; ma quelli, che sono ostinati in male, più che li altri non vollono credere a Virgilio anche loro come Caronte e li altri demonj (Buti).

114. A prova si ricorse, quasi a gara si ritirò (T.)

116-117. Nel pettó, contro il petto (B.). - Rari, lenti.

Sol si ritorni per la folle strada:

Provi se sa; chè tu qui rimarrai,
Che gli hai scorta si buia contrada.
Pensa, Lettor, s'io mi disconfortai

Nel suon delle parole maledette:
Ch'io non credetti ritornarci mai.
O caro Duca mio, che più di sette

Volte m'ha sicurtà renduta, e tratto
D'alto periglio che incontra mi stette,
Non mi lasciar, diss'io, così disfatto:

E se l'andar più oltre c'è negato,
Ritroviam l'orme nostre insieme ratto.
E quel Signor, che li m'avea menato,

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Mi disse: Non temer, che il nostro passo
Non ci può torre alcun: da tal n'è dato.
Ma qui m'attendi; e lo spirito lasso

Conforta e ciba di speranza buona,
Ch'io non ti lascerò nel mondo basso.
Cosi sen va, e quivi m'abbandona

Lo dolce padre, ed io rimango in forse;
Che 'l si el no nel capo mi tenzona.
Udir non pote' quello che a lor porse:

Ma ei non stette là con essi guari
Che ciascun dentro a prova si ricorse.
Chiuser le porte que' nostri avversari

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Nel petto al mio Signor, che fuor rimase,
E rivolsesi a me con passi rari.

Gli occhi alla terra, e le ciglia avea rase, 118
D'ogni baldanza, e dicea ne' sospiri:
Chi m'ha negate le dolenti case?
Ed a me disse: Tu, perch'io m'adiri,

Non sbigottir, ch'io vincerò la prova,
Qual ch'alla difension dentro s'aggiri.
Questa lor tracotanza non è nuova,

Chè già l'usaro a men segreta porta,
La qual senza serrame ancor si trova.
Sovr'essa vedestù la scritta morta:

E già di qua da lei discende l'erta,
Passando per li cerchi senza scorta,
Tal che per lui ne fia la terra aperta.

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nel loro uscire quello che nel trata, ond'egli ne atterrasse le
cuore si ragionava. Nelle Ri- porte: che d' allora rimasero
me: Poi prende amore in me senza serrame (B. B.).
tanta virtute, Che fa li miei
sospiri gir parlando.

127. Vedestu, vedesti (T.). La scritta: Per me si va, ecc. Inf., 111 (T.)., - Morta, di colore morto (Buti). Petr.: Tacito vo; chè le parole mor te Farian pianger la gente — disperate.

118-119. Rase, contrario di aggrottate (T.). Alla lettera il Longfellow nel suo potente inglese: His eyes cast down, his forehead shorn had he of all his boldness, seguendo il Mil- 123-125. Qual, qualunque (T.). ton, che dice il sole raso (shorn) S'aggiri, si dia attorno (Ces.). de' suoi raggi. — Dicea ne' so- -Si dea da fare perch'io non spiri. Col sospirare (che an- v'entri (B.). Lor, de' demonj che i sospiri parlano, e non (T.). A men segreta porta, vuol già dire che sospirando alla porta dell'Inferno, che è in 128. E già, ecc., e già di qua altresì dicesse quelle parole) luogo più aperto di questo di dalla detta porta scende tale dicea: A me? a me? quei su cui si parla. Si suppone qui in nostro aiuto che ben ci perbi malnati negan il passo che Cristo, andando al Limbo aprirà le porte della città (Ces.). Dante, Vita Nuova: per trarne le anime, i diavoli erta, rispetto a Virgilio, scesa Quasi tutti (i sospiri) diceano si opponessero alla sua en- per colui che veniva (B B.).

Tra il dubbio e la paura Dante interroga Virgilio se abbia altra volta fatto quel cammino. Mentre gli è risposto che si è narrato il come e il quando, compaiono di tratto a minacciarlo le Furie, Virgilio lo salva, e intanto giunge un messo del cielo che apre ai Poeti le porte della contrastata città; dove entrati, vedono puniti entro tombe infocate gli eresiarchi e gl'increduli.

