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vede in somma che il settimo carattere dell'alfabeto fenicio passò dal valore di dura aspirazione al valor di un E lungo, e che in Grecia per qualche tempo ondeggiò fra l'uno e l'altro.

Cosi pure è notevole il digamma due volte nella epigrafe, ma sempre in mezzo alle voci; perchè nell'epigramma non v'ha parola cominciata da vocale che fosse solita riceverlo in principio. Anzi è degno d'attenzione il leggerlo non tanto fra due vocali medie d'uno stesso nome in TAAZIAFO per Τλασίας; ma pur dopo la liquida N in ΠΡΟΞΕΝΙΟΣ per povos, cosa non mai vista finora in altre iscrizioni. Se non v'ha sbaglio dello scalpellino, che abbia scritto il digamma in vece dell's serpeggiante per I, o in vece del 1, tengo per fermo che sia reliquia d'antichissima pronunzia, usata poeticamente per allungare la penultima della voce IIPOZEΝΟΣ senza ricorrere all'ionico od epico πρόξεινος, all'eolico рvvos. Certo è che la legge metrica dell'esametro nell'epigramma richiede lunga la penultima di questa voce; c chi vorrà confrontare l'allungamento della penultima in ΠΡΟΞΕΝΙΟΣ via per del digamma con gli esempi di Genva labant (1) per genua, e di tenvia per tenuia (2) de' poeti latini, ne troverà l'antica analogia, e però dovrà sicuramente pronunziare Proxenvos.

Tra le consonanti di questo arcaico alfabeto le più considerevoli in paleografia lette da destra a si(1) Virg. Aen. V, 432 XII, 905.

(2) Lucret. III, 294 Virg. Georg. II, 121. 180.

nistra sono per г,

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Φ

per, A per A, 1 per M, 1 per N, per E, I per II, M per E. Imperocchè le lettere A, 4, 4, T, P poco variano dalle comuni; e le lettere B, Z, X, Y mancano nell'epigrafe, non perchè siano d'invenzione posteriore all' epigrafe stessa, ma perchè non v'erano parole che le chiedesserò. Ora per trarre da questa arcaica scrittura conseguenze utili ad illustrare la paleografia di Grecia e d'Italia, è necessario che si paragoni coll'arcaica scrittura di Corinto, quale ammirasi nel celebre vaso del Dodwell trovato in un antico sepolcro di quella città, e in un altro vaso publicato dall'Hancarville. Essa è singolarissima nei nomi ACAMEMNON per ΑΓΑΜΕΜΝΩΝ, ΔΟΡ ΕΜΑΧΟΜ per ΔΟΡΙ ΜΑΧΟΣ, ΜΑΚ ΕΜper ΣΑΚΙΣ nome feminile con A ΚΑ per AAKH giacchè sono scritti sopra due femine, ΑΝΔΡΥTamper ΑΝΔΡΥΤΗΣ, ΠΑΡΟΝ per ΠΑΧΩΝ (1),

(1) Il celebre Boeckh ha letto ПAON in vece di IIAXON, ma l'uso indubitato del 9 nella paleografia di Corinto dimostrato dalle sue monete, e dalle monete delle sue colonie per sigla dello stesso nome KOPINOOS dovea farglielo distinguere dal realmente distinto tanto nell' AQIΛΩΝ del vaso dodvelliano quanto in ΑΝΤΙΦΑΤΑΣ dell'altro vaso corintio dell'Hankarville. Nè dee recar meraviglia che nel vaso dodvelliano si veggano insieme il X in AOPIΜΑΧΟΣ, il K in ΣΑΚΙΣ, ed ΑΛΚΑ, e il 9 in ΠΑΡΟΝ per ПAXON, quasi che questa lettera riesca ridondante in un alfabeto, che pure usava contemporaneamente il K e il X. Imperocchè la lingua latina le usò parimenti insieme, e la difficoltà fu gia sciolta dai grammatici latini, i quali insegnarono che si doveva sempre scrivere con V consonante

