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generale de' manoscritti che si conservano nelle pubbliche biblioteche delle città di Francia. Tutte le persone colte hanno fatto plauso a questo eccellente divisamento; perchè da una parte, le città potranno fare stima migliore di quanto possiedono in monumenti di tal genere, che sono vere ricchezze nazionali, e delle quali, spesso a torto, si crede siano state guaste e devastate, ma che in fatto, sono appo noi più considerevoli che in altro qualsivoglia paese; e dall'altra parte, queste ricerche, con intelligenza ed attività operate per ogni punto del nostro territorio, dove mai non venne manco il culto alle lettere, giovano a crescere il tesoro dei documenti di giorno in giorno sotto agli occhi nostri per servire alla dichiarazione de' nostri annali, e alla storia dello spirito umano.

Già le prime fatiche ordinate all'esecuzione di questa utile ed onorevole impresa hanno prodotto in luce molte felici scoperte; e un numero ben grande di testi inediti termineranno il primo volume del catalogo generale, che sta per essere pubblicato. Si ammirerà, tra questi testi che ne formeranno l'appendice, qualche parte in tutto nuova di un Glossario de' generi, o Trattato alfabetico de generibus nominum, il quale non fu sino ad ora pubblicato che dietro un manoscritto incompleto nel 1838 a Vienna, e del quale e tanto più 'importante ritrovar l'insieme, in quanto che le regole vi sono esposte e fondate sopra esempi tolti a' poeti della più fiorita epoca delle lettere latine.

Ella è cosa d'assai tempo avuta per vera, il valor principale di queste grammaticali compilazioni consistere nelle citazioni che vi si trovano d'antichi autori; e questo lessico n'aveva per lo meno una dietro ogni parola; per lo che l'editore alemanno, sig. Haupt, forte si doleva d'averlo rinvenuto così difettivo nel suo manoscritto del nono secolo. Il nostro che è del secolo XII, e fu tramutato dall'abbazia benedettina di san Vincenzo di Laon, fondata da Brunone nel 580,

nella biblioteca pubblica di questa città, viene a proposito per riempir le lacune di quello della imperiale biblioteca di Vienna, e non è meno ricco di frammenti inediti di poeti del tempo di Augusto. Eccovi i nomi di qualcuno di cotesti contemporanei di Virgilio e di Orazio.

Rabirio ripigliò fama appo gli amatori delle classiche reliquie, perchè gli si vollero attribuire i sessantadue versi sulla guerra d'Azio, sovente stampati dopo il 1809, solo testo latino che siasi finora trovato tra' manoscritti greci di Ercolano. Ai due frammenti autentici di questo poeta, se ne potranno ora aggiugner tre altri, tra' quali è un verso così somigliante a que' di Lucano sul centurione Seva, che ne nascerebbe desiderio di porre l'autore della Farsaglia a confronto coi poeti romani, che prima di lui aveano cantati soggetti nazionali.

Cotta, celebrato da Ovidio nell'esilio, è uno di questi poeti: la sua epopea sulla guerra di Farsaglia, è menzionata in un altro manuale di grammatica, l'antica origine del quale è per mala ventura messa in contestazione. Ella è pur anche una disgrazia che il solo passo nel quale Cotta sembra citato dal nostro grammatico, non sia più corretto, e non possa recarne maggior giovamento. Cotta era un avvocato che faceva dei versi: n'avea egli fatti sopra la causa giudidicata in Farsaglia? Noi nol sappiamo fino ad ora che da un testimonio al quale è negata fede.

Non ne abbiamo neppure, almen che si sappia di certo, di quel Volumnio Eutrapelo, amico a Cicerone, e presso al quale pranzava con Citera cortigiana, sopranominata allora Volumnia; Eutrapelo, che dalla parte d'Antonio triumviro passò probabilmente a quella d'Augusto; che i migliori giudici, e Orazio medesimo, non isdegnavano di citare, per le piacevolezze che sapea dire, e alla cui riputazione di solazzevole commensale ben s'accorda un verso troncato dal co

pista, ma che sembra aver fatto parte d'un invito a desinare, quali troviamo in Orazio e Marziale.

Melisso, di rado altrove citato, e che non lo è qui che una volta, potrebbe esser preso sulle prime per un semplice grammatico, per uno de' due Melissi di Svetonio, perchè nell'articolo dove il suo nome si trova, trattasi d'uno di que' termini irregolari, che piacciono tanto ai regolatori del linguaggio. Ma Svetonio medesimo ne impara, che il secondo, cioè quel di Spoleto e liberto di Mecenate, compose delle commedie romane di una nuova foggia, trabeatas; e noi vi riconosciamo ancora uno de' poeti a' quali correva dall'esilio il tristo pensiero d'Ovidio.

Gli è il nostro mano scritto di Francia che ne ministra queste tre autorità, interamente nuove, di Bibaculo, di Volumnio e di Melisso. Vi si trova anche una parola di più inforno a' libri di Cesare sull'analogia. Varrone, il più dotto de' romani, è spesso citato nel Glossario, come anche certi altri grammatici; ma è da credere che questo nome qualche volta voglia indicare il Varrone d'Atax, cioè il poeta della Gallia narbonese, che ebbe l'onore d'essere imitato ed anche copiato da Virgilio.