Quel color che viltà di fuor mi pinse,

Veggendo il Duca mio tornare in volta Più tosto dentro il suo nuovo ristrinse. Attento si fermò com'uom che ascolta;

Chè l'occhio no 'l potea menare a lunga Per l'aer nero e per la nebbia folta. Pure a noi converrà vincer la punga, Cominciò ei: se non... tal ne s'offerse.

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to (Buti). - Dienne, ne dié, ne diede, mi diede. La parola tronca, nota il Torelli, è se non...

Egli notò bene che Virgilio, a non crescergli la paura, coprisse di bel nuovo le prime parole dubbiose, se non colle altre tal ne s'offerse. Con tutto ciò il parlare di Virgilio gli spirava timore, forse perche aveva tratto quelle parole interrotte intendimento peg

a

Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga! giore che non era, p. es., se

Io vidí ben, sì com'ei ricoperse

Lo cominciar con l'altro che poi venne,
Che fur parole alle prime diverse.

Ma nondimen paura il suo dir dienne,
Perch'io traeva la parola tronca

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Forse a peggior sentenzia ch'ei non tenne.

In questo fondo della trista conca
Discende mai alcun del primo grado,
Che sol per pena ha la speranza cionca?
Questa question fec'io; e quei: Di rado
Incontra, mi rispose, che di nui

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Faccia il cammino alcun per quale io vado.
Ver è che altra fiata quaggiù fui
Congiurato da quella Eriton cruda,
Che richiamava l'ombre a' corpi sui.

1-5. Quel color, ecc., lo co- noi converrà vincer la pugna,
lore smorto che venne per viltà ma il dubbio l'assale: se non...
nella faccia di Dante, ristrinse se forse mal non intesi la pro-
più tosto che non avrebbe fatto messa di Beatrice, o, se non ci
dentro a Virgilio lo suo nuovo, sarà impossibile venirne a capo.
il color acceso dell'ira che nuo- Nè anco a questo pensiero si
vamente era venuto nella faccia resta; se ne sdegna e il ri-
di lui, dimostrandosi con ros- getta: tal ne s' offerse! tale in
sezza. Quando li buoni capi- vero è chi ci si offerse ad aiuto,
tani veggono sbigottire li suoi sia Beatrice, o Iddio stesso, per
sudditi mostrano ardire per rin- la cui grazia la donna gentile
francarli, come dice Virg. di (la Vergine Maria), mandò Bea-
Enea: Spem vultu simulat, trice. Ed ecco ch' egli novella-
premit altum corde dolorem mente s' acquieta, e manifesta
(Buti). Petr.: Ira dipinse Il l'impaziente suo desiderio del-
volto mio. Che ascolta, nelle l'aiutatore che indngia colle
quali parole si può compren- parole: Oh! quanto tarda a
dere Virgilio dovere immagi- me!... (Bl.). -Punga, pugna.
nare, quivi non dover venire il Oh quanto tarda. Un'ora mi
divino aiuto senza farsi al- si fa mill'anni. Parmi un secolo.
quanto sentir di lontano (B.). Inf., xx1, 25. Tarzar in provenz.
A lunga, lontano.
valeva anche parer tardi.
Nann., Verbi, 369.

7-9. Pure a noi, ecc. L'aspettato messo del cielo indugia a venire, e Virgilio, crucciato, si ferma in atto di ascoltare, e apre di nuovo in un soliloquio la sua fiducia: Pure a

non m'inganno, se non ho forse smarrito la via e tal ne s' offerse, un nemico così potente ci si fece contro. Al fine, per uscire d'ogni dubbio, e' s'informa se alcuna ombra del Limbo avesse fatto mai quel viaggio per l'Inferno (Bl.).

16-20. Conca dell'Inferno, dalla similitudine che hanno alcune conche alla forma essenziale dell' Inferno, il quale è ampio di sopra e di sotto vien restringendo (B.). - -Del primo grado. Del Limbo. Cionco, monco. 11 Bocc.: vocabolo lombardo e vale mozzo. Qui fig. Où la seule peine est le manque d' espérance (Ls.). - La scaltritamente qual domanda

fa per certificarsi di quelle parole: Questa lor tracotanza non è nuova, Che già l'usaro a men segreta porta Volea l'autore non per aperte parole, ma per cortese modo dire a Virgilio: Come, dunque fosti tu già nell'Inferno basso? (Ottimo). - Incontra, avviene nui, noi, i quali nel primo cerchio dimoriamo.