ΑΦΕΙΟΝ per ΑΦΙΛΩΝ (1),ΘΕΡΜΑΝ ΔΡΟΜ per OEPΣΑΝΔΡΟΣ tutti scritti sopra personaggi figurati nel vaso Dodwelliano intenti alla caccia d'un cignale (2). Nell' altro vaso Hancarvilliano leggesi parimenti ΒΥΔΟΡΟmper ΕΥΔΩΡΟΣ, ΑΝ ΤΙ ΑΤΑΜ per ANTIPATHE; e ognuno scorge da sè che questa paleografia perfettamente si accorda con quella dell' epigramma corcirese in onor di Menecrate, ed anche coll'arcaica scrittura d'un frammento d'altra iscrizione corcirese publicato dal Boeckh (3), nella quale tralasciando le parole d'incerto supplimento abbiamo senza dubbio MATPOM BгO BBMTAKA per ΜΗΤΡΟΣ ΕΓΩ ΕΣΤΗΚΑ, poi ΓΟΥΝΟ per ΠΟΛΥΝΟΥ e FAMMT per AZTY co' suoi casi e forse pure EBNOMA per HANEA considerato l'incostante dorismo dell'antica Corcira.

Chi non sapesse che i corciresi furono una colonia di Corinto, la quale diffuse la stessa paleoin seguito equivalente al digamma eolico, La difficoltà dunque serve solo a provare che $ΟΡΙΝΘΟΣ - ΦΟΡΙΝΘΟOEN (Boeckh n. 59.) dovea pronunciarsi come si farebbe QVORINTHOS e QVORINTOTHEN in latino. Il solo arcaismo che la lingua latina non ha conservato perchè troppo gonfio, è HEQVTOR per Hector, QVROTON pcr Croton e simili. Sembra tuttavia che da esso derivino Alcumena per Alcmena, Hercules per Hercles Aesculapius dall'eolico ΑΙΣΚΛΑΠΙΟΣ Per Ασκληπιός.

(1) Il Sig. Boeckh lesse IAQN, ma il vaso stesso visto in Roma presentò chiaramente ΑΦΙΛΩΝ.

(2) Boeckh corp. Inscr. Gr. n. 7.

(3) Boeckh n. 20.

grafia nelle sue colonie di Acarnania, di Sicilia e di Magna Grecia, dovrebbe certamente maravigliarsi di una tanta uniformità di scrittura fra queste città: ma giacchè nessuno dubita di questa istorica verità confermata dai monumenti, a me sembra pregio dell'opera estendere i confronti, e cercarli anche in Italia. Di fatto una iscrizione d'Acarnania pubblicata dal Ross nel Bullettino archeologico di Roma (1), quantunque meno antica delle due corciresi, presenta anch'essa in molti caratteri una simile paleografia, ed è l'epigramma che segue.

ΠΡΟΚΛΒΙΔΑΣ ΤΟΔΕ ΣΑΜΑ ΚΕΚΛ
BEBTAI BNCVE OAOIO

ΘΟΣ ΠΒΡΙ ΤΑΣ AVTOCAS

ΘΑΝΒ ΜΑΡΝΑΜΕΝΟΣ

per segno

Προκλείδας τόδε σᾶμα κεκλήσεται ἐγγὺς ὁδοῖο, Ος περὶ τᾶς αὐτοῦ γᾶς Θάνε μαρνάμενος. Proclidam hoc norit monumentum audire viator Nomine; qui pugnans pro patria occubuit. Egli è chiaro che continuasi a scrivere in questo epigramma B per E ed H, C per г, в dello spirito aspro, per secondo l'arcaica paleografia di Corinto; ma sostituitosi alla figura del sigma M, non si potea più scrivere Σ per l, e fu necessario anche questo cambiamento. Anzi osservo che scrivendosi M per M colla destra gamba più corta dovunque scrivesi M per Σ, affinchè non

(1) Auno 1840 pag. 28 ripetuta dal Welcker nel nuovo museo renano anno 1841 pag. 206.

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