Il nome d'Orazio non si mostra che due volte, come quello del suo amico Pollione. Quattro passi son tratti da Cornelio Severo, e avran forse appartenuto al suo gran poema sulla storia di Roma. Vi stanno due nuovi frammenti di Emilio Macro ad accrescere il picciol numero di que' che abbiamo del suo poema de Herbis, smerciato nel medio-evo per originale in un'opera apocrifa. V'hanno poi sei esempi di Ovidio, quasi tutti conosciuti, quattro di Properzio, un solo di Tibullo; e Virgilio, l'arbitro supremo di chiunque faceva un trattato di grammatica, v'è nominato ben cento volte.

Mecenate, protettore di que' poeti del suo tempo che cantarono Augusto e il suo ministro, viene qui ad arricchir

si di qualche poco importan te frammento il quale non ismentisce per nulla la sua antica rinomanza di oscuro ed affettato scrittore. Il manoscritto di Laon, sempre scorretto, ne presterà tuttavia il mezzo di rammendare un verso già conosciuto, ben degno dell'altre poesie di Mecenate, e del quale nè il sig. Alberto Lion, nè il sig Frandsen, suoi ultimi editori, non aveano potuto ricomporre la vera lezione: Ingere fumantes calido cum farre catinos.

Fra gli scrittori anteriori al secolo d'Augusto, si vedranno citati dall'anonimo, ma per pochissime frasi, Gnio, Nevio, Afranio, Plauto, Terenzio, Lucilio, Catone, Lucrezio: Pomponio, il poeta comico di Bologna, messovi in prima riga per le sue atellane: Gracco, se s'ha a riferire la citazione all'un de' tribuni; l'oratore Porcina, del quale non s'aveano che tre o quattro parole; Celio, l'oratore piuttosto che lo storico, e Cicerone, che non poteva esser posto in dimenticanza.

In questa raccolta di regole sui generi, v'ha ciò di particolare, che l'autore non pigliò esempi quasi in nulla dagli scrittori profani che vissero negli altri secoli dell'impero romano; sicchè ci troviamo in un tratto portati dall'età letteraria di Virgilio alla letteratura cristiana.

Potete agevolmente figurarvi un grammatico cristiano del settimo ed ottavo secolo, che legge o detta a' suoi allievi questa lista alfabetica recitata altre volte nelle scuole di Roma, di Marsiglia o di Tolosa, e che, per raccomandare alla sua certi nomi che e' non pronunzia se non con rispetto, aggiunge al margine del suo esemplare delle espressioni consacrate agli occhi suoi dagli scritti de' santi e de' martiri.

Fa d'uopo confessare che molti di questi nuovi nomi hanno ottenuta ben poca celebrità, Dinamio p. es., Valentino, Alessandro ec. Il passo intorno ai discepoli di Frontonio, cosi barbaro nel nostro manoscritto come in quello di Vienna, e del quale il sig. Haupt non ha potuto indovinare l'origine, si riferisce ad una delle vite de' santi padri del deser

to attribuite a san Girolamo. Altri nomi ancora potranno servire a completare la storia letteraria de' primi secoli della chiesa, come i nomi profani spargeranno d'altra parte alcuna luce sulla folla de' poeti latini del secolo d'Augusto.

I dotti interpreti dell'antichità, che portano amore ai frammenti d'autori perduti, ne hanno qualche volta fatto un abuso grande. Ora, coll'aiuto di qualche bricciolo di Sallustio sparso qua e là in certi grammatici, come sarebbe il nostro, han creduto rifare tutti i libri della grande storia, della quale da secoli sono state disperse le pagine. Ora combinando delle mezzo righe, ed anche delle mezze parole, si sono ficcati in fantasia d'aver ritrovate tutte le avventure dei Sabini, de' Volsci, degli Ernici, degli Opici, de' Pelasgi, quantunque non volessero poi dar mente alle storie romane scritte dai romani medesimi. Quale uso andrà a farsi adesso de' frammenti, che si sono pur mò scoperti, e di que' che noi renderemo senza dubbio anche da altri manoscritti? Noi non saremmo punto sorpresi di vederli diventare, alla lor volta, puntello di qualche grande sistema storico o grammaticale, e suscitare, come tutto ciò che è oscuro, delle vive controversie. Ma non se ne dovrà aver rammarico, se i sapienti avranno in ciò una nuova occasione d'apprendere quante cose è loro permesso d'ignorare.

Dai giornali di Francia.

BELLE ARTI

Notizie nuove su la ricostruzione e gli abbellimenti della Chiesa di santa Maria in Aracoeli nel secolo XV e nel XVI.

È la chiesa di santa Maria in Aracoeli cosi ragguardevole per la gotica architettura di sue porte, per la eccellenza e varia modinatura di sue colonne, per i molti dipinti di

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