23-24. Congiurato da quella Eriton cruda. Congiurato, per congiurazione sforzato (B.).) Questa Eritone fu una femmina di Tessaglia, incantatrice, che facea per arte magica tornare l'anime ai corpi, e rispondere delle cose che doveano venire. Di questa fa menzione Lucano, ponendo che Sesto, figliuolo di Pompco, andò a lei per domandare dell' avvenimento della battaglia (di Farsalo); et ella allora fece l'arte, e fece tornare 11-15. Lo cominciar, ecc., la una anima nel corpo, e disse prima sentenzia incominciata, quel che doveva avvenire (Bucon la sentenzia che seguitò ti). Cruda, Effera Erichtho. poi; la prima mostrava dub- Vedi Lucano nel IV. - Alcuni bio e la seconda speranza d'aiu- han creduto qui un anacroni

a

smo, perciocchè al tempo della battaglia Farsalica Virgilio non era morto, avendo vissuto Roma, come egli ha detto poc' anzi, sotto il buon Augusto, nè potea per conseguenza quella Eriton cruda valersi allora di lui nei suoi incantamenti. Ma

qui tutta la difficoltà nasce da una supposizione gratuita Dove mai dice Virgilio che Eritone lo congiurasse per gli interessi di Stato di Pompeo? S'immagini che questa maga sopravvivesse a Virgilio, che è naturalmente possibile, e che in una delle solite operazioni le venisse l'estro di costringer l'anima di quel famoso Poeta, di fresco mancato ai vivi; e così allora tutto sarà piano (B. B.). Sui, suoi. 25-27. Di poco tempo- nuda, priva, disgiunta da ine. Come dobbiam noi figurarci che la maga tragga senz'altro un'anima dell' Inferno, e in ispecialità ch' ella si valga a ciò d' un abitatore del Limbo? 11 Biagioli afferma accertatamente esservi questa legge infernale che se un' anima è cavata fuori dai cerchj più bassi, un'altra (e però in questo caso Virgilio) pel tempo di sua assenza deve esser mandata quasi per ostaggio in cambio di lei. Nel poema non c'è in vero pur ombra di siffatta legge; e la spiegazione del Biagioli è fnora la sola (Bl.). - Quel muro, le mura della città di Dite. Del cerchio di Giuda, del cerchio appellato poi di Giuda, il traditore di Cristo. E di avere Virgilio tratto uno spirito da cotal cerchio, non dee finger Dante per altro fine, che per farsi credere Virgilio pratico dell' Inferno da cima fondo (L.).

a

29. Dal ciel, ecc., dal cielo detto primo mobile, che contiene

е

muove in giro tutti gli altri cieli (B. B.). Nelle Rime: La spera che più larga gira.

31-33. Spira, esala (B.). Senz'ira, con le buone.

39-40. Atto, attitudine. Cinte, avean serpenti verdissimi per cintura.

Di poco era di me la carne nuda,

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Ch'ella mi fece entrar dentro a quel muro,
Per trarne un spirto del cerchio di Giuda.
Quell'è il più basso loco e il più oscuro, 28
E il più lontan dal ciel che tutto gira:
Ben so il cammin: però ti fa securo.
Questa palude, che il gran puzzo spira,
Cinge d'intorno la città dolente,
U' non potemo entrare omai senz'ira.
Ed altro disse, ma non l'ho a mente;
Perocchè l'occhio m'avea tutto tratto
Ver l'alta torre alla cima rovente,
Ove in un punto furon dritte ratto
Tre furie infernal di sangue tinte
Che membra femminili aveano ed atto;
E con idre verdissime eran cinte:

Serpentelli e ceraste avean per crine,
Onde le fiere tempie eran avvinte.
E quei, che ben conobbe le meschine
Della regina dell'eterno pianto:
Guarda, mi disse, le feroci Erine.
Questa è Megera dal sinistro canto:

Quella, che piange dal destro, è Aletto:
Tesifone è nel mezzo: e tacque a tanto.
Con l'unghie si fendea ciascuna il petto;

Batteansi a palme, e gridavan si alto, Ch'io mi strinsi al Poeta per sospetto. Venga Medusa: si 'l farem di smalto,

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Dicevan tutte riguardando in giuso: Mal non vengiammo in Tesco l'assalto. Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso; Chè se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi, Nulla sarebbe del tornar mai suso.

Cosi disse il Maestro; ed egli stessi

Mi volse, e non si tenne alle mie mani, Che con le sue ancor non mi chiudessi. O voi, che avete gl'intelletti sani, Mirate la dottrina che s'asconde Sotto il velame degli versi strani.

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regina, ecc., di Proserpina. ardito di avere assalito l' In-
46-48, Megera,da Meyaip: ferno. Queste furie temono che
odiare, invidiare. Sinistro l'andata di Dante sia per trarn
canto della torre. Aletto. alcuna delle loro care cose,
Lat.: irrequieta. Tesifone, siccome Tesco fece (Ottimo).
Lat.: homicidiorum ultrix 55-57. Volgiti indietro, ac-
(Salvini.) E tacque a tanto, ciocchè tu non guardi verso
e tacque a queste parole, o, ciò le mura della città - e tien
detto, si tacque (B. B.).
lo viso chiuso, chiuditi gli oc-
chi. Gorgon. Il capo di Me-
dusa, così appellato dal Poeta
giudiziosamente, per essere
Medusa stata una delle so-
relie Gorgoni (B.). - Nulla
sarebbe, ecc., nulla potenzia
sarebbe di tornar su nel mondo
(Buti).

41-44. Ceraste sono una spezie di serpenti li quali hanno uno o due cornicelli in capo (B.). Bocc. Tes. 1x. 5: Venne (Erinni) costei, di ceraste cri- 52-54. Il farem di smalto, ec. nita, E di verd'idre, Le suoi il faremo diventare pietra. ornamenti Eran... - Il Milton: Pindaro: La morte lapidea, Cerastes horn'd, la cornuta la cui paura fece uscir precerasta. Avvinte, circondate. stamente Ulisse dall' Inferno Meschine, Damigelle (B.); (Odissea x1). - Mal non venserve ed ancelle, il Mazzoni, che giamo, ecc. Male a nostro dice tal vocabolo della lingua uopo, ecc., quasi dicano: Se di Fiandra e di Brabanzia. Il Teseo fosse stato ben punito Du-Fresne ne dà esempi di delle offensioni, ch' elli fece, scrittori francesi (L.). Della nullo altro sarebbe stato mai

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E già venia su per le torbid'onde

Un fracasso d'un suon pien li spavento,
Per cui tremavano ambedue le sponde;
Non altrimenti fatto che d'un vento

Impetuoso per gli avversi ardori,
Che fier la selva, e senza alcun rattento
Li rami schianta, abbatte e porta fori:
Dinanzi polveroso va superbo,

E fa fuggir le fiere e li pastori.

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Gli occhi mi sciolse, e disse: Or drizza il nerbo 73
Del viso su per quella schiuma antica,
Per indi ove quel fummo è più acerbo.
Come le rane innanzi alla nimica

Biscia per l'acqua si dileguan tutte,
Fin che alla terra ciascuna s'abbica;
Vid'io più di mille anime distrutte

Fuggir così dinanzi ad un, che al passo
Passava Stige colle piante asciutte.
Dal volto rimovea quell'aer grasso,
Menando la sinistra innanzi spesso;
E sol di quell'angoscia parea lasso.
Ben m'accors' io ch'egli era del ciel messo,
E volsimi al Maestro: ed ei fe'segno,
Ch'io stessi cheto, ed inchinassi ad esso.
Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
Venne alla porta, e con una verghetta
L'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno.
O cacciati del ciel, gente dispetta,

Cominciò egli in su l'orribil soglia,
Ond'esta oltracotanza in voi s'alletta?

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Un

siastici. Velame. coprimento Strani, differenti dalla sentenza allegorica (Buti.). 64-66. Onde di Stige. fracasso, ecc., un rompimento (B.) -Et factus est repente de cœlo sonus, tamquam advenientis spiritus vehementis. S'accorda con li Teologi, che dicono che, quando l'angelo viene, prima da spavento e poi sicurtà; è li demonj fan il contrario (Buti.).

68. Per gli avversi ardori, per avere opposto a se un gran tratto d'aria per calore rarefatta. Una delle cagioni del vento è il disequilibrio di calorico nell'atmosfera (B. B.).

70-75. Porta fori, intendi: fuori della selva nel grande impeto, dopo avergli schiantti e abbattuti. - Virg. Georg. Silva, Quas animosi Euri adsidue franguntque feruntque (B). Alcuni leggono men bené porta i fiori. Mi sciolse dalla chiusura delle sue mani (B.). Drizza il nerbo Del viso, il vigore del senso visivo (B). Acerbo, più fitto, siccome nuovamente prodotto (B.).

77-78. Biscia. Usa questo vocabolo generale quasi di tutte le serpi, per quello della idra, la quale è quella serpe che sta nell' acqua, e che inimica le rane, come quella che di lor si pasce (B.), S'abbica, S'ammonzicchia l' una sopra l'altra (B.). Semplicemente vuol dire si riducono o si ammassano, e, a dir a modo nostro, si ammucchiano. E chi è stato nel Mantovano, dove se ne vede i monti, intende benissimo, come propriamente usasse questa metafora (Borghini). S'aggiugne (Buti). Se ramasse en soi (Ls.).

rasse gli occhi Chiudessi, chiu- châtiment céleste, cette vindesse. O voi, ecc. Tale av- dicte de la divinité qui s'atvertimento vale per questo ed tache à la poursuite du coualtri luoghi del poema. Qui pable, se personnifiat pour les non è da dubitare che per le anciens, dans les Erynnies, furie non sia significato il ri- autrement dit (par euphènimorso onde sono più special- sme) les Euménides, Dans la 79-93. Distrutte, infelici, demente seguiti i delitti di pura tragédie qui portait le nom de solate, perdute. Al passo. malizia; ed è questo il mini- ces divinités, se déroulaient Intendi al punto in cui è il stro più crudele dell' ira di avec toute la vivacité et tout passo della palude, e dove Di ni peccatori cosi in que- l'intérêt du drame, les effets Dante stesso l'avea sulla barca it vita come nell' ultra. I de la vengeance divine: la passata (B, B.).- Con le piante volto poi di Medusa, che avea croyance à ces implacables asciutte, senza immollarsi i fo: nza d' impictrare la gente déesses, l'opinion qu'elles s'at- piedi (B.). Grasso, per i e contro cui Virgilio tien chiusi tachaient avec un secret et fummi e per le nebbie che vi gli occhi del suo alunno, rap- sauvage plaisir à tourmenter erano (B.). Il prof. Di pres nta il piacere sensuale le criminel, y étaient consa- Giovanni: Quel messo del cielo che indura il cuore dell' uomo, crées. C'était une conception non è punto qualcuno dell'anne oscura l'intelletto, e spe- analogue à celle du Satan du gelica schiera e molto meno gne in lui ogni gusto delle livre de Job et des diables du un Mercurio (Betti), un Enea cose divine. E bene le mali- Dante. Il Mazzoni: Non (Cactani), un Arrigo, ma lo gne furie volean servirsi di avendo potuto Dante distinta- stesso spirito di Dio. E cosi questo mezzo per impedire a mente rappresentarci l'orrore intende sopra al fine del c. 111. Dante la magnanima impresa. e lo spavento delle tenebre inMa Virgilio gli ha insegnato fernali, e' ricorse a tutte quelle col fatto due grandi armi con- cose, colle quali gli antichi tro il terribile Gorgone, la cu- scrittori e poeti le aveano date stodia degli occhi, figurata nel ad intendere agli uomini: cioè chindergli da sè stesso, e lo a Carone, a Minosse, a Cerstudio delle cose filosofiche, si bero, alla palude Stige et a gnificato nell'ajuto di Virgilio. cose simili, alle quali sono an(B.B.) - - Alfredo Maury: Le co ricorsi gli scrittori eccle

Verghetta, che nella destra portava, per la quale si disegna l'uficio del messo e l'autorità di colui che 'l manda (B.).

Dispetta, dispregiata da Dio e dagli uomini. - Soglia, della porta dell' Inferno, e per questo mostra che non vi entrasse dentro per accostarsi

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